Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960

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Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944

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Società Editrice Nuova Cultura, Roma 2014, 350 pagine euro 25. Per ordini: ordini@nuovacultora.it. Per informazioni:cervinocause@libero.it oppure cliccare sulla foto

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giovedì 19 marzo 2020

La Campagna di Sicilia. La battaglia del ponte di Primosole. Avvenimenti politici Italia e Germania


  1. Gli avvenimenti politici ed economici durante le operazioni
(1)      Iniziative politiche ed economiche dei belligeranti
(a)     Italia
Verso la metà del luglio 1943 il Governo italiano era sull’orlo del collasso interno. Le operazioni militari alleate in Sicilia, unite ai bombardamenti incessanti su tutta la penisola e, in particolare quello su Roma del 19 luglio, determinavano non solo un crescente panico e scoramento tra la popolazione, ma anche acceleravano gli il corso degli eventi che avrebbero portato, il 24 luglio, alla convocazione del Gran Consiglio, all’arresto di Mussolini ed alla nomina a primo Ministro del Maresciallo Pietro Badoglio e, a seguire, all’armistizio dell’8 settembre.
Per quanto più direttamente afferisce alla Sicilia, come rilevato fin dal febbraio 1943 dal nuovo comandante della Sesta Armata, Generale M. Roatta, e dal suo Capo di Stato Maggiore, Generale G. Zanussi[i], «lo stato della popolazione era tremendamente basso». Effettivamente, già da tempo il morale della gente era stato minato dalla disistima verso il regime, incapace, tra l’altro, di opporre difese efficaci all’offensiva nemica. In particolare, i quotidiani bombardamenti aerei degli Alleati avevano anche l’effetto di incidere gravemente sui trasporti ferroviari e marittimi, rendendo oltremodo difficile far affluire sull’isola non solo i materiali necessari per le fortificazioni (carbone, cemento, ferro, attrezzi e macchinari), ma anche viveri e medicinali[ii]. Una volta esaurite le esigue riserve alimentari, i siciliani potevano contare solo sui 200 grammi giornalieri di pane e pochi altri generi passati dalla distribuzione annonaria, per poi ridursi, infine, alle sole arance. La burocrazia civile e militare del settore trasporti (affidata a due enti distinti: la Direzione Superiore Trasporti ed il Commissariato generale per il coordinamento dei rifornimenti per la Sicilia) reagiva con scarsa coordinazione e schematica rigidità, finendo per rendere tragica una situazione già disperata. Per cercare di reagire al caos crescente, il Governo aveva nominato nel mese di marzo[iii] il Prefetto Temistocle Testa Commissario straordinario civile per la Sicilia, allo scopo di coordinare l’amministrazione civile con quella militare. Ma lo sfacelo e la disorganizzazione erano già tali, che lo stesso Testa riferiva a Roma di non poter garantire, con la sua azione, i benefici attesi. Le ultime armi a disposizione del regime, la propaganda e la retorica dei mezzi di comunicazione, non sortivano effetti migliori né potevano ostacolare il rinvigorirsi del mai sopito spirito separatista nonché la riemersione dei partiti politici restati nell’ombra fino a quel momento. Le istanze avanzate da tali movimenti, evidentemente ostili al regime e rinvigoriti dalla sua materiale assenza dalla scena isolana, contribuivano a creare una «diffusa volontà di resa in tutti gli strati sociali della popolazione, nei confronti di quello che, a tutti gli effetti, era ancora un nemico[iv].


(b)     Germania
Nel luglio del ’43 – dopo che la campagna in Nord Africa si era già conclusa il 13 maggio con la formale resa agli Alleati – i nazisti subivano uno stop decisivo nell’epica battaglia di Kursk. In seguito alla sconfitta, i Tedeschi assumevano una posizione difensiva, a premessa dell’ormai inevitabile ritirata dinnanzi ad un’Armata Rossa ora più che mai aggressiva sotto il comando di Georgi Zhukov e Vasily Chuikov. Contestualmente, nel Nord Atlantico, i miglioramenti della sorveglianza elettronica e la decifrazione dei messaggi radio della Marina tedesca avevano notevolmente ridotto il ritmo degli attacchi degli U-boat. Nel diario del 9 maggio il ministro della Propaganda del Terzo Reich, Joseph Goebbels, aveva descritto l’ira del Führer: «È assolutamente furioso con i generali… Sono tutti bugiardi, dice. Sono tutti traditori. Tutti i generali sono nemici del nazionalsocialismo[v]». Eppure l’Armata Rossa era ancora a 500 km dalla frontiera est della Germania, Hitler aveva ancora 300 divisioni proprie e 90 dei suoi alleati e, ad eccezione dei Paesi neutrali, tutta l’Europa continentale, dalla Baia di Biscaglia al Donetz, da capo Nord alla Sicilia erano sotto il tallone nazista: «1 milione e 300 mila schiavi lavoravano nelle fabbriche tedesche e altri 250 mila erano impegnati a costruire le fortificazioni del Vallo atlantico lungo la vulnerabile costa occidentale della Francia e dei Paesi Bassi; moltissimi altri, ritenuti inutili o pericolosi, erano stati rinchiusi nei campi di concentramento e di sterminio[vi]».
Ma proprio l’immensa estensione delle terre conquistate da Hitler costituiva, come brillantemente evidenziato dallo storico Liddell Hart, il suo più grande svantaggio nel prevedere il luogo che gli Alleati avrebbero scelto per far rientro in Europa: «Hitler, mentre doveva sempre guardarsi da un attacco dall’Inghilterra attraverso la Manica, aveva ragione di temere che forze anglo-americane di stanza in Nord Africa potessero sbarcare ovunque sul suo fronte meridionale tra Spagna e Grecia. Hitler pensava che gli Alleati sarebbero più verosimilmente sbarcati in Sardegna che in Sicilia. La Sardegna, infatti, avrebbe costituito una più facile pietra da cui spiccare un salto in Corsica nonché un trampolino ben posizionato sia verso la Francia sia verso la penisola italiana[vii]». Tale convinzione, unita al rifiuto da parte di Mussolini di vedere un gran numero di formazioni tedesche sul suolo patrio, determinarono un afflusso in Sicilia di forze tedesche inferiore a quanto sarebbe stato necessario per assicurarne una efficace difesa.


[i]G. Zanussi, Guerra e catastrofe d’Italia, Corso, 1945, volume I, pag. 291.
[ii]Come riportato dal Generale F. Rossi (Come arrivammo all’armistizio, Garzanti, 1946), nei primi mesi del 1943, contro un fabbisogno mensile di 250.000 tonnellate di materiali necessari elle esigenze militari e civili, poterono essere trasportate solo 100.000 tonnellate, che nei mesi successivi sarebbero scese a 70.000.
[iii]Regio Decreto n. 149 del 23 marzo 1943.
[iv]Maltese P., Lo sbarco in Sicilia, Arnoldo Mondadori Editore, 1981, pag. 54.
[v]Atkinson R., Il giorno della battaglia, gli Alleati in Italia 1943-1944, Le Scie, Mondadori, 2008, pag. 11.
[vi]Atkinson R., op.cit., pag. 11.
[vii]Hart L., History of the Second World War, Pan Books Ltd., 1970, pag. 437.

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