La
divisione “Garibaldi, come visto, era nata il 2 dicembre 1943 dalla fusione dei
reparti della Divisione “Venezia” e della Divisione Alpina “Taurinense”, del
Regio Esercito operanti nel Montenegro fino alla crisi armistiziale. La
Divisione “Garibaldi” aveva assunto organici conformi a quelli già in atto
presso l'unità dell'esercito di liberazione jugoslavo e operava nella città di
Pljevlja, e comprendeva la 1a, (composta dalla Divsione “Aosta” ed alpini della
“Taurinense”) la 2a e la 3a Brigata “Garibaldi”; era stata passata in rivista, al momento della
sua costituzione dal comandante del II Corpo d'assalto jugoslavo generale Peko
Dapcevic, alle cui dipendenze operative era stata posta la “Garibaldi” con il
consenso dallo Stato Maggiore Italiano a Brindisi. Le operazioni del dicembre
fino a febbraio del 44 riguardano l'ordine alla Divisione “Garibaldi” di
marciare dalla zona di Durmitor in Montenegro alla Serbia. In pratica nella
andata e ritorno fu compiuto questo viaggio di 52 giorni dalla ultima decade
del ‘43 al 2 febbraio del 44 e non si va molto lontano dal dire che furono
compiuti circa 1500 km in media 30 km al giorno. Le operazioni del 2° Corpo
d’Assalto Jugoslavo in Serbia furono un insuccesso totale e forse, dopo
l’azione tedesca su Pljevlja che aveva procurato tante perdite, doveva far
riflettere i comandanti di Tito prima di iniziare una azione di penetrazione in
Serbia. In pratica gli uomini della “Garibaldi” in tre mesi erano sempre in
cammino tra ghiacci o tra la neve, con ripetute azioni contro il nemico, tra
disagi e fame.
Con
un ordine inaspettato del comando del 2° Corpo d’Assalto del EPLJ al Comando
della divisione italiana Partigiana “Garibaldi” veniva disposto che la 2a e la
3a Brigata “Garibaldi” avrebbero dovuto raggiungere la Bosnia e passare alle
dipendenze operative del 3° Corpo d’Assalto. Questo ordine aveva due motivi
giustificazioni, il primo in quanto le riserve di viveri in Montenegro e nel Sangiaccato
erano completamente esaurite, il secondo che le due Brigate italiane avrebbero
dovuto sostituire altrettante Brigate jugoslave in procinto di trasferirsi in
Serbia. Tale ordine provocò le proteste da parte del comandante della divisione
“Garibaldi” che, tra l'altro, vedeva smembrata la sua divisione, ma non si
ottenne la sua revoca perché in tal senso era stato disposto dal Comando Supremo
di Tito per esigenze strategiche. Nel Montenegro il Comando della “Garibaldi”
notevolmente ristrutturato dal Secondo Corpo d’Armata slavo in uomini e mezzi avrebbe
potuto disporre sul campo della I Brigata “Garibaldi” la cui forza organica
delle due divisioni italiane sia la Taurinense che la “Venezia” alla data del 8
settembre era di 19089 uomini e 18000 soldati
(massimo Coltrinari)
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