Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960

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Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944

Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944
Società Editrice Nuova Cultura, Roma 2014, 350 pagine euro 25. Per ordini: ordini@nuovacultora.it. Per informazioni:cervinocause@libero.it oppure cliccare sulla foto

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sabato 29 febbraio 2020

La Campagna di Sicilia. La Battaglia del Ponte di Primosole. Avvenimenti 111 e 12 luglio 1943


(1)      La battaglia per il ponte di Primosole – cronologia degli eventi
(a)     11 e 12 luglio
-     Operazioni aviotrasportate
Il feldmaresciallo Kesserling[i], ricevuti i rapporti inerenti la difficile situazione della Divisione “Goering” dopo lo sbarco degli Alleati, ordinò al Comandante (Cte) della 1^ Divisione paracadutisti, Gen. Heidrich, di inviare con urgenza rinforzi alla stessa. Intorno alla mezzanotte dell’11 luglio fu messo in allerta il Col. Heilmann (Cte del 3°reggimento paracadutisti tedeschi - Fallschirmjager FJR - della 1^ Divisione paracadutisti di stanza ad Avignone, Francia) che con il suo reggimento avrebbe dovuto costituire la punta avanzata di uno specifico rinforzo[ii] da fornire alla Divisione “Goering”. Il Col. Heilman, unitamente ad un ristretto numero di collaboratori (il Cap. Stangenberg e il Cap. Specht) partì alle 5 di mattina del 12 luglio da Avignone alla volta di Catania. Atterrato all’aeroporto di Catania, il nucleo riuscì a individuare con immediatezza una zona di atterraggio per le truppe in arrivo (a est della strada 114, tra i fiumi Gornalunga e Simeto). Gli uomini di Heilmann, circa 1400 paracadutisti, atterrarono in Sicilia alle ore 18.15 circa del 12 luglio (senza peraltro incontrare alcun tipo di resistenza da parte della aviazione e/o unità contraerei nemiche) e si avviarono verso Lentini, dove avrebbero dovuto porsi sotto il comando del Col. Shmalz[iii]. Una volta raggiunta Lentini (circa alle 20.00), il 2° battaglione del reggimento fu inviato a Francofonte per colmare la breccia che era stata creata tra le unità della Divisione “Goering” che difendevano Vizzini e il gruppo di Shmalz che era a Lentini;
-     Operazioni terrestri
Sulla collina di S. Demetrio, che domina la parte sud del fiume Simeto, si trovavano la 162a e la 163a batteria del XXX gruppo da 149/35 nei pressi delle masserie San Paolo e Codadivolpe, cui si affiancava il campo trincerato di bivio Jazzotto, alla confluenza della s.s.144 da Lentini con la s.p.385 da Caltagirone.
Il ponte era munito alle due estremità di posti di blocco, ognuno dotato di due fortini ed altrettanti pezzi anticarro 47/32.
A nord del fiume, dopo 4 km, il Fosso Buttaceto intersecava il rettifilo con funzione d’ostacolo anticarro. Lo precedevano, sulla destra, la 276a batteria del CXLIV gruppo da 305/17 ed a sinistra, ma un paio di km all’interno, la più meridionale delle molte batterie contraerei italo-tedesco, poste a protezione delle piste ove era schierata l’aviazione da caccia dell’asse.
In quanto alle unità di fanteria, la loro presenza era scarsa nell’area, basandosi esclusivamente su due compagnie del XII btg. Mitraglieri, la 553a e la 554a schierate tra l’ultima ansa del Simento ed il retrostante boschetto, insieme ad un paio di compagnie del 372° btg. Costiero che presidiavano il fronte verso mare. 
-     Operazioni anfibie/di forze speciali
Nihil;
-     Operazioni aeree
Nihil;


[i]Comandante in capo delle forze tedesche nello scacchiere Sud.
[ii]Il piano di rinforzi prevedeva anche un battaglione mitraglieri e una compagnia radiotelegrafisti. Successivamente si sarebbero unite anche dei genieri, il 4° e 5°reggimento. paracadutisti e unità anticarro.
[iii]Comandante del gruppo tattico basato su due battaglioni del 115° Reggimento Panzargranadier della 15^ Divisione Sizilien, un battaglione carri Tigre e varie unità di supporto provenienti dalla Divisione Hermann Goering.

lunedì 24 febbraio 2020

La Campagna di Sicilia. La battaglia del ponte di Primosole. Gli Avvenimenti


5.      GLI AVVENIMENTI
  1. Le operazioni di guerra
(1)      Il piano per la conquista del ponte di Primosole
Secondo il piano elaborato per l’Operazione FUSTIAN, la 1^ Brigata paracadutisti della 1^ Divisione aviotrasportata inglese, di stanza a Kairouan (Tunisia), avrebbe dovuto prendere il ponte di Primosole nella notte tra il 13 e il 14 luglio 1943. La Brigata sarebbe stata aviolanciata sulle zone di lancio (ZL) assegnate, seguita tre ore dopo da una piccola flotta su alianti comprendenti due contingenti di artiglieria leggera (dotati di fucili mitragliatori). Nello stesso tempo, il 3° Battaglione Commando[i] sarebbe sbarcato dal mare e avrebbe catturato il ponte di Malati, che attraversava il fiume Lentini (circa a 5 Km a Sud della città di Lentini).
Contemporaneamente, la 50^ Divisione, partendo da Sortino, con il rinforzo della 4^ Brigata corazzata, si sarebbe spinta rapidamente a nord verso Carlentini, per continuare l’avanzata espugnando Lentini, fino ad arrivare al ponte di Primosole. Durante tale offensiva, la 50^ Divisione avrebbe preso sotto il proprio controllo sia il ponte Malati sia il ponte di Primosole, stabilendo così una testa di ponte a nord del fiume Simento entro il crepuscolo del 14 luglio. Il giorno successivo, il restante delle forze in campo avrebbe completato l’operazione prendendo Catania.
Il Gen. Montgomery, estremamente ottimistico dopo la presa di Siracusa a 48 ore dall’inizio dell’Operazione Husky, decise di serrare i tempi e tentare l’accerchiamento delle forze dell’Asse. Non valutando in maniera oggettiva le caratteristiche del terreno siciliano, molto differenti da quelle del deserto nordafricano, affidò alla 50^ Divisione il compito, in realtà oltremodo ambizioso, di percorrere circa 45 km. in meno di 24 ore fino al ponte di Primosole, sbaragliardo tutte le forze presenti lungo l’itinerario.
Il compito specifico di catturare il ponte (Operazione “FUSTIAN”) fu dato alla 1^ Brigata paracadutisti del Gen. Lathbury (di stanza a Kairouan - Tunisia). Il piano prevedeva l’impiego di tre battaglioni paracadutisti. Il 1°btg., agli ordini del Ten. Col. Pearson, avrebbe dovuto prendere il ponte, mentre il 3°btg., agli ordini del Ten.Col. Yeldham, sarebbe atterrato a circa 1 km a nord per stabilire una testa di ponte, che avrebbe permesso di fronteggiare ogni eventuale attacco proveniente dalla direzione di Catania. Il 2°btg. invece, agli ordini del Ten.Col. Frost, si sarebbe impadronito delle alture a sud del fiume Simeto, chiamate in codice JOHNNY 1, 2 e 3, al fine di controllare gli itinerari di accesso al ponte Primosole dalla parte sud[ii].



[i]Unità speciali create nel 1940 dall’esercito inglese, equipaggiate ed addestrate per operare utilizzando metodologie di combattimento non convenzionale come assalti di disturbo, ricognizioni in profondità, eliminazione di obiettivi di elevato valore nei combattimenti in Europa e Scandinavia
[ii]Lo schema del piano è tratto dal The Public Record Office, Kew, Londra, Diario di guerra della 1^ Divisione Aviotrasportata, “Draft Outline Plano of Ist (Br) Aiborne Division”, 12 maggio 1943 PRO (WO 169/8666), pag. 176.

giovedì 20 febbraio 2020

La Campagna di Sicilia. La battaglia del Ponte di Primosole. Le forze in campo


Le forze in campo
L’8^ armata britannica era organizzata su due corpi:
-        il XIII, costituito dalle 5^ e 50^ divisione di fanteria;
-        il XXX, costituito dalla 231^ brigata “Malta”, dalla 51^ divisione fanteria “Highland” e dalla 1^ divisione fanteria canadese
-        1^ divisione aviotrasportata
-        4^ e 23^ brigata corazzata;
-        Reparti speciali
-        46^ e 78^ divisione in riserva.
A differenza dell’Esercito italiano dove ogni divisione di fanteria era su tre reggimenti, di cui uno di artiglieria, l’esercito britannico prevedeva per ogni divisione due o tre brigate di fanteria, ognuna di esse formata da tre battaglioni ed un gruppo di artiglieria campale su 25 pezzi ed una compagnia genieri. Completavano la divisione un battaglione esplorante da 78 carri, un battaglione mitraglieri e un gruppo anticarro.
L’organico complessivo di una divisione britannica, su tre brigate di 2.500 uomini, era quindi di circa 13.700 unità mentre quella americana contava anche 15.500 uomini.
In particolare, il XIII corpo comprendeva inizialmente tre brigate della 5^ divisione del Gen. Berney-Ficklin e due della 50^ comandata dal Gen. Kirkman. Nell’ordine le brigate erano la 13^ del Gen. Campbell sui battaglioni 2° Cameron, 2° Royal Inniskilling, 2° Wiltshire; la 15^ brigata del Gen. Rawstorne; la 69° del Gen. Cooke-Collins; la 151^ del Gen. Senior.
I battaglioni delle brigate erano per lo più formati da veterani d’Africa, tra questo spiccavano gli scozzesi che comunque non avevano rinunciato ad indossare i kilts e a lanciare l’attacco al suono delle cornamuse, tanto temibili da intimorire gli avversari.
Il settore da sbarco aveva il nome convenzionale “Acid” ed era suddiviso in 3 sottosettori: “North” comprendente la spiaggia “George”, “Center” comprendente la spiaggia “How” tra la foce del fiume Cassibile e Capo Negro, “South” suddiviso in “Jig North” e “Jig South” a cavallo di marina d’Avola. Le spiagge “George” e “How” erano riservate alla 5^ divisione e le due “Jig” alla 50^.
Si trattava di circa 25 km. di costa sabbiosa idonea per l’impiego di truppe da sbarco, che erano stati oggetto di ricognizione da parte degli inglesi nei mesi precedenti.
In sintesi, l’8^ armata, sbarcando con 22 battaglioni su 39 disponibili, avrebbe portato a scontrare 18.000 uomini contro i 4.800 posti a difesa, significando un vantaggio per gli attaccanti di quasi quattro a uno.
L’assetto difensivo dell’isola nel settore sud orientale era affidato al XVI corpo (Gen. Rossi ) della 6^ armata comandata dal Gen. Guzzoni.
Il XVI corpo si articolava in reparti della difesa fissa, scaglionata lungo la costa ed organizzati in divisioni o brigate costiere, ed in forze mobili volte a intervenire in loro supporto ed organizzate in divisioni di fanteria, truppe di corpo d’armata e armate minori. A queste si aggiungevano inoltre i dispositivi delle Piazze Militari Marittime e delle Difese Porto. Tra le forze mobili andavano inclusi i reparti tedeschi dislocati nell’isola.
In particolare, tra Capo Ognina e Vendicari era dislocata sulla costa la 206^ divisione costiera del Gen. d’Havetcon con il 146° reggimento nella zona dove sarebbe dovuto sbarcare il XIII corpo britannico, il cui settore si saldava a nord con il perimetro della Piazza Augusta-Siracusa che contava su 6 batterie navali di grosso e medio calibro, 11 a doppio compito, 6 antiaeree, 2 pontoni armati ed un treno blindato. Detto dispositivo era completato da un battaglione di marinai ed uno di avieri per la difesa ravvicinata delle rispettive istallazioni e poteva contribuire solo in misura irrilevante alla difesa di terra.
Più all’interno e parallelamente alla costa, a circa 3 km., vi erano poi tre gruppi di artiglieria.
La forza mobile, la divisione di fanteria “Napoli” del Gen. Gotti Porcinari, era invece quella destinata a intervenire sia nell’ambito della Piana di Catania sia nell’ambito della Piazza Augusta-Siracusa. La divisione mobile comprendeva il 75°e il 76° reggimento di fanteria, il 54° reggimento artiglieria, la 173^ legione Camicie Nere, il 54° battaglione mortai, due batterie antiaeree da 20 mm., il battaglione genio ed i servizi.
Per intervenire rapidamente la divisione era suddivisa in 6 gruppi tattici e con i suoi 11.000 uomini risultava inferiore di circa 2.700 unità rispetto ad una divisione tipo britannica, con 136 mitragliatrici contro 307, nessun carro a fronte di 78, 48 pezzi da campagna contro 75, nessun pezzo antiaereo contro 72, 24 cannoni anticarro contro 48, 12 autocarri contro 234.
La divisione “Napoli”, come le forze costiere, era costituita con reclutamento prettamente regionale, ed era quindi inevitabile che il morale dei soldati fosse condizionato dalle pessime condizioni in cui versava la popolazione siciliana, vessata da tre anni di guerra e di fame che in Sicilia per la difficoltà dei rifornimenti pesavano più che in altre regioni. Questo costituiva un chiaro vantaggio per il nemico.
Per quanto riguarda le truppe poste a difesa della zona della zona interessata dagli scontri del Ponte di Primosole, a protezione dell’ultima ansa del Simeto erano schierate due compagnie del XII battaglione mitraglieri, la 553a e la 554a. Il battaglione era da poco passato, insieme alle batterie poste a protezione del ponte, sotto le dipendenze della Divisione “Difesa Porto E”, che aveva la responsabilità della difesa del tratto costiero tra Catania e Avignone. Il fatto che per la protezione di circa venti chilometri di costa e di un punto strategico come il Ponte di Primosole, non fossero state impiegate risorse più ingenti da parte della VI armata, è testimonianza del fatto che il Comando Italiano non si aspettava un attacco da quella parte della Sicilia.
L’appoggio tedesco era costituito dal gruppo tattico “Schmalz” dislocato a Paternò. Urgevano rinforzi e il comando tedesco iniziò a rastrellare unità in ogni angolo d'Europa. La prima unità designata fu la 1ª Divisione Fallshirmjaeger agli ordini del General der Fallschirmtruppe Richard Heidrich, di stanza ad Avignone nella Francia meridionale: qui i reparti si stavano riposando dopo un lungo periodo di duri combattimenti sul fronte orientale.
Formata nell'aprile del 1943 dalla 7^ Divisione aviotrasportata (7^ Flieger-Division) in Francia, dalla fine di maggio l'unità era dislocata a Flers (vicino Avignone) in riserva, alle dipendenze dell'XI.Flicgerkorps/Heeresgruppe D. Nella notte tra il 10 e l'11 luglio, i paracadutisti della Divisione furono messi in stato di allerta. Dopo solo poche ore, i primi reparti ricevettero l'ordine di trasferimento in Italia: il 3° Reggimento paracadutisti, il 1° ed il 3° Battaglione del 4° Reggimento, il battaglione mitraglieri paracadutisti insieme ad altri reparti vennero lanciati o fatti atterrare nell'area intorno a Catania.
Il 1° Reggimento paracadutisti raggiunse Napoli via ferrovia, e qui attese il trasferimento in Sicilia. Il 3° Reggimento all’arrivo in Sicilia, dispose i suoi reparti in posizione difensiva: il 2° Battaglione del maggiore Rau si attestò presso Francofonte, mentre il 1° ed il 3° Battaglione agli ordini dei maggiori Boehmler e Kratzert furono dislocati più a nord nella zona di Lentini e Carlentini. Il battaglione attestato a Lentini fu raggiunto il 13 luglio dal Battaglione mitraglieri e da altri reparti. In poco tempo venne completata la disposizione di tutti i reparti, comprese le compagnie anticarro e di artiglieria. Il 4° Reggimento della divisione paracadutisti tedeschi, dal 17 luglio, divenne l’unità protagonista della difesa del ponte di Primosole nella piana di Catania. Proprio intorno a questo ponte si svolsero i combattimenti più cruenti della campagna siciliana. La strada più breve tra la spiaggia di Augusta e Messina correva infatti lungo la costa orientale della Sicilia, ma si snodava tra monti ed era ricca di numerosi corsi d'acqua. Il comando germanico sapeva benissimo che se gli inglesi avessero superato questa barriera naturale e raggiunto la piana di Catania, la strada verso Messina sarebbe stata aperta ai corazzati alleati. Era dunque vitale tenere lontano gli inglesi dalla piana di Catania ed il fulcro della difesa venne stabilito proprio nell'area intorno al ponte sul Simeto, poco più di 10 km a sud di Catania. Sul ponte i paracadutisti tedeschi dovevano fermare gli inglesi con la consapevolezza che alle loro spalle non c'erano più reparti disponibili di rinforzo. I primi fallschirmjaeger tedeschi che scesero nella zona dell'aeroporto di Catania e nei suoi dintorni, nella notte tra il 12 ed il 13 luglio precedettero di qualche ora l'arrivo dei paracadutisti inglesi.
Infine il confronto tra attaccanti e difensori non può non considerare la situazione aeronavale. Sul mare, essendosi deciso di non fare intervenire la squadra italiana da battaglia a difesa della Sicilia, il contrasto consisteva solo in una trentina di sommergibili e in una quarantina di motosiluranti.
Per quanto attiene al potere aereo, invece, l’Asse disponeva nel suo complesso di 1862 velivoli di cui la metà tedeschi, ma più di un terzo (circa 800) erano inefficienti. In Sicilia vi erano esclusivamente reparti di caccia e di assalto per un totale di 389 velivoli di cui solo 207 efficienti. Il confronto con il campo alleato che annovera circa 3.400 velivoli (di cui 2.500 efficienti e impiegabili in ruoli offensivi, si commenta da solo. Di questi, gli alleati ne avevano destinato 670 al supporto diretto delle attività di sbarco.
Tornando alle forze impiegate nelle operazioni legate al ponte di Primosole, la 1a Brigata aviotrasportata era composta da 3 battaglioni paracadutisti, la 1a compagnia pathfinder, il 1° Squadrone di genieri paracadutisti e la 16ª unità di sanità aviotrasportata appartenente al Reale Corpo medico dell'esercito, per un totale di 1.856 uomini. Questi sarebbero stati appoggiati da un distaccamento di artiglieria, 77 uomini con 10 cannoni controcarro, 18 jeep per il trasporto caricati sugli alianti. I para inglesi sarebbero stati trasportati sull'obiettivo da 116 C-47 (DAKOTA) del 51° Stormo trasporto truppe, e dagli alianti americani (WACO) e  inglesi (HORSA).
Da questo punto di vista, tuttavia, c’erano delle sostanziali differenze tra gli alianti statunitensi e quelli britannici: i primi erano più grandi e potevano imbarcare un intero plotone di fucilieri, mentre i secondi ne contenevano solamente metà. Ancora peggiore era la situazione per quel che riguardava l’artiglieria anticarro: gli alianti inglesi erano in grado di trasportare su un unico volo il cannone a sei canne e la jeep per il trasporto, completi delle munizioni, mentre l’aliante americano poteva trasportare solo una delle due parti. Quindi, per fare in modo che il sistema fosse efficiente, era necessario che i due alianti che trasportavano le due parti del sistema d’arma atterrassero vicini, per non vanificare le operazioni di lancio.
Anche per quel che riguarda la capacità e l’esperienza dei piloti, c’è da segnalare che i piloti americani, pur se molto esperti, non avevano particolare dimestichezza con il volo notturno e questo causò molti problemi, considerando che i lanci dei parà avvennero nella completa oscurità e che l’orientamento della maggior parte dei piloti di Dakota era stato compromesso dal fuoco antiaereo e dalla mancanza di riferimenti al suolo.
Durante le fasi di avvicinamento, infatti, molti dei velivoli furono abbattuti o persero l’orientamento e i paracadutisti e gli alianti non arrivarono sulle zone di lancio o di atterraggio previste; su più di 1800 paracadutisti che costituivano la forza d’assalto, solo 295 arrivarono ad assalire il ponte ed i pochi parà che si trovarono a difendere il ponte lo fecero praticamente senza armi pesanti, che erano contenute negli alianti dispersi.
L’esiguo numero di parà, che comunque prese il controllo del ponte nella notte tra il 13 e 14 luglio, sminandolo e rendendolo disponibile per il passaggio successivo delle truppe alleate, non consentì la difesa dell’installazione il giorno seguente, quando le truppe inglesi vennero attaccate con colpi di mortaio e di cannoni da 88 mm da parte dei “Diavoli verdi”.


sabato 15 febbraio 2020

La Campagna di Siclia. La Battaglia del ponte di Primosole. La situazione particlare 2


L’ambiente operativo
Il ponte di Primosole era senza dubbio il più importante dei tre ponti identificati come “key terrein” dal piano Husky. Era costruito in ferro e la statale 114 lo raggiungeva da sud-ovest; a sud del fiume il canale Benante e il fiume Gornalunga costituivano un ostacolo naturale all’avanzata verso la piana di Catania. Intorno al fiume diversi uliveti e aranceti rappresentavano dei ripari naturali all’interno dei quali le truppe di entrambi gli schieramenti potevano trovare facile riparo. A sud del ponte era situata la collinetta di S. Demetrio che dominava il ponte e sulla sommità della quale, all’interno di due masserie, erano collocate due batterie di cannoni da 149/35. Leggermente a sud-ovest della collina era stato piazzato il campo trincerato di bivio Iazzotto all’incrocio tra le statali 114 e 385 proveniente da Caltagirone; a nord del ponte il torrente Buttaceto era allora poco più di un fossato, ma era profondo e stretto. “Sembrava fatto apposta per fermare l’avanzata dei carri armati”[i].
L’area in cui si svolse la battaglia era una zona collinare scarsamente popolata. I vigneti e gli uliveti che circondano la zona erano al centro di masserie, abitazioni coloniche che erano abitate da contadini, che, una volta evacuate, potevano servire da ricovero o da nascondiglio per le truppe che si fronteggiavano. I centri abitati di rilievo nei dintorni erano costituiti da Lentini, posta a sud-ovest del ponte e da cui proveniva la S.S.114, presa dalle forze inglesi la mattina del 14 luglio, e, ovviamente, da Catania, a nord del ponte, che costituiva il vero obiettivo dell’offensiva delle truppe dell’8^ Armata, nella marcia di avvicinamento a Messina. Il ponte di Primosole avrebbe, infatti, garantito l’accesso alla piana di Catania per gli Alleati che avevano, quindi la necessità di  catturarlo integro per consentire il passaggio delle truppe e soprattutto dei mezzi corazzati verso nord.

c.   I piani operativi
Il piano operativo inglese prevedeva degli aviolanci nella notte tra il D-1 (9 luglio ’43) al D+1 per catturare i tre ponti che avrebbero consentito il passaggio al grosso delle truppe verso la piana di Catania. Per il ponte di Primosole, l’incarico fu assegnato alla 1^ divisione aviotrasportata britannica che  comprendeva la 1ª Brigata Paracadutisti, articolata su tre battaglioni, appoggiata da cannoni anticarro trasportati da alianti. Il piano (denominato operation Fustian) prevedeva che quaranta minuti prima dell’attacco, si doveva effettuare un lancio di fantocci su Catania per ingannare il nemico; successivamente, trenta minuti prima dell’attacco due plotoni del terzo battaglione avrebbero dovuto lanciarsi su una batteria antiaerea situata a nordovest del ponte e neutralizzarla e, contemporaneamente una compagnia di pathfinder avrebbe dovuto segnalare agli alianti in arrivo le zone di atterraggio. Dieci minuti dopo, due plotoni del 1° battaglione paracadutisti e la compagnia genio avrebbero dovuto lanciarsi su due zone designate, a nord e sud del ponte, provvedendo a sminarlo. A distanza di venti minuti l’intera Brigata si sarebbe lanciata cercando di raggiungere i seguenti obiettivi: il 1° e il 3° battaglione avrebbero dovuto prendere posizione a nord del ponte e stabilire una testa di ponte; il 2° battaglione, invece, avrebbe dovuto catturare le due batterie sulla sommità della collina e il campo trincerato, denominati rispettivamente Johnny 1, 2 e 3. Dopo due ore sarebbero atterrati gli alianti che avrebbero trasportato i pezzi di artiglieria e le jeep necessarie alla movimentazione dei pezzi e del personale.
Le truppe dell’Asse, invece, imperniate sulle truppe italiane della Divisione di fanteria “Napoli”, erano state rinforzate nella mattina del 13 luglio dalle truppe tedesche della 1a Divisione paracadutisti, i cosiddetti “Diavoli verdi”. In particolare un battaglione mitraglieri era stato disposto in un aranceto a sud del fiume e appena a nord del campo trincerato per coprire il lato sinistro della statale 114 da cui ci si aspettava l’arrivo delle truppe inglesi.



[i]Marcon T., su “La Sicilia” del 21 luglio 2003

domenica 9 febbraio 2020

La Campagna di Sicilia. La battaglia del Ponte di Primosole. La Situazione Particolare



4.   LA SITUAZIONE PARTICOLARE
a.   Operazioni precedenti
L’idea di sbarcare in Sicilia non era del tutto nuova per la parte britannica. Infatti già nel dicembre del 40 e nell’ottobre del 41, le informazioni avute sul morale delle truppe italiane, fortemente scosso dall’andamento sfavorevole della guerra, avevano fatto pensare ad una conquista dell’isola. I due piani, denominati rispettivamente “Influx” e “Whipcord”, furono comunque ben presto messi da parte poiché considerata ancora bassa ed immatura la possibilità di successo di una operazione così complessa come quella dell’invasione dal mare della Sicilia.
Nel 1943, i tempi sembrarono maturi e le condizioni morali del popolo siciliano, ormai allo stremo, suggerirono un ripensamento di quei piani, reputando fattibile l’invasione dell’ Isola. Il vertice di Casablanca svoltosi tra il 14 e il 26 gennaio 1943,  diede infatti luogo ad un piano denominato “Husky”, che rappresentava un po’ la riedizione del piano “Whipcord”, con la suddivisione dell’isola in due settori operativi: gli inglesi ad oriente e gli americani ad occidente. L’idea era quella di impegnare il nemico su più fronti anche se questo comportava una forte dispersione delle forze; situazione che mal si adatta ad uno sbarco anfibio, per il quale, la concentrazione delle forze in un unico settore è un elemento fondamentale.
Proprio a tal proposito, le osservazioni del Maresciallo Montgomery, comandante dell’8^ armata britannica, fecero optare per l’annullamento degli sbarchi previsti dall’originario piano Husky a Sciacca, Palermo e Catania, a favore di una concentrazione su soli due settori: il golfo di Noto per l’8^ armata britannica e quello di Gela per la 7^ armata americana al comando del Gen. Patton. L’obiettivo iniziale era di risalire il versante orientale siculo per raggiungere da subito Siracusa e Catania, dove far affluire successivamente i rincalzi e i rifornimenti per proseguire l’avanzata su Messina, in modo da imbottigliare le forze dell’Asse e costringerle ad arrendersi[i]. Per la missione affidata alla 8^, pertanto, erano fondamentali le tre statali presenti nel settore: la N.115 e la N.114 nel tratto Siracusa-Catania e la N.193, diramazione della N.114 a servizio di Augusta. Tre ponti risultavano dunque indispensabili per il buon esito della risalita: quello sul Mulinello sulla 193, a 4 km. a Nord di Augusta, il Ponte Grande sull’Anapo ubicato a 3 km. ad ovest di Siracusa e quello sul fiume Simeto il Ponte di Primosole a 10 km. a sud di Catania sulla 114. Malgrado la larghezza dei fiumi non fosse eccessiva ed il periodo di magra estivo ne riducesse i corsi, la possibilità di superali senza difficoltà e quindi di mantenerli intatti, evitando quindi di far ricorso a gittaponti, era fondamentale sin dall’inizio, per non essere oggetto del fuoco nemico.
La notte tra il 9-10 luglio, l’8^armata, durante il trasporto sui convogli della Royal Navy della Task Force orientale, subì perdite minime e solo la 1^ divisione canadese perse parte dei proprio veicoli e attrezzature di comunicazione.
Gli sbarchi degli alleati furono per la maggior parte abbastanza semplici in quanto le difese costiere italiane si limitarono a inscenare una superficiale difesa prima di arrendersi o di disperdersi nella notte. D’altra parte il Gen. Guzzoni considerava un’irreparabile perdita di tempo tentare di reagire ai numerosi sbarchi alleati, ma comunque ordinò al Gen. Rossi, comandante del XVI Corpo d’Armata, di rinforzare le basi navali di Augusta e Siracusa. Pur ritenendo Siracusa il punto debole più grave, Guzzoni sperava che unendo le sue forze a quelle del Gruppo Schmalz e della Divisione Napoli, avrebbe potuto impedire che gli Alleati effettuassero un attacco vittorioso nella piana di Catania.
Nella parte centrale della Sicilia, intanto, il quartiere generale della Divisione Hermann Goering, a Caltagirone, aveva ufficialmente ricevuto la notizia degli sbarchi alleati solo attraverso la rete di comunicazioni tedesca dal quartier generale di Kesserling a Roma e tale circostanza metteva in evidenza quanto le comunicazioni tra tedeschi e italiani fossero inefficienti.
In previsione del primo scontro Conrath organizzò la Hermann Goering in due Kampfgruppen, ciascuno dei quali era un reggimento rinforzato: uno di fanteria pesante, l’altro di carri armati. L’intento era di scatenare entrambe le forze contemporaneamente contro la 1^ e la 45^ Divisione. A questo primo stadio della campagna di Sicilia la divisione era mediocre, godeva di una fama immeritata ed esagerata e disponeva di un gruppo di comando nel complesso inetto, cosa che spinse von Senger a lamentarsi del fatto che fosse stato affidato l’intervento nella Sicilia alla Goering invece che alla 15^ Divisione Panzer Grenadier, meglio addestrata e guidata.
Carri armati e fanteria non erano abituati ad agire congiuntamente e i capi della Hermann Goering sembravano non capire quanto fosse necessaria quella cooperazione su un terreno che, per la maggior parte, era del tutto inadatto a una guerra corazzata.
I tedeschi presto scoprirono che la Sicilia era poco adatta agli ingombranti carri armati Tiger  del peso di sessanta tonnellate, che avevano difficoltà a muoversi.
All’insaputa dei comandanti tedeschi, una forza italiana proveniente dal XVI Corpo d’Armata, chiamata Gruppo Mobile E, era già più avanti della Hermann Goering, pronta a lanciare un contrattacco dalla direzione di Niscemi. Anche il comandante italiano aveva diviso le sue forze in due elementi. Uno doveva partire da Niscemi diretto alla volta del campo di aviazione di Ponte Olivo e poi continuare verso sud lungo la strada 117 che conduceva direttamente all’estremità nord-est di Gela. L’altro aveva l’ordine di trasferirsi a sud lungo la stessa via secondaria che portava al raccordo con il Piano Lupo che Conrath aveva scelto per la sua forza di carri armati. Non solo il Gruppo Mobile E e la Hermann Goering non erano l’uno al corrente della presenza dell’altro, ma alcuni degli uomini della 82^ Aerotrasportata erano certi di essere attaccati dai tedeschi. La prima forza nemica a lanciarsi all’assalto sulla strada di Niscemi intorno alle nove fu l’elemento sinistro del contrattacco a tenaglia del Gruppo Mobile E contro Gela.
Il tenente di vascello C.G. Lewis, che stava volando su un aereo leggero da osservazione partito dall’incrociatore Boise , scorse per primo il Gruppo Mobile E intorno alle nove a circa 5 Km dal nodo stradale di Piano Lupo. Alle 9.10 il tenente di vascello Lewis chiamò in aiuto il cannoneggiamento navale del Boise. Questo è confermato dal rapporto compilato nel dopoguerra dall’Ufficio Storico dell’esercito italiano che afferma che il comandante del gruppo Mobile E divise a metà il suo contingente di carri armati leggeri (circa trentadue Renault da dieci tonnellate, sedici carri armati da tre tonnellate e parecchi carri armati più piccoli risalenti alla Prima guerra mondiale). Un altro cannoneggiamento navale fu richiesto per appoggiare il 16° di fanteria che si era lasciato le spiagge alle spalle e stava avanzando nell’interno per congiungersi con i parà sulla strada per Niscemi e alla “Y”.
Quando il Gruppo Mobile E scatenò il suo attacco a ovest, un battaglione della Divisione Livorno incominciò ad avanzare verso Gela. L’attacco italiano contro Gela fu duramente respinto dalla X Force di Darby. La parte destra dalla tenaglia del Gruppo Mobile E penetrò a Gela da Ponte Olivo e, per quanto disgregato dai cannoni navali, il grosso dei suoi carri armati leggeri riuscì ad entrare intatto nella città.
Nell’ambiente urbano, il battaglione della Divisione Livorno, che era considerata la migliore unità italiana in Sicilia, fu fatto a pezzi mentre avanzava in una formazione da sfilata secondo i canoni del combattimento del XIX secolo. Le pattuglie più tardi ispezionarono il luogo della carneficina e trovarono i corpi e l’equipaggiamento disseminati per una larga area del campo di battaglia.
Con un ritardo di cinque ore sul momento stabilito, la Divisione Hermann Goering lanciò infine il suo contrattacco verso le spiagge e verso Gela. La task force di carri armati pesanti che si dirigeva verso sud lungo la strada di Niscemi si scontrò con le truppe della 1^ Divisione e della 82^ Aerotrasportata a Piano Lupo, mentre la Task force orientale di fanteria pesante abbandonava il suo punto di raduno a ovest di Biscari con l’ordine di attraversare il fiume Acate e di attaccare Piano Lupo da est. Nonostante le truppe della Hermann Goering fossero in numero superiore, non avevano nulla da contrapporre alla cortina d’acciaio fornita dagli incrociatori e dai cacciatorpediniere statunitensi alla fonda del golfo di Gela.
A est la task force della Hermann Goering ebbe uno scontro frontale con il 1° Battaglione del 180° reggimento di fanteria del tenente colonnello William H. Schaefer, appoggiato da alcuni parà dispersi che si erano uniti al suo battaglione. La task force tedesca aveva da tempo perduto il contatto con Conrath e non sapeva quale fosse la situazione a ovest. Nella battaglia che seguì, una forza americana di gran lunga inferiore arrestò l’avanzata tedesca, in notevole misura grazie al fatto che i Tiger d’appoggio non erano in condizione di manovrare sul terreno a terrazze su cui sorgevano intricati gruppi di ulivi.
Dopo la terribile batosta che le forze tedesche avevano rimediato dagli uomini di Schaefer, Conrath mandò il suo capo di Stato maggiore a indagare sulle truppe della task force tedesca, e l’ufficiale scoprì che non solo uno dei due battaglioni di fanteria era stato tenuto inspiegabilmente di riserva ma che i carri armati e la fanteria non aveva collaborato fra loro. Sotto il suo pungolo, la forza si raggruppò  e incominciò un nuovo attacco che ebbe la meglio sugli americani. Schaefer e la maggior parte dei suoi uomini furono catturati  e quelli che riuscirono a fuggire furono costretti alla ritirata verso le alture costiere.
Se le forze combinate tedesca e italiana fossero state capaci di coordinare i loro attacchi e di colpire la 1^ Divisione intorno alle nove, i risultati sarebbero stati molto diversi.
Sul fronte orientale, la mattina del 12 luglio Guzzoni con costernazione scoprì che le difese dell’area delle fortificazioni di Siracusa erano ignominiosamente crollate e che lo sfacelo si era rapidamente allargato in direzione di Augusta. Rossi non era stato in grado di allestire qualcosa che assomigliasse a un’efficace reazione contro la rapida avanzata inglese. La 5^ Divisione si era scontrata con una parte del Gruppo Schmalz vicino a Priolo sulla provinciale Siracusa-Augusta, ma i tedeschi non erano stati capaci di fare qualcosa di più consistente che ritardare l’avanzata inglese. In tre giorni l’VIII Armata aveva catturato tutta la Sicilia sudorientale , dando credito all’aspettativa che la campagna potesse costituire solo una passeggiata.  Il XXX Corpo d’Armata aveva liberato la penisola di Pachino dalla scarsa resistenza rimasta. La 23^ Brigata corazzata sotto il controllo della 51^ Divisione al crepuscolo del 12 luglio si trovava già alle porte di Vizzini. Montgomery, dopo i successi riportati nelle giornate precedenti, decise di  sviluppare lo sforzo dei due corpi d’armata su due direttrici divergenti; in particolare il XXX corpo, avanzando verso Enna, avrebbe dovuto chiudere l’accerchiamento delle forze dell’Asse impegnate a contrastare l’avanzata della 7^ Armata del Gen. Patton. Il XIII corpo, dal canto suo avrebbe velocemente continuato la propria avanzata verso Catania e Messina per bloccare l’unica via di scampo dall’isola.
Dopo il fallimento del contrattacco sulla città di Gela, il Gen. Guzzoni  ordinò alla Divisione Hermann Goering di prendere contatto con la Divisione Napoli, pesantemente provata dallo scontro con le truppe Alleate. Tuttavia, l’unità tedesca, impegnata intensamente dalle truppe statunitensi, non poté effettuare tale ricongiunzione e nella giornata del 13 luglio, le forze inglesi, che ormai avevano superato l’allineamento Siracusa-Palazzolo Acreide, catturarono il Gen. Gotti-Porcinari, comandante della Div. Napoli, con tutto il suo comando.
Dopo quest’ennesimo successo, tuttavia, la marcia trionfale degli inglesi subì una momentanea battuta di arresto. Infatti, la città di Vizzini, che doveva essere conquistata il 13 luglio dalla 51^ Div., grazie alla resistenza del Battaglione esplorante della Hermann Goering, fu presa solo nella notte fra il 14 e 15 luglio, quando le forze tedesche erano ormai arretrate. Nel frattempo,  Montgomery, decise di dare maggiore spinta alla sua manovra, utilizzando la combinazione dell’attacco  dall’aria, mare e terra e attuando il piano FUSTIAN.


[i]Col senno di poi alcuni rimproverarono a Montgomery di non aver sbarcato da subito a Messina, evitando che vi si arrivasse faticosamente solo dopo 38 giorni e consentendo all’Asse di ripiegare in forze sulla costa calabra. Tuttavia Montgomery si aspettava una resistenza accanita delle forze dell’Asse, come aveva già sperimentato in Tunisia, favorita per di più in questo caso dalla situazione orografica.  Un'altra remora per lo sbarco in Sicilia era il ricordo dell’insuccesso subito a Gallipoli nel 1915, ed il conseguente timore che o stretto di Messina replicasse quello dei Dardanelli.

martedì 4 febbraio 2020

La Campagna di Sicilia. La Battaglia del Ponte di Primosole. Avvenimenti 3


(1)    Di azione e di guerra psicologica
Le unità italiane erano composte per la maggior parte da siciliani, una precisa scelta degli alti comandi. Si pensò, infatti, che questi avrebbero combattuto con maggiore impeto per difendere la propria isola. Si sottovalutò però il fatto che l'età media dei soldati era piuttosto alta e che la maggior parte di essi era sposata. A ciò si aggiunge uno scarso addestramento ed il fatto che a guidarli c'erano per lo più ufficiali della riserva.
Le maggiori defezioni riguardarono soprattutto le unità costiere, dopo aver sparato pochi colpi contro il nemico, i reparti si sbandarono arrendendosi al nemico o ritirandosi nell'entroterra. Le unità dell'esercito si comportarono meglio.

c.   Considerazioni riepilogative
(1)    Correlazioni fra intendimenti e possibilità
Per quanto riguarda il Gen. Patton e il Gen. Montgomery, la credibilità dei loro intendimenti era commisurata alle forze messe in campo. L’importanza del ponte di Primosole per l’avanzata e gli sforzi puntati sulla zona dagli alleati significava la correlazione che gli alti comandanti vedevano nell’impiego delle forze disponibili per un così importante risultato. Per quanto riguarda invece gli intendimenti dell’Asse, Mussolini, parlando ai suoi gerarchi, si scagliò contro i fautori della pace e ipotizzando un eventuale sbarco in Sicilia disse:  “non appena questa gente tenterà di sbarcare, sia congelata su quella linea che i marinai chiamano bagnasciuga”  (discorso detto del "bagnasciuga", reso pubblico 6 giorni dopo). Egli evidentemente non aveva chiaramente il polso di dove stava versando la situazione e che non vi sarebbe stata possibilità di contenimento.
Il 17 agosto del 1943 alle 10,15 le truppe del Gen. Patton entrano a Messina: la conquista dell’isola è stata portata a termine in soli 39 giorni, i Tedeschi, tuttavia, sono riusciti a trasbordare sul continente buona parte dei loro uomini con l’equipaggiamento, nonostante la supremazia aerea e navale alleata.
(2)    Rapporti di potenza fra le Parti contendenti
Le forze contrapposte erano sulla carta di consistenza quasi pari, la Sesta Armata italiana (Generale Alfredo Guzzoni) poteva contare su circa 220.000 uomini, di cui solo 170.000 dei combattenti. Le grandi unità italiane erano inoltre carenti sotto tutti i punti di vista (armamento e motorizzazione soprattutto), e molte erano le unità costiere prive di armamento pesante. Alcune eccezioni erano costituite da un battaglione di artiglieria semovente aggregato alla Divisione Livorno, con il suo carico di semoventi da 90/53,in grado di mettere fuori combattimento qualunque mezzo corazzato alleato. Il corpo d'armata tedesco, forte di 30 000 uomini circa, aveva a sua volta alcuni carri armati Tigre, e a differenza degli italiani era perfettamente equipaggiato.
Le forze dell'asse in Sicilia comprendevano quindi l'Armata del Generale Guzzoni e il 14° Panzer Korps del Tenente Generale Hube (Panzer Division Hermann Goering e 15a Panzer Grenadier).