Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960

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Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944

Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944
Società Editrice Nuova Cultura, Roma 2014, 350 pagine euro 25. Per ordini: ordini@nuovacultora.it. Per informazioni:cervinocause@libero.it oppure cliccare sulla foto

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venerdì 17 gennaio 2020

La Campagna di Sicilia. La Battaglia del Ponte di Primosole. Materiali ed addestramento


(a)    I materiali di armamento e di equipaggiamento, i mezzi tecnici e i servizi.
Le forze mobili comprendevano 4 divisioni di fanteria, 8 gruppi mobili destinati a rinforzare la difesa di aeroporti e 8 gruppi tattici per la difesa costiera oltre a truppe del corpo d’armata e unità germaniche.
Le divisioni di fanteria italiane erano costituite da 2 reggimenti di fanteria con 6 battaglioni, una compagnia contro carro da 47/32, una compagni zappatori, una legione di camice nere su 2 battaglioni e una compagnia mitragliatrici, un battaglione mortai da 81 mm, un reggimento d’artiglieria su 4 gruppi di piccoli calibro e due batterie contraeree da 20mm. Ultimavano la forza della divisione un battaglione genio e i servizi.
La divisione Livorno aveva, sola fra tutte, qualche caratteristica di grande unità moderna: l’artiglieria, il genio ed i sevizi erano motorizzati; aveva un battaglione semoventi da 47/32 controcarro, un battaglione guastatori e disponeva di autocarri sufficienti per autotrasportare quattro dei sei battaglioni di fanteria.
Le altre tre divisioni: Aosta, Assietta e Napoli, avevano invece l’artiglieria in gran parte ippotrainata ( 2 gruppi della div. Aosta, 2 gruppi div. Napoli e 4 gruppi div. Assietta), un gruppo someggiato (div. Aosta), tre a traino meccanico (1 della div. Aosta e 2 div. Napoli). Queste divisioni non possedevano automezzi per il trasporto della fanteria come del resto tutte le divisioni di difesa costiera.
Ogni corpo d’armata disponeva di un reggimento di artiglieria pesante campale di 48 pezzi da 105 e 149 mm, che erano però antiquati. Di tutta l’artiglieria italiana soltanto il pezzo da 105 poteva competere in gittata con le artiglierie anglo-americane; gli altri avevano azione efficace fino a 5-6 km contro i 10-15 km delle artiglierie divisionali nemiche.
Le più gravi deficienze delle divisioni mobili italiane rispetto alle similari grandi unità anglo-americane erano:
-        deficienze di uomini, 13000/14000 italiani contro 17000 alleati;
-        deficienze di artiglieria, 48 pezzi di gittata e calibro molto inferiori ai 72 pezzi da campagna della divisione inglese ed ai 100 della divisione americana;
-        mancanza di cannoni controcarro in grado di perforare le corazze dei carri nemici;
-        mancanza di cannoni contraerei, ci cui le divisioni anglo-americane erano largamente dotate (72 pezzi);
-        mancanza di carri armati, mentre le divisioni avversarie erano rinforzate da 50 - 100 carri;
-        mancanza di autoveicoli blindati per l’esplorazione, mentre le divisioni anglo-americane disponevano di un gruppo esplorante motocorazzato;
-        mancanza di mezzi per l’autotrasporto, fatta eccezione per la divisione Livorno.  
I battaglioni carri italiani erano dotati di carri “L” e carro francesi R/35 Renault (preda bellica) per un totale di circa 100 carri.  I primi erano assolutamente superati per corazzatura ed armamento, i secondi da 10 tonnellate, armati con un cannone da 37 mm, non potevano competere con i carri anglo-americani da 18 e 24 tonnellate e nemmeno con le autoblindo, per il loro superiore armamento. Inoltre i carri italiani, preda di guerra non erano dotati di pezzi di ricambio e quindi erano  per la maggior parte inutilizzabili. 
Le due divisioni tedesche che facevano parte delle forze mobili erano le uniche ad avere un equipaggiamento e un addestramento idoneo a contrastare le divisioni anglo-americane. A partire dal 1941 fu pianificato un colossale programma per la costruzione di un sistema di fortificazioni campali nella Sicilia che però non si poté attuare per mancanza di cemento, macchine escavatrici, mezzi di trasporto, mano d’opera e altri materiali quali filo spinato, mine e cupole corazzate per i bunker. Nel luglio del 1943 esistevano soltanto postazioni isolate in cemento, lungo le coste e in località particolarmente importanti dell’interno, ma non fu possibile creare le linee di contenimento che avrebbero dovuto facilitare lo schieramento  e la resistenza delle unità mobili italo tedesche. Le divisioni costiere avevano le forze disperse su tutto il litorale con singoli battaglioni responsabili di 45 km di costa. Le artiglierie  delle divisioni e delle brigate costiere erano per un terzo di piccolo calibro, per un terzo di medio calibro, relativamente moderne, e per un terzo erano costituite da cannoni vetusti ad affusto rigido impiegati trent’anni prima nella campagna di Libia. Tali artiglierie potevano colpire mezzi da sbarco che si avvicinavano alla costa, ma non le navi che si trovavano al largo.  
(b)    Grado di addestramento delle forze
L’addestramento specifico delle divisioni in Sicilia non era soddisfacente. Fatta eccezione per la divisione Livorno che aveva effettuato una speciale preparazione, quando era destinata all’operazione contro Malta, le altre divisioni possedevano un grado di addestramento normale. La loro attività addestrativa era stata limitata dalla deficienza di equipaggiamento, di carburante, di munizioni e dall’impegno in lavori di rafforzamento. Il lungo tempo trascorso con lo snervante compito di presidiare una regione che era rimasta lontana dalla guerra guerreggiata, aveva impedito di valutare la gravità e la complessità dei compiti tattici da assolvere per contrastare un nemico potente ed agguerrito.
L’addestramento delle divisioni e brigate costiere, malgrado l’interessamento dei comandanti, era ostacolato dalle condizioni ambientali. I reparti erano diluiti in piccoli nuclei, su chilometri di spiaggia e gli uomini immobilizzati da molti mesi  a vigilare su di un mare deserto, non potevano avere chiara idea delle difficoltà che avrebbero dovuto affrontare per assolvere al compito, quando sarebbero stati sottoposti ai potenti concentramenti di fuoco degli Alleati. Nessuno dei fattori della capacità operativa era sviluppato come il corrispondente dell’avversario che fu affrontato in condizioni di inferiorità incolmabili, fatali e decisive.[i]


[i]Lovatelli G., Inferno sulle spiagge, , Cisalpa, 1964.

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