Un
altro aspetto della Guerra di Liberazione in Grecia fu la vicenda di numerosi
soldati italiani che scelsero di non salire in montagna a combattere con i
partigiani greci, oppure lavorare presso i contadini o girovagare per le
campagne tendendo a raggiungere un porto per cercare di ritornare il Italia.
Molti scelsero di nascondersi e confondersi fra la popolazione delle principali
città greche, soprattutto Atene. All’inizio del 1944, accanto alle formazioni
resistenziali greche, in cui operavano molto soldati italiani, sorsero due
organizzazioni che, oltre a mettere in atto atti di sabotaggio e raccogliere
informazioni, avevano come scopo l’assistenza ed il sostegno dei soldati
italiani non aderenti Erano la O.L.I, Organizzazione Liberale Italiana, vicina
all’ELAS fondata dal cap. Sebastiano Costantini, dal ten. Dei carabinieri
Demetrio Crupi e dal ten. Vittorio Vicari Tra le tante azioni meritorie è da
ricordare che il ten. Crupi riportò in Italia cucita sotto la fodera del
soprabito, la bandiera del 3° Reggimento fanteria “Piemonte”, avita in custodia
dal col. Pozzuoli che transitava per Atene diretto verso un campo di
concentramento in Germania. Con le stesse finalità operò la C.O.I. Centro
Organizzazione Italiana fondata ad Atene dal col. Giuseppe De Angelis. Questa
organizzazione il 14 ottobre 1944 in occasione dell’ingresso delle truppe alleate
ad Atene, sfilò per le vie della capitale accanto a formazioni di “andartes”.
La
vicenda del richiamo del gen Infante in Italia è l’anticipo del clima che si
instaurerà in Grecia nell’ambito della guerra civile tra le formazioni di
sinistra e le formazioni monarchiche. Entrambe alimentano l’odio verso
l’italiano aggressore ed occupatore, e questo odio è una delle componenti della
guerra civile dimostrando che i responsabili greci non sono in grado di
superare le tragedie proponendo soluzioni conciliative che avrebbero evitato
ulteriori contrasti. Il gen Infante, come tanti altri ufficiali italiani era
perseguito come “criminali di guerra”, anche se si erano dimostrati decisi
fautori della lotta al tedesco. Infante, anche per ammissione degli stessi
esponenti della Missione Militare Alleata in Grecia. Accompagnato dal cap.
Philip Infante intraprese un lungo viaggio di oltre 200 chilometri per
raggiungerà piedi l’Albania e di lì, il 5 febbraio 1944 per mezzo di un
peschereccio battente bandiera americana raggiunse Brindisi. Ben presto fu
nominato sottocapo di Stato Maggiore del Comando Supremo e dopo la liberazione
di Roma fu nominato Primo Aiutante di Campo del Luogotenente Generale poi Re
Umberto I. Infante, di sentimenti monarchici convinti, non abbandonò mai i
soldati rimasti in Grecia. E fu grazie a lui che giunsero nel corso del 1944 e
1945 aiuti consistenti tramite le missioni militari alleate.
La situazione in Grecia divenne quanto mai
difficile con la ritirata tedesca. Nel settembre 1944 iniziò la evacuazione
degli ospedali e delle strutture logistiche e del personale amministrativo
tedesco da Atene e dalle altre città greche. Non fu una ritirata decente; anzi
sembrò più una fuga frettolosa, quasi ignominiosa che colpi sia le truppe
combattenti tedesche che la popolazione greca. Segni di disgregazione erano
sotto gli occhi di tutti, a cominciare dai soldati austriaci che facevano ogni
sforzo per dimostrare che loro non erano tedeschi. Il 12 ottobre 1944 fu il
giorno tanto sognato dai greci: i tedeschi sgombrarono Atene, il 13 i
paracadutisti britannici occuparono l’aeroporto di Megara, il 14 occuparono
Atene. Iniziarono tre giorni di grande festa. Al termine iniziarono i problemi.
In breve giunsero dall’Egitto il Governo provvisorio ed il Re e tutti i
funzionari che si erano rifugiati all’estero. La situazione era grave. Vi era
apparsa di nuovo la fame, che non poteva essere contrastata dagli aiuti
alleati. Iniziarono non solo ad Atene ma in tutto il paese le vedette, guidate
dall’ELAS che si era messo alla caccia dei “quisling” greci; iniziavano i primi
massacri, le epurazioni gli arresti arbitrari. Il porto di Velos divenne la
meta di tantissimi italiani, che cercavano l’imbarco in Italia. In breve
raggiunsero le migliaia; una relazione britannica riporta che dopo un mese
dalle montagne della Tessaglia erano giunti a Velos circa 8500 italiani, che
necessitavano di tutto ed erano alloggiati in quello che fu definito “il
magazzino americano”. Gli imbarchi per l’Italia si susseguivano in base al
naviglio disponibile, ma non sufficienti per trasportare tutti i presenti. Il
1944 si chiude in Grecia con una nuova ondata di paura e di disagi per i
rimanenti italiani rimasti: i greci erano sprofondato in una paurosa guerra
civile
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