- Gli
avvenimenti politici ed economici durante le operazioni
(1)
Iniziative politiche ed economiche dei belligeranti
(a)
Italia
Verso la metà del luglio 1943 il Governo italiano era
sull’orlo del collasso interno. Le operazioni militari alleate in Sicilia,
unite ai bombardamenti incessanti su tutta la penisola e, in particolare quello
su Roma del 19 luglio, determinavano non solo un crescente panico e scoramento
tra la popolazione, ma anche acceleravano gli il corso degli eventi che
avrebbero portato, il 24 luglio, alla convocazione del Gran Consiglio,
all’arresto di Mussolini ed alla nomina a primo Ministro del Maresciallo Pietro
Badoglio e, a seguire, all’armistizio dell’8 settembre.
Per quanto più direttamente afferisce alla Sicilia,
come rilevato fin dal febbraio 1943 dal nuovo comandante della Sesta Armata,
Generale M. Roatta, e dal suo Capo di Stato Maggiore, Generale G. Zanussi[i], «lo stato della popolazione era tremendamente
basso». Effettivamente, già da tempo il morale della gente era stato minato
dalla disistima verso il regime, incapace, tra l’altro, di opporre difese
efficaci all’offensiva nemica. In particolare, i quotidiani bombardamenti aerei
degli Alleati avevano anche l’effetto di incidere gravemente sui trasporti
ferroviari e marittimi, rendendo oltremodo difficile far affluire sull’isola
non solo i materiali necessari per le fortificazioni (carbone, cemento, ferro,
attrezzi e macchinari), ma anche viveri e medicinali[ii]. Una
volta esaurite le esigue riserve alimentari, i siciliani potevano contare solo
sui 200 grammi giornalieri di pane e pochi altri generi passati dalla
distribuzione annonaria, per poi ridursi, infine, alle sole arance. La
burocrazia civile e militare del settore trasporti (affidata a due enti
distinti: la Direzione Superiore Trasporti ed il Commissariato generale per il
coordinamento dei rifornimenti per la Sicilia) reagiva con scarsa coordinazione
e schematica rigidità, finendo per rendere tragica una situazione già
disperata. Per cercare di reagire al caos crescente, il Governo aveva nominato
nel mese di marzo[iii] il Prefetto Temistocle
Testa Commissario straordinario civile per la Sicilia, allo scopo di coordinare
l’amministrazione civile con quella militare. Ma lo sfacelo e la
disorganizzazione erano già tali, che lo stesso Testa riferiva a Roma di non
poter garantire, con la sua azione, i benefici attesi. Le ultime armi a
disposizione del regime, la propaganda e la retorica dei mezzi di
comunicazione, non sortivano effetti migliori né potevano ostacolare il
rinvigorirsi del mai sopito spirito separatista nonché la riemersione dei
partiti politici restati nell’ombra fino a quel momento. Le istanze avanzate da
tali movimenti, evidentemente ostili al regime e rinvigoriti dalla sua
materiale assenza dalla scena isolana, contribuivano a creare una «diffusa volontà di resa in tutti gli strati
sociali della popolazione, nei confronti di quello che, a tutti gli effetti,
era ancora un nemico[iv].
(b)
Germania
Nel luglio del ’43 – dopo che la campagna in Nord
Africa si era già conclusa il 13 maggio con la formale resa agli Alleati – i
nazisti subivano uno stop decisivo nell’epica battaglia di Kursk. In seguito
alla sconfitta, i Tedeschi assumevano una posizione difensiva, a premessa
dell’ormai inevitabile ritirata dinnanzi ad un’Armata Rossa ora più che mai
aggressiva sotto il comando di Georgi Zhukov e Vasily Chuikov. Contestualmente,
nel Nord Atlantico, i miglioramenti della sorveglianza elettronica e la
decifrazione dei messaggi radio della Marina tedesca avevano notevolmente
ridotto il ritmo degli attacchi degli U-boat.
Nel diario del 9 maggio il ministro della Propaganda del Terzo Reich, Joseph
Goebbels, aveva descritto l’ira del Führer: «È assolutamente furioso con i generali… Sono tutti bugiardi, dice. Sono
tutti traditori. Tutti i generali sono nemici del nazionalsocialismo[v]».
Eppure l’Armata Rossa era ancora a 500 km dalla frontiera est della Germania, Hitler
aveva ancora 300 divisioni proprie e 90 dei suoi alleati e, ad eccezione dei
Paesi neutrali, tutta l’Europa continentale, dalla Baia di Biscaglia al Donetz,
da capo Nord alla Sicilia erano sotto il tallone nazista: «1 milione e 300 mila schiavi lavoravano nelle fabbriche tedesche e
altri 250 mila erano impegnati a costruire le fortificazioni del Vallo
atlantico lungo la vulnerabile costa occidentale della Francia e dei Paesi
Bassi; moltissimi altri, ritenuti inutili o pericolosi, erano stati rinchiusi
nei campi di concentramento e di sterminio[vi]».
Ma proprio l’immensa estensione delle terre
conquistate da Hitler costituiva, come brillantemente evidenziato dallo storico
Liddell Hart, il suo più grande svantaggio nel prevedere il luogo che gli
Alleati avrebbero scelto per far rientro in Europa: «Hitler, mentre doveva sempre guardarsi da un attacco dall’Inghilterra
attraverso la Manica, aveva ragione di temere che forze anglo-americane di
stanza in Nord Africa potessero sbarcare ovunque sul suo fronte meridionale tra
Spagna e Grecia. Hitler pensava che gli Alleati sarebbero più verosimilmente
sbarcati in Sardegna che in Sicilia. La Sardegna, infatti, avrebbe costituito
una più facile pietra da cui spiccare un salto in Corsica nonché un trampolino
ben posizionato sia verso la Francia sia verso la penisola italiana[vii]».
Tale convinzione, unita al rifiuto da parte di Mussolini di vedere un gran
numero di formazioni tedesche sul suolo patrio, determinarono un afflusso in
Sicilia di forze tedesche inferiore a quanto sarebbe stato necessario per
assicurarne una efficace difesa.
[i]G.
Zanussi, Guerra e catastrofe
d’Italia, Corso, 1945, volume I, pag. 291.
[ii]Come
riportato dal Generale F. Rossi (Come
arrivammo all’armistizio, Garzanti, 1946), nei primi mesi del 1943, contro un
fabbisogno mensile di 250.000 tonnellate di materiali necessari elle esigenze
militari e civili, poterono essere trasportate solo 100.000 tonnellate, che nei
mesi successivi sarebbero scese a 70.000.
[iii]Regio
Decreto n. 149 del 23 marzo 1943.
[iv]Maltese
P., Lo sbarco in Sicilia, Arnoldo
Mondadori Editore, 1981, pag. 54.
[v]Atkinson
R., Il giorno della battaglia, gli
Alleati in Italia 1943-1944, Le Scie, Mondadori, 2008, pag. 11.
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