Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960

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Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944

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venerdì 13 dicembre 2019

La Campagna di Sicilia. La battaglia del ponte di Primosole. Le Origini del Conflitto Le cause


(1)    Le cause reali, remote e prossime
Le cause dell’invasione della Sicilia sono da ricondurre a considerazioni di carattere essenzialmente politico-strategico: l’Isola sarebbe stato l’obiettivo principale delle armate americane e inglesi per colpire immediatamente il “ventre molle dell’Asse[i], duramente provata da tre anni di guerra e prostrata dai continui bombardamenti aerei.
Tale assunto trova fondamento nella ricostruzione del periodo di intensa preparazione che precedette l’invasione, caratterizzato da dispute e indecisione.
Tra il 14 ed il 23 gennaio 1943 Roosvelt, Churchill e i Capi di Stato Maggiore congiunti si riunirono nella conferenza di Casablanca, dopo che Stalin aveva declinato l’invito per non assentarsi da Mosca durante lo svolgimento della controffensiva di Stalingrado[ii].
Nell’ambito della conferenza si formarono immediatamente due correnti dottrinarie: quella americana, soprattutto rappresentata dal Gen. Marshall, desiderosa di conservare intatte le risorse alleate per un prossimo attacco verso la Manica, e quella inglese che riteneva preferibile proseguire nella cosiddetta “strategia periferica” volta a sottrarre dalla difesa della “Fortezza Europa” almeno 55 divisioni tedesche, di stanza in Francia e sul fronte orientale, per proteggere il fronte sud ed i Balcani.
La decisione alleata non fu facile: il 18 gennaio 1943 l’invasione della Sicilia venne accettata dai partecipanti alla conferenza e fissata poi per la fase di luna favorevole del 25 luglio o del 22 agosto.
Gli obiettivi generali erano così identificati:
-      rendere più sicura la linea di comunicazione marittima che attraversava il Mediterraneo;
-      allentare la pressione tedesca sul fronte russo;
-      intensificare la pressione sull’Italia;
-      agevolare le trattative per indurre la Turchia ad entrare in guerra a fianco degli Alleati.
A livello politico-militare, la successiva Conferenza Trident tenuta dal Comando alleato a Washington a metà maggio, non riuscì a raggiungere un accordo sulle questioni strategiche lasciate irrisolte a Casablanca[iii]. «Il pomo della discordia era sempre lo stesso: la richiesta americana che si ponesse un limite alle operazioni nel Mediterraneo mirante a favorire l’invasione mediante l’attraversamento della Manica, e l’affermazione inglese che la strada per la Francia passava attraverso la Sicilia e l’Italia, perché ciò avrebbe costretto la Germania a impiegare le sue sempre più scarse forze militari per difendere l’Europa meridionale. Ancora una volta il Generale George C. Marshall guidò l’opposizione americana dicendo bruscamente a Sir Alan Brooke[iv] di non avere modificato la sua avversione per le operazioni nel Mediterraneo, le quali, a suo parere, avrebbero creato un effetto di “pompa aspirante” a spese di Overlord».
Churchill sperava che la campagna di Sicilia avrebbe avuto una rapida fine e premeva per ottenere un impegno a continuare le operazioni per mettere fuori combattimento l’Italia. Gli storici ufficiali inglesi sostengono che la propensione inglese per il Mediterraneo era dettata da «uno spirito di caccia e non da qualche dedizione ad una “strategia periferica” – ancor meno da un calcolo dei vantaggi politici ottenibili nel dopoguerra – ed era quello spirito che in quel momento portava gli Inglesi a premere con impazienza perché le loro recenti vittorie in Nordafrica venissero sfruttate fino in fondo[v]».
Quando Marshall si oppose e l’Ammiraglio Ernest J. King[vi] chiese un maggior impegno nel Pacifico, Brooke cominciò a disperare di riuscire a trovare un terreno comune per uscire da quella situazione di stallo. Ma grazie all’abile diplomazia di Sir John Dill[vii], una serie di incontri “non ufficiali” raggiunsero un compromesso ingegnosamente concepito che salvava la faccia placando le due parti contendenti, senza riuscire però, neppure questa volta, a risolvere la questione ancora in sospeso di un’invasione dell’Italia dopo la Sicilia (anche se il compromesso implicava tale azione).
In esito ad un incontro ad Algeri tra una delegazione inglese guidata da Sir Winston Churchill, George Marshall e il generale Eisenhower, si pervenne ad un accordo informale che, dopo l’auspicato successo dell’Operazione “Husky”, “Ike” avrebbe proposto di sfruttare l’abbrivio continuando ad avanzare attraverso lo stretto di Messina nell’Italia meridionale.



[i]Come, non senza ironia, Winston Churchill aveva definito l’Italia di Mussolini.
[ii]Santoni A., Le operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore dell’esercito – Ufficio Storico, Roma, 1983, pagina 26 e segg. – op. cit. -
[iii]D’Este C., 1943, Lo sbarco in Sicilia, Arnoldo Mondadori Editore, 1990, Pag.111
[iv]Brillante e riservato portavoce dei Capi di Stato Maggiore britannici.
[v] Bryant A., The turn of the Tide, Londra, 1957, pag. 620.
[vi]Ammiraglio, capo delle operazioni navali USA
[vii]Maresciallo di campo, già Capo di Stato Maggiore imperiale UK, a quel tempo ufficiale superiore che rappresentava i Capi di SM inglesi a Washington (sostituito da Brooke ed esiliato a Washington con la qualifica di capo della missione  dello SM inglese.

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