Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960

Master di 1° Livello  in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960
Iscrizioni aperte. Info www.unicusano.it/master

Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944

Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944
Società Editrice Nuova Cultura, Roma 2014, 350 pagine euro 25. Per ordini: ordini@nuovacultora.it. Per informazioni:cervinocause@libero.it oppure cliccare sulla foto

Cerca nel blog

giovedì 29 febbraio 2024

ANNESSO - ALBO D'ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI, ANNO ii, N. 2 FEBBRAIO 2024, , 1 MARZO 2024

 

ANNESSO

A: BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

Situazione bimestrale dello stato di sviluppo, approntamento e finalizzazione de:

ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI

Email: albodoro@istitutonastroazzurro.org

ANNO II, N. 2, Febbraio - 2024, 1 Marzo 2024

 

II/2/151. La decodificazione di questi numeri è la seguente: I anno di edizione dell’annesso, 1 il mese di edizione di INFOCESVAM –ANNESSO ALBO D’ORO, 01, il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi, riferita ad ogni Federazione/Provincia citata o altra notizia. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione del ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI”. Questo ANNESSO trova come naturale complemento la piattaforma www.cesvam.org.

1I/2/152. Provincia di Bolzano. Alla data odierna è estato realizzato l’export su programma exelles dei dati inseriti per l’iniziale controllo. Utente Claudio Fiori

II/2/153. Provincia di Padova Albo d’Oro del Veneto Preso contatto con il Presidente della Federazione  nel 2023, che ha mostrato disponibilità. Nel mese di Febbraio si prenderà contatto per avviare le prime procedure di esecuzione

II/2/154 Provincia di Parma (49). La Sig.ra Bottoni ha completato l’inserimento dei Decorati. Predisposto la export di arma. Controllo ed utilizzo dei dati disponibile

II/2/155 Decorati di Casa Savoia. Sono Stati inseriti i componenti di Casa Savoia fino al 1933. Fonte Albo d’Oro Torino. Progetto di predisporre la procedura export per il successivo controllo

II/2/156 Alla data del 29 febbraio 2024 gli inserimenti totali per Utente, le principali variazioni sono. R. Bottoni (2672), M. Brutti (472), C.M. Magnani (4521), S. Marsili (206), C. Mastrantonio (1446), R Quintili (11155), P. Tomasini (3206), W. Vignola (492)

II/2/157 Provincia di Macerata. Alla data odierna è estato realizzato l’export su programma exelles dei dati inseriti per l’iniziale controllo. Utente Mario Brutti

II/2/158 Provincia di Pavia (50) Albo d’Oro della Lombardia. Salvo nuovi elementi acquisti questa provincia sarà presa in esame per le fonti e l’inserimento dati nel 2025

II/2/159 Provincia di Frosinone (86). Tramite Presidente Sezione di Formia. Il Sig. Maddalena ha dato la raccolta dei Decorati della provincia su supporto exelles. Inviato Homepage.

II/2/160 Provincia di Fermo Alla data odierna è estato realizzato l’export su programma exelles dei dati inseriti per l’iniziale controllo. Utente Massimo Coltrinari

II/2/161 Provincia di Savona (83). Albo d’Oro della Liguria. Utente Dott. Niccolò Paganelli. Inserimenti alla data odierna 32.

II/2/162 Alla data del 29 marzo 2024 gli inserimenti totali per Utente, le principali variazioni sono. Monica Apostoli ((763), Giovanni Riccardo Baldelli (173), Alessia Biasiolo (1055), Osvaldo Biribicchi (8), Massimo Coltrinari (322), Claudio Fiori (256), Fabio Lombardelli (60), Giorgio Madeddu (254)

II/2/163 Provincia di Udine (77). Albo d’Oro del Veneto Salvo nuovi elementi acquisti questa provincia sarà presa in esame per le fonti e l’inserimento dati nel 2025

II/2/164 Roberto Orioli sta predisponendo la maschera per il sito dell’Albo d’Oro nazionale dei decorati al valor militare italiani e stranieri dal 1793 ad oggi. Alla data odierna il titolo del sito in forma sintetica risulta essere “www.albodorocombattenti@istitutonastroazzurro.org”

II/2/165 II/2/166 Guida all’inserimento dati. Periodo Storico. Paola Tomasini suggerisce di inserire accanto  alla dizione della guerra anche l’anno di svolgimento. Esempio Guerra di Libia 1911-1912; Guerra d’Etiopia 1936-1937, Guerra di Spagna (1936-1939). Si provvede.

II/2/167-Provincia di Cuneo (84). Albo d’Oro del Piemonte Non vi sono fonti disponibili. Nell’orbita di Asti. Utente Marco Montagnani. Inserimento dati eventuale nel 2025

II/2/168 Paola Tomasini e Laura Monteverde nel periodo di febbraio sono state impegnate ad inserire i dati sulla base dell’Albo d’Oro di Milano. Mario brutti sul albo d0ro disponibile della provincia di Macerata, Claudio Fiori sull’Albo d’oro della  Federazione di Bolzano e Merano

II/2/169 Provincia di Pistoia. Alla data odierna è estato realizzato l’export su programma exelles dei dati inseriti per l’iniziale controllo. Utente Paola Tomasini

 

 

II/2/170. Claudio Fiori, utente della provincia di Bolzano ha inserito tutti i nominativi dell’Albo d’oro di Bolzano e Merano che ammontano ad oltre 2050 nominativi. E’ risultato che nato nella provincia di Bolzano sono solo una decina. Sono in corso le valutazioni su questi dati

II/2/171 Provincia di Piacenza.(54) Albo d’Oro dell’Emilia Romagna Salvo nuovi elementi acquisti questa provincia sarà presa in esame per le fonti e l’inserimento dati nel 2025

II/2/172 Guida all’inserimento dati. Aggiornamento. Laura Monteverde suggerisce di inserire nel campo “Riferimento di Legge” la dizione “non disponibile. Si provvede

II/2/173 Albo d’Oro della Sicilia. Salvo nuovi elementi acquisti questa provincia sarà presa in esame per le fonti e l’inserimento dati nel 2025

II/2/174 Alla data del 1 novembre 2023 gli inserimenti per assegnazioni totali sono stati 14.483, alla data del 1 dicembre 2023 16168, alla data del 1 gennaio 2024 sono 18180, alla data del 1 febbraio 2024 sono 20123 , alla data del 1 marzo 2024  21847 per un totale di 18106 Decorati

II/2/175 - – Prossimo INFOCESVAM – ANNESSO PER ALBO D’ORO sarà pubblicato il 1 marzo 2024.  precedenti numeri di Infocesvam (dal gennaio 2023) ANNESSO  sono,  pubblicati su www.cesvam.org e sul sito dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM e sui blog: www.associazionismomilitare e su www.valoremilitare.org. Dal gennaio 2024 L’ANNESSO  al Bollettino Infocesvam ha cadenza mensile ed uscirà in modo autonomo. Prossima edizione di  INFOCEVAM – ANNESSO II/3 Marzo 2024 1 Aprile 2024

(a cura di massimo coltrinari)

martedì 20 febbraio 2024

Il Processo di Tokyo 1946-1948


 

Il processo di Tokyo rappresenta un naturale controaltare al processo di Norimberga. Il 3 maggio 1946, si insedia  a Tokyo il Tribunale Militare per l’Estremo oriente. Undici sono le nazioni partecipanti ciascuna con un proprio rappresentante: Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia, Unione Sovietica, Cina, Francia Canada, Paesi bassi, Nuova Zelanda, India e Filippine.

I capi di accusa per il processo sono uguali a quelli di Norimberga: crimini contro la pace, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Ma il profilo operativo del processo ha delle precise connotazioni. Il Tribunale Militare  giudicherà solo gli individui responsabili di crimini contro la pace. Lascerà alle nazioni i cui territori sono stati invasi dal Giappone la possibilità di giudicare, ed eventualmente condannare, individui accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Sotto accusa è la politica aggressiva ed imperialistica del Giappone dal 1931 al 1945 e per questo sono incarcerati e tradotti nella prigione di Sagomo  a Tokyo oltre 250 persone. Tra queste sono individuate i 28 imputati che si dovranno presentare e rispondere al Tribunale Internazionale.  Sono per lo più militari e diplomatici. Tutti hanno avuto un ruolo primario nella politica giapponese. Oltre a Hirota Koki, Tojo Hideki, il principe Konoe Fuminaro, che si suiciderà prima dell’inizio del processo, , nella lista degli impatati figura Okawa Shumei, che viene considerato uno dei massi responsabili, come ideologo, indiretti delle violenze della guerra di agrressione giapponese.

In cima alla lista ci dovrebbe essere l’imperatore Hiro Hito: la formula di questa assenza è individuta nel fatto che teoricamente era un monarca costituzionale e quindi “irresponsable” nelle decisioni prese dal governo; in realtà il non mettere sotto accusa l’imperatore deriva da un preciso accordo tra Alleati e Giappone al momento della resa. Sarebbe stata un onta, quasi un aprire il vaso di pandora in termini di ribellione e resistenza da parte del popolo giapponese se avesse assistito al processo di un Imperatore che era considerato quasi un semidio.. Capofila degli imputati rimase il generale Tojo Hideki, che dal 1941 al 1944 fu uno dei maggiori artefici della conduzione della guerra del Giappone.

 

Il Tribunale Internazionale fu presieduto dal giudice Willian Webb, di formazione anglosassone, ma australiano di nazionalità. Gli altri giudici sono i rappresentanti dei Paesi che hanno subito le violenze giapponesi.

 

La difesa degli impuati è basata, nella sostanza, nel fatto che le decisioni erano prese in seno al Governo, in modo collegiale, e che nessuno di loro avrebbe potuto opporre una qualsiasi resistenza alle decisioni del governo stesso. E’ una difesa che in pratica riverbera quella degli imputati di Norimberga ( gli ordini dovevano essere eseguiti). 

Il dibatto è seguito con molta enfasi dalla stampa internazionale, soprattutto da parte di quella statunitense; a tratti il processo pare una vera a propria sottolineatura del ruolo dei vincitori.

I testimoni ascoltati sono 419, mentre vengono raccolte oltre 800 deposizioni. I documenti acquisiti agli atti sono circa 4300, mentr eil processo verbale consta di circa 48.000 pagine.  Le udienze terminano il 16 aprile 1948, le sentenze vengono emesse il 12 novembre dello stesso anno, in un mondo che ormai ha capito che la guerra conclusa anni prima non ha risolto praticamente nulla e nuovi venti di guerra si profilano all’orizzonte.  Tutti gli accusati, ad eccezione di due, sono considerati colpevoli. 7 vengono condannati alla pena di morte, mentre i rimanenti all’ergastolo. La sentenza finale è raccolta in un volume di 1218 pagine.

 

Non vi è spazio per approfondire l’azione parallela e seguente alla attività del Tribunale Internazionale di Tokyo.  Nei territori occupati dal Giappone gli individui accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità perseguiti dalla Giustizia nazionale del paese invaso, saranno 5700, di cui 920 saranno condannati, con sentenza eseguita, a morte.

In generale, suddivisi in Criminali di categoria A, B,C, saranno oltre 200.000 glaccusati che verranno sottoposti a provvedimenti di vario genere, in una gamma che va dalla pena capitale alla epurazione dai pubblichi impieghi.

 

Il valore del processo di Tokyio, come quello di Norimberga sta nel fatto, più volte sottolineato che  un Governo o un vertice politico può essere chiamato a rispondere delle sue azioni. Questo ha avuto un significato rilevante in Europa, ma ancor più in Giappone, ove i governanti quasi erano sfiorati dalla concezione religiosa in cui si ammantava l’imperatore.

 

Il processo di Norimberga ed il processo di Tokyo, come ebbe a dichiare il capo degli accusatori a Norimberga Robert Jackson , avevano l’aspirazione di “apparire ai postei come l’adempimento dell’aspirazione una man alla giustizia”. In parte questa aspirazione è andata delusa, in virtù della violazione dei principi della irretroattività della legge penale e della giustizia uguale per tutti . Altro aspetto controverso il fatto che sia a Norimberga che a Tokyo fu sollevata dalla difesa la questione della giustizia dei vincitori sui vinti. E’ facile constatare che nessun processo per crimini di guerra e contro l’umanità fu intentato a carico degli Alleati.

 

Ma i processi di Norimberga e di Tokyo, pur nelle loro limitazioni giuridiche  e limitazioni certamente censurabili, sono processi che, forse, erano il meglio che la Comunità Internazionale in quel momento storico potesse esprimere hanno però una loro valenza ed hanno lasciato una eredità degna di Nota.

Due i punti fondamentali di questa eredità: l’ordine superiore non libera nessuno dalla propria responsabilità penale; la legittimazione della giurisdizione penale universale.

Dai processi di Norimberga e Tokyo si potevano, però, trarre ammaestramenti che sono stati ignorati nei decenni successivi: il fattore tempo ed il fattore luogo . Norimberga durò meno di un anno,  Tokyo poco più di due anni. I processi si svolsero lì dove aveva un significato: a Norimberga furono emanate nel 1935 le leggi sul sangue e sull’onore tedesco, simbolo del potere e del programma nazista.

 

Processi che hanno aiutato a superare “il passato che non passa” in Germania e in Giappone, che hanno inciso nella coscienza storica di una Nazione e che hanno evidenziato  la necessità di riflettere su certe ideologie e soprattutto che si pongono come una barriera al rifiorire di simili ideologie e quindi di rivivere le violenze che hanno prodotto.  Processi utili alla Nazione. Al contrario dell’Italia, in cui la cosiddetta” mancata Norimberga italiana” ha generato revisionismi, negazionismi e rifioriture  di tutte le risme, come se i disastri le violenze i lutti e il loro corollario che hanno marchiato due generazioni  fosse passato inutilmente.

sabato 10 febbraio 2024

Considerazioni sulla Battaglia di Montelungo 8 dicembre 1943

 

La battaglia di Monte Lungo rappresenta un caso singolare nel panorama delle operazioni belliche della Campagna d’Italia in considerazione delle particolari circostanze che hanno caratterizzato l’intervento del 1° raggruppamento meccanizzato.

L’Italia disorientata dall’armistizio, lo sbando delle Forze Armate, la spaccatura del Paese e l’inizio della sanguinosa guerra civile forniscono un quadro desolante dell’Italia della fine del 1943.

Il 1° raggruppamento costituisce lo specchio del contesto storico del periodo: una unità costituita in poco tempo, sicuramente poco omogenea che raccoglieva personale non solo di differente provenienza geografica ma anche di differente impostazione politica e dalla estrema variegata estrazione culturale. Un gruppo quindi poco amalgamato, scarsamente addestrato e dotato di un equipaggiamento carente e inadeguato alla specifica missione.

La singolarità dell’evento, dunque, non risiede tanto nelle criticità operative, tipiche di un qualunque fatto d’armi, ma dalle particolari “condizioni” in cui versava il raggruppamento italiano e dal contesto storico di riferimento.

L’analisi delle operazioni condotte, infatti, pone in evidenza aspetti operativi già noti che non forniscono spunti innovativi in termini di lessons learned. Si tratta, in buona sostanza, di nozioni consolidate quali:

-     l’importanza della funzione informativa per una conoscenza adeguata sia della componente avversaria che della propria in termini di vulnerabilità e capacità;

-     la necessità di definire un centro di gravità accessibile, misurabile, effettivo;

-     la priorità del coordinamento nelle azioni combined;

-     l’importanza degli assetti di supporto al combattimento (in primo luogo quello dell’artiglieria);

-     la flessibilità, quale elemento indispensabile per fronteggiare gli imprevisti e rispondere agli scostamenti tra pianificazione e condotta.

La peculiarità dell’evento, tale da presentarlo quale un case study di estremo interesse, risiede, invece, nella unicità del raggruppamento e del quadro storico in cui è inserito che evoca un possibile parallelismo con alcuni teatri operativi attuali, e in particolare con quelli dell’Afghanistan e dell’Iraq. In entrambi i casi, infatti, il collasso del tessuto politico e sociale ha reso necessaria la “rifondazione” dell’apparato militare. Nelle attuali crisis response operations emergono, infatti, le medesime problematiche di allora: l’eterogeneità culturale delle forze armate locali in via di costituzione e la conseguente difficoltà di integrazione nelle circostanze del contesto bellico.

Come nelle file del raggruppamento erano presenti ex repubblichini e monarchici, così l’attuale esercito iracheno è alimentato anche da ex militanti nella Guardia Repubblicana con analoghe conseguenze in termini di crisi di identità e di orientamento. Esempio concreto di tale realtà è la presenza all’interno del gruppo di lavoro del Tenente Colonnello iracheno Khalid Abdul Sattar Abdul Jabbar, ex appartenente alla Guardia Repubblicana di Saddam Hussein e tuttora inquadrato nell’ambito di una nuova struttura organizzativa dedicata all’addestramento delle nuove Forze Armate irachene.

Il caso Monte Lungo può, altresì, rappresentare un contributo di conoscenza e di cultura militare ed un esempio e riferimento duraturo per il “personale alle armi”, per non dimenticare il sacrificio di coloro che hanno scritto una delle pagine più pregnanti della nostra recente storia.

Proprio a Monte Lungo, infatti, nacque il Corpo Italiano di Liberazione, che fu in linea dal febbraio 1944 al settembre 1944, e che permise di far conseguire lo status di reale cobelligeranza all’Italia. A Monte Lungo si accese la prima scintilla di quella vivida fiamma che si propagò per tutto il paese illuminando gli animi di una nuova luce di speranza e sacrificio: la fulgida luce della resistenza. Monte Lungo, infine, dissipate in parte le diffidenze alleate, permise all’Esercito Italiano di reinserirsi nella lotta e di dare il proprio contributo di sangue per la liberazione del Paese.

Al 1° raggruppamento motorizzato si sostituì un nuovo 1° raggruppamento, adatto alla guerra di montagna, con un organico che raggiunse inizialmente i 10.000 uomini. Successivamente, nel marzo del 44, si ampliò a 25.000 uomini ed assunse il nome di Corpo Italiano di Liberazione. Da tale realtà presero vita sei gruppi di combattimento, Cremona, Friuli, Folgore, Legnano, Mantova e Piceno che contribuirono attivamente alla liberazione del Paese.

Il testo scritto sulla lapide del Gen. Utili, tumulato nel cimitero militare di Monte Lungo, esemplifica quei sentimenti di onore e di lealtà da tenere come chiaro monito per gli Ufficiali di domani:

 

"Sono fiero di avervi comandato: é stata la maggior fortuna morale, soprattutto, della mia carriera. Mi duole separarmi da voi, vorrei seguirvi sempre da vicino e palpiterò sempre per i vostri colori. D'altronde che io ci sia o mi allontani, non importa. Viva la ‘Legnano’ che il destino portò nella Puglia ai primi di settembre del quarantatre perchè rialzasse, sola, il vessillo della riscossa. A questa 'Legnano' cui ebbi l'onore di appartenere offro, oggi, in umiltà di gregario, il mio atto di amore e di gratitudine infinita".