Identificati 70 degli 83 giornalisti Eroi di ogni parte d’Italia morti per la Patria nella 1^ Guerra Mondiale 1915-1918 indicati sulla grande lapide in marmo ritrovata in uno scantinato dell’INPGI.
Roma, 21 giugno 2011
Cari colleghi,
vi segnalo le ultime importanti novità, in parte già da me anticipate venerdì scorso in chiusura dei lavori dell’ultima seduta del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, in merito al recente ritrovamento nello scantinato di un complesso a sud di Roma di proprietà INPGI (Istituto nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani "Giovanni Amendola" - Fondazione ex decreto legislativo n. 509 del 1994 - ente previdenziale privatizzato con sede in Roma via Nizza 35) di una grande lapide in marmo con impressi i nomi degli 83 giornalisti Eroi di ogni parte d’Italia morti per la Patria nella 1^ Guerra Mondiale 1915-1918.
Vi confermo innanzitutto che la lapide é un documento di straordinario valore e di grande importanza storico-culturale, e non solo per la nostra categoria. Un’epigrafe unica di cui non vi è - né vi era - alcuna traccia nei giornali, nei libri di storia, nelle biblioteche, né tantomeno su internet. Lo stesso mio giudizio mi è stato espresso ieri dal collega Mario De Renzis, consigliere nazionale dell’Ordine ed ex Vice Presidente dell’Associazione Stampa Romana, che sabato scorso non senza commozione ha scattato una serie di foto della lapide, restandone incantato dal suo fascino proprio per tutta la storia che racchiude (ovviamente vi invierò le foto appena saranno sviluppate).
Partendo dai soli dati ricavabili dalla lapide, cioè dal nome e cognome degli 83 colleghi che hanno dato la loro vita per la Patria (senza altri riferimenti, se non la testata giornalistica di appartenenza e/o le decorazioni guadagnate sul campo per gli atti di eroismo) sono riuscito in poco più di un mese di ricerche a tappeto su internet e su enciclopedie (soprattutto di notte) a trovare un discreto numero di dati e di informazioni abbastanza utili.
E’ stato un lavoro piuttosto faticoso, anzi una ricerca certosina (una specie di caccia al tesoro), che mi ha, però, particolarmente appassionato e coinvolto quanto una tesi di laurea. Ma mi ritengo, comunque, abbastanza soddisfatto dei suoi buoni frutti perché in poco più di 100 pagine sono riuscito a ricostruire l’identikit di ben 70 degli 83 eroi con i dati anagrafici salienti (luogo e data di nascita, paternità, ruolo svolto in guerra, data e luogo dell’eroica morte, decorazioni ottenute per il valore dimostrato sul campo, opere letterarie, scritti, foto, lapidi ed ogni altro interessante riferimento alla loro pur breve vita). Per 13 eroi, invece, ho purtroppo trovato per ora solo pochissimi elementi utili alla loro identificazione. Ma ciò, paradossalmente, avalla ancor di più l’importanza storica della lapide, perché dimostra che se non fosse stata mai scoperta sarebbe stato assolutamente impossibile ricostruire l’appartenenza alla nostra categoria di tutti gli 83 colleghi.
Sono poi giunto alla conclusione che sulla lapide mancano addirittura più della metà delle decorazioni effettivamente concesse dalle autorità militari. Infatti su 83 giornalisti eroi ne sono stati decorati ben 47 (cioè il 56%) con 5 medaglie d’oro, 35 medaglie d’argento, 16 medaglie di bronzo e 2 Croci di guerra. In totale 56 medaglie e 2 decorazioni (e potrebbero aggiungersene altre quando fossero tutti identificati). Viceversa sulla lapide risultano indicate solo 5 medaglie d’oro, 21 medaglie d’argento e 2 medaglie di bronzo. In totale 28 medaglie, cioè la metà!
Ho poi scoperto che gli 83 eroi (fanti, alpini, bersaglieri, artiglieri, bombardieri, granatieri e piloti) rappresentano praticamente tutte le Regioni (mancano solo il Molise e forse la Valle d'Aosta). La maggior parte di essi sono morti al fronte attaccando il nemico, altri in trincea, in aereo, in ambulanze, in ospedali da campo. C'é persino chi é annegato in mare per l’affondamento nel Mediterraneo della nave trasporto truppe silurata da un sommergibile tedesco. Tra gli 83 giornalisti ci sono addirittura colleghi della stessa testata morti incredibilmente a pochi metri e a poche ore di distanza tra loro! Solo pochissimi Eroi hanno avuto il privilegio di morire in casa o in un ospedale della propria città per malattia o ferite riportate al fronte.
Ho pertanto effettuato la suddivisione degli 83 giornalisti per Regione di appartenenza (o comunque con legami ivi esistenti) e con il curriculum di ognuno dei 70 sinora identificati. Per i rimanenti 13 si dovranno, invece, effettuare ulteriori e più approfondite ricerche in loco (vedere l’Allegato in calce).
Sulla lapide peraltro vi sono parecchi errori nei nomi e cognomi che risultano quindi sbagliati o incompleti. Ecco, ad esempio, i cognomi corretti di 5 degli 83 giornalisti: Attilio Deffenu (e non Deffunu), Felice Figliolia (e non Figliola), Ruggero Timeus (e non Fauro, che era il suo cognome d’arte o di battaglia), Felice Suigo (e non Svigo) e Gerolamo de Tevini (e non Tevini). Pertanto va anche ipotizzata l'eventualità di una nuova lapide in marmo aggiornata con nomi corretti non essendo possibile - anche per mancanza di spazio - provvedere direttamente alle rettifiche sulla vecchia lapide senza rischiare di danneggiarla.
Tra i 70 Eroi identificati vi sono almeno 35 personaggi (Direttori ed ex Direttori di giornali, il figlioccio di Carducci, il pupillo di Benedetto Croce, figli di deputati, senatori e ministri, nipoti di garibaldini della spedizione dei Mille, il segretario della Federcalcio, ecc.) appartenenti anche a religioni diverse e un paio nati all’estero sui quali poter andare a fondo nelle ricerche, incrementando il materiale da me già raccolto o individuato.
Ecco alcune sintetiche anticipazioni su 35 degli 83 eroi (per il dettaglio si rimanda allegato):
Cesare BATTISTI - “Il Popolo” di Trento - medaglia d'oro al v. m. alla memoria
Giornalista e Patriota. Irredento. Fi impiccato dagli austriaci nel castyello del buon Co nsiglio a Trento il 13 luglio 1916.
Romeo BATTISTIG - Giornalista de “La Patria del Friuli”
Veneziano di nobile famiglia goriziana poi trasferita a Udine. Irredentista, mazziniano, massone ed anticlericale friulano. Una figura storica di Libero Pensatore da non dimenticare. Suo padre fu cospiratore con i fratelli Bandiera.
Luigi BERTA - Medaglia di bronzo al v. m. alla memoria
Medico socialista di Torino e Direttore della rivista scientifica “L'Educazione sessuale”, pubblicata a Torino dalla Lega Neo Malthusiana che aveva lui stesso fondato. Fu processato in tribunale nel 1913 per oltraggio al pudore per la prefazione de “L'Arte di non far figli". Ma fu assolto e l’opuscolo al centro dello scandalo divenne un best-seller (ben 7 edizioni) per una tiratura complessiva di ben 85 mila copie.
Aspromonte BIAGI
Educatore toscano, garibaldino, giornalista, storico e poeta.
Gaspare BIANCONI - “L’Ordine” - Ancona
Umbro, scrisse dal fronte una toccante lettera appena tre giorni prima di morire.
Giuliano BONACCI - “Corriere della Sera” – Medaglia d’argento al v. m. alla memoria.
Fiorentino, ma di famiglia marchigiana originaria di Jesi. Volontario garibaldino in Grecia. Fu inviato nel Benadir, in Eritrea, in Somalia, poi in Libia, a Tunisi, in Russia e in Romania e infine in zona di guerra in Libia nel 1911. Suo padre Teodorico fu Senatore del Regno, deputato, Vice Presidente della Camera e due volte ministro Guardasigilli.
Vladimiro o Valdimiro Carlo BONO - “Il Grido del Popolo” - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria e 2 medaglie di bronzo al v. m.
Capitano medico torinese. E’ stato il più medagliato fra gli 83 Eroi.
Giosuè BORSI - “Il Nuovo Giornale” di Firenze - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria
Livornese. Scrittore, giornalista e poeta. Figlioccio di Carducci, che era amico del padre (anch’egli giornalista) e che fu suo compare di battesimo. Proprio in suo onore fu chiamato come lui. Fu Direttore del Nuovo Giornale di Firenze. Pochi giorni prima della fine aveva scritto a sua mamma: «Tutto dunque mi è propizio, tutto mi arride per fare una morte fausta e bella, il tempo, il luogo, la stagione, l'occasione, l'età. Non potrei meglio coronare la mia vita ...»
Vittorio CACCIAMI - "La Sera” - Medaglia di bronzo al v. m. alla memoria
Romano di nascita, ma vissuto a Vercelli dove il padre, antico ufficiale garibaldino, fu per 20 anni Conservatore delle ipoteche. Suo nonno materno fu uno dei Mille.
Antonino o Nino o Nino Florio CARAVAGLIOS - Medaglia d’argento al v. m. alla memoria
Nativo di Alcamo (Trapani). Fu avvocato, direttore d'orchestra, critico musicale e studioso di storia della musica, giornalista e agguerrito polemista. Suo padre Raffaele dirigeva la banda municipale di Napoli.
Alberto CARONCINI - "Resto del Carlino" - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria
Studioso di problemi economici e nazionalista fu Vice Direttore del Resto del Carlino nel 1914.
Fu in rapporti di stretta amicizia con Giovanni Amendola che alla sua morte ne tracciò un commosso ritratto (a Giovanni Amendola fu poi intitolato l’INPGI - Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani).
Carlo CASSAN - Medaglia d’argento al v.m. alla memoria
Riminese, si trasferì ancora bambino con la famiglia a Padova dove divenne Presidente della sezione padovana della Società Trento e Trieste per l'italianità delle terre irredente.
Gualtiero CASTELLINI - “Idea Nazionale” - Medaglia d’argento al v. m. alla memoria e Croce al merito di guerra.
Giornalista e uomo politico. Fu uno dei promotori del partito nazionalista fin dalla fondazione ed amico di altri due degli 83 Eroi, Vincenzo Picardi e di Ruggero Timeus Fauro. Era nipote del celebre Nicostrato Castellini (patriota, maggiore dei garibaldini nella spedizione dei Mille e medaglia d’oro al valor militare). Seguì come corrispondente la guerra libica e quelle balcaniche e nel 1914 fu un acceso interventista.
Nunzio o Annunzio CERVI - “Don Marzio”- 2 medaglie d’argento al v. m. alla memoria.
Poeta e scrittore sardo di Sassari morì a soli 26 anni e fu uno degli ultimi caduti della Grande Guerra. Fece parte del Cenacolo napoletano "La Diana", assieme a Giuseppe Ungaretti.
Attilio DEFFENU - “Popolo d’Italia” - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria
Uomo politico sardo nativo di Nuoro. Partecipò al movimento sindacalista-rivoluzionario di Filippo Corridoni. Interventista, prese parte volontario alla prima guerra mondiale e vi trovò la morte in combattimento a soli 27 anni sul Piave. Gli fu intitolata nel 1927 una motonave postale-passeggeri poi trasformata dalla Regia Marina in incrociatore ausiliario all'inizio della II Guerra Mondiale ed affondata nel 1941 da un sommergibile britannico circa 3 miglia al largo di San Cataldo (Lecce) dove giace su un fondale sabbioso ad una profondità di 30 metri.
Gerolamo o Girolamo DE TEVINI (o TEVINI) - Il Piccolo - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria
Nato nel 1874 a Trento a palazzo Geremia. Negli atti ufficiali militari viene erroneamente conteggiato 2 volte: una nel Trentino con il cognome de Tevini, l’altra tra gli Irredenti del Veneto con il cognome Tevini.
Carlo FAVA - “Roma” di Napoli
Vittorio Locchi di Figline Valdarno, noto come il “poeta-soldato” per il poemetto “la Sagra di Santa Gorizia” (manoscritto, fatto pubblicare da Ada Negri, che ebbe uno straordinario successo tanto da essere letto in tutto il fronte, nelle prime linee e nelle retrovie e da giungere nel 1956 alla 14^ edizione). Il piroscafo "Minas" che li trasportava con un notevole contingente di truppe italiane, francesi e serbe diretto a Salonicco e fu infatti affondato da due siluri lanciati dal sommergibile tedesco U 39 a 180 miglia dalla costa nei pressi di Capo Matapan (punta estrema a sud della penisola del Peloponneso in Grecia). Sembra che a bordo vi fosse anche un notevole carico di lingotti d'oro (25 cassette), finito così in fondo al mar Egeo.
Carlo GALLARDI - "La Sesia" - Medaglia d'oro al v. m. alla memoria
Piemontese di Vercelli. Qualche giorno prima di cadere eroicamente al fronte aveva così scritto in una lettera a suo padre Ermenegildo facendogli coraggio per poter sorreggere la madre: «È venuto purtroppo il momento di fare appello a tutta la tua virtù, non solo e non tanto per vincere te stesso, quanto per il conforto della tua impareggiabile compagna, della povera mamma, altrettanto buona e sensibile, ma forse non sorretta da altrettanta forza d’animo [...] sappi tu infondere coraggio e rassegnazione alla più grande vittima dell’immensa sventura. Ad essa il mio reverente ossequio; a te un abbraccio»
Federico GRIFEO - "Corriere di Livorno" - Medaglia d'oro al v. m. alla memoria e medaglia di bronzo al v. m.
Conte fiorentino comandava il reparto Arditi dell'11° Reggimento Bersaglieri. Apparteneva ad una delle più antiche e nobili casate siciliane, i Grifeo di Partanna originaria del Mille. La moglie di suo bisnonno Benedetto VIII, Principe di Partanna, l’affascinante Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia, dopo essere rimasta vedova risposò in seconde nozze morganaticamente il Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone (1770-1826), salito al trono nel 1759 all’età di appena 8 anni il quale era a sua volta rimasto vedovo della moglie Maria Carolina d’Asburgo sposata giovanissima per procura e da cui aveva avuto ben 17 figli.
Angelo Nino OXILIA - “Gazzetta di Torino” - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria.
Torinese. Giornalista, scrittore, poeta, regista e sceneggiatore del cinema muto. Divenne famoso con la commedia “Addio giovinezza!”, scritta nel 1911 in collaborazione con Camasio, da cui furono tratti ben quattro film, il primo dei quali girato dallo stesso Oxilia. La canzone "Addio giovinezza" nacque, invece, nel 1909 con il titolo “Il Commiato”, come canto goliardico di addio agli studi degli universitari di Torino, dalla penna di Nino Oxilia e sulle note di Giuseppe Blanc, laureando in giurisprudenza e, allora, allievo del Liceo Musicale. Le parole gioiose e malinconiche di Oxilia celebravano la fine della spensierata età degli studi, ma anche le sue gioie, gli amori, il vigore e la spavalderia dell'aver vent'anni. Successivamente divenne l’inno degli Arditi (1917, anonimo-Blanc), quindi l’inno dei Battaglioni d’assalto (1918), poi l’inno degli Squadristi (1919, Manni-Blanc) e infine l’inno trionfale del Partito Nazionale Fascista (1924, Gotta-Blanc). Fu una delle canzoni più diffuse della prima metà del XX secolo in Italia ed ebbe vasta eco anche all'estero.
Enzo (Vincenzo Maria) PETRACCONE -“Il Giorno" di Napoli - Medaglia d’argento al v. m. alla memoria
Nativo di Muro Lucano (Potenza). Scrittore, critico d’arte e giornalista. Fu grande amico e allievo di Benedetto Croce e lavorò al “Giorno”, diretto da Matilde Serao. Fu detto lo “scrittore-soldato”. Una delle più belle figure di eroi che la Basilicata abbia dato nella Grande guerra. Cadde da prode sul campo il 15 giugno 1918. In un primo tempo era stato dato per disperso. Il suo corpo fu poi ritrovato, ma solo dopo parecchi mesi. Benedetto Croce lo ricordò con queste parole:” Così questo giovane che non ciarlava di politica, che non portava sulle labbra parole enfatiche, che si ammantava volentieri di freddezza e asseriva di non credere a nulla, andò forte e sereno a dare la sua vita per la patria e la dette in una memorabile giornata nella quale, per opera sua e degli altri a lui simili, furono restaurati l’onore e la fortuna d’Italia”
Vincenzo PICARDI - “Rassegna Contemporanea” - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria
Messinese. Fece parte del gruppo di Enrico Corradini, fondatore del movimento nazionalista nel 1910. Fu amico di Gualtiero Castellini e di Ruggero Timeus Fauro. Fu suo compagno di fede e d’armi il cognato Luigi Valli (allievo prediletto di Giovanni Pascoli). Suo padre Silvestro Picardi fu Senatore del Regno, Deputato al Parlamento per 5 Legislature consecutive (dalla XVII alla XXI) e Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio per due mesi dal 15 febbraio al 18 aprile 1901 nel Governo di Giuseppe Zanardelli di cui era molto amico. Anche il suo omonimo nonno Vincenzo Picardi fu Deputato per 6 Legislature (nella X e dalla XII alla XVI).
Il "nostro" Vincenzo Picardi fu Condirettore della rivista «Rassegna contemporanea». L'altro condirettore Giovanni Antonio Francesco Giorgio Landolfo Colonna, duca di Cesarò, fu invece uno dei principali divulgatori dell'antroposofia in Italia. Cesarò divenne poi Ministro delle Poste e Telegrafi dal 26 febbraio al 2 marzo 1922 nel primo governo Facta e, sempre con la stessa carica, anche nel Governo Mussolini dal 28 ottobre 1922 fino al 5 febbraio 1924, data in cui dette le dimissioni per l'impossibilità di partecipare alle elezioni del 1924 con il proprio partito. Fu poi tra i capi della secessione aventiniana insieme a Giovanni Amendola e De Gasperi fino al 1926, anno in cui il Parlamento fu sciolto. Successivamente Cesarò fu sospettato di essere l'organizzatore dell'attentato a Benito Mussolini compiuto da Violet Gibson.
Carlo RIDELLA - “Provincia Pavese” - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria e 2 medaglie di bronzo al v. m.
Patriota, avvocato e giornalista. Fu Direttore per alcuni anni della “Provincia Pavese”. Convinto interventista, dalle prime pagine del giornale si scagliò ripetutamente contro Giolitti e tutti i neutralisti ritenendo disonorevole il loro comportamento. Una volta che il Parlamento deliberò l’entrata in guerra, spronò i suoi lettori a partecipare vivamente e in qualunque modo al conflitto. “Ognuno che può sia soldato. Ognuno che non può essere soldato sia un fratello. In Italia ogni italiano in quest’ora deve essere superbo di fare il suo sforzo. Comunque. Col sangue, coll’opera, col denaro, con la fede.” Così scriveva nell’articolo di fondo de “La Provincia Pavese” di mercoledì 19 maggio 1915. Cinque giorni dopo l’Italia entrava in guerra e Ridella si arruolò volontario trovando la gloriosa morte combattendo in prima linea.
Amerigo ROTELLINI - "Il Fanfulla" - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria
Nato a San Paolo del Brasile da famiglia di origine mantovana. Dopo la sua morte nel 1917 sulla Bainsizza fu pubblicato un volumetto in suo ricordo. Successivamente nacque una Fondazione intitolata a suo nome come risulta nell'archivio della Camera e sulla Gazzetta Ufficiale.
Il Fanfulla della domenica su cui scriveva uscì per 40 anni fino al 1919 e detiene un primato: fu la prima pubblicazione periodica italiana a diffusione nazionale e fu anche il principale settimanale culturale dell'Italia post-unitaria. Tra le firme di maggior prestigio figurano Giosuè Carducci (fino al 1881), Matilde Serao, Emma Perodi, Grazia Deledda, Ruggiero Bonghi, Giovanni Verga (sulla rivista apparvero alcune sue novelle inedite), Luigi Capuana, Federico De Roberto (fino al 1890).
Francesco (Franco) SCARIONI - "Gazzetta dello Sport"- Medaglia d'argento al v. m. alla memoria e medaglia di bronzo al v. m.
Milanese, Capitano pilota osservatore e Comandante della 31^ Squadriglia da Ricognizione, morì il 21 maggio 1918 a 34 anni in un incidente aereo a bordo di un Savoja- Pomilio S.P.3 sul campo di Castelgomberto (Vicenza) assieme al sottotenente pilota Lorenzo Marchese Cassolo.
Come giornalista sportivo de "La Gazzetta dello Sport", si specializzò in calcio , pugilato e nuoto. Ricoprì anche importanti incarichi organizzativi. Allestì nel 1910 i campionati militari di calcio. Fu inoltre Segretario della Federcalcio e della Federazione Italiana Rari Nantes, di cui pose in essere i campionati italiani di Passignano (1909) e Genova (1910). La sua più rilevante iniziativa ideata e realizzata furono le cosiddette Popolari di Nuoto, manifestazioni di massa tese alla promozione natatoria e aperte a tutti: una sorta di grande scuola di nuoto per i giovani e i non più giovani, che, invece delle odierne piscine, sfruttavano laghi, mari e fiumi d'Italia. La prima edizione ufficiale riusale al 1913. In undici anni le Popolari di Nuoto videro la partecipazione di ben 20 mila nuotatori e Milano, in memoria del loro ideatore, volle dedicargli un impianto che ha fatto la storia di questo sport: la Piscina Scarioni. Da anni si svolge invece la Coppa Scarioni, importante Trofeo di nuoto della Gazzetta dello Sport intitolato alla sua memoria. La sua prima edizione si svolse nel 1918 sulla distanza di mille metri, nelle acque del Naviglio Grande di Milano.
Renato SERRA - "La Voce" - medaglia d’argento al v. m. alla memoria
Scrittore, nativo di Cesena. E’ considerato tra i massimi critici letterari. Gianfranco Contini ha riconosciuto in lui elementi anticipatori della critica stilistica. Si laureò in Lettere con Carducci nel 1904 con una tesi sullo "Stile dei Trionfi del Petrarca", apprezzata ancora oggi per la larghezza dell'informazione erudita e la puntualità dell'esame filologico, condotto sulla falsariga del metodo carducciano.
Direttore della Biblioteca Malatestiana e della Biblioteca Piana, entrò in corrispondenza con Benedetto Croce, che apprezzava il suo ingegno.
Aderì alle posizioni interventiste del 1° conflitto mondiale. Serra considerava la guerra come un'esperienza di dolorosa unione con gli altri, cui l'intellettuale non poteva sottrarsi se non voleva essere accusato di astrattezza o di aristocraticismo. Richiamato alle armi come tenente di complemento nell'aprile 1915, appena tre mesi dopo cadde colpito a morte in combattimento davanti al monte Podgora, nei pressi di Gorizia, a soli 31 anni.
Scipio SLATAPER - "Resto del Carlino"- Medaglia d'argento al v. m. alla memoria
Nato a Trieste da genitori di stirpe slovena si formò culturalmente a Firenze. Poeta e scrittore, nel 1912 pubblicò un libro che gli diede una certa fama dal titolo “Il Mio Carso”. Allo scoppio della guerra si arruolò come volontario nei Granatieri. e combattè insieme al fratello Guido. Il 3 dicembre 1915 rimasero entrambi feriti sul Podgora. Ma la sua ferita alla gola risultò subito incurabile. Sua moglie che attendeva un figlio gli imporrà il nome di Scipio II. Entrambi i fratelli riceveranno poi la medaglia d'argento. Per Guido anche quella d'oro due anni dopo sul Monte Santo. I rispettivi figli Scipio II e Giuliano saranno poi decorati di medaglia d'oro alla memoria in Russia nella Seconda Guerra Mondiale.
Giovanni TALAMINI - "Il Gazzettino"
Era figlio di Gianpietro (Vodo di Cadore 1845 - Venezia 1934), che il 20 marzo 1887 fondò "Il Gazzettino" di Venezia (attualmente il giornale più venduto del Triveneto) di cui ne sarà Direttore per ben 47 anni. Così nel sito dell’”Associazione storico culturale del “Fronte del Piave” si dà notizia dell’eroica morte di Giovanni Talamini nella “Battaglia del Solstizio”:“Ci sono in giro due padri in cerca dei figli. Uno, il deputato Gambarotta, l’ha trovato che dormiva placidamente in trincea; l’altro Talamini, cadorino, direttore del Gazzettino, non lo troverà mai, perché è caduto eroicamente all'età di soli 23 anni il 17 giugno 1918, alla Fossetta. Ne cerca ora la salma, ma anche questa è dispersa. Passa fra i soldati chiuso nel suo dolore, col volto di uno stoico. La madre nulla sa ancora, e il padre si assideva i giorni scorsi a mensa, con simulata serenità, per brindare alla salute del figlio lontano...”
Roberto TAVERNITI - "Terra Nostra" - 2 medaglie d’argento al v. m. di cui una alla memoria.
Nativo di Pazzano, il paese più piccolo per numero di abitanti della Vallata dello Stilaro in provincia di Reggio Calabria, che nel periodo borbonico fu importante per essere il principale centro minerario di estrazione del ferro di tutto il Mezzogiorno, Roberto Taverniti pubblicò il suo primo articolo sul giornale "La Luce" il 27 Ottobre 1904, a soli 16 anni. Il giornalismo era talmente radicato nell'animo di Roberto che sarebbe lungo da riportare l’elenco dei giornali su cui egli scrisse.
A soli 23 anni divenne collaboratore e redattore capo per i servizi interni dell'Agenzia Stefani. Svolse questo incarico con grande passione mettendo in luce le sue spiccate qualità di ottimo giornalista. Nel 1911 fondò in Roma il giornale "Terra Nostra" per mezzo del quale era riuscito a porre l'attenzione di tutti i veri problemi della sua Calabria, come fossero parte integrante, fondamentale dei problemi italiani. Dal 1913 al 1915 furono pubblicati 40 numeri di “Terra Nostra” (Roberto Taverniti curava la pubblicazione del suo giornale anche quando era al fronte, quando le pause del combattimento glielo consentivano).
La sua intensa e feconda opera di pubblicista, nei suoi ultimi anni, é collegata con alcune questioni politiche, di carattere generale, sia calabresi che nazionali, da lui sollevata e sostenuta con convinzione dal suo grande amico Meuccio Ruini. Rientrano in questi dibattiti la costruzione dei laghi della Sila, che dovevano fornire l'energia elettrica per lo sviluppo industriale della Calabria, con al centro Crotone.
Dal fronte così scriveva al padre, il quale viveva momenti di angoscia e di tormento nel sapere che Roberto si trovava a combattere in prima linea, cercando di rincuorarlo ed assicurarlo:”se poi dovessi soccombere non vi addolorate troppo; pensate che avrò chiuso la mia vita nel modo più nobile e che la mia morte sui campi della gloria italica darà al nostro nome maggiore lustro ed onore di quanto potrebbero eventualmente dargli le lezioni della mia vita avvenire”. E in un'altra lettera al padre datata 21 Ottobre 1915 si legge: “Caro Papà, fra un'ora usciamo all'assalto. Se muoio vi prego di perdonarmi i dolori che vi ho dato, come io perdono a tutti il male che ricevo. Vi abbraccio con tutti i miei fratelli e le sorelle. Roberto”.
Alle ore 16 del 16 Settembre 1916 su quota 144, sulle alture di Monfalcone, una raffica micidiale di mitragliatrice austriaca pose fine alla sua vita eroica. Cinque giorni dopo sulla prima pagina de “Il Giornale d'Italia” il famoso giornalista Achille Benedetti, compagno di Università di Roberto, corrispondente di guerra, annunciava all'Italia che Roberto Taverniti era caduto in battaglia da eroe. Un giovane giornalista che aveva immolato la sua vita non solo per il Risorgimento socio-economico della sua Calabria, ma anche per la grandezza dell'Italia.
Ruggero TIMEUS, conosciuto anche come Ruggero FAURO e/o Ruggero FAURO TIMEUS e/o Ruggero TIMEUS FAURO e/o Ruggero TIMEUS (FAURO) “Idea Nazionale” - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria.
Saggista e scrittore fra i più noti irredentisti del suo tempo é considerato il più conseguente e intemerato fra i nazionalisti italiani.
Collaborò con una certa continuità a “L'Idea nazionale”, facendosi conoscere per il proprio acceso nazionalismo, che lo allontanò dagli irredentisti più moderati, come Scipio Slataper e Giani Stuparich, suo ex-compagno di classe a Trieste. Alla vigilia della prima guerra mondiale, pubblicò a Roma il saggio “Trieste” (1914) che ebbe ampia diffusione e che può essere considerato il suo testamento spirituale. Negli ultimi anni di vita si attribuì il cognome d’arte o di battaglia di Ruggero Fauro.
Umberto UMERINI - "Il Sole - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria
Livornese.Fece parte come tenente della celebre Compagnia Alpini comandata dal capitano Cristoforo Baseggio, meglio nota come «Compagnia della Morte» o «Compagnia Baseggio», composta da circa 400 soldati con 13 ufficiali, "scelti uno ad uno, fusi in una disciplina non formalisticamente rigida, ma moralmente inflessibile, i quali tutto hanno sacrificato, con gesti eroici, o folli, che hanno del leggendario. Unica legge: il dovere”.
La gloriosa fine di Umberto Umerini viene raccontata nell’articolo di Luca Girotto “S. Osvaldo - 6 aprile 1916 - la fine della Compagnia della Morte”, pubblicato con foto e cartina geografica nel sito internet del Gruppo Alpini di Roncegno Terme.
Giuseppe VIDALI - Croce di guerra al v. m. alla memoria
Repubblicano istriano, giornalista, irredentista. Con Corridoni fu animatore dei Fasci interventisti milanesi e quindi volontario allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Fu compagno di studi di Nazario Sauro, altro eroe della 1^ Guerra Mondiale.
Emilio VITTA-ZELMAN - "Idea Nazionale" - Medaglia di bronzo al v. m. alla memoria
Nativo di Biella (Vercelli), di famiglia di origine ebraica. Morì il 29 novembre 1915 nell’Ospedale da campo di Sagrado (22^ Sezione di sanità) dopo essere rimasto gravemente ferito il giorno prima nella 4^ Battaglia dell’Isonzo. E’ sepolto nel Cimitero ebraico ad Acqui Terme (Alessandria).
Carlo VIZZOTTO - "La Lombardia".
Bolognese, librettista (autore e revisore di un gran numero di libretti per il teatro leggero), giornalista, storico dell'arte e critico musicale del «Resto del Carlino». Tra le sue operette si segnalano: “La duchessa del Bal Tabarin”, “La Casta Susanna” , ma soprattutto il “Birichino”, edita nel 1912 da Renzo Sonzogno e nata dal fortunatissimo incontro tra una favola di vizzotto con la musica del livornese Alberto Montanari. Il “Birichino” al Teatro Duse di Bologna (30 novembre 1912) fu un trionfo, che si ripeté anche sulle scene parigine, per non parlare della favorevolissima impressione che destò anche al Teatro Reinach. Tradotto in tedesco, approdò anche al Carltheatre di Vienna e fu portato da Sonzogno pure in Brasile e Argentina. Quest'operetta divenne anche un film. E con il “Birichino” nacque la soubrette italiana.
Spiro (o Spiridione) Tipaldo XIDIAS - "Idea Nazionale" - Medaglia d'oro al v. m. alla memoria e medaglia di bronzo al v. m..
Irredento. "Valorosissimo soldato, apostolo di italianità, propugnatore con la parola, con lo scritto, con il braccio, della redenzione del natio suolo triestino, durante l’intera campagna fu primo tra i primi nei pericoli, nei disagi, nella lotta. Cadde eroicamente durante l’avanzata sul Carso", così si legge nella motivazione del conferimento delal medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Fin qui questa prima carrellata sui principali personaggi che figurano sulla lapide.
Quanto al suo casuale ritrovamento sembra, da quanto ho appreso - ma non so quanto vi sia di vero o sia, invece, una leggenda metropolitana - che la lapide sarebbe stata esposta fino a circa 45 anni fa nelle vaste sale dell’Associazione Stampa Romana (sindacato unitario dei giornalisti del Lazio fondato nel 1877), che aveva sede a Palazzo Marignoli, imponente edificio quadrilatero costruito nel cuore di Roma alla fine dell’Ottocento tra via del Corso/via delle Convertite/piazza San Silvestro/Via di San Claudio (siamo a due passi da Palazzo Chigi e da Palazzo Montecitorio) prima di trasferirsi in piazaz San Lorenzo in Lucina e da qui - intorno al 1979 (durante la presidenza di Ettore Della Riccia, già Presidente dell’INPGI) - negli attuali locali di proprietà INPGI nella vicina piazza della Torretta 36. Evidentemente durante il primo trasloco del 1967 non si trovò posto per ricollocare la lapide che finì così in un grande scantinato che si era appena liberato in un complesso INPGI a sud di Roma nei pressi della via Cristoforo Colombo insieme a molti arredi, mobili, enciclopedie ed incartamenti vari dell’Assostampa Romana che tuttora sono lì ammassati. Ed é qui che è stata ritrovata dal Presidente della Commissione Assegnazione Alloggi e Affitto Immobili INPGI Massimo Signoretti e dal Dirigente del Servizio Immobiliare INPGI - settore tecnico - ing. Francesco Imbimbo, che ancora ringrazio di cuore per la sensibilità avuta nel segnalarmi l’importante scoperta.
Su Internet si è sinora parlato del ritrovamento di questa lapide sui seguenti siti:
http://www.giornalisticalabria.it/2011/05/11/83-giornalisti-eroi-della-%E2%80%9Cgrande-guerra%E2%80%9D/http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=6704
http://www.fnsi.it/cerca/detail.asp?itemNumber=0
http://www.ucsi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1164:prima-guerra-mondiale-1915-1918-dal-sito-fnsiritrovata-una-lapide-di-marmo-con-i-nomi-di-giornalisti-83-di-ogni-parte-ditalia-morti-per-la-patria-&catid=3:le-istituzioni&Itemid=7
http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/05/13/news/battisti-tutti-i-segni-che-lo-ricordano-4186288
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?c=43630&f=43630&idd=9776211
nella-grande-guerra/
http://webpedia.altervista.org/post/130241/
http://miles.forumcommunity.net/?t=45661033
Per quanto riguarda le mie ricerche mi sono avvalso dei seguenti siti internet, che ringrazio sentitamente perché mi hanno aiutato in modo determinante sia per identificare i 70 giornalisti Caduti nella Prima Guerra Mondiale, sia per conoscere le motivazioni ufficiali del conferimento delle 5 medaglie d’oro, nonché ulteriori dettagli sui fanti italiani morti nel 1915-1918:
http://www.quirinale.it/elementi/Onorificenze.aspx
http://www.cadutigrandeguerra.it/
http://www.frontedelpiave.info/
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Un analogo ringraziamento va anche ad altri due interessanti siti di Associazioni combattentistiche:
http://www.nondimenticare.com/Altopiano%20dei%20sette%20comuni%20nel%20conflitto.html
http://www.altopiano-asiago.it/galleriafotografica/detail.asp?iPic=559&iType=30
nonché al sito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali ed il Diritto d'Autore - ICCU - OPAC SBN - Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche:
http://opac.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/base.jsp
Questo mio lavoro conclude la 1^ fase di un percorso che, come mi auguro vivamente, dovrebbe definirsi entro quest’anno con due contemporanei obiettivi: la ricollocazione della lapide (o con la collocazione accanto anche di una seconda nuova lapide con nomi esatti e decorazioni aggiornate) in un luogo istituzionale a conclusione di una pubblica cerimonia alla presenza delle più alte cariche dello Stato e la contestuale pubblicazione di un volume/strenna natalizia, magari accompagnato da un Cd/Dvd documentario che ricordi gli 83 giornalisti Eroi. La scoperta della lapide potrebbe anche stimolare tesi di laurea mirate nelle varie Scuole di Giornalismo operanti in Italia e riconosciute dall’Ordine.
Per la spesa necessaria per la stampa del libro/strenna natalizia con la storia degli 83 Eroi, accompagnata da una ricerca bibliografica dei loro scritti e da un documentario su Cd/Dvd, si potrebbe eventualmente attingere ai fondi messi annualmente a disposizione dell’INPGI da Unicredit e/o dalla Banca Popolare di Sondrio. In caso di vendita in libreria o in edicola l'intero ricavato dovrebbe essere, però, devoluto in beneficienza o al Fondo dei giornalisti disoccupati gestito dalla FNSI.
Quanto al luogo di ricollocazione della lapide (o delle 2 lapidi) ritengo che il più adatto potrebbe essere la Sala Stampa della Camera o quella del Senato, trattandosi di luoghi istituzionali frequentati in vita non solo da parecchi degli 83 giornalisti Eroi, ma anche e da alcuni loro genitori. In alternativa, il Vittoriano o Forte Bravetta a Roma dove furono fucilati dai nazisti il 2 febbraio 1944 i giornalisti Carlo Merli di Milano ed Enzio Malatesta di Carrara Apuania. Forte Bravetta, che è stato riaperto al pubblico proprio pochi giorni fa dal Sindaco Gianni Alemanno, è infatti destinato a diventare un polo storico-culturale sulla memoria degli eventi del 1900 e un simbolo per dire no alla pena di morte e alla tortura.
Scarterei, invece, l'idea di ricollocare la lapide (o le 2 lapidi) all'interno di locali degli enti di categoria (CNOG, FNSI, INPGI), ma tutti di proprietà INPGI, per le possibili e inevitabili discussioni e polemiche, legate alla disputa sull’appartenenza della lapide.
Suggerirei comunque la creazione all'interno dell’Ordine nazionale dei giornalisti, dell’INPGI e della FNSI di un apposito gruppo di lavoro composto da colleghi che volontariamente e senza particolari costi siano interessati a questa lodevole iniziativa e provvedano a coordinare al meglio in loco e in tempi brevi le ricerche a livello regionale (2^ Fase) e ad assemblarne i risultati (3^ Fase) in modo da poter già fissare sin d'ora la data della ricollocazione della lapide per il 4 novembre prossimo anche per sfruttare le celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Propongo quindi di coinvolgere nell’importante iniziativa oltre ai Consiglieri nazionali dell’Ordine anche gli Ordini regionali, i Consiglieri generali INPGI, compresi i Fiduciari e vice Fiduciari, la FNSI e le Associazioni regionali Stampa, l’UNCI e i Sindacati regionali cronisti, l’UNGP e i Gruppi Pensionati regionali, i giornalisti pensionati, disoccupati o inoccupati, le Scuole e i Masters di Giornalismo, le Associazioni combattentistiche (come, ad esempio, “Cime e trincee”, “per non dimenticare”, ecc.), nonché la Fieg e le testate giornalistiche interessate, la Presidenza della Repubblica, il Ministero della Difesa, gli Uffici stampa di Camera e Senato, Regioni, Provincie e Comuni, gli studiosi e storici della Prima Guerra Mondiale e gli Archivi delle testate giornalistiche ancora esistenti.
Per facilitare la ricerca presso questi ultimi ecco l’elenco dei giornalisti Eroi con accanto la loro testata di appartenenza: Paolo Henry "Agenzia Stefani" (prima agenzia di stampa italiana nata a Torino nel 1853. Oggi la proprietà della testata appartiene all’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna e dà il nome al settimanale della scuola di giornalismo di Bologna); Giuliano Bonacci, Alfredo Casoli, Vezio Lucchesi e Felice Suigo, tutti e quattro del “Corriere della Sera”; Franco Scarioni de "La Gazzetta dello Sport"; Amilcare Mazzini de "La Stampa”; Umberto Umerini de "Il Sole"; Carlo Ridella della “Provincia Pavese”; Giovanni Boccaccino e Giovanni Talamini de “Il Gazzettino”; Gerolamo de Tevini de "Il Piccolo"; Emilio Savini de "L'Avvenire d'Italia"; Alberto Caroncini e Scipio Slataper de “Il Resto del Carlino”; Cesare Borghi de “La Nazione”; Mario Fiorini e Amerigo Porry Pastorel de “Il Messaggero”; Giacomo Crollalanza de “Il Secolo”; Vittorio Cotronei e Felice De Masi de “Il Mattino” e Salvatore De Rosa de il “Giornale di Sicilia”.
Concludendo questo mio lavoro, che metto liberamente a disposizione di tutti e che mi auguro possa essere di vostro gradimento, auspico davvero che questo mio sogno possa diventare presto realtà anche per riabilitare la nostra tanto bistrattata categoria agli occhi dell’opinione pubblica, sfruttando un’occasione da non perdere come le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Vi ringrazio per la cortese attenzione e, restando a disposizione per ogni eventuale chiarimento, vi invio i miei più cordiali saluti.
Pierluigi Roesler Franz
Consigliere nazionale dell’Ordine, Sindaco INPGI e Presidente del Gruppo Romano Giornalisti Pensionati
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