Traccia della Bozza del Documento di
Impianto del Convegno
“I Soldati italiani in Albania: da occupatori
a combattenti per la libertà””
Dalla crisi armistiziale alla costituzione del Comando Italiano Truppe alla Montagna
Febbraio 2017
Massimo Coltrinari.
All’indomani della crisi armistiziale
del settembre 1943 le forze militari italiane in Albania presenti
erano inquadrate nella 9a Armata al comando del gen. Dalmazzo.,
ordinata su due Corpi d’Armata ( il XXV nel Centro Nord e il IV nel
meridione nel del paese; con sei divisioni operative). La consistenza
di queste forze assommava a 130.000 uomini, di cui 20.000 componenti
la Milizia Fascista Albanese, diventata dopo il 25 luglio, Milizia
Volontaria Albanese.
Questi militari, dopo gli eventi del
mese di settembre ed ottobre si sono così suddivisi e raggruppati:
78.mila circa rastrellati dai Tedeschi ed inviati nei campi di
concentramento in Polonia o in Germania; 6/8 mila rimasero fedeli
alla vecchia alleanza o entrando nelle organizzazioni del lavoro
tedesche (TODT ed altre) oppure servendo nelle forze armate tedesche
in reparti ausiliari, oppre entrando nella Wermacht prestando
giuramento al Furher. 8/10 mila uomini riuscirono a rientare in
Italia con i trasporti partenti dai porti albanesi per quelli
pugliesi in essere fino al 25 settembre 1943, caduta di Cefalonia. 20
mila rimasero in Albania nascosti accolti dalle famiglie italiane ed
albanesi, sempre sotto pericolo di essere arrestati dai tedeschi e
dai nazionalisti albanesi. Di coloro che salirono in montagna per
entrare nella fila della Resistenza circa 3 mia furono inquadrati
nelle fila dell’ENLA (Esercito di Liberazione Nazionale Albanese).
Costoro potevano essere molti di più, ma sia la volontà albanese,
sia la incapacità della logistica di alimentazione del combattente
partigiano, lo impedirono .
I militari italiani, seppur privi di
ordini, per iniziativa di Ufficiali in comando si raggrupparono nel
Comando Italiani truppe alla Montagna (C.I.T.a.M) che fu costituito
il 14 settembre 1943 per iniziativa del Ten. Col. Barbicinti,
aeronautica militare, comanda te dell’Aeroporto di Schjiack
(Tirana). Salito in montagna, zona di Peza, sopra Tirana, con tutti i
suoi uomini, Barbicinti stipulò con il Comando dell’ELNA una
convenzione militare in cui si sottolinea che qualora fosse giunto in
montagna un ufficiale italiano di grado superiore, gli avrebbe ceduto
il comando; in detta convenzione furono regolati i rapporti tra
italiani ed albanesi di ordine operativo, logistico ed
amministrativo. La convenzione rimase in vigore fino alla fine della
guerra.
Il 28 settembre giunse a Peza il gen.
Azzi e gli uomini della divisione “Firenze” reduci dalla
battaglia di Kruja del 22/23 settembre 1943. Il generale Azzi
assunse il Comando del C.I.T.a.M, ceduto da Barbi Cinti secondo la
convenzione militare. Detto Comando ebbe come vice Comandante il
gen., Piccini, che sarà l’ufficiale generale che, armato e in
uniforme, rimarrà a combattere i Tedeschi ed i collaborazionisti per
tutta la guerra e cederà le sue funzioni il 15 agosto 1945
all’arrivo in Albania della Missione Diplomatica Italiana. Il
C.I.T.a.M si ordinerà su tre battaglioni operativi e 10 zone
militari ed avrà a meta di ottobre una consistenza
organico-operativa come da allegato a, allegato in corso di
preparazione.
Il C.I.T.a.M. era alleato all E.L.N.A
che, nell’ottobre 1943 contava sulla I brigata Proletaria composta
da quattro battaglioni. Di questi., il IV Battaglione era il
“Battaglione Gramsci”, composto integralmente da Italiani
Il fronte antitedesco albanese, prima
della rottura che avverrà a fine ottobre, poteva contare su una
forza combattente ( E.L.N.A., C.I.T.a.M:., forze nazionalisti, del
“balli kombetar”, monarchiche ed altre) di oltre 5/600 uomini.
Il Comando tedesco, conscio di questo
pericolo, prima riuscì felicemente con trattative a dividere il
fronte della resistenza,con gli accordi con i monarchici, i
nazionalisti e il “balli bombetta”, che divennero di fatto
collaborazionisti, poi lanciando (ottobre 1943 – gennaio 1944)
cinque offensive al termine delle quali il Comando della 2a Armata
Corazzata a Belgrado potè emettere un comunicato in cui si affermava
che il Albania le forze “ribellistiche” antitesche erano state
annientate e l’Albania era libera da oppositori.
In realtà, adottando al meglio la
tecnica di guerriglia, di fronte alle offensive tedesche le forze
dell’E.L.N.A. e del C.I.T.a.M si erano sparpagliate e nascoste,
anche se si dovette registrare dolorose perdite come la distruzione
dei tre battaglioni operativi del C.I.T.a.M. e per ben due volte del
Battaglione “Gramsci”.In primavera (1944) le forze partigiane si
radunarono, il battaglione “Gramsci” fu ricostituito e messo la
comando di un soldato italiano, Terzilio Cardinali (Medaglia d’Oro
al Valor Militare), il C.I.T.a.M. non ebbe battaglioni operativi alle
dipendenze e tutti i soldati italiani combattenti andarono al
alimentare i battaglioni della costituenda II Brigata Proletaria
dell’E.N.L.A. Occorre rilevare che per tutta la durata della guerra
nel 1944, l’artiglieria, le armi di accompagnamento (mortai,
mitragliatrici ecc.), controcarri e quanto necessitava di un minimo
di conoscenza militare ed addestramento era sostenuto nelle file
dell’E.N.L.A. da soldati italiani, non essendoci tra gli albanesi
nessuno in grado di svolgere questi ruoli. Vi è quindi osmosi tra
italiani ed albanesi integrale nella lotta al tedesco.
Nel giugno 1944, dopo che numerosi
missioni, attuate con il naviglio sottile della Marina e con la
Balkan Air Force che utilizzava il campo di Berane, in Montenegro
misero in contatto il C.I.T.a.M con l’Italia, il gen. Azzi e il suo
Comando rientrò in Italia, lasciando in loco il gen.Piccini a
coordinare e dirigere l’impegno dei soldati italiani.
A Novembre la guerra si concluse con la
liberazione di Tirana e con lo sgombero di tutte le forze tedesche
dall’Albania. Ogni soldato combattente italiano fu raccolto nel
Battaglione Gramsci, lasciando i reparti ove fino ad allora aveva
combattuto. Tale battaglione, prima divenne Brigata “Gramsci” poi
divisione “Gramsci”. Con questo ordinamento, tutti i combattenti
italiani nell’aprile del 1945 furono rimpatriati, in armi, in
Italia,(Accordi Palermo-Hocha) ove furono raccolti nel campo di
Sant’Andrea, vicino Taranto con l’intendo di partecipare alla
guerra di liberazione nelle fila dell’Esercito Italiano, come
prassi per tutti i partigiani combattenti. Sopravvenuta la fine della
guerra. I partigiani d’Albania furono congedati.
Sulla base del quadro così descritto,
occorre mettere l’accento, oltre che sulla parte
ricostruttivo-ordinativa, anche sulle motivazioni che sono
all’origine delle scelte dei soldati italiani. Scelte che possono
essere già individuate nella delusione e dal fallimento del fascismo
come regime e come movimento, la fedeltà al giuramento prestato,
‘amor di patria, l’onore militare, la lotta al emico ereditario,
il desiderio di por termine a mesi ed anni di guerra, la volontà di
rientrate in Patria e in famiglia.
Il quadro così descritto è una bozza
di traccia della parte del Convegno che si vuole organizzare con le
finalità note, per la parte militare. Lo sviluppo della parte
civile, e la successiva traccia completerà il quadro di riferimento
del predetto convegno
Nessun commento:
Posta un commento