I piani operativi
Il II Corpo d’armata USA aveva ricevuto dalla 5^
armata il compito di conquistare Monte Sammucro e, ciò fatto, di difendere le
provenienze da Nord allo scopo di consentire l’immissione delle riserve
corazzate verso Cassino, che dovevano rompere la linea difensiva principale
tedesca. Il II Corpo inquadrava, oltre alla 36ª divisione di fanteria, anche la
3ª divisione di fanteria, la 1ª divisione corazzata e supporti di vario genere.
La pianificazione della
battaglia del II Corpo d’Armata per l’otto dicembre prevedeva di assolvere il
compito con la 36ª Divisione e di immettere successivamente le unità corazzate. In
particolare, esaminando i piani operativi della 36ª Divisione “Texas” sviluppati in preparazione
delle azioni condotte nel periodo in esame, si può evidenziare che la Divisione
prevedeva le seguenti azioni:
-
il 141° reggimento fanteria avrebbe continuato a
occupare Monte Rotondo con il II Battaglione e doveva appoggiare, con le
compagnie cannoni ed armi leggere, l’attacco del 143° reggimento, alla sua
destra, nella valle fra San Pietro e la Strada Statale n. 6
Casilina. Ad azione finita, doveva passare in riserva;
-
il 142° reggimento fanteria doveva mantenere le
posizioni su monte Maggiore e dare il cambio alle forze speciali impegnate su
Monte La Difensa. Doveva anche appoggiare con il fuoco l’attacco del primo
Raggruppamento nell’area compresa fra Monte Lungo e Monte Maggiore, rastrellare
Monte Maggiore ed occupare la linea del torrente Peccia;
-
il primo Raggruppamento doveva, nel settore compreso fra
Fosso del Lupo e la strada statale n. 6, attaccare, conquistare e mantenere
Monte Lungo, prendere contatto con il 143°, alla sua destra, in corrispondenza
della curva della statale e inoltre respingere eventuali contrattacchi
provenienti da Nord-Ovest;
-
il 143° fanteria doveva attaccare a Ovest dei pendii
meridionali di Monte Sammucro e conquistare San Pietro con un battaglione. Con
un altro battaglione doveva attaccare lungo il Ceppagna e occupare Colle
Masenardi, ad Ovest della sommità di Monte Sammucro. Doveva inoltre, su ordine,
conquistare San Vittore e l’altipiano a Nord e ad Est dell’abitato.
L’attacco doveva iniziare alle
06.15 (ora H) da parte dei due reggimenti statunitensi, mentre il primo
Raggruppamento doveva iniziare l’attacco alle H+15.
L’artiglieria
divisionale doveva effettuare la preparazione fra la ferrovia e la statale
dalle H-30 all’H, spostando il tiro su Colle San Giacomo all’inizio dell’attacco.
Il 443° battaglione armi automatiche doveva appoggiare i due reggimenti
statunitensi con priorità al 143°, sviluppando inoltre fuoco di massa sulla
zona di San Vittore. Il 636° battaglione anticarro doveva appoggiare l'azione
del 143° reggimento e, su richiesta, anche del 1° raggruppamento. A Sud-Ovest
di Venafro - Presenzano, venivano mantenuti in riserva per l'attacco a San
Vittore il 1° battaglione del 141° e il 735° battaglione carri.
A seguito del fallimento dell’8
dicembre, il comandante della 36ª
divisione ripianificò l’azione.
Le forze furono sostanzialmente
le stesse, con un più 504° gruppo di combattimento paracadutisti. Stessa anche
la dislocazione delle unità della 36ª
divisione e i settori d’azione a esse assegnati.
Diversa fu però la concezione della manovra,
articolata su più azioni scaglionate nel tempo. Una prima azione, il 15
dicembre, prevedeva di occupare San Vittore del Lazio con base di partenza su
Cascina Monticello, utilizzando il 143° rinforzato da unità carri che doveva
mantenere il contatto, con il 143° dislocato alla sua destra.
La seconda azione doveva aver luogo nella notte fra il
15 e il 16 dicembre, partendo da Monte Maggiore, per occupare con il 142° il
colle San Giacomo e le pendici Ovest di Monte Lungo.
La terza azione era affidata al primo Raggruppamento
che, a giorno fatto del 16, doveva attaccare le quote di Monte Lungo, occupando
q. 343. L’11° artiglieria doveva appoggiare l’attacco del giorno 15 con tiri di
neutralizzazione su Monte Lungo. Il piano del generale Dapino prevedeva una
sola colonna d’attacco con tre battaglioni in linea e uno in riserva.
Considerazioni riepilogative
Senza dilungarsi sulle tante
cause che, come vedremo, influirono sull’insuccesso tattico dell’azione dell’8
dicembre, si ritiene opportuno sottolineare due aspetti strettamente
tecnici-militari.
Il confronto fra le due
pianificazioni della 36ª divisione
(quella dell’8 e quella del 15-16 dicembre) evidenzia che:
-
la
prima azione fu pianificata frettolosamente, con traguardi piuttosto lontani e
una non sufficiente conoscenza del terreno e delle capacità operative
dell’avversario, che comportò, tra l’altro, l’assegnazione al primo
Raggruppamento di un compito al di sopra delle sue possibilità;
-
la
seconda azione appare più razionale, con una manovra quasi a tenaglia dei
reggimenti statunitensi e uno sforzo sussidiario condotto dal primo
Raggruppamento con un braccio molto più corto, al di là delle considerazioni
sulla possibile minore resistenza dell’avversario.
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