Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960

Master di 1° Livello  in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960
Iscrizioni aperte. Info www.unicusano.it/master

Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944

Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944
Società Editrice Nuova Cultura, Roma 2014, 350 pagine euro 25. Per ordini: ordini@nuovacultora.it. Per informazioni:cervinocause@libero.it oppure cliccare sulla foto

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giovedì 20 marzo 2025

Rivista QUADERNI n. 4 del 2024 Ottobre Dicembre 2024 34° della Rivista

 


Nota redazionale:

 

Ultimo numero dell’anno 2024, riporta, dopo l’editoriale, l’intervento di presentazione del Calendari0 Azzurro del 2025 dedicato al Valore Militare nella Guerra di Liberazione da parte di Antonio Vittiglio. LO stesso Calendario, creato e predisposto da Antonio Daniele nella sua interezza tipografica.

 

Il Mondo da cui viviamo, la Memoria, in Approfondimenti, Giorgio Madeddu pone alla attenzione generale le sue ricerche in merito alle prime Medaglie al Valore Militare del Regno di Sardegna, sostenendo tesi tanto originali quanto documentate. In Dibattiti, affronto il tema dei Rapporti tra il partito d’Azione ed il partito comunista in piena Guerra di Liberazione, con materiali per approfondire i variegati apporti della sinistra italiana nella nascente democrazia repubblicana. Osvaldo Biribicchi, in Dibattiti, tratta di un argomento dedicato alla Resistenza nell’Alto Lazio con testimonianze di chi allora protagonista degli eventi. In Archivio, Marco Maria Contardi ci illustra, dal punto di vista architettonico, come l’Esercito Italiano curi il patrimonio artistico ereditato dalle scelte derivanti dalle Leggi Siccardi del 1854. Questa parte, infine, si conclude con l’intervento di Davide Corona con un articolo sulla Guardia alla Frontiera, il Corpo confinario esisto dal 1933 al 1946.

 

Il Mondo in cui viviamo, la realtà d’oggi, porta. In “Una Finestra sul Mondo” un contributo di Nicolò Paganelli, utilizzando il sistema parametrale, dedicato a Cuba, mentre Massimo Dionisi, in Geopolitica delle Prossime Sfide, ci proietta già nel nuovo anno con le eventuali minacce che il Giubileo 2025 innesca come derivazione dei conflitti sia nel Mediterraneo che nella instabilità del Sahel. In chiusura, in Scenari, Regioni, Quadranti, tre carte commentate in merito ai rapporti tra Cina e Russia, ed alla presenza di questa in Africa. Le rubriche di chiusura rispecchiano la tradizione della Rivista. Infine da notare che, come conclusione dei 10 anni del CESVAM (25 settembre 2014 -25 settembre 2024) la II e la III Pagina di Copertina della Rivista riporta la Presenza del CESVAM in Rete e l’elenco delle pubblicazioni attivate. Un augurio migliore per questa data anniversaria non ci si poteva aspettare.

(massimo coltrinari, direttore del CESVAM – Centro Studi sul Valore Militare)

 

 

I Pagina di  Copertina. “Medaglia del Decennale della Fine della Prima Guerra Mondiale (1928).Opera dello scultore Aurelio Mistruzzi, reca l’immagine  di “Roma communis Patria” e nel verso, l’apoteosi glorificatrice del Milite Ignoto

 In base ad un accordo con la S.I.A.M. 8Societa Italina per l’Arte della Medaglia riservò integralmente tutti gli utili della vendita di detta Medaglia a favore dell’Istituto del Nastro Azzirro.

IV di Copertina: I Libri del Nastro Azzurro.

 

 

lunedì 10 marzo 2025

La Campagna d'Italia. La conquista di Napoli e la Winter Line

 


Il 1 ottobre 1943 gli Alleati entrarono a Napoli, e il gen Clark ebbe il suo momento di gloria, anche grazie all’eco che la stampa diede all’avvenimento. Napoli era una città distrutta. Aveva subito oltre 100 bombardamenti aerei di una certa entità, la popolazione alla fame ed in preda ad una situazione igienico-sanitaria preoccupante. Per stessa ammissione dei responsabili alleati, le distruzioni che i tedeschi apportarono al porto ed alle infrastrutture portuali non erano di entità tale da impedire un suo rapido ripristino. Infatti il 24 ottobre, a sole tre settimane dall’inizio dei lavori di ripristino, riuscì ad attaccare la prima nave Liberty con il suo carico. Da quel momento Napoli ed il suo interland divennero una immensa base logistica che sarà la base dell’operazione “Shingle”: tutto quello che sarebbe arrivato ad Anzio veniva da Napoli e tutto quello che partiva da Anzio, anche la popolazione civile che fu presto sgombrata, arrivò a Napoli. La città fu presto attanagliata da due fenomeni, che ancora oggi stanno incidendo nel suo tessuto sociale: il cosidetto “mercato nero” ed il fenomeno della prostituzione volontaria di massa. Il mercato nero, in parte tollerato dalle stesse autorità alleate, servì ad alleviare i bisogni immediati della popolazione, ma favorì il costituirsi di fenomeni di delinquenza organizzata che piantarono solide radici, mentre il dilagare della prostituzione, il cosidetto fenomeno delle “signorine”, ben presto si affiancò al contrabbando di sigarette e di ogni genere di beni economici che nella evoluzione del tardo dopoguerra si trasformò nel fiorente traffico di stupefacenti.

Avendo Napoli alle spalle, con una logistica di tutto rispetto, sostenuta da linee di rifornimento marittime praticamente  al sicuro da ogni attacco nemico, gli Alleati iniziarono  a risalire la penisola.

 

“Verso la fine dell'ottobre del 1943, nella loro avanzata lungo la Penisola italiana, gli alleati (5a Armata americana sbarcata a Salerno e operante sul versante tirrenico e 8a Armata britannica, sbarcata in Calabria e nelle Puglie, procedente lungo il versante adriatico) trovarono la via sbarrata da una forte linea di difesa predisposta dai tedeschi e poggiata su notevoli gruppi montani.

 

Era la cosiddetta “linea invernale” (Garigliano-Sangro) sulla quale i tedeschi avevano schierato la loro 10a Armata, mentre altre forze, costituenti la 14a Armata, erano tenute, di presidio e per la difesa delle coste, nell'Italia settentrionale e in parte dell'Italia centrale.

Poiché, fin dai primi contatti, la resistenza tedesca si dimostrò più forte del previsto, gli alleati pensarono di facilitare il loro piano d’attacco, che aveva per obiettivo Roma, con uno sbarco sul tergo della linea invernale.

L'efficacia di questi sbarchi, di carattere tattico, sulla costa a tergo della linea nemica aveva già destato l'interesse di Comandi alleati fin dalle operazioni finali della battaglia in Sicilia. E, nella loro mente, l'interesse per questa efficacia, andò rafforzandosi dopo lo sbarco di Salerno, quando cominciò ad essere chiaro che i tedeschi miravano a costringere gli alleati ad una lunga e costosa battaglia frontale lungo tutta la Penisola.

Cosicché, poco più di un mese dopo questo sbarco, il Comando del XV Gruppo d'Armate non esitò a proporre al Comandante in Capo delle forze alleate del Mediterraneo una azione anfibia, aggirante, a tergo dell'ala destra dello schieramento tedesco sulla linea invernale, e, fin dai primi di novembre, presso gli Stati Maggiori alleati furono impostati e discussi piani, basandosi sull'impiego di una divisione di fanteria rinforzata da mezzi corazzati.

Si era però ancora nel campo delle discussioni, quando cominciarono a sorgere i primi contrasti circa la G. U. che doveva essere destinata all'operazione.  Escluso  l'impiego  di una delle divisioni che già erano nella Penisola, i pareri si divisero tra coloro che volevano agire con una divisione britannica rinforzata da reparti marocchini, che dal Nord Africa erano in procinto di partire per rinforzare le armate alleate operanti in Italia, e coloro che volevano impiegare la 9a divisione americana che era ancora in Sicilia, in attesa d'imbarco per l'Inghilterra, e che sarebbe potuta  essere rinforzata  da un reggimento dell'82a divisione aviotrasportata. Quest’ultima soluzione sembrò raccogliere le maggiori preferenze, perché, essendo il contingente dello stesso esercito, semplificava il problema logistico, ma fu poi ugualmente abbandonata per ragioni di equipaggiamento.

La questione essenziale, non facilmente superabile, in questo periodo fu comunque la insufficiente disponibilità di mezzi navali per il trasporto  e per lo sbarco del Corpo di spedizione, a causa del trasferimento , ancora in corso, delle forze destinate ad operare contro le forze tedesche schierate sulla fronte Sangro-Garigliano e del loro rifornimento, nonché del progettato spostamento della base dell'aviazione strategica del Nord Africa in Italia, che si intendeva condurre a termine per la fine dell'anno, e dell'ordine di avviamento in Inghilterra di tutti i mezzi navali, comunque disponibili, adatti per trasportare carri armati.

Per avere mezzi da sbarco (di appoggio, anfibi, di assalto, di approdo, speciali, ecc.) furono pertanto necessarie laboriose trattative che si conclusero alfine con la proroga della partenza dal Mediterraneo di una forte aliquota di tali mezzi.

Cosicché, nel piano operativo esposto nella conferenza di Bari dell'8 novembre il Comandante del XV Gruppo d’Armate poté considerare anche un’azione anfibia a sud di Roma, diretta verso i Colli Albani o Laziali, in unione ad uno sbarco aereo ad opera di un reggimento paracadutisti, cioè in complesso un’operazione combinata.”[1]

 



[1] Cfr. Puddu M., Lo sbarco e la battaglia di Anzio”, Roma, Tipografia Artistica A. Nardini, 1956. Pag. 9 e segg.

sabato 1 marzo 2025

ANNESSO BOLLETTINO NOTIZIE ALBO D'ORO N. 2 FEBBRAIO 2025

 

ANNESSO

A: BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

Situazione bimestrale dello stato di sviluppo, approntamento e finalizzazione de:

ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI

Email: albodoro@istitutonastroazzurro.org

 Indirizzo: Canale YOU TUBE: ISTITUTO NASTRO AZZURRO. CESVAM

ANNO III, N. 2, Febbraio 2025, 1  Marzo 2025

 

 III/2/451. La decodificazione di questi numeri è la seguente: III anno di edizione dell’annesso, 2 il mese di edizione di INFOCESVAM – ANNESSO ALBO D’ORO, 451, il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi, riferita ad ogni Federazione/Provincia citata o altra notizia. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione del ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI”. Dal mese di aprile 2024 riporta anche indicazioni e notizie su tutti i materiali editi dall’Istituto del Nastro Azzurro. Questo ANNESSO trova come naturale complemento la piattaforma www.cesvam.org. Dal 1 gennaio 2025 anche come report dei video pubblicati sul Canale You Tube dell’Istituto Nastro Azzurro - CESVAM

III/2/452 – Provincia di Fermo. È confermata la notizia che la nuova provincia delle Marche non ha alcun albo d’oro dei Decorati al Valor Militare.

III/2/453 – Provincia di Sondrio. Affidato nel mese scorso a Luigi Marsibilio l’inserimento dati di questa Provincia, alla data odierna sono stati inseriti il 20% dei Decorati della Provincia

III/2/454 – Cruscotto inserimento dati – Home Page Variazione. 1. Albo d’Oro dei Decorati al Valor Militare Italiani e Stranieri dal 1792 ad oggi. Aggiornamento: Albo d’Oro Decorati Italiani e Stranieri dal 1792 ad oggi

III/2/455 – Provincia di Pordenone. Utente Monica Apostoli. Sono stati inseriti tutti i Decorati. Mancano circa 300 motivazioni annesse.

III/2/456 – Provincia di Ascoli Piceno. Utente Claudio Fiori. La ricerca delle fonti procede. L’inserimento dei dati sulla base della fonte in uso è del 20%

III/2/457 -  Provincia di Treviso. L ‘Utente Laura Monteverde ha iniziato inserimento dei Decorati. Fonte definita “Provincia del Piave

III/2/458 - Cruscotto inserimento dati – Home Page Variazione. 1 Decorazioni Individuali. Aggiunta: Assegnazione Decorazione al Valore di Forza Armata

III/2/459 - Provincia di Frosinone. L’Utente Roberta Bottoni ha inserito il 20% dei Decorati

III/2/460 – Aldo Belvederesi, in accordo con Claudio Fiori, è entrato come utente per la Provincia di Fermo e per la Provincia di Ascoli Piceno

III/2/461 - Cruscotto inserimento dati – Home Page Variazione 1. Decorazioni Collettive. Aggiunta: Assegnazione Decorazioni di Valore di Forza Armata.

III/2/462 - Il Blog di riferimento per l’Albo d’Oro continua ad essere associazionismomilitare.blogspot.com aggiornato alla data odierna

III/2/463 Provincia di Roma. L’Utente Laura Tomasini ha inserito il 25% dei Decorati di detta Provincia

III/2/464 - Cruscotto inserimento dati – Home Page Informazioni. Variazione. 1 Guida all’inserimento. Inserito il blog di riferimento: www.associazionismomilitare.blogspot.com

III/2/465 - Utente Carlo Maria Magnani. Alla data odierna risulta aver inserito 8466 (precedente 8266) Decorati

III/2/466 - Sito Albo d’Oro. Home Page. Attivazione nel mese di marzo del comparto Guida all’Albo d’oro Nazionale Decorati al Valor Militare. (Roberto Orioli)

III/2/467 - Alla data odierna sono stati inseriti Decorati per un totale di 43182 unità.

III/2/468 - Nel mese di febbraio le sessioni di lavoro per aggiornamento dell’Albo d’Oro sono state quattro (venerdì 14, martedì 18, venerdì 21 Lunedi 24). La stessa cadenza si pensa di tenerla nel mese di marzo 2025.

III/2/469 - Cruscotto inserimento dati – Home Page Informazioni. Variazione. 1 QUADERNI ON LINE. Inserito il blog di riferimento: www.valoremilitare.blogspot.com

III/2/470 - La Direttrice della Biblioteca di Ancona anche a gennaio 2025 ha comunicato che non è possibile accedere al Fondo Santini per avere documentazione sul Valore Militare di Ancona. Nel mese di marzo si procederà all’inserimento dei Dati in possesso (Testo Valore Anconetano)

III/2/471 - Cruscotto inserimento dati – Home Page Informazioni. Variazione Pubblicazioni Inserito il blog di riferimento: www.storiainlaboratorio.blogspot.

III/2/472 - Sito Albo d’Oro. Home Page. Attivazione nel mese di marzo del comparto Guida all’Albo d’Oro Nazionale Decorati al Valore di Forza Armata. (Roberto Orioli)

III/2/473 - Utente Roberta Bottoni. Alla data odierna sono stati inseriti 5050 (precedente 4027) Decorati relativi alle varie provincie, tra cui Vicenza e Frosinone

III/2/474 - Cruscotto inserimento dati – Home Page. Visualizzazione Variazione. Inserito il CANALE YOU TUBE - Per accedere voce ISTITUTO NASTRO AZZURRO CESVAM.

giovedì 20 febbraio 2025

Save The Date 1 Marzo 2025

 

Save the Date. 1 MARZO 2025 ore 9,30 POTENZA PICENA

La Federazione Regionale delle Marche dell’Istituto del Nastro Azzurro promuove il conferimento dell'Emblema Araldico, su proposta della Federazione Provinciale di Ancona, alla Sig.ra Giovanna Paolone Piermanni, consorte della MOVM Sergio Piermanni 1941. con la collaborazione del Municipio di Picena Picena  e con il Patrocinio  della Commissione per la Pari Opportunità tra uomo e donna della Regione Marched, su una idea progettuale del CESVAM- Centro Studi sul Valore Militare.

Info: federazione.marche@istitutonastroazzurro.org

lunedì 10 febbraio 2025

La Campagna d'Italia. l' uscita dell'Italia dalla Guerra

 

.  L’uscita dell’Italia dalla guerra

 

Dal punto di vista degli Alleati, l’Italia come potenza antagonista, non è stata mai considerata una reale minaccia. Fin quando le forze alleate, soprattutto inglesi, operarono da sole in Africa settentrionale, le forze armate italiane riuscirono a tenere testa e soprattutto a portare la minaccia ancorchè potenziale, al Canale di Suez. Le varie offensive in Africa settentrionale, una sorta di pendolo avanti ed indietro, tenevano l’unico fronte aperto della Gran Bretagna con un esercito europeo. L’arrivo di sole due divisioni tedesche portò alla conquista di Tobruck ed una marcia in avanti fino ad El Alamein.  Si rilevava in tutto questo la debolezza della Gran Bretagna che non era in grado da sola a sconfiggere le forze italiane e due divisioni tedesche. La situazione sarebbe rimasta in stallo, se non ci fosse stato l’aiuto concreto degli Stati Uniti. Churchill era a colloqui con Roosevelt quando arrivò la notizia della caduta di Tobruch il 27 giugno 1942 2 la richiesta britannica fu chiara: l’invio in africa settentrionale di 250 carri armati Scherman con i relativi equipaggiamenti e materiali di supporto. La richiesta fu accolta e da questo momento gli equilibri di potenza tra Gran Bretagna e Stati Uniti iniziano ad evolversi, spostandosi a favore di questi ultimi. Churchill sarà molto rammaricato e mostrerà tutto il suo disappunto. Quando nell’autunno dell’anno successivo, sconfitta l’Italia alle conferenze del Cairo ma soprattutto a quella di Teheran, Stati Uniti e Unione Sovietica discuteranno tra loro, mentre a lui è concessa la sola parte del comprimario. La Gran Bretagna aveva perso la leaderschip del mondo e doveva passare la mano, processo questo che avrà una diretta conseguenza sugli avvenimenti di cui stiamo trattando, ovvero in tutta l’operazione di sbarco ad Anzio che dal suo inizio vedeva gli Stati Uniti contrari a quello che consideravano solo una dispersione di forze.

La battaglia di El Alamein, ancorchè una vittoria inglese, è la logica conseguenza di questo processo che avrà il suo epilogo in Africa con la vittoriosa avanzata verso occidente dell’8a Armata al comando di Montgomery che riuscì a togliere agli Italiani la Libia prima, e poi a sconfiggerli definitivamente in Tunisia, maggio 1943. Lo sbarco in Marocco e sulle coste algerine da parte di forze alleate cambiò completamente la situazione in Nord Africa, decretando la ormai fine della presenza dell’Asse nel continente africano. Era il debutto delle forze statunitensi in guerra. Nonostante la vittoria al passo di Kesserine, le forze dell’Asse erano destinate ad essere distrutte. Ormai gli statunitensi stavano prendendo dimestichezza con la guerra ed i loro soldati acquisivano esperienza. L’assalto a Pantelleria che oppose una scarsissima resistenza, era il preludio all’assalto al territorio metropolitano italiano. Lo sbarco in Sicilia prevedibile e previsto, iniziò a mettere a nudo la consistenza dell’alleanza italo-tedesca. Mentre gli statunitensi non esitarono a dare i loro migliori armamenti agli inglesi e a sostenerli in moto massiccio, i tedeschi ebbero un atteggiamento opposto nei confronti degli italiani. IN Africa mandarono due sole divisioni non avendo per nulla una visione strategica di grande respiro. La Sicilia e la Sardegna, minacciate, non videro l’arrivo di nessun reparto tedesco per tempo. IL disprezzo che i tedeschi avevano per i fascisti italiani era tale che non fecero nulla per salvarlo. La presenza di due o tre divisioni tedesche in Sicilia, come le due in Sardegna, sicuramente avrebbe contrastato di molto l’azione alleata e, forse, lo sbarco non sarebbe riuscito, vito che le forze italiane da sole, con qualche reparto tedesco giunto all’ultimo momento erano riuscite ad arrivare a far arretrare le forze alleate quasi alla famosa linea del bagnasciuga. I tedeschi abbandonarono al lor destino sia Mussolini che il fascismo. Quando questo cadde, si meravigliarono di tanta inconsistenza, ma anche qui non diedero aiuto al legittimo Governo italiano per impedire un eventuale sbarco sul continente. E, come naturale conseguenza, l’Italia uscì dalla guerra con l’armistizio del settembre 1943. A questo punto i tedeschi furono costretti a mandare forze in Italia, che prima tenevano ad oziare in Francia e nel nord della Jugoslavia, assumendosi l’onere della difesa di quello che adesso chiamavano il fronte meridionale. Avessero mandato qualche mese prima (maggio giugno 1943) solo la metà delle forze che adesso dovevano impegnare, avrebbero difeso questo fronte meridionale con a fianco le divisioni italiane che sicuramente sarebbero ritornate utili. In più se avessero sostenuto l’Italia, non sarebbero dovuto intervenire né in Grecia, né nell’Egeo, né in Albania nei nel resto dei Balcani, che fino al settembre 1943 erano presidiate da forze italiane. Questa che possiamo definire una vera e propria miopia strategica, che non si riscontra in campo alleato, da un certo punto di vista è uno dei errori più evidenti della condotta della Germania, che non riuscì ad utilizzare al meglio le forze alleate.

L’uscita dalla guerra dell’Italia fu un danno per la Germania, mentre in campo alleato evidenziò in modo chiaro il dissidio tra statunitensi e britannici in merito alla condotta della guerra in generale, e la conferenza di Teheran lo mise bene in luce, e la conduzione della campagna in Italia che per questo dissidio fu una serie interminabile di equivoci, mezze misure, errori e sconfitte di cui Anzio è una somma di tutto questo.

sabato 1 febbraio 2025

ANNESSO Bollettino Notizie Albo d'Oro N 1 Gennaio 2025

 

ANNESSO

A: BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

Situazione bimestrale dello stato di sviluppo, approntamento e finalizzazione de:

ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI

Email: albodoro@istitutonastroazzurro.org

 Indirizzo: Canale YOU TUBE: ISTITUTO NASTRO AZZURRO. CESVAM

ANNO III, N. 1, Gennaio 2025, 1  Febbraio 2025

 

 III/1/426. La decodificazione di questi numeri è la seguente: III anno di edizione dell’annesso, 1 il mese di edizione di INFOCESVAM – ANNESSO ALBO D’ORO, 401, il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi, riferita ad ogni Federazione/Provincia citata o altra notizia. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione del ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI”. Dal mese di aprile 2024 riporta anche indicazioni e notizie su tutti i materiali editi dall’Istituto del Nastro Azzurro. Questo ANNESSO trova come naturale complemento la piattaforma www.cesvam.org. Dal 1 gennaio 2025 anche come report dei video pubblicati sul Canale You Tube dell’Istituto Nastro Azzurro - CESVAM

III/1/426 - Utente Carlo Maria Magnani. Alla data odierna risulta aver inserito 8266 Decorati

III/1/427 – Luigi Marsibilio. Provincia di Sondrio. Albo d’Oro della Provincia di Sondrio. Inizio alla data odierna

III/1/428 - Utente Monica Apostoli. Alla data odierna risulta aver inserito 1107 Decorati. Provincia di Pordenone. Lavoro all’80%

III/1/429 -  Provincia di Genova. Esiste la possibilità di un nuovo Utente che inserisca i dati della Provincia. In Coordinamento con altri Utenti della Regione, Manuel Vignola e Nicolò Paganelli.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

III/1/430 – Guida Generale. La Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale. Questo Corpo Disciolto il 6 Dicembre 1943 aveva le Milizie di Specialità che erano: Confinaria, Ferroviaria, Universitaria, Stradale, Postelegrafonica, Artiglieria da Costa, Artiglieria Contraerea.

III/1/431 – Utente Vincenzo Santoro. Alla Data odierna sono stati inseriti 2556 Decorati della provincia di Catanzaro.

III/1/432 – Provincia di Como, Alla data odierna non si hanno notizie della esistenza di un Albo d’Oro della Provincia.

III/1/433 - Utente Roberta Bottoni. Alla data odierna sono stati inseriti 4027 Decorati relativi alle varie provincie, tra cui Vicenza e Frosinone.

III/1/434 – Corpo Disciolti. Corpo Forestale dello Stato. Esiste dal 15 ottobre 1822 (Regie Patenti del Re Carlo Felice al Decreto legislativo 19 agosto 2016 n.17, quando transita nell’Arma dei Carabinieri

III/1/435 – Provincia di Aosta. Si conferma che la Provincia di Aosta non ha un albo d’oro di pertinenza. Tutti i Decorati sono stati ineriti negli albi d’oro della provincia di Torino.

III/1/436 – Utente Davide Truscello. Alla data odierna sono stati inseriti 3138 Decorati della provincia di Messina.

III/1/437 – Provincia di Sondrio. Nel marzo 2023 affidato ad un utente che non ha proceduto all’inserimento di alcun dato. In data odierna affidato ad altro Utente per inserimento dei Dati Individuali

III/1/438 – Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale. Per la Mobilitazione per la Guerra in Africa Orientale ha usato il seguente criterio: ai reparti mobilitati si da lo stesso numero dei reparti di mobilitazione aumentati di 100. Esempio: la Legione di Bergamo 14°, diede vita alla 114m Legione  oer l’esigenza A.O.

III/1/439 Utente Alessia Biasiolo- Alla data odierna sono stati inseriti 3019 Decorati relativi alla Provincia di Brescia.

III/1/440 – Provincia di Catania. Sono Stati inseriti i decorati del Albo d’Oro “Gli Azzurri dell’Etna”.

III/1/441 -  Corpo Veterinario Militare. Istituito con R. D. il 27 Giugno 1861Fonte: Del Giudice V. Silvestri A., Il Corpo veterinario militare. Storia.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

III/1/444 - La Direttrice della Biblioteca di Ancona anche a Gennaio 2025 ha comunicato che non è possibile accedere al Fondo Santini per avere documentazione sul Valore Militare di Ancona

III/1/445- Provincia di Cremona. Sono Stato ineriti tutti i Decorati della provincia sulla base della Fonte “ I Decorati della Provincia di Cremona”

III/1/446 - Sito Albo d’Oro. Home Page. Storia del Valore Militare. A Gennaio 2025 sono iniziati gli inserimenti relativo dedicati ai congressi di Sassari, Torino, Siena, oltre a note riguardanti il 50° Anniversario della Fondazione dell’Istituto  del 1973 a Roma

III/1/447 – Utente Laura Monteverde. Alla data odierna sono stati inseriti 4461 Decorati.

III/1/448 - Il Blog di riferimento per l’Albo d’Oro continua ad essere associazionismomilitare.blogspot.com aggiornato alla data odierna

III/1/449 - Utente Mastrantonio Chiara. Alla data odierna risulta aver inserito 1899 Decorati.

III/1/450 - Prossimo INFOCESVAM – ANNESSO PER ALBO D’ORO sarà pubblicato il 1 MARZO 2025.  Precedenti numeri di Infocesvam (dal gennaio 2023) ANNESSO  sono,  pubblicati su www.cesvam.org e sul sito dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM e sui blog: www.associazionismomilitare e su www.valoremilitare.org. Dal gennaio 2024 L’ANNESSO al Bollettino Infocesvam ha cadenza mensile ed uscirà in modo autonomo.

 

 

 

lunedì 20 gennaio 2025

Riconoscimento del Valore Militare

 

SIGNIGICATO ED ESSENZA DELL’EMBLEA ARALDICO DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO

 

Massimo Coltrinari

All’indomani della conclusione del nostro processo unitario, con la vittoria nella Grande Guerra, si sentì la necessità di un ‘ulteriore presenza dello Stato, espressione della Nazione Italiana, nella società civile nei più variegati campi, soprattutto quello economico, industriale, sociale. Da questa necessità l’intervento dello Stato si è manifestato attraverso la costituzione di “Istituti” che accogliessero le migliori energie e le personalità di spicco affinche, in parallelo con l’organizzazione statuale, raggiungessero determinati obiettivi, fondamentali per il progresso della Nazione.

 E’ il prosieguo del progresso unitario che si attua in modo particolare. Sono così creati, L’Istituto Nazionale della Ricostruzione Industriale (I.R.I), L’Istituto Nazionale della Vasca Navale, L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), L’Istituto di Storia del Risorgimento, L’Istituto delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, L’Istituto Nazionale per il Medio ed Estremo Oriente (ISMEO), Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valore Militare. Dal Nome di questi Istituti si evince la finalità per cui sono stati costituiti.

L’idea ispiratrice della costituzione dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valore Militare  è quella napoleonica della Legion d’Onore, che voleva raccogliere attorno alla bandiera tricolore francese il meglio dei Cittadini, in sostituzione della aristocrazia nobiliare medioevale e  dell’Ancien Regime spazzata via dai principi di uguaglianza e fratellanza della Rivoluzione Francese. L’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare nasce quindi come una Elite, in cui criterio base è la dimostrazione sul campo del Valore Militare, la cui azione è incardinata sul quello che si intendeva e si intende come Codice d’Onore. Nei primi decenni i criteri di ammissione furono rigidi: non solo si doveva essere decorati, ma la decorazione doveva essere conseguita in presenza del nemico. Fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, con criteri via via meno rigidi, non si ammettevano soci le cui motivazioni di concessione della Medaglia al Valore militare erano per altri fatti, quali l’ordine pubblico, l’ardimento, e aspetti sociali.

 

Per sottolineare tutto questo è dare ulteriore spessore a questa impostazione dell’Istituto del Nastro si credette opportuno dare manifesta immagine del Valore Militare, creando di fatto una “nobiltà” basata sul Codice d’Onore, e sui valori fondanti l’Istituto, con un riconoscimento ufficiale.

Vittorio Emanuele III  con Regio decreto, quindi,  dispose che i Soci dell’Istituto  del Nastro Azzurro  possano fregiarsi del diritto di far uso di un emblema araldico sulla base delle decorazione ricevuta. In sostanza questo riconoscimento vuole dare un riconoscimento ufficiale di Nobiltà all’atto di Valore compiuto

Con Regi Decreti 7 ottobre 1926, 17 novembre 1927 e 19 dicembre 1935, con cui si conferiva l’Emblema Araldico ai Soci dell’Istituto decorati di Croce di Guerra al Valore Militare,  è stato concesso all’Istituto  ed ai  suoi  Soci  l’uso  di  un  Emblema  Araldico    concessione confermata in epoca repubblicana  in  approvazione  dello  Statuto  dell’Istituto,  con  D.P.R.  del  10.1.1966,  n.158

Viene rilasciato dalla Presidenza Nazionale ai  Soci  che  ne  fanno  domanda tramite le rispettive Sezioni e Federazioni, dietro versamento dell’importo previsto.

L’Emblema Araldico alla Memoria viene rilasciato a titolo gratuito, su domanda del congiunto più vicino o della Federazione competente, alla memoria dei decorati Caduti   sul Campo o morti in seguito a ferite o invalidità contratte in guerra o in missioni per il   mantenimento della pace. Ai Soci d’Onore l’Emblema Araldico viene rilasciato a titolo gratuito.

L’Emblema deve essere autenticato con l’apposizione del timbro a secco.

IL  distintivo dell’Istituto da portarsi all’occhiello della giacca è costituito: – per  i  Soci  Ordinari  dallo  scudo  dell’Emblema  Araldico con  riportati  i  simboli    delle decorazioni di cui il Socio o il congiunto del Socio è insignito; – per i Soci Sostenitori da uno spillo  con Emblema Araldico generico  .

Oggi  la concessione dell’Emblema Araldico ha assunto un ulteriore significato: quello di ricordare ai posteri, ed ai congiunti le gesta e la figura del loro parente, al fine di mantenere vivo nella società, attraverso il passaggio generazionale, il ricordo e le gesta di chi ha dato “di più” alla Patria. E’ quindi un veicolo fondamentale della missione dell’Istituto nella società civile, sempre basato su quel novero di regole non scritte ma basilari per un vivere sereno e collettivo che è il Codice d’Onore.

 

 

venerdì 10 gennaio 2025

La Campagna d'Italia. LO sbarco a Salerno 9 settembre 1943

 

1.3.  Lo sbarco a Salerno. 9 settembre 1943

 

Lo scenario politico – militare.

All’inizio del 1944 la situazione bellica vedeva gli alleati avanzare progressivamente, mentre le forze dell’Asse erano in affanno: si stavano preparando le condizioni favorevoli alla definitiva sconfitta del Terzo Reich. Infatti, negli ambienti politico-militari degli Alleati, prendeva sempre più consistenza la percezione che ormai Hitler non possedeva più le risorse di uomini e mezzi necessari per ottenere la mobilità strategica su larga scala.

Nel corso dell’anno precedente, si era verificata la svolta a favore degli Alleati. Infatti, tra la fine del 1942 e l’inizio del 1943 le truppe anglo-americane avevano preso il controllo del nord Africa, mentre sul fronte orientale, a seguito della vittoria di Stalingrado, le truppe sovietiche avevano iniziato la controffensiva, culminata nel gennaio del ’44 nella liberazione di Ucraina e Crimea.

Sulla scia dei successi conseguiti nel Maghreb, nel gennaio del 1943 a Casablanca, in occasione di una conferenza a cui presero parte il Presidente americano F. D. Roosevelt ed il Primo Ministro inglese sir Winston Churchill, venne concordata l’opportunità di aprire un ulteriore fronte in Italia. Tale decisione, da un punto di vista strettamente militare, era sostenuta dalla considerazione della relativa semplicità che lo sbarco in Sicilia avrebbe presentato, partendo dalla ormai conquistata Tunisia. Inoltre, Roosevelt e Churchill avevano ben chiaro lo stato di crisi del regime fascista che era ormai delegittimato dalla perdita di consenso. Pertanto, l’intervento avrebbe causato la resa del regno d’Italia e la sua conseguente uscita dall’Asse. Vi erano poi altre ragioni di natura strategica: le rotte del Mediterraneo sarebbero state finalmente transitabili, e ciò avrebbe comportato il risparmio di un enorme quantità di naviglio mercantile; l’invasione del territorio italiano avrebbe impegnato diverse divisioni tedesche sul fronte meridionale, alleggerendo così la presenza dei nazisti in Francia, il che avrebbe agevolato il decisivo e futuro sbarco sulle coste normanne che venne approvato durante la conferenza di Teheran nel dicembre del 1943.

L’apertura del fronte italiano ebbe inizio il 10 luglio 1943 con l’operazione “Husky”, l’approdo in Sicilia delle truppe anglo-americane comandate rispettivamente dal generale Montgomery e dal generale Patton. Come era stato previsto, la scarsa resistenza opposta dalle forze tedesche permise una rapida occupazione dell’intera isola. Tale situazione consentì agli alleati di mettere in atto le operazioni per il successivo sbarco, quello di Salerno, che avvenne il giorno dopo la divulgazione della firma dell’armistizio di Cassibile.

 

Operazione “Avalanche”.

Nel luminoso e multicolore crepuscolo dell’8 settembre  1943 circa 700 natanti, tra navi e mezzi da sbarco, solcavano le acque del mar Tirreno e di lì a qualche ora sarebbero state inghiottite dall’oscurità notturna. Tali mezzi trasportavano 55 mila soldati per lo sbarco iniziale e altri 115 mila per gli sviluppi successivi dell’operazione. Lo sbarco doveva essere effettuato dalla 36ª divisione di fanteria americana sulla destra (zona di Paestum) e dalle divisioni inglesi 46ª e 56ª sulla sinistra, mentre parte della 45ª divisione di fanteria americana sarebbe rimasta in riserva. Queste divisioni furono raggruppate rispettivamente nel VI corpo d’armata americano (generale Dawley) e nel X corpo d’armata inglese (generale R.L. McCreery).

 

Quest’ultimo sarebbe sbarcato su un tratto di circa 11 Km. delle spiagge situate appena a sud di Salerno, con il compito di raggiungere l’aeroporto di Montecorvino e Battipaglia, nei pressi della principale strada per Napoli, strada che attraversa l’attaccatura della montagnosa penisola sorrentina passando per il varco di Cava, un valico non molto alto ma disagevole. Era quindi di importanza vitale che tale grande unità riportasse un rapido successo, sia per aprire la via d’accesso più diretta al grande porto di Napoli sia per impedire l’arrivo di rinforzi tedeschi da nord. Proprio per facilitarne il compito, 2 unità commandos inglesi e 3 battaglioni di Rangers americani avrebbero dovuto impadronirsi con la massima tempestività di questa strettoia e del valico di Chiunzi, su una strada vicina. Fra X e VI corpo esisteva un “vuoto” di 13 chilometri in corrispondenza del corso del fiume Sele. Il principale convoglio inglese salpò da Tripoli il 6 settembre e quello americano da Orano la sera precedente. Altri convogli minori salparono da Algeri, Biserta e dai porti di Palermo e Termini Imerese. In tutto 30 mila britannici e 24 mila americani stavano per sbarcare su una fronte, da Maiori a Paestum, di circa 40 Km. dove erano già schierati 20 mila tedeschi e dove potevano giungerne in un paio di giorni altri 50 mila. Imponente era lo schieramento delle forze navali ed aeree: due “Forze d’attacco”, una settentrionale (appoggio al X corpo) e l’altro meridionale (appoggio al VI corpo); le navi di appoggio a rangers e commandos; cinque portaerei inglesi di scorta per la protezione aerea del convoglio e delle spiagge, due incrociatori e dieci cacciatorpediniere al comando dell’ammiraglio Vian. Vi era poi la “Forza H”, al comando dell’ammiraglio Willis, costituita da 4 corazzate, 2 portaerei (“Illustrious” e “Formidable”), 4 incrociatori e 20 cacciatorpediniere, che aveva il compito di “protezione” del complesso. L’imponente schieramento delle forze aeree era costituito da oltre 2.700 aerei da combattimento (di cui una metà erano bombardieri pesanti e l’altra metà caccia e caccia-bombardieri) e circa 400 da trasporto.

In Sicilia sette divisioni di fanteria erano sbarcate su 210 chilometri di fronte mentre a Salerno 4 divisioni dovevano sbarcare su una fronte di circa 40 chilometri. Sembrerebbe che il comando anglo-americano, con la concentrazione dello sforzo su una fronte ristretta, si fosse assicurato un elemento di successo, favorì invece il nemico perché gli consentì di fronteggiare le forze anfibie su una fronte continua, costringendole ad effettuare attacchi frontali in un terreno dominato dal difensore. Il comando alleato non aveva apprezzato abbastanza il vantaggio che si era assicurato in Sicilia sbarcando su una fronte amplissima, che aveva impedito ai difensori di costituire una linea di difesa continua, se non ripiegando nell’interno dell’isola, tanto più che le forze mobili disponibili nei primi tre giorni in Sicilia erano inferiori di numero e di consistenza a quelle che il maresciallo Kesselring poté raccogliere nei primi tre giorni sul campo di battaglia di Salerno. Inoltre, mentre le forze aeree anglo-americane non avevano trovato in Sicilia un efficace contrasto, per l’impossibilità di far agire sull’isola l’aviazione da caccia italo - tedesca, causa l’impraticabilità dei campi, gli aerei tedeschi ebbero a Salerno possibilità di intervento e anche con una certa efficacia. E ancora: mentre lo stretto di Messina impedì di inviare in Sicilia i rinforzi che sarebbero stati necessari per fronteggiare l’imponente schieramento avversario, divisioni tedesche poterono agevolmente raggiungere la zona di Salerno, fino a determinare un soddisfacente equilibrio fra gli avversari. E’ quindi evidente che il maresciallo Kesselring impegnò e condusse la battaglia per Salerno in condizioni alquanto più vantaggiose di quelle nelle quali si era trovato il Comando delle Forze Armate della Sicilia, il quale aveva dovuto sostenere la lotta in condizioni di schiacciante inferiorità. Ciò malgrado, in meno giorni di quanti furono necessari agli anglo-americani per giungere a Messina, la 5ª armata del generale Clark giunse al Volturno. Nel primo pomeriggio del stesso giorno il passaggio dei convogli al largo delle coste occidentali e settentrionali della Sicilia fu avvistato e segnalato al quartier generale tedesco che entro le 15.30 mise in stato di allarme le proprie truppe, dando istruzioni affinché si tenessero pronte a fronteggiare il previsto sbarco.

 

Alle 18.30 Radio Algeri mise in onda il messaggio di Eisenhower che annunciava la firma dell’armistizio con l’Italia, il messaggio venne ripetuto poi alle 19.20 dalla BBC in un suo notiziario. L’una o l’altra di queste trasmissioni fu ascoltata dalle truppe alleate a bordo dei convogli e purtroppo, nonostante che alcuni degli ufficiali si dessero da fare per spiegare che ad aspettarli avrebbero trovato i tedeschi, tra i soldati si diffuse la convinzione che lo sbarco sarebbe stato una semplice passeggiata. Le loro speranze furono ben presto smentite e la stessa sorte toccò d'altronde alle ottimistiche previsioni degli strateghi alleati, secondo i quali Napoli sarebbe caduta entro tre giorni dallo sbarco: le forze di invasione vi sarebbero arrivate solo dopo tre settimane di lotta e dopo essere scampate per poco a un completo disastro. La stessa illusione fece gioire in quella sera gran parte del popolo italiano: tutti convinti che la guerra in Italia fosse finita. Era invece il prologo di una tragedia. Nel tardo pomeriggio, i convogli in navigazione verso il Golfo di Salerno furono oggetto di numerosi attacchi aerei, attacchi che i bombardieri ritentarono dopo il tramonto; per fortuna la grande flotta subì solo danni di poco conto. Poco dopo mezzanotte i primi mezzi trasporto truppe raggiunsero le zone previste per l’inizio delle operazioni di sbarco, a una distanza dalla costa di 13/ 16 chilometri e cominciarono a calare in mare i mezzi da sbarco. Verso le ore 3.30, l’ora H stabilita dal piano d’invasione, la prima ondata della forza da sbarco giunse a terra. Furono queste le prime imbarcazioni che i tedeschi avvistarono e contro le quali una batteria aprì il fuoco. Un mezzo che trasportava un reparto di rangers fu centrato in pieno, poi il cacciatorpediniere “Blakmore” con salve ben assestate fece tacere i cannoni insolenti. Altre artiglierie tuonavano più a sud contro il convoglio che trasportava il IV corpo americano. L’incanto della calma notte era spezzata ed era anche crollata l’illusione di poter sbarcare di sorpresa. Nemmeno più il dubbio sulla località prescelta per lo sbarco poteva a quell’ora sussistere nei comandi tedeschi, poiché era da escludersi che il convoglio potesse raggiungere prima del giorno fatto il golfo di Napoli e tanto meno la costa più a nord. D’altra parte la spiaggia di Salerno era già da parecchi giorni considerata l’obiettivo dell’operazione anfibia che i tedeschi sapevano in preparazione, tanto che avevano tentato di ritardarla bombardando le navi raccolte a Biserta, e dal 5 settembre avevano schierato a sud del fiume Sele la 16ª divisione corazzata. Eppure il generale Clark si era ostinato a non volere che le spiagge fossero bombardate prima dell’assalto. A tale riguardo egli ebbe una discussione sul ponte di comando dell’incrociatore “Ancon”, nave ammiraglia del comandante in capo della Western Naval Task Force, con l’ammiraglio Hewitt, quando le batterie tedesche incominciarono a sparare. Hewitt voleva ordinare l’apertura del fuoco e Clark si opponeva e continuò ad opporsi mentre le ondate di mezzi da sbarco già sciamavano verso le spiagge. Ormai i tedeschi erano pronti alla reazione. Benché fossero in stato di allarme e si attendessero l’attacco, le vedette sulla spiaggia non si erano accorte dei battelli segnalatori e della presenza al largo della flotta d’invasione, per cui i dragamine avevano assolto al loro compito senza essere avvistati e le ondate di mezzi da sbarco avevano iniziato la loro lunga corsa di quasi 20 chilometri su un mare calmissimo. Come è stato descritto all’inizio di questo paragrafo, una rapida avanzata su Napoli dipendeva dalla conquista della strada che da Salerno si spingeva a nord attraversando una fascia montuosa. Tale compito era stato affidato ai rangers americani i quali dopo essere sbarcati senza incontrare resistenza sulla piccola spiaggia di Maiori, in sole tre ore si impadronirono del valico di Chiunzi e si attestarono saldamente sulle alture che dominavano la strada principale per Napoli. Anche lo sbarco dei commandos inglesi a Vietri, dove la strada si allontana dalla costa e comincia a salire, avvenne senza difficoltà. Ma i tedeschi reagirono con prontezza, ritardando l’occupazione della cittadina e bloccando poi del tutto l’avanzata dei commandos appena a nord della stessa, in corrispondenza del basso valico di La Molina, all’imboccatura del varco di Cava. Anche a Marina di Vietri la situazione si fece difficile perché mortai e cannoni tedeschi sparavano sulle imbarcazioni che sopraggiungevano e mitragliatrici colpivano uomini sulla spiaggia. I loro progressi risentirono inoltre del fatto che, per errore, parte della 46ª divisione era finita sulle spiagge della sua vicina di destra, la 56ª, provocando confusione e congestione.

 

Pur spingendosi nell’entroterra per circa 3 chilometri con la loro avanguardia, gli inglesi subirono molte perdite e non riuscirono ad assicurarsi gli importanti obiettivi fissati per il D-Day: il porto di Salerno, il campo di aviazione di Montecorvino e i nodi stradali di Battipaglia ed Eboli. Inoltre, alla fine della giornata, c’era ancora un varco di oltre 11 chilometri tra il fianco destro inglese a nord del fiume Sele ed il fianco sinistro americano a sud del fiume. Gli sbarchi americani ebbero luogo su quattro spiagge vicino ai famosi templi greci di Paestum. Fu una prova durissima per le truppe della 36ª divisione, per le quali si trattava del battesimo del fuoco: già sottoposte, mentre si avvicinavano alla costa, al massiccio fuoco dei difensori senza avere alcun appoggio dalle proprie unità, dopo lo sbarco dovettero attraversare un’altra fitta cortina di fuoco e subire infine il martellamento di tutta una serie di attacchi aerei tedeschi. Per fortuna, quando ormai la situazione stava facendosi critica, in appoggio alla forza da sbarco intervennero i cannoni delle unità navali. Prezioso si dimostrò, in particolare, l’appoggio fornito, sia qui sia nel settore inglese, dai cacciatorpediniere che avventurandosi attraverso i campi minati per portarsi sottocosta, contribuirono in maniera rilevante a neutralizzare i contrattacchi di piccoli gruppi di carri armati tedeschi che, per gli invasori, rappresentavano la minaccia più grave. Le truppe furono costrette a scavare in tutta fretta buche nella sabbia, nelle quali ripararsi per cercare di sottrarsi al fuoco intenso, carri armati tedeschi si avvicinarono in alcuni punti fino a 200 metri dalla spiaggia, sparando sui mezzi da sbarco che stavano accostandosi. Nel settore inglese i combattimenti furono fin dall’inizio anche più duri che in quello americano; i battaglioni Hampshire, che erano sbarcati sulla spiaggia sbagliata, dovettero spostarsi di quasi due chilometri verso nord, in un terreno in cui si rivelavano mitragliatrici, cannoni, carri armati, contro i quali non disponevano ancora di armi adeguate. Sulla spiaggia la confusione era al colmo: genieri stendevano reti metalliche per agevolare il transito degli automezzi sulla sabbia, altri cercavano le mine, dovunque vi erano cataste di materiali e uomini ammassati. Non si può asserire che tutto andasse per il meglio; fra il materiale giunto sulla spiaggia c’era anche un pianoforte; automezzi e carri armati sbarcavano con appese intorno ceste di galline e in una gabbia vi era un grosso maiale allevato per una mensa ufficiali. I palloni da sbarramento, innalzati poco dopo i primi sbarchi, avevano già disturbato gli aerei tedeschi nelle loro incursioni lungo le spiagge; dopo l’alba questi si limitarono a fugaci apparizioni perché gli aerei imbarcati sulle portaerei avevano provveduto a mettere in atto “l’ombrello aereo”. Per quanto in quella prima giornata fossero stati raggiunti gli obiettivi indicati dal “piano”, e l’avanzata, specialmente sulla fronte del X corpo britannico, fosse stata limitata a una profondità di pochi chilometri, regnava nei Comandi alleati un certo ottimismo. La più grave preoccupazione era causata da quel vuoto di 11 chilometri fra i due corpi d’armata, che nessuno di essi era in grado di riempire, impegnati come erano sulla propria fronte. Se avessero avuto appena cognizione di ciò che Kesselring stava preparando, l’ottimismo sarebbe stato alquanto attenuato. Mentre la divisione “Goering” stava già entrando in azione contro le punte dei Rangers e dei commandos sui monti alla base della penisola di Sorrento, affluivano verso il campo di battaglia la 29ª divisione dalla Calabria, la 15ª dalla zona di Gaeta e successivamente la 3ª corazzata. L’ordine di Hitler era di “spazzare” gli anglo-americani dalla spiaggia di Salerno, ma la richiesta di Kesselring di ricevere rinforzi dal Gruppo Rommel, che era nell’Italia settentrionale, impegnato a catturare ed inviare in Germania le truppe italiane, non fu accolta. Hitler antepose “la punizione” dell’esercito ex alleato alla vittoria a Salerno, che forse Kesselring avrebbe potuto ottenere se il 13 e 14 settembre avesse avuto altre due divisioni a sua disposizione. Il secondo giorno, 10 settembre, la situazione si fece assai più calma nel settore americano in quanto la 16ª divisione corazzata aveva trasferito quasi tutte le sue poche forze verso il settore inglese, più a nord (proprio da qui infatti veniva la più grave minaccia strategica per il settore di Salerno). Gli americani approfittarono del momento di pausa per allargare la loro testa di ponte e per sbarcare il grosso della 45ª divisione, la loro riserva “galleggiante”.

 

Intanto la 56ª divisione inglese aveva occupato nella prima mattinata il campo di aviazione di Montecorvino e il centro di Battipaglia, da dove però dovette poi ritirarsi sotto l’incalzare di un energico contrattacco portato da due battaglioni di fanteria motorizzata tedeschi affiancati da alcuni carri armati, la cui apparizione provocò fenomeni di vero e proprio panico. I servizi segreti alleati avevano avuto notizia che l’aviazione tedesca possedeva un’arma nuova e micidiale: una bomba volante, guidata con onde radio e ne avevano informato le navi. Una fonte anonima aveva avuto l’idea che gli impulsi radio avrebbero potuto essere disturbati facendo funzionare rasoi elettrici, quando vi fosse stato motivo di sospettare che un aereo stava lanciando uno di quei ordigni. Non si sa se per effetto dei rasoi elettrici ma più probabilmente a causa di errori commessi da chi doveva “guidare” la bomba, la prima che fu lanciata, alle ore 19.30 del 10, andò a finire in acqua e non fece alcun danno. L’indomani mattina l’esito fu alquanto diverso: l’incrociatore “Savannah” fu colpito in pieno su una torretta. La bomba esplose nell’interno della nave, uccidendo un centinaio di uomini, aprì un largo foro sul fondo e sconquassò le giunture, facendo imbarcare tanta acqua che l’incrociatore si inclinò di prua. Le squadre di riparazione riuscirono però a turare le falle e l’imbarcazione poté essere rimorchiata a Malta. Il giorno precedente, con la stessa arma, essi avevano assestato un bel colpo alla flotta principale degli ex alleati italiani, quando questa era appena salpata da La Spezia per raggiungere le marine da guerra alleate, affondando la nave ammiraglia, la Roma.

La notte del 10 la 56a divisione sferrò un attacco con 3 brigate per impadronirsi del massiccio dominante di monte Eboli, ma realizzò solo esigui progressi (tra i quali il rientro a Battipaglia). La 46a divisione occupò Salerno, ma non fu possibile usufruire del porto per parecchi giorni perché l’artiglieria e i mitraglieri tedeschi lo tenevano sotto il loro fuoco; riuscì invece ad inviare una sua brigata a rilevare i commandos, ma non sviluppò una tempestiva azione verso nord. Commandos e rangers stavano intanto sostenendo una dura lotta sui monti, contro una parte della divisione “Goering”, riuscendo a conservare più o meno le posizioni raggiunte, sebbene a costo di forti perdite. Nel settore americano, la 45ª divisione, fresca di sbarco, risalì per circa 15 chilometri lungo la sponda orientale del Sele, passando per Persano e arrivando fin quasi al centro stradale di Ponte Sele: l’apice della linea che, secondo i piani, la testa di sbarco avrebbe dovuto raggiungere. Ma a questo punto un battaglione di fanteria motorizzata tedesco e 8 carri armati, riportati al di là del fiume dal settore inglese, sferrarono un contrattacco che costrinse gli americani dapprima a fermarsi e poi a ripiegare. Pertanto alla fine del terzo giorno le quattro divisioni e le unità supplementari, equivalenti ad una quinta divisione, sbarcate nel golfo di Salerno erano ancora confinate in due teste di sbarco poco profonde e separate, mentre i tedeschi avevano in mano sia le alture circostanti sia le vie d’accesso alla fascia costiera  pianeggiante. Le speranze di raggiungere Napoli entro il terzo giorno erano svanite. La 16ª divisione corazzata, la cui forza in unità da combattimento era appena la metà di quella di una divisione alleata, era riuscita ad arginare l’invasione e a guadagnare tempo in vista dell’arrivo di consistenti rinforzi tedeschi. I primi ad arrivare furono la 29ª Panzer Grenadier che stava già rientrando dalla Calabria, e un gruppo da combattimento (consistente in 2 battaglioni di fanteria e in circa 20 carri armati) che la rabberciata divisione Hërmann Goering era riuscita a mettere insieme. Questo gruppo da combattimento, proveniente dal settore di Napoli, contrattaccò e sfondò la linea inglese al di là del Passo di La Molina, spingendosi fin nei pressi di Vietri prima di essere fermato, il 13 settembre, dal rientro in scena dei commandos. Il Passo, comunque, era tornato saldamente in mano tedesca. Ormai era anche troppo chiaro che il X corpo inglese era virtualmente bloccato nella strettissima fascia costiera nei pressi di Salerno, con i tedeschi appostati al sicuro sulle alture circostanti. Nel frattempo l’iniziale fiducia del generale Clark veniva scossa da colpi ancora più duri nel settore meridionale, dove la 21ª divisione Panzer Grenadier, affiancata da una parte della 16ª corazzata aveva attaccato con decisione in corrispondenza della cerniera tra inglesi ed americani. La sera del 12 settembre l’ala destra inglese fu di nuovo ricacciata da Battipaglia e subì ingenti perdite, specialmente in prigionieri.

 

Il giorno 13 i tedeschi sfruttarono l’ampliamento del varco che separava i due Corpi alleati per colpire l’ala sinistra americana, ricacciandola da Persano e provocandone infine una ritirata generale. Nella confusione che fece seguito a questi drammatici sviluppi, i tedeschi sfondarono in parecchie località il fronte americano, in un punto arrivando addirittura a meno di un chilometro dalle spiagge. Quella sera la situazione appariva così precaria che nel settore meridionale le operazioni di scarico di tutti i mercantili furono sospese. Inoltre il generale Clark richiese con urgenza all’ammiraglio Hewitt di prepararsi a reimbarcare il comando della 5ª armata e di tenere pronti tutti i natanti disponibili per evacuare il VI corpo dalla sua testa di sbarco per trasportarlo nel settore inglese o, in via alternativa, per trasferire il X corpo a sud. Poiché un trasferimento di emergenza di simili proporzioni sarebbe stato inattuabile, la proposta suscitò indignate proteste da parte di McCreery e del suo collega della marina, commodoro Oliver, e provocò, quando fu riferita ai generali  Eisenhower e Alexander, una vera e propria costernazione ai vertici del comando. In realtà la notizia degli ordini dati da Clark a Hewitt giunse deformata al quartier generale di Eisenhower; occorsero alcune ore per chiarire che non si pensava a sgomberare la testa di sbarco e per dissipare la costernazione. Però essa ebbe il merito di accelerare l’invio di rinforzi, grazie soprattutto all’entrata in attività di 18 navi da sbarco per carri armati (LST), che erano in rotta per l’India e che furono immediatamente trasferiti nel golfo di Salerno. L’82ª divisione aviotrasportata fu messa a disposizione del generale Clark e, rispondendo con estrema prontezza alla urgente richiesta di aiuto da questi formulata nel pomeriggio, il generale Ridgway riuscì a lanciare un primo contingente sulla testa di sbarco meridionale quella sera stessa. Infatti, pochi minuti prima di mezzanotte fra il 13 e il 14, cannoni, mitragliatrici e mortai tacquero su tutta la testa di ponte, nella quale regnò un silenzio solenne. Il generale Ridgway non voleva che si ripetesse il caso di Gela, dove i cannoni delle navi avevano abbattuto la sera dell’11 luglio aerei ed alianti, scambiandoli per tedeschi, e aveva chiesto che, mentre i suoi paracadutisti si sarebbero calati a terra nessuno facesse fuoco. Quel silenzio generale fu rotto da un rombo di motori: che sia stato il caso o che i tedeschi avessero avuto sentore dei provvedimenti presi, fatto sta che per cinque minuti aerei della Luftwaffe andarono su e giù per la spiaggia bombardando le truppe terrorizzate da quella furia che si era scatenata e che non trovava contrasto alcuno. Furono cinque minuti infernali, poi 82 aerei da trasporto americani comparvero nel cielo e lanciarono 600 paracadutisti sul settore sinistro del VI corpo a sud del Sele. Era l’avanguardia dell’82ª divisione: il grosso (1.900 uomini) sarebbe giunto la notte successiva. Il giorno 15 settembre sulle spiagge del settore settentrionale ebbero inizio le operazioni di sbarco della 7ª divisione corazzata inglese. Ma il momento peggiore era ormai passato, grazie soprattutto al tempestivo appoggio di emergenza fornito dalle forze aeronavali alleate. Infatti il 15 fu una giornata di relativa stasi, con i tedeschi impegnati a riorganizzare le loro unità, uscite assai malconce dalla tempesta di bombe e di granate del giorno precedente, in vista di un nuovo attacco, al quale avrebbero dovuto prendere parte anche alcune unità sopraggiunte in rinforzo. La 26ª divisione corazzata, al momento ancora senza carri armati, era arrivata dalla Calabria, dopo essersi sganciata furtivamente dalle avanguardie della 8ª armata di Montgomery, secondo quanto ordinato dal generale Vietinghoff il giorno dello sbarco alleato a Salerno. Erano anche arrivati, rispettivamente da Roma e Gaeta, distaccamenti della 3ª e della 15ª divisione Panzer Grenadier. Ma anche con questi rinforzi i tedeschi potevano contare sull’equivalente di sole 4 divisioni, con poco più di un centinaio di carri armati, mentre il giorno 16 la 5ª armata aveva ormai a terra l’equivalente di 7 divisioni di maggiore consistenza, con circa 200 carri armati. Pertanto, l’unica cosa che poteva preoccupare il Comando alleato era l’eventualità di un cedimento del morale delle truppe prima che la loro netta superiorità facesse sentire i suoi effetti. Inoltre, l’8 armata era ormai così vicina da aumentare questo margine di superiorità e da minacciare il fianco del nemico.

 

Quella mattina, dopo aver effettuato la traversata da Biserta a bordo di un cacciatorpediniere e aver ispezionato di persona le teste di sbarco, il generale Alexander si recò a conferire con Clark, al quartier generale di quest’ultimo. Con il suo caratteristico tatto egli scartò l’idea di evacuare l’una o l’altra delle teste di sbarco. Un nuovo e sostanzioso rinforzo fu assicurato dall’arrivo, intorno alle ore 10, delle corazzate inglesi Warspite e Valiant, salpate da Malta il pomeriggio precedente con 6 cacciatorpediniere. A causa di difficoltà insorte nelle comunicazioni radio con gli osservatori avanzati, esse non entrarono in azione che sette ore più tardi, ma a partire da quel momento cominciarono a bombardare con le grosse granate dei loro cannoni da 381 mm. bersagli situati fino a 20 chilometri nell’entroterra, con effetti micidiali tanto sul piano materiale quanto su quello psicologico. La mattina del giorno 16 i tedeschi compirono un nuovo sforzo, iniziando nel settore inglese con un attacco da nord verso Salerno e un altro verso Battipaglia. Questi due tentativi furono però neutralizzati dall’azione congiunta dell’artiglieria, delle unità da guerra con i loro cannoni e dei carri armati. Questo insuccesso e l’avvicinamento dell’8ª armata spinsero Kesselring a concludere che la possibilità di ricacciare in mare gli invasori era ormai svanita, cosicché quella sera stessa egli autorizzò uno sganciamento sul fronte costiero e una graduale ritirata verso nord. La prima fase doveva essere costituita da un ripiegamento sulla linea del Volturno, 30 Km. a nord di Napoli, che egli intendeva difendere fin verso la metà di ottobre. Visto il modo in cui le cannonate delle unità da guerra alleate avevano sventato il loro contrattacco, anche se soprattutto prima che arrivassero sulla scena le unità più grosse, i tedeschi ebbero una certa consolazione quel pomeriggio quando una delle loro nuove bombe radioguidate plananti centrò in pieno la corazzata Warspite e la mise fuori combattimento. Una volta falliti gli sforzi per ricacciare in mare gli invasori, era evidente che ai tedeschi non restava altra alternativa che quella di ritirarsi da Salerno. Dopo aver fatto tutto il possibile per sfruttare l’occasione favorevole offertagli da quella che definì “la molto cauta avanzata di Montgomery”, Kesselring non poteva più correre il rischio di tenere impegnate le sue forze su questo tratto della costa occidentale ora che, uscita dalla stretta penisola calabra, l’8ª armata inglese era arrivata sulla scena e non avrebbe avuto difficoltà ad aggirare le sue posizioni avanzando attraverso le regioni dell’interno. Le truppe a sua disposizione erano di gran lunga troppo scarse per permettergli di coprire un fronte in progressiva espansione. Ma la minaccia non si sviluppò con rapidità sufficiente a mettere in pericolo o anche soltanto affrettare la ritirata tedesca. Infatti solo nel pomeriggio del giorno 20 settembre un’avanguardia canadese dell’8ª armata entrò a Potenza, il principale nodo stradale della “caviglia” dell’Italia, 80 chilometri nell’entroterra rispetto al Golfo di Salerno. Un centinaio di paracadutisti tedeschi, fatti affluire in tutta fretta a Potenza nel pomeriggio del giorno prima, avevano costretto gli attaccanti a sospendere la loro azione durante la notte per prepararsi a lanciare all’attacco un’intera brigata contro un manipolo di difensori la cui consistenza era pari ad appena un trentesimo della loro: un episodio che dimostra in modo significativo quale efficacia ritardante possa avere un’azione difensiva condotta con abilità in una situazione confusa. L’attacco che costrinse questo esiguo distaccamento a ritirarsi portò alla cattura di soli sedici tedeschi, mentre quasi 2.000 morti provocarono tra la popolazione civile gli attacchi aerei preliminari sulla città. Durante la settimana seguente pattuglie canadesi avanzarono con cautela, avendo solo sporadici contatti con le retroguardie nemiche e raggiunsero Melfi, 65 chilometri più a nord. Intanto il grosso dell’8ª armata, a corto di rifornimenti, si era fermato, in attesa che si organizzasse la nuova direttrice di rifornimento che partiva da Taranto e Brindisi, nell’angolo sud-orientale dell’Italia. In questa zona infatti, gli Alleati avevano potuto sbarcare senza incontrare la benché minima resistenza. Il porto di Taranto era stato uno dei possibili obiettivi presi in considerazione in giugno, quando i capi di stato maggiore congiunti avevano dato istruzioni a Eisenhower di preparare i piani delle operazioni che avrebbero dovuto seguire la conclusione della campagna di Sicilia.

 

Ma l’idea era stata scartata soprattutto perché non conforme al principio cardine, stabilito immediatamente dallo stato maggiore di Eisenhower, secondo il quale non si doveva tentare alcuno sbarco su una costa controllata dal nemico al di fuori della zona di copertura della caccia. Come Napoli, anche Taranto cadeva appena al di là dei 290 chilometri del raggio d’azione degli Spitfires operanti dai campi di aviazione della Sicilia nord-orientale, mentre Salerno era appena al di qua di questo limite. Il progetto di Taranto fu riesumato solo dopo la firma dell’armistizio con l’Italia, il 3 settembre. Esso fu aggiunto al piano di invasione come improvvisata mossa sussidiaria (denominata “Slapstick” – “Operazione Spatola di Arlecchino”) quando si venne a sapere che solo un pugno di truppe tedesche presidiava il “tallone” della penisola, e quando finalmente ci si rese conto che il porto di Napoli, una volta conquistato e rimesso in condizioni di funzionamento, non sarebbe bastato a sostenere un’avanzata simultanea tanto sul versante orientale quanto su quello occidentale degli Appennini. Due giorni dopo il successo di questa prima parte dell’operazione fu completato con l’occupazione di Brindisi (dove si erano rifugiati, provenienti da Roma, il re Vittorio Emanuele e il maresciallo Badoglio) e di Bari, 100 Km. più in su lungo la costa. In questo modo tre grandi porti erano caduti in mano alleata in questo settore, tre porti ampiamente sufficienti per alimentare un’avanzata su per la costa adriatica, molto tempo prima che anche un solo porto di importanza paragonabile fosse stato conquistato sulla costa occidentale; tra l’altro, era ormai anche troppo chiaro che, visto il ritardo con cui procedeva l’avanzata da Salerno a Napoli, i tedeschi avrebbero avuto tutto il tempo di distruggere le attrezzature di quel porto prima di abbandonarlo. Tuttavia, la splendida occasione venutasi così a creare sulla costa orientale andò sprecata per mancanza di previdenza e, in seguito, per l’inadeguatezza degli sforzi che si fecero per riacciuffarla.

Ma torniamo agli avvenimenti dello sbarco: alle ore 9 del 16 settembre l’ultima offensiva tedesca investì la testa di ponte. Sarebbe dovuto iniziare alle ore 6 ma furiosi bombardamenti navali e azioni di aerei a volo radente avevano immobilizzato i tedeschi nelle loro posizioni. Da Cava dei Tirreni tentò di avanzare la colonna della divisione “Goering”, al comando del colonnello Schmalz, ma fu arrestata dal fuoco di artiglieria campale, di incrociatori e cacciatorpediniere. Le navi erano il terrore dei tedeschi, i quali concentrarono disperatamente contro di esse ciò che di meglio avevano a disposizione in fatto di nuovo munizionamento (bombe radioguidate). A mezzogiorno il comandante dell’armata tedesca, il generale von Vietingof, ebbe la convinzione che la partita era ormai perduta. Col fuoco dei loro cannoni ed i loro aerei gli anglo-americani avevano acquisito l’assoluto dominio. I tedeschi erano paralizzati ed impotenti. Ormai venivano a mancare le condizioni sulle quali Kesselring aveva contato per risolvere a suo favore la situazione: battere la 5ª armata prima che sopraggiungesse l’8ª di Montgomery. Alle ore 14, le prime pattuglie dell’armata del generale britannico presero contatto, a 25 chilometri a sud di Agropoli, con pattuglie americane che erano andate loro incontro. Kesselring ordinò la ritirata, la battaglia per Salerno era vinta dagli Alleati.