(1) Sui riflessi
esercitati su di esse dagli avvenimenti politici ed economici verificatisi
durante il loro svolgimento
Le valutazioni politiche e strategiche operate dai leader di Germania e Italia sulle
possibili evoluzioni del conflitto in Europa e, in particolare, la
sottovalutazione dell’ipotesi di un ingresso degli Alleati dalla Sicilia,
finirono per lasciare, come precedentemente meglio evidenziato, l’isola
sguarnita da forze, sia italiane sia tedesche, che per quantità e qualità ne
potessero garantire un’adeguata difesa. Contestualmente, la popolazione isolana
- prostrata dagli incessanti bombardamenti, dalla penuria di genere essenziali
e dalla percezione di assenza di effettività del governo centrale fascista –
sviluppò gradualmente un’attitudine di sconforto, disillusione e rassegnazione,
che si sarebbe concretizzata, all’atto dell’invasione, nella festosa
accoglienza dei “liberatori” d’oltremare.
Gli anglo-americani, dal canto loro, avevano finito
per fare propria l’idea di Churchill che, per arrivare a colpire il cuore del
nemico, sarebbe stato, innanzi tutto, necessario incunearsi nel “ventre molle”
dell’Asse, così determinando l’uscita dal conflitto l’Italia. Tale linea
d’azione, supportata da efficaci diversivi, disinformazione e, presumibilmente,
anche da contatti con la mafia siciliana, furono i prodromi di quello che
sarebbe stato il primo e decisivo passo sul suolo patrio dell’avversario.
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