GIORNI DI
GUERRA
di
Alfredo
Poggiali
Quanti
ricordi hanno gli anziani
Siccome
sono anziano
ne
voglio raccontare scrivendolo
Oggi
leggere è faticoso
il
mondo dell’immagine oscura tutto
io
non temo l’oscuramento
scrivo
per tenere sveglia
la
mia anziana memoria
quando
la sollecito risponde
non
essendo uno scrittore
e
tantomeno neppure poeta
insudicio
fogli su fogli
faccio
una dura fatica
perché voglio raccontare
senza
aggiungere ne lavare
l’episodio
che racconto bene o male
oggi
può sembrare un avventura
ma
in quegli anni
era
in gioco la tua pelle.
La
mia era una pelle giovane
perderla
era facile
le
bombe degli aerei non erano
intelligenti
come dicono oggi.
le
bombe eran bombe come oggi
gli
ordigni che provocano
la
morte non saranno intelligenti
come
chi ordina di lanciarle.
il
25 settembre 1943
il
primo bombardamento di Firenze
provocò
morti e macerie
fu
la mia prima esperienza.
L’odore
acre della polvere
ti rimane in gola e nel naso
il
rombo dei motori degli aerei
ti
rendeva quasi sordo.
La
tragedia di chi rimaneva vivo
In
un interrato sotto le macerie
Corpi
dilaniati lanciati
In
aria come fuscelli
In
nessun luogo eri sicuro
Gli
aerei non potevano riportar
Le
bombe alla base di partenza
Allora
giù tanto è territorio nemico.
La
mattina dell’8 febbraio 1944
Una
squadriglia di bombardieri
Alleati
in formazione stretta
L’aereo
di coda apre il portellone
Il
pilota avrà pensato è territorio nemico
e giù
quello che era rimasto
Uno
di questi ordigni
Falciò
un gruppo di bambini
Ospiti
del Collegino di Sesto Fiorentino
Il
bombardiere non riportò bombe
Ma
le bombe avean fatto una strage
Di
innocenti bambini
Il
pilota il Dio lo perdoni
Ma
non perdoni chi procurò questa
Schifosa
guerra
Allora
dico a voi cari giovani
Lottate
contro la cultura della guerra
Perché
esser pacifisti non basta
Perché
le bombe cadono ancora
Allora
vi racconto.
Non
temo per il contenuto
sono
spronato ad insudiciar fogli
da
una gentile signora
insegnante
liceale.
che
mi dice : Poggiali non disperda
i
suoi ricordi
perché
i ragazzi sono interessati
io
le ho dato ascolto.
Si
è aggiunto un altro
amico
dei ragazzi il regista Marco
Colangelo
mi ha obbligato di
andare
avanti.
Sia
chiaro l’Alfredo fa il che può
non
si monta la testa
faccio
sempre del mio meglio
mi
consolo perché non aspetto il voto.
Dopo
questo penoso e lagnoso
preambolo
passo il testimone
ai
giovani, quegli che gli fumano
gli
attributi.
Era
l’anno 1944 siccome io sono
ragazzo
del 43 ci vuol poco
a
capire che età avevo
in quel triste anno
l’Italia
tutti i giorni era bombardata
eran
formazioni di aerei alleati
tentavano
di colpire punti vitali
quando
le centravano eran rovine.
Se
centro non veniva fatto
rovinato
era il dintorno se la ferrovia era colpita
i
genieri tedeschi ci sapean fare
In
poco tempo un binario era efficiente
e
i convogli potevano di nuovo transitare
era
una lotta fra forti
detto
fatto dopo poco giù altre bombe
per
colpir di nuovo
tutta
la valle dell’Arno
dal
Falterona al mare
la
ferrovia da Arezzo a Pisa
era
obbiettivo prestabilito
i
paesi del Valdarno superiore
eran
quasi tutti semi distrutti
quello
di Incisa in particolare
era
il più colpito.
il
motivo era il ponte che
attraversava
l’Arno incuneato
fra
due colline e difficile
era
per gli aerei colpirlo.
per
gli alleati era un obbiettivo
troppo
importante ed andava distrutto
allora
giù bombe a non finire
quasi
mai il ponte era colpito.
i
piloti dei bombardieri potean volare
con
tutta calma tanto non erano
contrastati
né da aerei da caccia
e
neppure contraerea
i
comandanti lo sapevano e facevano
grandi
evoluzioni per trovar la
linea
giusta nonostante le bombe
le
finivano in Arno o sul paese.
Il
circondario era tutto distrutto
ogni
giorno dovean rifar la strada
camionabile
di grande traffico
militare
di rifornimento.
Quel
ponte per gli alleati era
stregato
era lì duro piantato
sulle
arcate duro come un piolo
come
disse il Giusti a suo tempo
in
quel periodo avevo circa
diciott’anni
ero abbastanza forte
avevo
uno zio fratello di mia madre
che
la paura no la conosceva
io
a lui ero legato mi trasmettea
fiducia
e sicurezza
per
tutti era il Mimmi era forte
come
un querciolo
fu
bersagliere nella grande guerra
in
battaglia sull’altopiano della
Bainsizza
si meritò l’argento
ma
poi fu fatto prigioniero
riuscì
ad evadere e alla guerra tornare
fu
nel diciannove lui raccontava
che
un capitano bersagliere gli fece
sapere
che avea bisogno di gente
quando
gli disse come te scattò
sugli
attenti, e disse comandi signor
Capitano
e lui gli rispose si parte
il
Vate vuol conquistare Fiume.
Mimmi
disse al Capitano con lei
vengo
anche alla fine del mondo
infatti
d’Annunzio il Capitano e il
Mimmi
a Fiume arrivarono
Ne
andava fiero era stato con il
Comandante
rifiutava
l’etichetta di Legionario
e
ardito d’Italia
il
Federale del rione non gradiva
che
un Legionario rifiutasse
il
riconoscimento
sapevano
che lui non era fascista
lo
lasciavano in disparte
però
non lo provocavano perché
sapean
con chi avean da fare
era
un osso duro a digerire
avea
sempre fatto il camionista
e lo fece anche in Africa Orientale
lavorò
per un anno ad Addis Abeba
poi
stufato tornò in Italia
lavorava
con il suo camion
un
Ceirano vecchia maniera
lavorava
a mattina a sera
a
trasportar rena e sassi
lui
era del 1898 e quando nel ‘40
iniziò
la guerra era ancora valido
e
seguitò fare il camionista
trasportava
lignite
estratta
dalle miniere del Valdarno
il
camion andava a metano
e
avea regolare permesso per
circolare.
facea
la spola andata e ritorno
non
mancava il lavoro
la
lignite oltre la legna
era
l’unica risorsa di calore
facea
sosta quando il vecchio
camion
esigeva una urgente riparazione
anno
dopo anno sempre in guerra
tutto
scarseggiava
eravamo
all’inizio dell’anno 1944
il
mese non me lo ricordo
quel
giorno io non lavoravo
ero
lì vicino a lui
mentre
preparava il camion per
partire
per il Valdarno
era
quasi buio e lui mi disse
icchè
tu fai che vai a letto
io
gli dissi un ci penso nemmeno
tanto
suonerà l’allarme aereo
allora
lui mi disse vien via
salta
sopra si va in Valdarno
aspetta
avverto in casa
nemmeno
a farlo apposta
‘un
suona l’allarme
mi
affaccio sull’uscio di casa
e
dico mamma vò con lo zio
la
mia la venne in strada
rivolgendosi
a lui gli disse
con
le mani sui i fianchi
di
te ‘un ci fò caso tu sei sempre
stato
un grullo se tu voi morire mori
ma
questo ragazzo lascialo fare
e
lui chiamalo ragazzo
non
stare in pensiero si ritorna
con
un balzo ero in cabina con lui
e
mi dicea sta tranquillo fai quel
che
ti dirò
vedrai
che ‘un succede nulla
però
stai preparato a tutto
tu
vedrai che anche questa volta
si
ritorna indietro
l’allarme
‘un nera cessato
lui
partì ‘un ci pensava nemmeno
si
era già fatto buio
e
non accese i fari
sembrava
un profeta infatti
alla
vista di Pontassieve
due
militi armati di mitra
sbucano
dal buio
ci
puntarono i mitra intimando
una
verifica del camion
guardarono
in ogni posto dicendo
son
guai per chi trasporta partigiani
lui
in modo di sfida gli dice
io non gli ho trovati
fortuna
volle che non sentirono
e
ci diedero il via
con
la coda dell’occhio vidi
che
si sfilava una pistola
dalla
cintura dei pantaloni
e
la posa nel cruscotto
dentro
di me pensai e si prencipia
proprio
bene
ma
non battei ciglio volevo dimostrare
che
ero in grado
di
affrontare il tutto
della
pistola ‘un feci parola
era
un buio pesto lui avea
gli
occhi di gatto
guidando
al buio con grande perizia
ci
si avvicina verso l’Incisa
la
strada era interrotta
buche
di bombe eran da ricoprire
eravamo
fermi vicini al famoso ponte
lui
mi disse questo ‘un ci voleva
altri
camion eran fermi
per
lo più eran tedeschi
carichi
di materiale per il fronte
di
Cassino la linea “Gustav”
intanto
albeggiava
e
si era fermi in un brutto posto
a
metà mattina la strada era
transitabile
ma prima i camion
tedeschi
e dopo noi civili
addetti
al trasporto
si
viaggiava a passo d’uomo
lui
mi dice salta sul pianale
guarda
in alto da ogni parte
se
vedi aerei batti forte
dopo
pochi chilometri verso Figline
vedo
una formazione a volo basso
busso
sulla cabina forte forte
mentre
la formazione si avvicinava
lui
mentre ferma mi urla
buttati
di sotto e seguimi
ci
buttiamo a terra stesi
in
un fosso lungo la strada
lui
alza lo sguardo verso l’alto
e
mice questa la non sgancia
la
stà riprendendo quota
e
per sganciare è troppo alta
per
farmi coraggio mi dice
sei
stato bravo ad avvertirmi
e
per avergli visti
così
hai imparato come fare
aveo
visto altri bombardamenti
quelli
su Firenze
ma
quegli non rispettavano
la
quota dall’alto sganciavano
lui
si alzò e mi disse stai fermo
io
allontano il camion
perché
vedrai ne arriva una seconda
e
quella sgancia
passarono
pochi minuti
infatti
fu così eran bassi
un
rumore assordante
vedeo
le bombe cadere
una
dopo l’altra dalle fusoliere
eran
dirette al famoso ponte
si
sentivano i boati
era
un rumore di distruzione
finito
il rumore il Mimmi
venne
a rilevarmi nel fosso
dai
svelto si riparte
altre
per ora non arrivano
ritornai
sul pianale
mi
finivo gli occhi per guardare
sarei
disonesto a dire
che
non aveo paura
ne
aveo tanta ma non lo voleo dire
lui
con la calma più assoluta
guidava
evitando buche e macerie
quello
che non facean i tedeschi
dal
finestrino mi disse scendi
viene
a sedere ci vorrà del tempo
prima
che ritornino
stai
pure tranquillo
tranquillo
una sega diceo con me
San
Giovanni paese era un campo
lavorato
fumavano ancora le macerie
si
lascia la camionabile
per
la strada che porta alla miniera
appena giunti mette il mezzo
sotto
carico in attesa del turno
nostro
i
camion partivano intervallati
per
evitar colonna
questo
lo facevano anche i mezzi
guidati
dai tedeschi
perché
di giorno c’era la noia
dei
caccia bombardieri
quegli
si sapeva che ci sapean fare
anche
con la mitraglia
la
miniera agli alleati era chiaro
non
gli interessava
perché
mai era stata bombardata
e
attiva era rimasta
quando
venne il nostro turno
un
uomo assai distinto nel vestire
chiama
il Mimmi in disparte
e
si danno la mano
parlottarono
per svariato tempo
poi
insieme salirono sul camion
osservando
il pianale
sentii
dire solo va tutto bene
i
pezzi grandi di lignite
venivano
accomodati per lungo
lasciando
al centro un corridoio
tipo
loculo
mi
domandavo a che cosa servirà
intanto
dopo una lunga giornata
si
stava facendo scuro
e
poi venne la notte
ero
vicino al camion e vedo
due
ombre sgaiattolare erano
due
giovani che senza far
parola
si
sdraiano sul pianale
il
Mimmi e l’altro mettono
un
asse di legno a protezione
i
due distesi coperti di lignite
come
nulla fosse il carico fu finito
i
due erano scomparsi sotto il legno
capii
solo allora chi potessero
essere
mette
in moto e inizia il ritorno
era
buio pesto la strada bianca
a
malapena si intravedeva
lui
guidava tranquillo
con
il chiarore delle stelle
poi
mi disse son due ragazzi partigiani
che
devon con urgenza cambiar
brigata
mi
hanno chiesto di far questo
e
non mi sentivo di dir no
uno
è un comandante l’altro non
so
chi sia
mi
rivedo in loro quando alla sua età
ero
al fronte pieno di ideali
anche
loro ce l’hanno il suo ideale
lottano
per la libertà
se
succedesse qualcosa tu non sai
nulla
fai finta di niente
guardami
continuamente ti dirò io
con
sguardo quello che fare
va
bene dissi io e lentamente si
procedea per rientrare
nella statale
detto
fatto un posto di blocco
di
fascisti della Decima MAS
mitra
spianato indicano di fermare
senza
far parola due girano
intorno
al camion
e
uno chiede i documenti di rito
gli
domandano dove è diretto
il
carico se abbia nulla da
dichiarare
il Mimmi risponde
a muso duro nulla di nulla
vai
gli dicono non accendere i fari
se
trovi mezzi tedeschi dagli la
precedenza
perché loro hanno più
furia
di te
a
Mimmi a presa di culo
va
bene camerati sarà fatto
per
me è un ordine
e
gli ordini si eseguono
fra
San Giovanni e Figline buio pesto
colonne
di camions tedeschi
verso
Arezzo perché il fronte si
stava
avvicinando
dopo
poco Figline altro posto di blocco
questa
volta son tedeschi
segnalavano
con una torcia elettrica
il
tracciato da seguire
un
ufficiale in stentato italiano
chiese
o meglio ordina al Mimmi
di prendere a bordo un anziano
sergente
tedesco
a
Pontassieve era diretto
sale
in cabina io gli faccio posto
fra
le gambe tiene un fucile
poi
si toglie l’elmetto
si
prosegue verso Incisa
inizia
il bello
era
passata da poco la mezzanotte
in
cabina nessuno parlava
il
silenzio fu rotto dalla voce
del
Mimmi che disse vai ci siamo
infatti
una miriade di palloncini
luminosi
solcavano il cielo
li
lanciavano gli aerei prima
di
bombardare illuminavano la zona
e
poi giù botte da orbi
il
Mimmi ferma il camion
accosta
a un muraglione
urlando
dai seguimi io lo seguo
alla
luce dei bengala
si
scavalca un fosso
arrancando
su una ripida scarpata
i
lampioncini erano sempre di più
i
primi scoppi delle bombe
e
si vedevano le fiammate
chiarore
su chiarore il bombardamento
durò
svariati minuti
si
vedano gli incendi provocati
dalle
bombe
sempre
a pancia in terra
si
lascia passare svariato tempo
io
aspettavo la voce del Mimmi
per
uscire allo scoperto
quando
si alza mi alzo anch’io
ci
si incammina verso il camion
che
non avea subito danni
lui
batte e i ragazzi rispondono
uno
dice l’è andata bene siam vivi
fortuna
non essere saltati in aria
si
sale in cabina per ripartire
in
mezzo c’è il fucile tedesco
di
lui nessuna traccia anche lui
era
fuggito chissà dove era finito
forse
sarà stato anche colpito
si
riparte senza traccia del tedesco
a
complicar le cose c’era il fucile
levalo
mi dice buttalo sulla lignite
si
transita con grande difficoltà
il
camion arranca
le
balestre cigolano per lo sforzo
con
un po’ di fortuna
si
supera il paese dell’Incisa
macerie
buche e polvere
il
ponte è sempre lì pochi i danni
si
inizia la salita del Castello
non
appena finita ci si ferma
per
dar riposo al vecchio motore
il
Mimmi riordina le idee sul da farsi
e
mi dice speriamo che qualche caccia
un
gli venga l’idea di darci buongiorno
sarebbe
un brutto affare
si
riparte con lenta andatura
era
un continuo incrociar
convogli
di tedeschi
con
materiali per i binari
all’alba si intravede Pontassieve
anche
quel paesone era stato colpito
mi
guarda e mi dice se si passa
c’è
l’abbiamo quasi fatta
non
con poche difficoltà
si
attraversa tutto il paese
anche
qui buche e macerie
fili
elettrici che fiammeggiavano
nulla
fermava il vecchio Ceirano
lui
e il Mimmi avevano un cuore unico
si
conoscevano avean alle spalle
tante
avventure vissute assieme
lui
con il suo camion ci parlava
lo
rispettava gli diceva
vecchio
mio non mollare
io
ho bisogno di te e tu di me
si
punta verso le Sieci noto
che
rallenta gira verso il Mulino
del
Piano fatti pochi chilometri
si
entra in una viottola
che
porta alla casa di un contadino
giunti
sull’aia gira e ferma
dietro
un grande pagliaio
scende
e subito arriva gente
son
quattro ragazzi armati
di moschetto a fazzoletto
introno
al collo
lui
non fa parola
gli
indica dove sono gli altri
iniziano
subito a scaricar lignite
per
tirar fuori i due
che
da tanto erano sepolti
esce
prima uno e poi l’altro
non
sembrano affaticati
anzi
si spolverano e chiedon
subito
da bere
non
appena scesi gli stessi
riordinano
il carico
parlan
fra loro indicando un monte
forse
sarà il .loro alloggio
il
Mimmi era in cucina con la massaia
mordeva
con avidità
una
fetta di bianco pane nell’altra mano
un
bicchiere di vino
io
era ancora tutto un monte
pensavo
all’accaduto lui un ci
pensava
nemmeno pareva che si
tornasse
da una gita di piacere
i
quattro più i due si mettono
in
cammino
lui
sulla soglia dell’uscio
gli
urla
ragazzi
c’è anche un fucile
prendetelo
perché vi farà comodo
era
il fucile del tedesco
che
era sparito senza traccia
il
mauser senza colpo ferire
passava
dal tedesco ai partigiani
per
merito del Mimmi bersagliere
senza
paura
bene
o male ho tentato di raccontare
la
mia prima esperienza di guerra
poi
ne vennero altre
aveo
imparato a non aver paura
diventai
uomo un uomo vero
che
aveva capito gli orrori
della
guerra e fin da allora
son
contro la cultura della guerra.