La battaglia di San Pietro Infine: gli avvenimenti del
secondo attacco 15-17 dicembre 1943
I
presupposti del secondo attacco, resosi necessario dal fallimento del primo, erano
tutt’altro che promettenti. Sia il Generale Clark che Keyes ritenevano opportuno
approfittare del secondo attacco per impiegare per la prima volta i propri
carri armati. La decisione non era condivisa dal Comandante della Texas, che
valutava l’impiego dei carri del tutto inopportuno, viste le caratteristiche
del terreno di San Pietro Infine.
Il
nuovo piano d’attacco prevedeva le seguenti azioni:
-
entro l’alba del 15 dicembre il 1°
btg. del 143°
rgt. e del 2° btg. del
504° rgt.
paracadutisti dovevano lasciare le proprie posizioni sul Monte Sammucro e
dirigersi in direzione di San Vittore rispettivamente a quota 730 e quota 687.
Aggirando le difese tedesche, quindi, sarebbero state conquistate due posizioni
chiave per il controllo della via di rifornimento tedesco tra San Vittore e San
Pietro Infine;
-
il 2°
e 3° btg. del
143° rgt.
dovevano attaccare San Pietro dalle pendici del Monte Sammucro, supportato dal
753° btg.
carri. In modo coordinato il 2°
btg. del 141°
rgt. avrebbe invece attaccato il Paese da sud e sud est attraverso la cosiddetta
“Death Valley”, ovvero la vallata tra San Pietro Infine e Monte Rotondo.
La
prima azione, pur partendo come previsto, incontrò una strenua ed efficace
resistenza da parte dei Tedeschi, vista l’importanza decisiva che questi davano
al controllo della strada che avrebbe loro garantito una via di fuga verso
Nord. Le truppe statunitensi registrarono numerose perdite e nonostante le
Forze iniziali fossero state rimpiazzate da reparti freschi, la situazione sul
Monte Sammucro giunse ben presto a una condizione di completo stallo.
Sul
versante di San Pietro la situazione non era certo migliore. Un’approfondita
ricognizione del campo di battaglia compiuta dagli aerei da ricognizione confermò
le pessimistiche previsioni del Generale Walker riguardo alla fattibilità
dell’impiego degli Sheridan su un
terreno così poco adatto ai mezzi corazzati. Il Comandante del 753° btg. carri fu quindi costretto a impiegare
una stretta mulattiera che s’inerpicava a Nord, poiché questa era l’unica linea
di comunicazione relativamente sicura da sabotaggi nemici e percorribile dai
mezzi corazzati. Questa prima scelta si rivelò ben presto errata. Infatti, nonostante
i genieri dell’111° btg. avessero lavorato tutta
la notte dell’11 dicembre per rendere agibile il sentiero, alla prova dei
fatti, quando il primo carro percorse il tracciato, questo sprofondò nel
terreno reso morbido dalla pioggia.
Al
Generale Walker non restò quindi altra scelta che utilizzare la strada che
collegava Ceppagna a San Pietro. Questa opzione era stata in precedenza
scartata perché presentava notevoli fattori di vulnerabilità quali una serie di
curve a gomito e ponti e ponticelli che potevano essere facilmente e
irrimediabilmente sabotati. Per prevenire questa evenienza furono richiesti in
appoggio due carri gettaponte Valentine del X Corpo inglese.
Le
ostilità ebbero inizio alle 12:00 sul lato destro del fronte, con il 753° btg. carri che manovrò in avvicinamento
all’obiettivo con i due battaglioni di fanteria che lo affiancavano. I sedici
carri che formavano il btg. furono costretti a procedere in fila indiana vista
l’ampiezza ridotta del sentiero e divennero facile bersaglio delle granate
controcarro, delle mine e degli ostacoli del terreno. L’impiego dei corazzati
si rivelò un completo fallimento. All’imbrunire del primo giorno, quando fu ordinato
ai carri di ritirarsi, sui sedici iniziali solo quattro di loro e tredici
membri dell’equipaggio fecero ritorno.
Sul
versante sud-est l’attacco iniziò alle 12:53 da parte del 2° btg. del 141° rgt., partendo dalle
propaggini est di Monte Rotondo. Su questo versante la resistenza tedesca fu
durissima. I Tedeschi falciarono gli attacchi sia dai terrazzamenti
prospicienti il paese che dalle falde di Monte Lungo con mortai, artiglieria e
armi leggere. Le perdite americane divennero sempre più consistenti ed anche su
questo versante l’attacco si arenò. A questo punto il battaglione si
riorganizzò e nel pomeriggio riprovò l’attacco dal lato sud del paese,
supportato dall’intenso fuoco dell’artiglieria. Anche in questo caso la difesa
tedesca, compiuta attraverso i soliti colpi di mortaio, bombe a mano, granate e
una fitta rete di difese passive caratterizzate da filo spinato e trabocchetti
esplosivi, fu estremamente efficace e costrinse Maj. Milton Landry, Comandante
del 2° btg., a decidere di sferrare un terzo
attacco nella notte, considerato che tentare di scalare i terrazzamenti di
giorno era stato impossibile nei precedenti due attacchi.
Il
terzo attacco iniziò all’una di notte del 16 dicembre ed ebbe anche questa
volta un esito analogo ai precedenti. Le truppe statunitensi, arrivate a poche
centinaia di metri dal paese, non riuscirono ad avanzare oltre, sottoposte al
fuoco incrociato di armi leggere e dai colpi dei mortai, mentre le retrovie furono
bersaglio dell’artiglieria pesante. Al sorgere del sole era chiaro che
continuando così il battaglione sarebbe stato annientato per cui alle ore 9:40
di mattina fu ordinato di ripiegamento che terminò dopo sei lunghe ore e in
modo tanto disordinato che numerosi feriti furono lasciati sul terreno in balia
dei Tedeschi.
La
battaglia di San Pietro Infine non fu risolta da un attacco decisivo bensì
dalla faticosa conquista, da parte del 142° rgt. americano e del primo
Raggruppamento motorizzato italiano di Monte Lungo, nello stesso 16 dicembre.
La conquista di Monte Lungo, infatti, preceduta da quella di Monte Sammucro,
avrebbe permesso alle truppe del Texas di aggirare i Tedeschi per cui questi
ultimi, pur avendo difeso con successo la propria posizione a San Pietro,
furono costretti alla ritirata. Prima di dirigere verso San Vittore sferrarono
un ultimo sanguinoso contrattacco per coprirsi la successiva ritirata. Gli
uomini del 3° btg. del 143° rgt. che agiva sul fianco ovest di San
Pietro furono i bersagli di quest’ ultima azione nemica che, sferrata alle
19:00 del 16 dicembre, decimò le truppe americane. Subito dopo questo duro
scontro i Tedeschi si ritirarono da San Pietro Infine; all’una di notte del 17
dicembre i soldati del 141° e del 143° reggimento fecero finalmente il loro
ingresso in paese; la battaglia per San Pietro Infine era finita.
(2) Le operazioni navali
Gli scontri a Monte Lungo non furono accompagnati da un’azione
condotta da forze navali. In ogni caso, nell’ambito dell’attività di
pianificazione, fu supposta un'operazione anfibia diversiva a Gaeta allo scopo
di ingannare il nemico sulle intenzioni degli alleati.
(3) Le operazioni aeree
Il maggiore ostacolo all’impiego delle forze aeree fu
costituito dalle condizioni meteorologiche che non consentirono, durante il
mese di novembre, di effettuare le missioni di volo nel numero pianificato.
Gli obiettivi prioritari, nell’area di operazione,
erano costituiti dalle posizioni ove erano concentrate le forze nemiche con
relativi sistemi d’arma e installazioni e contro cui le forze aeree avrebbero
potuto intervenire con l’appoggio diretto. Alternativamente l’azione aerea
poteva trasformarsi in appoggio indiretto con cui si concentrava lo sforzo
sulle linee di comunicazione nemiche (strade, ponti e ferrovie), sui depositi e
sulle basi logistiche in un'area che partiva dalla linea di contatto fino al
nord di Roma concentrandosi, in particolar modo, sulla valle del fiume Liri.
Nel mese di dicembre le condizioni meteorologiche,
seppure migliorate, non permisero di realizzare le missioni di appoggio
diretto. Dunque, l'aviazione alleata si concentrò sull'appoggio indiretto
colpendo obiettivi schierati su un’area vasta che partiva dalla valle del Liri
senza però mai intervenire direttamente a supporto dell’azione condotta dalle
forze di terra.
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