(a)
Stati Uniti d’America
Gli USA nel 1943, dopo aver completato il transito
verso il modello produttivo di guerra, avevano ormai portato la capacità
produttiva dell’industria a quello che sarebbe stato il massimo livello nel
conflitto. «L’ultima automobile era
uscita dalle linee di montaggio il 10 febbraio 1942: nel 1943 al suo posto ci
sarebbero stati 30 mila carri armati, più di tre all’ora per ventiquattr’ore al
giorno e più di quanti la Germania ne costruì dal 1939 al 1945. La Rudolph
Wurlitzer Company adesso fabbricava bussole e dispositivi antighiaccio anziché
pianoforti e fisarmoniche; l’International Silver sfornava fucili automatici
invece delle posate e diversi stabilimenti di cosmetici, macchine da scrivere e
coppe per ruote costruivano, rispettivamente, rivestimenti per cartucce,
mitragliatrici ed elmetti[i]». Il sistema economico, nel medesimo
anno, avrebbe fornito anche 6 milioni di fucili, 98 mila bazooka, 648 mila
autocarri, 33 milioni di pantaloni militari in cotone, 61 milioni di paia di
calze di lana e cosi via. Le Forze Armate, parallelamente, avevano moltiplicato
il numero di mezzi ed effettivi, con un Esercito di più di 6 milioni di uomini,
un’Aeronautica aumentata del 3.500% dalla metà del 1941 e con un numero di
aerei di 86 mila nel solo ’43 e, infine, una Marina con un numero di portaerei
salito da 8 a 50[ii]. Ma quello che più
incideva era, probabilmente, la tetragona unità del popolo americano nello
sforzo bellico, sia in termini di contributo di uomini in uniforme sia di
solidarietà nazionale in Madrepatria, ove ben pochi sembravano sottrarsi alle
campagne governative di austerity
(che spaziavano dal razionamento delle fibre naturali a quello dei carburanti)
così come a quelle di raccolta di secchi metallici, stufe tagliaerba e tubetti
di dentifricio riciclati[iii].
Dal punto di vista politico-militare, il 1943 segnò,
con il Trident (nome in codice di una
conferenza anglo-americana, sulla strategia bellica tenutasi nel mese di maggio
tra il Primo Ministro britannico Winston Churchill e il Presidente degli USA
Franklin Delano Roosevelt), la data del 01 maggio 1944 per l’attacco alla
“fortezza” nazista in Europa settentrionale attraverso la Manica e,
contestualmente, il conferimento del mandato al Comandante Supremo Alleato in
Nord Africa, il Generale Dwight D. Eisenhower, di allestire, una volta
conquistata a Sicilia, qualsiasi operazione ritenuta «utile a far uscire l’Italia dalla guerra[iv]».
(b)
Gran Bretagna
Tre anni e mezzo di guerra avevano stremato il Regno
Unito. La mobilitazione nazionale (più del 12% della popolazione era già sotto
le armi) era quasi completa e - ove la guerra si fosse ulteriormente protratta
e, soprattutto, se si fosse deciso di invadere l’Europa attraverso la Manica –
si sarebbe profilata una grave carenza di uomini. «Il Paese aveva già avuto più di 100 mila caduti al fronte e migliaia di
dispersi; la marina mercantile aveva perduto 20 mila marinai e i bombardamenti
tedeschi avevano fatto 45 mila vittime[v]».
Premuto da queste evidenze, Winston Churchill si era recato nel maggio del 1943
da Roosevelt a Washington per il Trident.
In esito all’incontro, il Primo Ministro britannico tornò in Patria con la
raggiunta unanimità sull’intenzione britannica di «mantenere il Mediterraneo al centro della guerra, almeno per un anno, e
a porre come obiettivo immediato l’uscita dell’Italia dall’Asse[vi]»,
avendo fatto prevalere la scelta di aprire il fronte italiano con l’invasione
della Sicilia e, conseguentemente, vanificando il tentativo americano di
concentrare le forze nel Pacifico anziché nell’Atlantico. Dal punto di vista
economico, dei 48 miliardi di dollari di forniture belliche concesse dagli USA
agli alleati, due terzi sarebbero andati alla Gran Bretagna.
[i]Gropman A., The big L: American Logistics in World war II, Washington, National
Defense University Press, 1997, pagine 35, 54-55, 89-93 e 367, e citati da Atkinson
R., op.cit., pag. 14.
[iii]Per
inciso, la campagna governativa precisava che 60 tubetti di dentifricio
contenevano stagno sufficiente per saldare tutti i collegamenti elettrici di un
bombardiere B-17.
[iv]Messaggio,
Dipartimento della Guerra a Dwight Eisenhower, #278, 26 maggio 1943,
cablogrammi CCS, OCHM, NARA RG 319, 270/19/6/3, box 243 (citato da Atkinson R.,
op.cit., pag. 28).
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