La prima e la seconda parte sono state
rispettivamente pubblicate il 7 ed il 30 settembre 2020
ALESSIA BIASIOLO
Il Mediterraneo al centro del conflitto
L’11 novembre 1942, truppe italo-tedesche entrarono in Tunisia, in Corsica e nel territorio metropolitano sottoposto a Vichy. Venne imposto a Laval di dichiarare guerra agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna, inutilmente. Quindi, era indispensabile appropriarsi della marina francese che, obbedendo agli ordini impartiti segretamente dal Ministro della Marina lo stesso 11 novembre, si autoaffondò nella notte tra il 26 e il 27 del mese. Mussolini vedeva infranti i suoi progetti, ma allo stesso tempo era chiara la sua superiorità politica e intuitiva rispetto a Hitler. Egli, infatti, aveva ben presente da tempo che Laval non fosse affidabile e aveva ancora chiaro che la situazione francese avrebbe dovuto essere gestita diversamente. Così come era lampante che il Duce aveva ragione anche su un altro punto. Il fronte focale della guerra doveva essere, da subito, il Mediterraneo, mentre Hitler la pensava diversamente. Soltanto risolvendo prima la questione mediterranea, le sorti della guerra sarebbero state ben diverse per l’Asse. Ora, con la Francia occupata, i tedeschi era evidente che avrebbero lasciato agli italiani soltanto le briciole, mentre questi ultimi non avevano forze sufficienti per pretendere dalla Francia quanto sarebbe loro spettato, in termini di rifornimenti di materie prime come il carbone, di soldi, di territori e di altro. Per questo si susseguirono altri due convegni dei responsabili delle Commissioni d’armistizio, il 29 aprile-3 maggio 1943 a Monaco, e uno più tecnico il 18-21 maggio. In entrambi i casi, gli alleati tedeschi tesero a mantenere lo status quo della situazione che pendeva tutta a loro favore per quanto riguardava l’utilizzo delle risorse francesi e la ripartizione delle commesse. A breve il regime fascista sarebbe caduto, così com’erano naufragati i sogni di ricompattamento territoriale italiani.
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