Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960

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Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944

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sabato 15 febbraio 2020

La Campagna di Siclia. La Battaglia del ponte di Primosole. La situazione particlare 2


L’ambiente operativo
Il ponte di Primosole era senza dubbio il più importante dei tre ponti identificati come “key terrein” dal piano Husky. Era costruito in ferro e la statale 114 lo raggiungeva da sud-ovest; a sud del fiume il canale Benante e il fiume Gornalunga costituivano un ostacolo naturale all’avanzata verso la piana di Catania. Intorno al fiume diversi uliveti e aranceti rappresentavano dei ripari naturali all’interno dei quali le truppe di entrambi gli schieramenti potevano trovare facile riparo. A sud del ponte era situata la collinetta di S. Demetrio che dominava il ponte e sulla sommità della quale, all’interno di due masserie, erano collocate due batterie di cannoni da 149/35. Leggermente a sud-ovest della collina era stato piazzato il campo trincerato di bivio Iazzotto all’incrocio tra le statali 114 e 385 proveniente da Caltagirone; a nord del ponte il torrente Buttaceto era allora poco più di un fossato, ma era profondo e stretto. “Sembrava fatto apposta per fermare l’avanzata dei carri armati”[i].
L’area in cui si svolse la battaglia era una zona collinare scarsamente popolata. I vigneti e gli uliveti che circondano la zona erano al centro di masserie, abitazioni coloniche che erano abitate da contadini, che, una volta evacuate, potevano servire da ricovero o da nascondiglio per le truppe che si fronteggiavano. I centri abitati di rilievo nei dintorni erano costituiti da Lentini, posta a sud-ovest del ponte e da cui proveniva la S.S.114, presa dalle forze inglesi la mattina del 14 luglio, e, ovviamente, da Catania, a nord del ponte, che costituiva il vero obiettivo dell’offensiva delle truppe dell’8^ Armata, nella marcia di avvicinamento a Messina. Il ponte di Primosole avrebbe, infatti, garantito l’accesso alla piana di Catania per gli Alleati che avevano, quindi la necessità di  catturarlo integro per consentire il passaggio delle truppe e soprattutto dei mezzi corazzati verso nord.

c.   I piani operativi
Il piano operativo inglese prevedeva degli aviolanci nella notte tra il D-1 (9 luglio ’43) al D+1 per catturare i tre ponti che avrebbero consentito il passaggio al grosso delle truppe verso la piana di Catania. Per il ponte di Primosole, l’incarico fu assegnato alla 1^ divisione aviotrasportata britannica che  comprendeva la 1ª Brigata Paracadutisti, articolata su tre battaglioni, appoggiata da cannoni anticarro trasportati da alianti. Il piano (denominato operation Fustian) prevedeva che quaranta minuti prima dell’attacco, si doveva effettuare un lancio di fantocci su Catania per ingannare il nemico; successivamente, trenta minuti prima dell’attacco due plotoni del terzo battaglione avrebbero dovuto lanciarsi su una batteria antiaerea situata a nordovest del ponte e neutralizzarla e, contemporaneamente una compagnia di pathfinder avrebbe dovuto segnalare agli alianti in arrivo le zone di atterraggio. Dieci minuti dopo, due plotoni del 1° battaglione paracadutisti e la compagnia genio avrebbero dovuto lanciarsi su due zone designate, a nord e sud del ponte, provvedendo a sminarlo. A distanza di venti minuti l’intera Brigata si sarebbe lanciata cercando di raggiungere i seguenti obiettivi: il 1° e il 3° battaglione avrebbero dovuto prendere posizione a nord del ponte e stabilire una testa di ponte; il 2° battaglione, invece, avrebbe dovuto catturare le due batterie sulla sommità della collina e il campo trincerato, denominati rispettivamente Johnny 1, 2 e 3. Dopo due ore sarebbero atterrati gli alianti che avrebbero trasportato i pezzi di artiglieria e le jeep necessarie alla movimentazione dei pezzi e del personale.
Le truppe dell’Asse, invece, imperniate sulle truppe italiane della Divisione di fanteria “Napoli”, erano state rinforzate nella mattina del 13 luglio dalle truppe tedesche della 1a Divisione paracadutisti, i cosiddetti “Diavoli verdi”. In particolare un battaglione mitraglieri era stato disposto in un aranceto a sud del fiume e appena a nord del campo trincerato per coprire il lato sinistro della statale 114 da cui ci si aspettava l’arrivo delle truppe inglesi.



[i]Marcon T., su “La Sicilia” del 21 luglio 2003

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