a. Considerazioni
finali inerenti le truppe anglo-americane
L’Operazione HUSKY fu concepita dagli alleati in un
clima di totale controversia. Durante la Seconda Conferenza di Washington
nell’estate del 1942, si sviluppò un acceso dibattito tra gli inglesi e gli
americani in merito a quale dovesse essere la linea strategica da adottare
nella guerra contro le potenze dell’Asse. Il piano inglese prevedeva
l’applicazione di una pressione continua sull’Asse con tutti i mezzi disponibili.
In riferimento al Nord Africa e al Mediterraneo, si intendeva spingere l’Italia
fuori dal conflitto e costringere la Wermacht ad allungare il proprio
dispositivo sino al limite massimo. Al contrario del concetto americano, che
sosteneva una strategia di consolidamento nel Nord Africa e l’utilizzo delle
basi per effettuare attacchi aerei contro l’Italia e la Germania, lo schema
inglese richiedeva la conquista della Sicilia o della Sardegna per aumentare la
pressione sull’Italia. Alla fine Churchill riuscì a convincere gli alleati
statunitensi della bontà delle sue tesi e l’invasione della Sicilia, colpendo
il centro di gravità della nazione italiana, cioè la volontà di combattere,
raggiunse l’obiettivo strategico della resa italiana.
Al livello operativo, l’imponente figura del Gen.
Montgomery influenzò notevolmente lo schema della manovra dell’operazione
Husky. Inizialmente egli impose l’applicazione di un piano di sbarco in cui le
due armate svilupparono il proprio sforzo parallelamente dandosi supporto reciproco
e mantenendo saldi i principi della massa e della coordinazione, ma
successivamente, galvanizzato dalla relativo successo iniziale, sviluppò la
campagna di Sicilia contemporaneamente lungo due direttrici. Una principale, sulla
quale il XIII corpo d’armata avrebbe attraversato la piana di Catania e
conquistato la città, una secondaria, ove il XXX corpo d’armata avrebbe preso
Vizzini, Caltagirone, Enna e Loeonforte, chiudendo l’accerchiamento alle spalle
la Divisione Hermann Goering in collaborazione con le truppe del Gen. Patton.
In realtà il generale inglese aveva apparentemente
perso di vista il fatto che non si stava più operando nel deserto, con un
terreno ampio e libero da ostacoli. In Sicilia, si combatteva su un territorio
montuoso e compartimentato che offriva limitate e canalizzate linee di avanzata, molte posizioni difensive, poco
spazio di manovra. Inoltre la velocità non era mai stata una delle peculiarità
delle formazioni sotto il comando di Montgomery. Infine lo sviluppo
dell’operazione Husky, sbilanciato a favore dell’8^ Armata di Montgomery aveva
sicuramente trascurato il vantaggio in uomini e mezzi posseduto dalla 7^ armata
del Gen. Patton e quindi aveva relegato parte delle forze a disposizione ad un
ruolo prettamente secondario.
L’attacco su Catania avrebbe dovuto prevedere una
forte concentrazione di forze, con l’impiego di tutte le risorse dei Corpi
d’Armata disponibili, anziché dissipare la potenza delle truppe inglesi su due
fronti. Inoltre, non era stata predisposta una consistente riserva tale da
poter fronteggiare, all’occorrenza, situazioni che avrebbero potuto portare
alla sconfitta delle forze dell’Asse che contrastavano l’avanzata inglese
attraverso il ponte di Primosole.
Tali errori rallentando notevolmente l’avanzata dell’8^,
compromisero la conquista del porto della città di Messina nei tempi previsti e
consentì l’ordinato ripiegamento delle forze dell’Asse e quindi, il mancanto
conseguimento dell’obiettivo operativo della distruzione delle forze avversarie
sull’isola.
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