LA CAMPAGNA DI SICILIA. LA BATTAGLIA DEL PONTE DI
PRIMOSOLE
L’Operazione Husky,
denominazione alleata della campagna di Sicilia, ebbe inizio il 9 luglio 1943.
Essa rappresenta il punto di partenza della Campagna d’Italia e venne concepita ed organizzata dagli alleati in un
clima di notevole controversia circa la linea operativa da seguire per il
prosieguo del conflitto. A distanza di pochi giorni, precisamente dal 14 luglio
e sino al 17 luglio, la Sicilia fu teatro di un’altra operazione, denominata Fustian.
Quest’ultima intendeva conquistare il ponte di Primosole, crocevia obbligato
per Catania e quindi, da lì, attraverso lo stretto di Messina, per la penisola
italiana. La ricostruzione storico-politica degli eventi ha evidenziato
l’azione dello statista inglese Churchill, che riuscì a convincere
gli alleati statunitensi dell’importanza strategica che l’invasione della
Sicilia avrebbe avuto, quale centro di gravità della nazione italiana,
epicentro della volontà di combattere e che, qualora conquistata, avrebbe
portato alla resa italiana.
Lo svolgimento delle operazioni
militari pone in risalto come il Gen. Montgomery propose un piano di sbarco in
cui le due armate (la 7a USA e la 8a UK) sviluppassero
uno sforzo parallelo, supportandosi reciprocamente e mantenendo saldi i
principi della “massa” e della “coordinazione”. Il successo iniziale portò
successivamente alla separazione delle linee d’azione dei due corpi d’armata
dell’8a armata che, abbandonando l’idea di concentrare le forze sul
corridoio costiero, dispersero le proprie forze e limitarono il supporto del
fuoco navale alle sole operazioni limitrofe alla costa. In tal modo, rallentata
l’avanzata dell’8a Armata, si compromise la conquista del porto di
Messina, permettendo il ripiegamento delle forze dell’Asse.
La ricostruzione dell’operazione
aviotrasportata Fustian ha consentito
di accertare come di ben 1.800 uomini imbarcati su velivoli e alianti, solo 280
raggiunsero la destinazione prefissata. Il quadro generatosi, frutto
dell’assenza di cooperazione diretta tra truppe a terra e forza aerea, della
mancanza di concentrazione delle forze inglesi nell’area della battaglia e
della resistenza opposta dal Gruppo Shmalz durante l’avanzata delle truppe di
terra lungo la costa orientale a sud del fiume Simento, sono la chiave di
lettura del ritardato ricongiungimento con gli uomini della 1^ Brigata
Paracadutisti. Dopo la conquista del ponte di Primosole, infatti, gli stessi
soldati inglesi dovettero combattere un’aspra lotta contro le truppe dell’Asse
per riuscire ad arrivare a Catania, subendo un ritardo di 20 giorni rispetto
alla pianificazione e permettendo un ordinato ripiegamento delle truppe
italo-tedesche dall’isola. Storicamente, l’episodio testimonia un clima di
notizie frammentarie e confuse provenienti dal fronte. Si delineò un quadro
generale non corrispondente alla realtà. Il convincimento della Gerarchia
fascista di una resistenza della Sicilia rapidamente crollata, della presenza
di viltà, di errori attribuiti all’Esercito nascondono la realtà di una
sconfitta non imputabile alle unità schierate nell’isola siciliana. La
superiorità di mezzi aerei, navali e terrestri delle truppe alleate, una
situazione operativa che aveva permesso al nemico di scegliere il settore
d’attacco e quindi di concentrare le forze sono, infatti, emblematiche per la
lettura degli eventi.
L’invasione della Sicilia,
seppur attesa dalle forze dell’Asse, ebbe un profondo impatto psicologico sul
popolo italiano che, ormai deluso dagli insuccessi riportati in Nord Africa e
in Russia, si abbandonò alla convinzione che il conflitto fosse ormai
militarmente perso.
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