2. I BELLIGERANTI - LE ORIGINI DEL CONFLITTO
a. I belligeranti
Nel luglio del 1943, la Sicilia fu il teatro di eventi
bellici che crearono le premesse per la caduta del fascismo e la fine
dell’alleanza tra Italia e Germania: le sue coste furono interessate da un
imponente sbarco di truppe anglo-americane che in poco più di un mese ebbero la
meglio sulle truppe dell’asse italo-tedesco. L’operazione, che vide la
partecipazione di un’intera divisione canadese e unità coloniali del libero
governo francese, costituì la prova generale dello sbarco in Normandia.
Per comprendere la portata di tali eventi, è
necessario analizzare lo scenario nel cui ambito essi si svilupparono.
(1)
Il territorio
La Sicilia è la più grande isola del
Mediterraneo: è separata dal continente europeo attraverso lo Stretto di
Messina che, nel tratto più breve, misura circa 2 miglia e dista dalla Tunisia
circa 80 miglia[i].
L’Isola, per la sua particolare posizione
geografica, rappresenta pertanto un ponte “naturale” tra il Nord Africa e la
penisola italica. Su di essa, infatti, cadde la scelta dell’alleanza
anglo-americana di sferrare il primo attacco alla “fortezza europa”, non appena
conclusa la campagna d’Africa[ii].
Le coste tirreniche e ioniche sono quasi
tutte ripide, ma con grandi rade, mentre la costa sud-occidentale è in gran
parte piatta e poco frastagliata.
Da un punto di vista orografico, l’isola
presenta una catena montuosa costiera settentrionale ed un massiccio interno
(che si appoggia al vulcano Etna, tutt’oggi in attività). La zona meridionale
della Sicilia è costituita invece da altipiani degradanti verso il mare e da
estese pianure.
I numerosi corsi d’acqua che solcano la
Sicilia hanno prevalentemente carattere torrentizio: più brevi e ripidi quelli
che sboccano nel Tirreno e più lunghi ed abbondanti quelli che invece sfociano
nello Ionio.
Il clima della Sicilia[iii] è
mediterraneo, con estati calde e inverni miti. Sulle coste, soprattutto quella
sud-occidentale, il clima risente maggiormente delle correnti africane ed è
caratterizzato da estati torride. Generalmente l'estate siciliana è calda e
scarsamente piovosa, ma secca e ventilata, soprattutto nelle zone interne, dove
gli indici di umidità sono bassissimi. Le piogge sono più scarse nelle zone
interne e lungo le coste meridionali, mentre si presentano più abbondanti sulle
coste tirreniche e soprattutto sul messinese e l'etneo.
Infine, è importante sottolineare che fu
scelta proprio la data del 10 luglio per beneficiare di condizioni di luce
lunare tali da favorire lo sbarco dal mare e proteggere con l’oscurità
l’atterraggio degli alianti.
(2)
La società umana
Secondo un censimento del 1936 la
popolazione isolana era di circa 4 milioni di unità, addensata principalmente
in 352 comuni, dei quali 69 con oltre 20.000 abitanti.
L’estrema povertà dei contadini della Sicilia centrale, ha favorito il volgere
verso le zone costiere dei flussi migratori interni, secondo un processo già
iniziato ai tempi del Settecento. Per quanto invece concerne la migrazione esterna all’Isola, nel
ventennio fascista si registrò un altissimo numero di spostamenti
verso il Nord della penisola e, dopo la guerra, il nuovo orientamento fu
confermato dalle partenze verso il triangolo industriale italiano e il mercato
del lavoro europeo (prima la Francia, poi la Germania e la Svizzera)[iv].
Le difficili condizioni di
vita erano accompagnate da un livello morale generalmente basso.
Le informazioni che giungevano
dal territorio siciliano (oggetto di un memorandum
predisposto in data 15 febbraio 1953 dall’Ufficio di collegamento dell’Esercito
americano a Londra e conservato presso l’Archivio Nazionale di Washington)[v]
evidenziavano come il popolo italiano fosse stanco della guerra, e soffrisse di
scarsa alimentazione, quanto fossero detestate le truppe tedesche e il regime
fascista fosse divenuto inviso soprattutto in Sicilia e quanto, infine, la
maggior parte dei cittadini dell’isola desiderasse la pace al di sopra di ogni
cosa.
In realtà, il morale della
popolazione non era mai stato molto elevato neanche in passato, perché la
guerra non solo era “poco sentita”, ma era divenuta, anzi, impopolare per la
netta consapevolezza della insufficienza delle difese, la generale disistima
nei capi militari e l’intensificazione della indisturbata offensiva aerea
nemica[vi].
Tuttavia, appariva, nel contempo,
evidente come i siciliani, malgrado le privazioni e l’ostilità alla guerra, non
fossero pronti alla rivolta e mantenessero fermi i propositi di lealtà alla
Nazione e di patriottismo popolare[vii].
Pertanto, sebbene
nell’immediato futuro non vi fossero le premesse per l’emergere di gruppi
sufficientemente forti ed organizzati tali da scatenare in Italia una
rivoluzione, sussistevano le condizioni necessarie e sufficienti per un attacco
che, secondo
le ipotesi degli anglo-americani, non avrebbe trovato la coriacea opposizione
della popolazione locale in Sicilia.
[i] Santoni A., Le
operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore dell’esercito – Ufficio
Storico, Roma, 1983, pagina 15 e segg..
[ii] Al riguardo, l’Ammiraglio americano Ernest J. King – Comandante
in Capo della Flotta degli Stati Uniti e Capo delle Operazioni Navali – nella
relazione inviata al Ministro della Marina degli Stati Uniti “sulla Marina
americana in tempo di pace e in tempo di guerra comprese le operazioni di
guerra fino al 1 marzo 1944”, ha scritto: “Nel
luglio 1942, dopo parecchi mesi di discussione e di studi da parte degli Stati
Maggiori Riuniti Alleati, fu deciso di effettuare degli sbarchi nell’Africa
settentrionale e di metter là le nostre truppe di fronte all’esercito tedesco.
L’importanza strategica di questa mossa appare oggi più evidente che mai,
giacché le truppe che sbarcarono in Nord-Africa passarono poi dalla Sicilia
alla penisola italiana, dove impegnarono ingenti forze terrestri nemiche”;
ed ancora: “Nel maggio 1943 le forze
tedesche erano state eliminate dalla Tunisia, e la nostra potenza offensiva era
tale, che potevamo fare piani strategici ben definiti, per attaccare il nemico
nel suo stesso territorio. Scegliemmo la Sicilia come obiettivo immediato e
cominciammo i preparativi per un’operazione anfibia su vastissima scala”.
Generale
G. C. Marshall, Ammiraglio E.J. King, Generale H.H. Arnold, Relazione del Comando Supremo, dal sito
internet: http://cronologia.leonardo.it/usa/usa00.htm
[iv] Sanfilippo M., L’emigrazione
siciliana, dal sito internet dell’archivio storico dell’emigrazione
italiana http://www.asei.eu/index.php?option=com_content&task=view&id=152&Itemid=250,
Editore Sette Città, Viterbo.
[v] Santoni A., Le
operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore dell’esercito – Ufficio
Storico, Roma, 1983, pagina 37 e segg. – op. cit. -.
[vii] Santoni A., Le
operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore dell’esercito – Ufficio
Storico, Roma, 1983, pagina 42. – op. cit. -.
[viii] Santoni A., Le
operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore dell’esercito – Ufficio
Storico, Roma, 1983, pagina 40 – op. cit. -.
[ix] Stato Maggiore Esercito – Biblioteca Ufficio Storico, L’invasione della Sicilia (1943) –
Avvenimenti militari e responsabilità politiche, Catania 1962, pagina 10.
[x] Stato Maggiore Esercito – Biblioteca Ufficio Storico, L’invasione della Sicilia (1943) –
Avvenimenti militari e responsabilità politiche, Catania 1962, pagina 15 –
op. cit. -.
[xi] Santoni A., Le
operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore dell’esercito – Ufficio
Storico, Roma, 1983, pagina 18 e segg. – op. cit. -.
[xv] Santoni A., Le operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore
dell’esercito – Ufficio Storico, Roma, 1983, pagina 44 e segg. – op. cit. -.
[xvi] Santoni A., Le operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore dell’esercito
– Ufficio Storico, Roma, 1983, pagina 39 – op. cit. -.
[xvii] Santoni A., Le operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore
dell’esercito – Ufficio Storico, Roma, 1983, pagina 46 – op. cit. -.
[xviii] Dati citati
da Santoni A., Le operazioni in Sicilia e in Calabria, Ufficio
Storico, Roma, 1983, pagine 100 - 103.
[xix] A titolo
d’esempio, secondo i dati dello storico americano dell’invasione, ammiraglio
Samuel E. Morison, il 15 luglio la Settima Armata americana contava già 204.000
uomini e l’Ottava Armata britannica, pochi giorni dopo, ne contava 250.000 (da Zingali G., L’invasione della
Sicilia, Catania 1962, p. 240) mentre per il generale Emilio Faldella, capo
di Stato Maggiore delle Forze Armate in Sicilia. (da Zingali G., op.
cit., p. 239) furono schierati a difesa dell’isola appena 230.000 italiani e
60.000 tedeschi (tra l’altro, in queste cifre erano comprese le truppe addette
ai servizi).
[xxi] Santoni A., Le operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore
dell’esercito – Ufficio Storico, Roma, 1983, pagina 437 – op. cit. -.
[xxiii] Santoni A., Le operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore dell’esercito
– Ufficio Storico, Roma, 1983, pagina 89 – 90 – op. cit. -.
[xxv] Santoni A., Le
operazioni in Sicilia e in Calabria, Stato Maggiore dell’esercito – Ufficio
Storico, Roma, 1983, pagina 41 – op. cit. -.
[xxvi] Stato Maggiore Esercito – Biblioteca Ufficio Storico, L’invasione della Sicilia (1943) –
Avvenimenti militari e responsabilità politiche, Catania 1962, pagina 21.
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