Paolo Marchi
Nel 2013 ricorre il 70.mo anniversario del
1943 e degli avvenimenti ad esso collegati , in particolare quelli che si sono
verificati dopo l’8 settembre , data dell’”armistizio” e di quanto essi abbiano inciso nelle vicende
della Nazione.
In questo
contesto parlare dell’isola di Leros ,e dei fatti in essa accaduti, nel lontano 1943, al giorno d’oggi può sembrare anacronistico o
“nostalgico di un tempo “. L'oblio italiano era ed è rafforzato dal fatto che
il Dodecaneso - alla fine dei conti - non fu teatro di vicende eccezionali ,
accresciuto da un silenzio dello “stato
repubblicano”, in linea con una tendenza nazionale finalizzata
all'autoassoluzione.
Ma prima di
entrare nel ricordo di Leros del 1943 ci pare opportuno premettere alcune
considerazioni sulla storia cosidetta “italiana “ delle “dodici isole” , sugli interventi che
ne seguirono e sui rapporti che si erano instaurati con i suoi abitanti .Tutto
ciò perché il periodo bellico non vide l’Italia intervenire militarmente nel
1940 in questo territorio , ma la sua presenza era insediata già da circa trenta anni e questo
aveva stabilito un rapporto diverso (organizzazione di una
amministrazione civile modernizzata, costruzione di opere pubbliche e civili
evolute , introduzione dei catasti. Ed altro.)
La presenza italiana nel Dodecaneso iniziò
nel 1912 (guerra italo turca per la conquista della Libia )e terminò nel 1947
con il passaggio delle isole al governo greco (trattato di pace della IIa
guerra mondiale ). Pertanto l’occupazione italiana ebbe caratteristiche diverse
distinguendosi in 3 periodi : il primo collegato con una occupazione
“militare”, dal 1912 al 1920 , il secondo dal 1921 al 1940 che si distingue per
una partecipazione diretta al governo delle isole , ed infine il terzo
caratterizzato dalla partecipazione al conflitto mondiale e culminato con i
fatti del 1943. Seguirono un periodo di occupazione militare tedesca prima ed
inglese poi.
Ma è
anche da soffermarsi sia pure brevemente su cosa rappresentò l'occupazione del
Dodecaneso per i “dodecanesiaci” e se è possibile definire lo specifico
carattere “nazionale” dell'occupazione italiana..
Certamente
non si discute se gli occupanti italiani abbiano avuto meriti particolari a livello
di recuperi archeologici, di innovazioni architettoniche ed urbanistiche,
di un primo sviluppo di un turismo (per
la verità ,allora, di élite: certamente
diverso da quello odierno) ma le trasformazioni economico-culturali
furono operate in una azione volutamente di riscrittura del passato locale, di
valorizzazione e di utilizzo prevalente a beneficio degli occupanti , appartenendo tutto questo a quel secondo
periodo nel quale si manifestò principalmente la volontà di “italianizzare”il
territorio.
In questo periodo si alternarono Governatori
espressione dei governo italiani di allora, e quindi a personaggi
“illuminati”(tutti ricordano Mario Lago) si avvicendarono uomini del” regime”
(Cesare De Vecchi) , con riflesso sui governati e sulle vicende degli stessi.
La
ricerca storica attuata attraverso gran parte di testimoni oggi in età
avanzata, chiamati a narrare di momenti in cui essi avevano un'età poco più che
infantile e al massimo adolescenziale, ci induce all’affermazione che gli
italiani sono considerati ancora oggi
«brava gente». Tendenze a carattere “nazionalistico” sono considerate
ormai poche e superate nell’oblio del tempo e da moderne visioni storiche
(conoscenza della storia del fascismo e dei suoi significati in Italia ed
all’estero, concezione ed avvento di un Europa unita, globalizzazione delle
problematiche mondiale , ecc.)
Tuttavia
le immagini di comunità dodecanesiache idilliache, con un buon rapporto fra
occupanti ed occupati, salvo alcuni pochi e isolati episodi ,non possono essere considerate “in assoluto”
in quanto nel tempo furono indotte e si rafforzarono soprattutto attraversa
il confronto dell'azione degli italiani rispetto all'operato di
altri occupanti, di altre nazionalità che si avvicendarono.
Questa che può
,e deve essere una premessa ,è utile per entrare nella mentalità del cittadino
greco e leriota in particolare quando ci si accinge a ricordare quella che si
definisce la “battaglia di Leros” del lontano 1943
Perche in
quell’anno , in quei mesi ,accaddero avvenimenti che coinvolsero gli occupanti
italiani (ed anche altre truppe di nazionalità straniera : inglesi e tedeschi )
che si scontrano su questo limitato territorio coinvolgendo la cittadinanza
locale che si trovava pertanto non solo
ad assistere ma anche a partecipare allo sconvolgimento che si attuò sull’isola
per 53 giorni (bombardamenti, problemi alimentari e vittime civili e militari)
Questi fatti
sono rimasti ben presenti nel ricordo storico degli abitanti accumulandosi con
il desiderio di farne un episodio che portò questa piccola isola alla ribalta
internazionale anche se al giorno d’oggi scaduto nell’oblio. Ma furono giorni
che per la vita di una popolazione, che vive lo scorrere del tempo con pochi e
piccoli avvenimenti ,lo sconvolgimento di qui 53 giorni hanno e tuttora rappresentano ancora un momento “eroico” per
tutta l’isola.
Ci siamo
soffermati su alcune considerazioni precedenti per cercare di introdurre i
fatti di Leros ed in particolare per riuscire a far riemergere il ricordo di
certi avvenimenti accaduti 70 anni or sono caduti nel dimenticatoio ma
verosimilmente a nostro parere degni di essere riportati nella giusta
dimensione degli avvenimenti della storia di quegli anni.
Essi furono in pratica l’ultimo baluardo della
Nazione Italiana nella regione dell’Egeo e rappresentarono un atto di presa di coscienza di cittadini italiani (in
armi) che si raggrupparono attorno alla propria bandiera contro un esercito che evidentemente
rappresentava un nemico storico,
venendosi a costituire pertanto uno
dei primi atti della lotta per la rinascita nazionale.
Nella loro
battaglia , in realtà, quegli uomini e le loro azioni non furono nel contempo
neppure valorizzati nella giusta maniera dal nuovo alleato britannico in
considerazione purtroppo degli allora
recenti precedenti bellici che
portavano a destare diffidenze.
Per quei
cittadini in armi la loro battaglia era persa in partenza ,ma tuttavia seppero
combatterla con dignità ed eroismo ,fino alla fine, consci di ben scarse
possibilità di sopravvivenza , come in realtà avvenne .
Ricordare tali
avvenimenti anche in territorio greco ( l’isola di Leros dal 1947 è parte
integrante della Repubblica di Grecia) può e deve pertanto rappresentare un
atto dovuto . Essi non rappresentano certamente un atto con il quale gli
italiani cercavano opprimere una nazionalità (greca) , bensì voleva dimostrare la difesa della propria
fedeltà ad una bandiera credendo in un futuro migliore per la propria nazione .
Oggi dobbiamo
considerare superate tutte quelle barriere di carattere nazionalistico che
condussero agli eccidi di guerre volute da poche “distorte menti” , ma
sopportate da popoli, senza tuttavia che essi
perdessero il valore del significato di
Nazione .
Quei tre
popoli che allora si trovarono e si scontrarono sotto il fuoco e quella
popolazione civile inerme ,ma coinvolta in uno scontro, osservatrice della
dissoluzione improvvisa di un “modus vivendi” ultratrentennale, oggi convivono
pacificamente in una Europa che può e deve rappresentare quella Casa comune nella quale qualsiasi
controversia deve trovare ogni sua soluzione .
Tuttavia i
fatti ed in particolare quelle vite di uomini che vennero allora sacrificate da
decisioni inumane non debbono essere dimenticate in un oblio ed al contrario
devono rappresentare un insegnamento per le nuove giovani generazioni .
E fanno parte
della Storia.
Celebriamo
quindi la ricorrenza dei 70 anni che ci separa da quei giorni nel modo più
degno !
Nessun commento:
Posta un commento