L’ambiente
operativo
Il ponte di Primosole
era senza dubbio il più importante dei tre ponti identificati come “key terrein” dal piano Husky. Era
costruito in ferro e la statale 114 lo raggiungeva da sud-ovest; a sud del
fiume il canale Benante e il fiume Gornalunga costituivano un ostacolo naturale
all’avanzata verso la piana di Catania. Intorno al fiume diversi uliveti e
aranceti rappresentavano dei ripari naturali all’interno dei quali le truppe di
entrambi gli schieramenti potevano trovare facile riparo. A sud del ponte era
situata la collinetta di S. Demetrio che dominava il ponte e sulla sommità
della quale, all’interno di due masserie, erano collocate due batterie di
cannoni da 149/35. Leggermente a sud-ovest della collina era stato piazzato il
campo trincerato di bivio Iazzotto all’incrocio tra le statali 114 e 385
proveniente da Caltagirone; a nord del ponte il torrente Buttaceto era allora
poco più di un fossato, ma era profondo e stretto. “Sembrava fatto apposta per
fermare l’avanzata dei carri armati”[i].
L’area in cui si
svolse la battaglia era una zona collinare scarsamente popolata. I vigneti e
gli uliveti che circondano la zona erano al centro di masserie, abitazioni
coloniche che erano abitate da contadini, che, una volta evacuate, potevano
servire da ricovero o da nascondiglio per le truppe che si fronteggiavano. I
centri abitati di rilievo nei dintorni erano costituiti da Lentini, posta a
sud-ovest del ponte e da cui proveniva la S.S.114, presa dalle forze inglesi la
mattina del 14 luglio, e, ovviamente, da Catania, a nord del ponte, che
costituiva il vero obiettivo dell’offensiva delle truppe dell’8^ Armata, nella
marcia di avvicinamento a Messina. Il ponte di Primosole avrebbe, infatti,
garantito l’accesso alla piana di Catania per gli Alleati che avevano, quindi
la necessità di catturarlo integro per
consentire il passaggio delle truppe e soprattutto dei mezzi corazzati verso
nord.
c. I piani operativi
Il piano operativo
inglese prevedeva degli aviolanci nella notte tra il D-1 (9 luglio ’43) al D+1
per catturare i tre ponti che avrebbero consentito il passaggio al grosso delle
truppe verso la piana di Catania. Per il ponte di Primosole, l’incarico fu
assegnato alla 1^ divisione aviotrasportata britannica che comprendeva la 1ª Brigata Paracadutisti,
articolata su tre battaglioni, appoggiata da cannoni anticarro trasportati da
alianti. Il piano (denominato operation Fustian) prevedeva che quaranta minuti
prima dell’attacco, si doveva effettuare un lancio di fantocci su Catania per
ingannare il nemico; successivamente, trenta minuti prima dell’attacco due
plotoni del terzo battaglione avrebbero dovuto lanciarsi su una batteria
antiaerea situata a nordovest del ponte e neutralizzarla e, contemporaneamente
una compagnia di pathfinder avrebbe dovuto segnalare agli alianti in arrivo le
zone di atterraggio. Dieci minuti dopo, due plotoni del 1° battaglione
paracadutisti e la compagnia genio avrebbero dovuto lanciarsi su due zone
designate, a nord e sud del ponte, provvedendo a sminarlo. A distanza di venti
minuti l’intera Brigata si sarebbe lanciata cercando di raggiungere i seguenti
obiettivi: il 1° e il 3° battaglione avrebbero dovuto prendere posizione a nord
del ponte e stabilire una testa di ponte; il 2° battaglione, invece, avrebbe
dovuto catturare le due batterie sulla sommità della collina e il campo
trincerato, denominati rispettivamente Johnny 1, 2 e 3. Dopo due ore sarebbero
atterrati gli alianti che avrebbero trasportato i pezzi di artiglieria e le
jeep necessarie alla movimentazione dei pezzi e del personale.
Le truppe dell’Asse, invece, imperniate sulle truppe
italiane della Divisione di fanteria “Napoli”, erano state rinforzate nella
mattina del 13 luglio dalle truppe tedesche della 1a Divisione
paracadutisti, i cosiddetti “Diavoli verdi”. In particolare un battaglione
mitraglieri era stato disposto in un aranceto a sud del fiume e appena a nord
del campo trincerato per coprire il lato sinistro della statale 114 da cui ci
si aspettava l’arrivo delle truppe inglesi.
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