Nel quadro degli eccidi in Toscana dal 1943 al 1945 di cui
daremo ampio conto nel volume successivo a questo un posto particolare spetta
ad un episodio che assume aspetti estremamente significativi: la fucilazione da
parte tedesca di tre carabinieri della locale Stazione nell'agosto del 1944.
Questo episodio è sintomatico del dramma, un dramma nel dramma, che hanno
vissuto i Carabinieri in questo periodo non certo facile della vita sociale e
della storia del nostro paese.
La situazione generale era di estrema difficoltà da tutti i
punti di vista: dal punto di vista dell'ordinamento militare, dal punto di
vista della situazione politica, dal punto di vista della situazione personale
e dal punto di vista delle relazioni interpersonali.
L’esercito tedesco, ed in generale il popolo tedesco, era
animato da furore teutonico contro quello che consideravano un tradimento vero
e proprio: l’uscita dalla guerra dell'Italia, un’uscita perpetuata con
l’inganno ed il raggiro. Dopo aver più volte, all'indomani della caduta del
fascismo il 25 luglio 1943, da parte del governo Badoglio e del vertice
politico militare succeduto al a Mussolini ed al Partito Nazionale fascista,
affermato la volontà di continuare la guerra a fianco della Germania, in
apparente segreto intavolava trattative segrete con gli alleati.
La famosa “calda estate del 1943” aperta dall’incontro di
Feltre il 20 luglio 1943, tra Hitler e Mussolini, incontro che dimostra la
considerazione che i nazisti avevano per il fascismo italiano e per le esigenze
italiane nel luglio del 1943. Praticamente non fu ascoltata nessuna delle
richieste che Mussolini avanzò al suo alleato tedesco. Hitler, che a livello
personale mostrò sempre una ammirazione per Mussolini, che considerava quasi un
suo Maestro, a Feltre non concesse nulla. Mussolini non riuscì nemmeno a
profferir parola, ovvero a chiedere lo sganciamento dell’Italia dall’Alleanza
da attuarsi in comune di comune accordo.
Il fallimento di Feltre fu la sua condanna. Se Hitler era
favorevolmente ben disposto verso Mussolini tutto il vertice nazista era al
contrario contro sia esponenti fascisti italiani sia contro L'Italia in genere,
I Germania le considerazioni negative e le accuse erano tante, la più
importante delle quali era quella che il 25 luglio 43 nessun fascista difese
non solo Mussolini caduto in mano ai suoi avversari ma tutto il fascismo sia
come voi movimento politico che come regime. Nessuna opposizione armata, nessun
combattimento, in pratica una resa senza condizioni. Queste accuse all'indomani
della proclamazione della Repubblica Sociale Italiana, divennero le linee guida
e la base dei rapporti che si avranno dal settembre del 43 fino al 45 tra i
tedeschi e gli italiani. Un rapporto di sudditanza del neofascismo che si ebbe
in tutti gli aspetti della vita politica e della conduzione della guerra. In
questo contesto il comportamento dei tedeschi nei confronti dei loro alleati
fascisti fu sempre altezzoso, di disprezzo, con a base sempre il tornaconto
germanico.
Vedremo di seguito i criteri che l’Esercito tedesco adotto in
Italia nella conduzione della guerra, all’origine delle violenze e delle stragi
che costellano tutto il periodo della loro presenza in Italia.
I Carabinieri si trovarono quindi ad operare con un elemento
tedesco ostile agli italiani a qualunque parte essi appartenessero compresi i
neonati fascisti repubblichini
Su piano interno i neonati fascisti repubblichina erano, per
loro natura, ostili ai Carabinieri in quanto era nota la loro fedeltà al Corona
e a Casa Savoia in particolare; questo era un dato oggettivo frutto della
conoscenza e della tradizione che l'Arma aveva in Italia-
Per chi voleva scardinare
le fondamento dello Stato e fondarne uno totalmente nuovo, da Regno a
Repubblica, certamente non poteva prendere in considerazione i Carabinieri,
come loro alleati
Pertanto i rapporti tra i Carabinieri rimasti nel territorio
della Repubblica Sociale Italiana erano improntati a diffidenza e
circospezione. Il neofascismo poi, era dominato dagli estremisti del partito,
moti emarginati nel ventennio, che adesso trovavano l’occasione di ritornare in
auge.
Il segretario generale del Partito Fascista Repubblicano,
Pavolini, nel ventennio nella cerca privilegiata del ministro degli Esteri
Ciano e di sua moglie Edda Mussolini, si rilevò un acerrimo nemico di Ciano e
vide con piacere, anche per assecondare i tedeschi, la sua condanna a morte per
tradimento ì. L’estremismo era la connotazione del neofascismo repubblichino.
Il processo di Verona, intentato ai cosiddetti “traditori” ne
è l’esempio chiaro: fu un unanime processo vendicativo e di rivalsa verso la
componente moderata e di regime del fascismo da parte della componente
estremista, di cui Mussolini stesso era prigioniero, tanto che non fece nulla
per salvare suo genero, Ciano, il padre dei suoi nipoti.
In questo contesto di rapporti non si può trascorrere un
episodio fondamentale del periodo iniziale della vita della Repubblica Sociale
Italiana: la deportazione dei Carabinieri da Roma il 7 ottobre 1943 voluta dal
capo delle SS di Roma, Kappler è dai suoi per sgombrare il campo al fine di
attuare il grande rastrellamento degli ebrei del 16 ottobre 1943 in cui furono
deportati oltre 1000 ebrei romani di cui solo 14 ritornarono.
Con i Carabinieri a Roma questo non sarebbe successo. Infatti
l'operazione fu condotta dalla PAI Polizia Africa italiana e da altre
componenti la polizia della RSI. I tedeschi, impegnati a fondo sul fronte
meridionale, non avevano le truppe per eseguire queste operazioni.
Altro episodio significativo che occorre citare è la
fucilazione del Vice Brigatiere Salvo d’Acquisto. Assunto oggi a simbolo della
situazione di come la popolazione era in balia dell’occupante tedesco, senza
nessuna tutela e protezione. Per comportamenti non certo edificanti un gruppo
di militari germanici provocarono una situazione in cui uno di loro perse la
vita. Il comando tedesco ritenne questo responsabilità della popolazione civile
e, pertanto, diede vita ad una rappresaglia rastrellando 22 civili. Accusati di
aver provocato la morte del militare tedesco furono condannati a morte.
E il canovaccio della maggior parte degli eccidi che si hanno
dal settembre 1943 alla fine della guerra: morte di uno o più militari
germanici, accuse alla popolazione civile, rappresaglia, rastrellamento,
condanna dei rastrellati senza processo, fucilazione
In quel 22 settembre del 1p43 la strage fu evitata per il
sacrificio del Vice Brigadiere Salvatore D'Acquisto che si autoaccusò
dell’accaduto. Il comando tedesco, pur consapevole della estraneità per
evidenti motivi del Vice Brigadiere Salvo d’Acquisto ai fatti lo fucilarono lo
stesso.
Salvatore d’Acquisto e la sua fucilazione sono il prototipo
del comportamento dell’esercito tedesco, della assenza di qualsiasi presenza a
difesa di inermi civili e del ruolo che anche individualmente i Carabinieri
scelsero per essere fedeli a sé stessi.
Era iniziata, la “guerra ai civili” da parte di Tedeschi e
poi dei Fascisti repubblichini, in cui i Carabinieri, invisi sia agli uni che
agli altri, scelsero di stare dalla parte dei “civili”. Il rastrellamento del 7
ottobre a Roma, Salvo D’Acquisto agli albori della guerra di liberazione, sono
i prodomi di scelte che portarono poi a Fiesole nell’agosto 1944.
Massimo Coltrinari
Progetto 2024/1
Nessun commento:
Posta un commento