(a)
I materiali di
armamento e di equipaggiamento, i mezzi tecnici e i servizi.
Le forze mobili comprendevano 4 divisioni di fanteria,
8 gruppi mobili destinati a rinforzare la difesa di aeroporti e 8 gruppi
tattici per la difesa costiera oltre a truppe del corpo d’armata e unità
germaniche.
Le divisioni di fanteria italiane erano costituite da
2 reggimenti di fanteria con 6 battaglioni, una compagnia contro carro da
47/32, una compagni zappatori, una legione di camice nere su 2 battaglioni e
una compagnia mitragliatrici, un battaglione mortai da 81 mm, un reggimento
d’artiglieria su 4 gruppi di piccoli calibro e due batterie contraeree da 20mm.
Ultimavano la forza della divisione un battaglione genio e i servizi.
La divisione Livorno aveva, sola fra tutte, qualche
caratteristica di grande unità moderna: l’artiglieria, il genio ed i sevizi
erano motorizzati; aveva un battaglione semoventi da 47/32 controcarro, un
battaglione guastatori e disponeva di autocarri sufficienti per autotrasportare
quattro dei sei battaglioni di fanteria.
Le altre tre divisioni: Aosta, Assietta e Napoli,
avevano invece l’artiglieria in gran parte ippotrainata ( 2 gruppi della div.
Aosta, 2 gruppi div. Napoli e 4 gruppi div. Assietta), un gruppo someggiato
(div. Aosta), tre a traino meccanico (1 della div. Aosta e 2 div. Napoli).
Queste divisioni non possedevano automezzi per il trasporto della fanteria come
del resto tutte le divisioni di difesa costiera.
Ogni corpo d’armata disponeva di un reggimento di
artiglieria pesante campale di 48 pezzi da 105 e 149 mm, che erano però
antiquati. Di tutta l’artiglieria italiana soltanto il pezzo da 105 poteva
competere in gittata con le artiglierie anglo-americane; gli altri avevano
azione efficace fino a 5-6 km contro i 10-15 km delle artiglierie divisionali
nemiche.
Le più gravi deficienze delle divisioni mobili
italiane rispetto alle similari grandi unità anglo-americane erano:
-
deficienze di
uomini, 13000/14000 italiani contro 17000 alleati;
-
deficienze di
artiglieria, 48 pezzi di gittata e calibro molto inferiori ai 72 pezzi da
campagna della divisione inglese ed ai 100 della divisione americana;
-
mancanza di
cannoni controcarro in grado di perforare le corazze dei carri nemici;
-
mancanza di
cannoni contraerei, ci cui le divisioni anglo-americane erano largamente dotate
(72 pezzi);
-
mancanza di carri
armati, mentre le divisioni avversarie erano rinforzate da 50 - 100 carri;
-
mancanza di
autoveicoli blindati per l’esplorazione, mentre le divisioni anglo-americane
disponevano di un gruppo esplorante motocorazzato;
-
mancanza di mezzi
per l’autotrasporto, fatta eccezione per la divisione Livorno.
I battaglioni carri italiani erano dotati di carri “L”
e carro francesi R/35 Renault (preda bellica) per un totale di circa 100
carri. I primi erano assolutamente
superati per corazzatura ed armamento, i secondi da 10 tonnellate, armati con
un cannone da 37 mm, non potevano competere con i carri anglo-americani da 18 e
24 tonnellate e nemmeno con le autoblindo, per il loro superiore armamento.
Inoltre i carri italiani, preda di guerra non erano dotati di pezzi di ricambio
e quindi erano per la maggior parte
inutilizzabili.
Le due divisioni tedesche che facevano parte delle
forze mobili erano le uniche ad avere un equipaggiamento e un addestramento
idoneo a contrastare le divisioni anglo-americane. A partire dal 1941 fu
pianificato un colossale programma per la costruzione di un sistema di
fortificazioni campali nella Sicilia che però non si poté attuare per mancanza
di cemento, macchine escavatrici, mezzi di trasporto, mano d’opera e altri
materiali quali filo spinato, mine e cupole corazzate per i bunker. Nel luglio
del 1943 esistevano soltanto postazioni isolate in cemento, lungo le coste e in
località particolarmente importanti dell’interno, ma non fu possibile creare le
linee di contenimento che avrebbero dovuto facilitare lo schieramento e la resistenza delle unità mobili italo
tedesche. Le divisioni costiere avevano le forze disperse su tutto il litorale
con singoli battaglioni responsabili di 45 km di costa. Le artiglierie delle divisioni e delle brigate costiere
erano per un terzo di piccolo calibro, per un terzo di medio calibro,
relativamente moderne, e per un terzo erano costituite da cannoni vetusti ad
affusto rigido impiegati trent’anni prima nella campagna di Libia. Tali
artiglierie potevano colpire mezzi da sbarco che si avvicinavano alla costa, ma
non le navi che si trovavano al largo.
(b)
Grado di
addestramento delle forze
L’addestramento specifico delle divisioni in Sicilia
non era soddisfacente. Fatta eccezione per la divisione Livorno che aveva
effettuato una speciale preparazione, quando era destinata all’operazione
contro Malta, le altre divisioni possedevano un grado di addestramento normale.
La loro attività addestrativa era stata limitata dalla deficienza di
equipaggiamento, di carburante, di munizioni e dall’impegno in lavori di
rafforzamento. Il lungo tempo trascorso con lo snervante compito di presidiare
una regione che era rimasta lontana dalla guerra guerreggiata, aveva impedito
di valutare la gravità e la complessità dei compiti tattici da assolvere per
contrastare un nemico potente ed agguerrito.
L’addestramento delle divisioni e brigate costiere,
malgrado l’interessamento dei comandanti, era ostacolato dalle condizioni
ambientali. I reparti erano diluiti in piccoli nuclei, su chilometri di
spiaggia e gli uomini immobilizzati da molti mesi a vigilare su di un mare deserto, non
potevano avere chiara idea delle difficoltà che avrebbero dovuto affrontare per
assolvere al compito, quando sarebbero stati sottoposti ai potenti
concentramenti di fuoco degli Alleati. Nessuno dei fattori della capacità operativa
era sviluppato come il corrispondente dell’avversario che fu affrontato in
condizioni di inferiorità incolmabili, fatali e decisive.[i]
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