Centri Alloggio. Già dai primi di aprile, con il delinearsi dell’imminente disfatta tedesca l’Ufficio aveva considerato, sempre nel quadro dello studio, la necessità di dover far fronte al rimpatrio dell’imponente massa, valutata ad oltre 600.000 uomini circa, dei nostri militari internati in Germania, Olanda, Belgio, Francia, Polonia. Compilò vari studi che, vagliati ed approvati dagli alleati, portarono in sostanza alle seguenti soluzioni. L’organizzazione dei Centri alloggi e degli stabilimenti sanitari dell’Italia meridionale rimase invariata e continuò ad accogliere i reduci dalla Balcania, dalla Grecia e da Oltremare. Nell’Italia del Nord, in accordo con la Sub Commission P.W. alleata, con L’H.Q. Italian Refugee Camp Staff e con l’Alto Commissariato Profughi di Guerra, venne attuata un’organizzazione di centri per il ricevimento di detti internati sia militari che civili che comprendeva:
.
centri avanzati a contatto con la frontiera;
.
centri mediani sulla linea Torino-Milano- Verona- Tarvisio;
,
centri arretrati sulla linea Piacenza-Forlì per lo smistamento degli internati
diretti nell’Italia Centrale e Meridionale.
In
particolare nei centri mediani ed arretrati è stato attuato l’inserimento della
organizzazione militare incaricata del trattamento amministrativo e matricolare
dei reduci ed in Milano venne costituito un Centro alloggio totalmente
militare. Per far fronte alle necessita ed assistenza e smistamento dei reduci
diretti nell’Italia meridionale ed Insulare l’Ufficio ha inoltre provveduto ad
organizzare direttamente dei Centri alloggio a Firenze, Arezzo, Roma e dei
posti transito e sosta di Civitavecchia, Messina, Cagliari, e Trapani.
Per
coordinare e sovraintendere all’organizzazione del Nord venne infine costituita
a Milano una Delegazione dell’Ufficio, la quale faceva parte del Comitato
Rimpatri Alta Italia, composto dai rappresentanti del C.N.L., dell’Alto
Commissariato profughi, poi Ministero della Assistenza Postbellica, della
Pontificia Commissione Assistenza e dalla C.R.I. La Delegazione dell’Ufficio di
Milano ebbe l’immediato fattivo concorso oltre che dal Comitato Rimpatri Alta
Italia anche dal vaticano, dai vescovi, dai Comitati Misti regionali, dalle
autorità politiche locali.
Per
accelerare le operazioni di smistamento il reduce dall’internamento venne solo
sottoposto alla profilassi igienico-sanitaria, ad una rapida operazione di
censimento matricolare e fornito di un
anticipo di denaro per il viaggio e di un documento-scheda che gli consentiva
di ottenere dal distretto di residenza la liquidazione degli assegni maturati
durante l’internamento e la concessione di una licenza straordinaria in attesa
di un eventuale reimpiego; la permanenza del reduce nel Centro alloggio venne
così ridotta al minimo indispensabile. Nei riguardi della organizzazione del
Nord occorre anche precisare che personale della M.M.I.A. nel non voler concedere apposito personale
militare per l’organizzazione dei Centri alloggio, oltre le 115 unità
precedentemente concesse:
-
Il
personale tecnico dirigente del Ministero della Guerra sia dei centri che della
Delegazione dell’Ufficio in Milano dovette essere tratto dalle115 unità
disponibili;
-
Il
personale di inquadramento e di sorveglianza dei campi venne attinto dai Gruppi
di Combattimento Friuli, Mantova, Legnano, Piceno da qualche reparto delle
Divisioni Territoriali e dal Personale del CO.Mi.PR.I. - Comando Militare
Profughi Italiani.
Nel periodo di maggio – settembre
1945 l’afflusso degli internati ebbe la seguente consistenza:
. Dalla Germania e dalla Svizzera,
circa 404500 reduci;
. Dalla Francia meridionale, per lo
più cooperatori) 13.700 reduci;
. Dalla Francia, ex appartenenti alla
4a Armata, 7100 reduci.
In totale le strutture di accoglienza
in Alta Italia accolsero circa 425.500 reduci.
In parallelo all’organizzazione dei Centri alloggio, venne predisposta nell’Italia Settentrionale e centrale una vasta organizzazione ospedaliera la quale attraverso non lievi e non poche difficoltà, raggiunse la capacità complessiva di circa 25.000 posti. Tale organizzazione rispose, e con ampio margine, ai suoi fini quando le condizioni sanitarie degli internati risultarono migliori del previsto, essenzialmente perché essi prima di rimpatriare sostarono un periodo di tempo più o meno lungo nei campi di smistamento stabiliti dagli anglo-americani in territorio tedesco, dove il trattamento alimentare e sanitario fu ottimo sotto tutti i riguardi
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