A richiesta di alcuni amici, con cui siamo in cordiale contatto, pubblichiamo il testo della bozza del Calendario del 2013 pronta nell'aprile 2012 e già in Tipografia il mese successivo.
Tale bozza è servita come materiale per il progetto Storia in Laboratorio.
Inoltre per alcuni studenti è stata l'architettura di base delle loro tesi di laurea triennale.
Si pubblica questo testo, inoltre, per fornire materiale didattico agli Insegnanti impegnati nel progetto Storia in Laboratorio per l'anno scolastico 2014-2015
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Copertina
calendario
2013
1 943-2013
A SETTANTA ANNI
DAL 1943
Riflessioni
su una data anniversaria
Carissimi Soci,
porto il saluto qui a Montelungo
del gen. Poli che, per ragioni di salute, non è potuto, nonostante ogni sue
volontà,
intervenire. Questo appuntamento
per noi Combattenti estremamente significativo, oggi ci permette di rendere
omaggio ai nostri Caduti, non solo di Montelungo ma di tutta la Guerra di
Liberazione. Un saluto riverente e commosso, che sottolinea come il Loro
sacrifico non sia stato dimenticato. Su queste balze iniziò quel percorso che
portò in due anni a riscattare l’Italia uscita dalla crisi armistiziale
distrutta ed occupata. Questo omaggio ci permette di fare alcune riflessioni su
quei mesi e su quei anni. Siamo a 70 anni dagli avvenimenti che ci videro
protagonisti e possiamo trarre
qualche considerazione. Le vicende dell’armistizio ancora sono avvolte in molta
nebbia; tanti protagonisti hanno dato versioni di loro preciso interesse,
manifestando l’intensione di non voler far emergere verità scomode. Questo a
tutto danno di chi si espose in quei giorni in prima linea. Sono emerse, soprattutto
negli ultimi anni, versioni ed
atteggiamenti che hanno esaltato e riconsiderato coloro che fecero la scelta
opposta, militando e combattendo accanto a soldati espressione di quel regime
del genocidio che insanguinò tutta Europa. Noi combattenti della Guerra di
Liberazione dobbiamo chiederci perché abbiamo combattuto; dobbiamo tracciare
una linea precisa tra chi sta di qua e chi sta di la. Tutta la nostra
attenzione è dedicata a mettere i puntini sulle “i” per distinguere chi fu combattente del sud,
internato, partigiano, spesso in contrasto tra Noi. Sono i temi della guerra
fredda che ha prodotto, alla fine, alla rinascita di quel fascismo che fu la
causa pria delle tragedie d’Italia. Dobbiamo riflettere su questo, per poter
traghettare e tradurre alle nuove generazioni il vero significato della Guerra
di Liberazione. Nuove generazioni che necessario che si diano una grossa
svegliata, se non vogliono essere tradite e turlupinate come fummo noi negli
anni del fascismo. Nuove generazioni che devono mostrare interesse, loro per
prime, per questi avvenimenti che sono la matrice della nuova Italia, quella
onesta, capace, produttrice che è riuscita negli anni del dopoguerra a
garantire un futuro alle sue nuove generazioni, cosa che in questo momento non
è garantita. La crisi economica che il paese oggi attraversa non è una crisi
economica, almeno non solo, ma una crisi morale, etica, culturale. Crisi
foriera di tragedie, di difficoltà, di lacrime e sangue, di cui le prime
vittime sono proprio le nuove generazioni. Il loro dovere è quello di crearsi
un futuro, basando questo sulla conoscenza, sullo studio, sul sapere, lasciando
da parte i vari imbonitori, i promettitori di niente, i furbi e i faccendieri
dalle soluzioni facili. La libertà, anche quella dal bisogno e dall’indigenza,
come quella del pensiero, non la dona
nessuno, ma la si conquista ogni giorno, combattendo ogni ora con le armi che
la morale e l’etica e la cultura ci
danno. Noi, in quei lontani giorni del 1943, combattendo per questo.
Dobbiamo anche riflettere sul significato dell’Associazionismo. Noi
Combattenti ci stiamo assottigliando sempre più. Oggi qui per la prima volta
non c’è il gen. Marzollo; a lui come a tanti altri che ci hanno lasciato il
nostro reverente saluto. Quanto può durare un Associazionismo senza i suoi
protagonisti. Molti di coloro che si sono affiancati a noi sono onesti e leali,
ma altri non hanno queste qualità. Sono troppi i casi, sotto i nostri occhi, in cui ci
vengono messe in bocca frasi e suggerito comportamenti che mascherano interessi
non nostri. Vediamo come l’Associazione partigiani si è trasformata in un
gruppo di pressione politico in cui i Partigiani veri non hanno più voce in
capitolo, ma tutti parlano a loro nome. Vogliano fare la stessa fine o abbiamo
il coraggio virile di mettere un punto fermo a questa ennesima situazione
equivoca. Un altra battaglia da combattere, per la nostra dignità e il nostro
essere uomini, che sarà uno dei temi di questo anno anniversario.
Con questi intendimento, in questo giorno significativo, a
nome anche del Presidente Gen. Luigi
Poli , e mio personale formulo a tutti i soci ogni augurio ed
ogni fortuna.
Montelungo, 8 dicembre 2012
Il Calendario è stato realizzato da Massimo Coltrinari , Alberto
Marenga, Sergio Pivetta, Luigi Marsibilio, Osvaldo Biribicchi ,
Franco Faticati, Goffredo Mancinelli, e da altri soci della Sezione “Studenti e
Cultori della Materia” che non desiderano essere citati.
Ricerche iconografiche Laura Coltrinari.
Il
Calendario è ceduto ai Soci e a chi ne fa richiesta . Si richiede un contributo
alle spese forfetario da versare sul
conto corrente postale 37885209
intestato al Direttore responsabile di “II
Risorgimento d’Italia”, Prof. Sergio Pivetta - Via Carlo Crivelli 20
20122 Milano, con la dicitura ”Versamento straordinario e forfetario per Calendario
2012.”
Fonti: Le fotografie, che non provengono
direttamente dall’Archivio della Associazione., dall’archivio Pivetta, e
dall’Archivio di “Il Secondo Risorgimento d’Italia”. Sono tratte da Mario Cervi
( a cura di), 25 luglio – 8 settembre 1943. Album
di una disfatta, Milano, Rizzoli, 1993
Il Calendario è disponibile sul sito
associativo www.secondorisorgimento.it
Foto di Copertina. Il generale statunitense
Water Bedell Smith, in una tenda a Cassibile, in Sicilia, firma il cosiddetto “Armistizio
Corto” alla presenza degli altri Comandati Alleati e del rappresentate
Italiano, generale Castellano, e del consigliere diplomatico ed interprete,
Montanari. Un semplice generale di brigata, che non conosceva l’inglese, fu
incarico di concludere un armistizio che segno i destini dell’Italia per anni,
è altro segno della superficialità ed incapacità del Governo Badoglio di
gestire una situazione difficilissima.
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La Monarchia asseconda il Fascismo,
e né diviene succube.
La Monarchia, con il re Vittorio
Emanuele III, aveva chiamato al potere il Fascismo, con a capo Benito
Mussolini, nel 1922. Lo aveva assecondato in tutte manifestazioni, ad iniziare
dalle leggi “fascistissime” del 1925, che avevano dato l’avvio anche formale
alla Dittatura, alla adesione al Nazismo di Adolfo Hitler, con l’approvare, nel
1938, le leggi antirazziali, forse il punto più basso di Casa Savoia nella sua
millenaria storia. Tanta acquiescenza aveva portato il Re a rimorchio delle scelte mussoliniane anche in politica
estera. Il re e tutto il vertice
monarchico non riuscì ad impedire la dichiarazione di guerra nel 1940, pur
sapendo che l’Italia non era pronta ad affrontare un conflitto di tale portata.
In questa guerra, al contrario di quella
del 1915-1918, il re fu emarginato nelle decisioni fondamentali; anche nella
conduzione delle operazioni fu completamente messo da parte. Le Forze Armate
Italiane andarono incontro a 39 mesi di sconfitte, che furono ammantate
esaltando il valore e il sacrificio dei soldati.
Foto 1. Il Maresciallo Badoglio con il Principe di Piemonte. Umberto.
Badoglio fu uno dei protagonisti del 1943 e succedette a Mussolini alla guida del Governo.
Foto 2 – Mussolini con il cosiddetto “ras di Cremona”, Farinacci. Nel 1941 a seguito di un attacco
di Farinacci a Badoglio, all’epoca Capo delle Forze Armate Italiane, a seguito
del disastro della Guerra contro la Grecia, Badoglio fu costretto a dimettersi
dalla carica di Capo di Stato Maggiore Generale.
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Apparire, non essere
“Otto milioni di Baionette” fu uno sloga tra i
tanti, del Fascismo. L’azione di propaganda ed autopromozione fu martellante.
Il Fascismo, fin dal suo inizio, esalto il militarismo. Ogni sua azione era
indirizzata all’esaltazione dello spirito guerriero e ad esaltare la guerra
come la soluzione di ogni problema politico. Militarizzò il popolo italiani e
tutti furono messi in divisa, attraverso le organizzazione del partito
Nazionale Fascista. Dalla più tenera età, (I Figli della Lupa) alla maggiore
età (21 anni) i ragazzi e le ragazze furono inquadrate Nella Gioventù Italiana
del littorio, di stampo gerarchico-militarista in tutte le sue manifestazioni.
Alla prova dei fatti quando la guerra scoppio, questa gioventù fu bruciata sui
campi di battaglia, dove andò incontro a sconfitte cocenti. I Controffensiva
inglese in Africa, Attacco alla Grecia , II Controffensiva in Africa, El
Alamein, Russia sono le tappe di queste sconfitte, in cui lasciammo al nemico
oltre 700.000 prigionieri. I Caduti furono oltre 200.000.
Foto 3 Present’arm
di gerarchi durante una cerimonia. Il secondo da destra è il Duca Pietro
Acquarone, ministro della real Casa ed anima e cervello del complotto che portò
alla destituzione e all’arresto di Mussolini il 25 luglio 1943.
Foto 4: Prigionieri
Italiani in Africa settentrionale. Le sconfitte furono seguite dalla cattura di
un gran numero di prigionieri che portò a depauperare il potenziale bellico
dell’Italia che, al momento dell’invasione del territorio metropolitano, si
trovò indifesa.
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Il Gran Consiglio
del Fascismo cancella il Fascismo
Persa l’Africa nel maggio del 1943, dopo la
disastrosa ritirata di Russia (101.000 persi tra prigionieri e Caduti) e tutto
il materiale di una Armata, il nemico sbarca in Sicilia che viene conquista in
37 giorni, mentre le città italiane sono sottoposte a durissimi bombardamenti; il
Paese ormai non ha più la forza di difendersi. I gerarchi fascisti, dopo venti
anni di potere assoluto, prendono atto che il movimento fascista è morto e non
ha più nulla da dire agli Italiani. Su iniziativa di Dino Grandi, in un ordine
del giorno votato da 19 dei 25 Consiglieri del Gran Consiglio, sfiduciano
Mussolini additandolo al popolo italiano come colui che ha portato l’Italia in
questa disastrosa situazione.
Foto 5.. Forze
statunitensi sbarcano in Sicilia, 9 luglio 1943. Sbarcarono la VII Armata statunitensi
agli ordini di Patton e l’VIII Armata inglese, veterana delle Battaglie
d’Africa al comando del maresciallo Montgomery.
Foto 6.La seduta
del Gran Consiglio del Fascismo in cui fu discusso, tra gli altri Ordini del
Giorno, anche quello di Dino Grandi, che di fatto destituiva Mussolini.
Foto 7. Carlo
Scorsa, Segretario del Partito Nazionale Fascista. Era suo dovere difendere
Mussolini e preservare il potere al partito. Alla prova dei fatti non seppe o
non volle mobilitare il partito
o stesso, e
soprattutto la
Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale ,
vera forza armata che poteva difendere il regime. All’indomani della
ricostruzione a settembre del PNF e in
sede storica questi sono i dati da analizzare circa la consistenza o meno del
movimento fascista come espressione del popolo italiano e come legittimità a
governare.
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Il Crollo del Fascismo
Il Governo Badoglio
Il
re, constata che l’Italia ormai non aveva più speranza di difendere se stessa,
prende la decisione, sollecitata anche dai capi fascisti, di sostituire
Mussolini. Il 25 Luglio 1943, durante una visita di routine a Villa Savoia, il
Re, con scarsissimo stile che fa
indignare la Regina Elena ,
fa arrestare Benito Mussolini, dando l’incarico di forare il Governo al
Maresciallo Badoglio, ed assumendo direttamente il comando delle Forze Armate.
L’annuncio è accolto con manifestazioni di giubilo in tantissime città d’Italia,
tutti convinti che questo sia il primo passo verso l’uscita dalla guerra, che
tutti ormai avevano compreso che era persa. Nonostante che Badoglio dichiari
che l’Alleanza con i tedeschi è immutata, cercando di giostrarsi tra un nemico
sempre più incalzante e temibile e un alleato sempre più diffidente e minaccioso
Foto. 8. L’annuncio al popolo italiano della
destituzione di Benito Mussolini come Capo del Governo e la sua sostituzione
con il Maresciallo Badoglio. Annuncio che fu accolto con entusiasmo dalla
popolazione, convinta che fosse il primo passo verso l’uscita dalla guerra.
Foto 9. Bombardamenti Milano. Rovine del teatro alla Scala, simbolo
assurto delle vittime non umane fatte dall’azione del nemico. Tutte le città
italiane nel 1943 vivevano sotto l’incubo dei bombardamenti senza alcuna difesa
attiva o passiva efficace. Segno ulteriore del
fallimento del Fascismo nella preparazione e conduzione della guerra.
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La
caduta del fascismo fu accolta dalla popolazione con scene di entusiasmo. La
reazione popolare fu in molti casi violenta ed i simboli del fascismo furono
distrutti in una furia iconoclasta che rileva come il regime avesse perso ogni
consenso. La voglia di pace, di normalità, di vita vissuta senza eroismi e
guerre, ovvero normale si era impossessata di tutti. Il dato più significativo
fu che il fascismo si era dissolto senza lottare, senza una minima reazione.
Dei 42.000.000 di iscritti al Partito Nazionale Fascista, nessuno si oppose con
la forza in quel fine luglio 1943, ne un gesto significativo, tranne quello di
Manlio Morgagni.
Manlio
Morgani era presidente della agenzia di stampa fascista Stefani, la voce del
regime, che si tolse la vita lasciando questo biglietto: “Il Duce non c’è più: la mia vita non ha più scopo. Viva Mussolini”. Morgagni destinò ogni suo avere ai dipendenti
della “Stefani”. E’ facile comprendere che il gesto di Morgagni, nobile e
coerente, rileva quanto il fascismo fosse ormai, come movimento e come regime,
finito.
In
cotanto sfacelo morale, dopo vent’anni di governo fascista, la popolazione
viveva sotto i bombardamenti in condizioni di vita disastrose.
Foto 10. Nonostante la volontà di distruggere i
simboli del fascismo, nella popolazione prevaleva la voglia di pace e di
normalità, non l’odio. Il ritratto di Mussolini distrutto.
Foto 11. Manlio Morgagni, Presidente della agenzia di
stampa fascista Stefani.
Foto 12. La lettura del “Corriere della Sera” nelle
strade di Milano della caduta del Fascismo
da parte di due giovani donne, dall’evidente
atteggiamento compiaciuto.
Foto 13. La drammatica situazione della popolazione,
costretta all’emergenza a vivere in modo precario. Sono le conseguenze dell’attacco
al fronte interno, in applicazione delle teorie di Giulio Douhet, teorico
dell’impiego strategico della aviazione.
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8
L’Armistizio
La
guerra era arrivata sul territorio nazionale, l’Italia era invasa. I
bombardamenti alleati colpivano ancora con più violenza le città, soprattutto
quelle industriali del nord. La caduta del fascismo aveva fatto capire a tutti
gli italiani che la guerra era persa ed ora si doveva trarre la logica
conseguenza: concludere una qualsiasi pace con gli Alleati. Il Governo Badoglio
avviò trattative più o meno segrete conducendole in modo maldestro e da
incapace che irritano gli Alleati e mettono ancora di più in guardia i
Tedeschi.
In
una tenda eretta sotto gli aranceti vicino a Cassibile il 3 settembre 1943
viene firmato l’Armistizio Corto” tra gli Alleati e l’Italia. Tra riserve
mentali, menzogne, doppi giochi e raggiri, il Governo Badoglio gestiva questa
fase delicatissima in modo veramente colpevole, arrivando alla proclamazione
dell’Armistizio, l’8 settembre 1943, completamente impreparato. Non diede
alcuna disposizione alle Forze Armate, se non qualche indizio criptato e di
difficile comprensione, nella paura di una reazione tedesca, lasciando ogni
Comando ogni soldato senza ordini, di fronte a se stesso.
Proclamato
da radio Roma e Radio Algeri alle 19,45 dell’8 settembre 1943, l’Armistizio,
mente gli alleati sbarcano a Salerno, fu
accolto dalla popolazione italiana con giubilo, credendo che la guerra fosse
finita. In realtà iniziava la più grave e profonda crisi istituzionale della
Storia d’Italia. Il re e il Governo Badoglio, finalmente resosi conto in quale
baratro avevano portato l’Italia, non trovarono altra soluzione che lasciare
Roma e portarsi al sicuro in territorio controllato dagli Alleati, a Brindisi.
Foto 14. I giornali annunciano l’Armistizio. Anche
nei sottotitoli emerge il grande equivoco. Non si ha il coraggio di apertamente
la situazione. Mai
titolo fu insieme più rispondente alla realtà e più ingannevole di questo che
si riporta dal quotidiano “La Stampa” di Torino.
Foto 15. Il cippo che ricorda ove fu firmato
l’Armistizio, a Cassibile, il 3 settembre 1943.
Foto 16. Il giorno della proclamazione
dell’armistizio gli Alleati sbarcarono a Salerno, zona scelta in quanto entro
il raggio di protezione della loro aviazione tattica. Badoglio ed i suoi
consiglieri si aspettavano uno sbarco o a Civitavecchia o ad Anzio o
addirittura nel nord Italiana.
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9
L’Alleato diventa nemico
L’alleato
germanico, fin dalla caduta del fascismo aveva visto Roma con grave sospetto.
Aveva subito compreso che l’Italia voleva uscire dalla guerra ed aveva prese le
sue contromisura preparando piani ( il più importante quello a “Asche” per
l’invasione ed il controllo dell’Italia). Alla proclamazione dell’armistizio,
mentre i Comandi e di soldati italiani erano senza ordine, i Comandi ed i
soldati tedeschi sapevano esattamente cosa fare. Diretti dal Maresciallo
Kesserling, in poco più di una settimana disarmarono le forze italiane ed
occuparono tutta l’Italia. Liberarono Mussolini dalla sua prigione del Gran
Sasso, e lo trasportarono i Germania, ove, incontrato Hitler, decise di far
resuscitare il fascismo. Alla Rocca delle Caminate, in Romagna, Mussolini con i
sopravissuti del crollo del 25 luglio fondò la Repubblica Sociale
Italia , uno dei tanti stati fantoccio d’Europa sorti
ne’orbita nazista, in tutto e per tutto dipendenti dalla germana e dai suoi
interessi.
Foto. 17. Il
Maresciallo Kesserling a colloquio con i suoi collaboratori. Nonostante
l’ordine di ritirasi verso le Alpi, il Kesserling riuscì a fronteggiare lo
sbarco a Salerno e stabilizzar e il fronte a sud di Napoli. L’Italia era divisa
in due.
Foto 18. Mussolini incontro Hitler a Vienna dopo
essere stato liberato dalla prigionia sul Gran Sasso. In quell’incontro Hitler
gli chiese come era stato possibile che il fascismo, il 25 luglio, si liquefò
senza opporre resistenza. Mussolini non seppe rispondere.
Foto 19. La Rocca delle Caminate. Qui Mussolini,
rientrato in Italiana, proclamo, senza alcun fondamento giuridico, la repubblica Sociale
Italiana e diede vita al Partito Fascista repubblicano
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L’Italia diventa un campo di
battaglia
La
crisi armistiziale del settembre 1943 è il punto più basso e più difficile
della Storia d’Italia. Ancora vi sono molto lati oscuri di questa vicenda, e
molti protagonisti, responsabili di tanto sfacelo, distruggendo ogni prova a loro
carico, si stanno sottraendo al giudizio della Storia. La realtà è che l’Italia
vide distrutte le sue forze armate, fatte prigioniere e internate perche senza Comando ed abbandonate a loro stesse, la
popolazione civile in balia
di un alleato che ben presto si rileverà un
occupatore dispositivo ed esigente,e in condizioni di vita assolutamente
precarie e miserevoli. Questo il quadro di sintesi della situazione del
settembre 1943, le cui responsabilità, prescindere da ogni spiegazione e giustificazione, vanno
addebita alla Monarchia, in linea generale ed la Fascism, in via complementare.
Foto 20. Soldati italiani catturati dai tedeschi
all’indomani dell’armistizio ed avviati ai campi di concentramento in Germania.Si
apre la pagina dell’Internamento Militare in Germania, e il grande
interrogativo del perché successe tutto questo. Oltre 650.000 soldati in Italia
e all’estero furono catturati, nella gran parte senza che si opponesse alcuna
resistenza.
Foto 21 e Foto
22. Con la proclamazione dell’armistizio
l’Italia divenne un campo di Battaglia. Le condizioni di vita peggiorarono
ulteriormente costringendo gli italiani ad una quotidiana t veramente
difficile.
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11
L’Italia dichiara guerra alla Germania
13 ottobre 1943
Nell’abisso in cui era
sprofondata, l’Italia continuava con le sue Istituzioni a funzionare in alcune
provincie pugliesi e Brindisi prima e poi Bari divennero le capitali di quello
che poi fu definito il Regno del Sud. Il re, spaesato, male orientato e male
consigliato dal ministro della Real casa duca Acquarone, non voleva prendere
atto della situazione e si rifiutava d’abdicare in tempi brevissimi, come
tantissimi,anche in campo monarchico pressantemente consigliavano, e si irritava
degli attacchi che con crescente veemenza si rivolgevano alla dinastia. Solo il
13 ottobre 1943, anche su pressione degli Alleati, decide di dichiara guerra
alla Germania. Grazie a ciò, gli Americani, nonostante l’opposizione degli
Inglesi, permettono di costituite una unità italiana da combattimento, il I
Raggruppamento Motorizzato, con unità raccolte in Puglia. Sarà questa unità che l’8 Dicembre 1943, a Montelungo, entrerà
in linea, alla presenza del Principe Ereditario. Sconfitto, e questa sconfitta sarà
ancora una volta ammantata dall’esaltazione del volare dei singoli, riprende
l’azione
e il 16 dicembre conquista
le posizioni. Ma la situazione morale è gravissima ed il reparto viene ritirato
dalla linea del fuoco.
Si conclude un anno, il
1943, il più tragico ed il più difficile della Storia d’Italia. Un anno non da
celebrare ma da studiare per comprendere bene cosa realmente sia accaduto,
mondando ogni evento dall’azione distorta di chi, per un verso o per un altro,
cerca di far prevalere la sua versione ai suoi fini, che per lo più sono volti
a nascondere errori, vigliaccherie, ignominia, incapacità,tradimenti perpetrati
in nome e alle spalle
e del Popolo Italiano.
Foto 23. Il Re passa in rivista un Reparto nelle
Puglie. Saranno queste truppe che daranno vita al I Raggruppamento Motorizzato.
Foto 24. Il Principe Umberto a colloqui con due
Ufficiali Statunitensi nel Dicembre 1943. Ogni sforzo
era
dedicato affinchè l’Italia partecipasse alla guerra, per avere al tavolo della
pace condizioni meno dure di quelle annunciate a Casablanca nel gennaio 1943.
Foto 25. Il terribile anno 1943 si chiude con le
giornate di Montelungo. In cui, a tre mesi dall’annuncio dell’Armistizio, le
Forze Armate Italiane entrano in combattimento per dare vita al Secondo Risorgimento
d’Italia. Nella foto la Dorsale di Montelungo
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12
Calendario
del 2013
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