Traccia della sintesi dell'intervento del Gen. Luigi Marsiblio
SBARCO DI ANZIO
I PRESUPPOSTI
Negli
ultimi mesi del 1943 la campagna alleata in Italia aveva subito varie battute
di arresto per i seguenti motivi:
▪
l’asperità del
terreno;
▪
le condizioni
atmosferiche particolarmente avverse;
▪
la pronta e ben
articolata reazione delle truppe tedesche agli attacchi alleati.
Le
varie difficoltà incontrate dallo sbarco di Salerno (9 set. 1943) in poi,
insieme alla tenace resistenza organizzata dai tedeschi su un complesso di
“Linee fortificate” poste in ordine successivo (Bernhard – Barbara – Gustav –
Hitler – Caesar), avevano ritardato l’avanzata alleata verso Roma e verso gli
altri obiettivi dell’Italia Centrale.
Ma
l’ostacolo più duro per la Quinta Armata Americana del Gen. CLARK (che operava
sul Settore tirrenico) e per l’Ottava
Armata Britannica del Gen. Montgomery prima e del Gen. Leese poi (che operava
sul Settore adriatico), era
rappresentato dalla linea GUSTAV; il
fautore di questa fortificazione era stato il Maresciallo Kesserling ed era un minutissimo apprestamento difensivo
su rilievi montuosi e lungo corsi d’acqua che si sviluppava a sud di Roma. Lungo
tutta la direttrice erano disseminati “bunkers” e campi minati. Come è visibile
nella cartina (slide 1), la Gustav partiva
dalla foce tirrenica del Garigliano, sbarrava la valle del fiume Liri con il
caposaldo di Cassino, e raggiungeva la foce del Sangro sull’adriatico. I
tedeschi erano saldamente attestati su quelle solide posizioni difensive e non
davano segni di cedimento.
Per
uscire dal punto morto in cui stagnava la campagna alleata in Italia, il Primo
Ministro inglese, Sir Winston Churchill, ritenne giunto il momento di
realizzare un suo personale disegno: effettuare un poderoso e rapido sbarco
anfibio a sud di Roma, per aggirare la inespugnabile linea Gustav e minacciare
così alle spalle le truppe della X Armata tedesca del Gen. Von Wietinghoff che
la presidiavano egregiamente.
L’operazione
presupponeva la rapida conquista dei Colli Albani, il sollecito
ricongiungimento delle truppe sbarcate con quelle provenienti da Cassino e la
vittoriosa avanzata su Roma. I fatti però, non si svolsero come erano stati
ottimisticamente previsti.
MODALITÀ OPERATIVE DELLO SBARCO.
Lo
sbarco (slide 2) avvenne su un
fronte lungo 32 chilometri, tra Tor San Lorenzo a nord e Torre Astura a sud.
Sul luogo effettivo la storia ha giocato uno scherzo sia ad Anzio che a
Nettuno. Infatti i dispacci degli anglo-americani riportano che avvenne sulla
Riviera Zanardelli, che collega Anzio a Nettuno. In più all’epoca il Duce li
aveva unificati nella città di Nettunia, come dimostrano le corrispondenze
giornalistiche che riportano tutte del “fronte di Nettunia”. L’esecuzione
dell’operazione anfibia denominata in codice “SHINGLE” rispecchiava i dettami della,
per quell’epoca, nuova dottrina americana per le operazioni anfibie.
L’applicazione di tale dottrina era condizionata dall’appoggio aereo e le zone
di sbarco furono scelte certamente perché il terreno retrostante era
considerato, almeno sulla carta, idoneo al successivo evolversi dello sbarco,
ma anche perché offriva la possibilità di fornire il supporto dell’aviazione
tattica e strategica. Inoltre, l’esperienza acquisita con gli sbarchi in Nord
Africa ed in Sicilia portò a scegliere aree in cui fosse possibile installare
subito una pista aerea per il supporto continuo e ravvicinato alle truppe, ed è
questo il motivo per cui fu realizzata la striscia di volo di Nettuno. Tornando
alla dottrina americana, questa prevedeva per le operazioni anfibie due parti
distinte: la prima chiamata “Amphibious Force”, consisteva in un convoglio
composto da unità prettamente navali e da mezzi da sbarco con truppe e mezzi a
bordo, ed era diretta da un Comandante della marina; la seconda, “Landing
Force”, era composta dalle forze terrestri sbarcate, che passava sotto un
Comandante terrestre, solo dopo lo sbarco. Nel caso specifico, la “Amphibious
Force” fu diretta dall’Ammiraglio Lowry
mentre la “Landing force” dal Generale Lucas,
comandante del Sesto Corpo d’Armata americano.
Le
truppe, imbarcate a Napoli il 21gennaio 1944 su 243 navi, giunsero al largo di
Anzio verso la mezzanotte. Alle ore 2 del 22 gennaio, i primi mezzi da sbarco
erano già in acqua per dirigersi verso gli obiettivi assegnati. Per lo sbarco furono
utilizzate due spiagge:
▪
la PETER BEACH (circa 12 Km. a nord di
Anzio tra Tor Caldara e Lavinio) dove sbarcarono gli inglesi;
▪
la X RAY BEACH dove sbarcarono gli
americani.
La
PETER BEACH fu a sua volta suddivisa in tre
fasce: Red, Yellow e Green
La
X RAY BEACH anch’essa suddivisa in tre fasce: Yellow (nel porto di Anzio), Red
e Green.
L’operazione
avvenne senza alcuna significativa resistenza da parte tedesca, realizzando in
pieno l’effetto sorpresa. A tal proposito, scriveva Lucas: “abbiamo ottenuto
una delle più complete sorprese della storia, non credevo ai miei occhi quando
mi trovavo sul ponte e non ho visto alcuna mitragliatrice ed altro fuoco sulla
spiaggia. L’unica resistenza nemica era costituita da due batterie che hanno
sparato all’impazzata per alcuni minuti prima dell’alba, ma sono state fatte tacere
dai cannoni navali”.
A
circa 12 Km. a nord di Anzio sbarca la 1^ Divisione di fanteria britannica, tra
la spiaggia ed il Fosso della Moletta; come obiettivo primario avrebbe dovuto
raggiungere Aprilia, poi la Stazione di Campoleone e proseguire eventualmente
verso Albano.
A
sud-est di Anzio, tra Nettuno ed il Canale Mussolini, sbarca invece la 3^
Divisione di Fanteria americana; l’intendimento era di raggiungere poi Cisterna
di Latina ed eventualmente Velletri. In considerazione della scarsa resistenza
incontrata, nelle prime ventiquattro ore sbarcano circa 36 mila uomini con
oltre 3 mila automezzi e relativo armamento.
Di
questa iniziale situazione favorevole però non seppe approfittare il Generale
Lucas, il quale tenne le truppe raggruppate in prossimità delle spiagge anziché
spingerle verso l’interno.
In
una settimana 61 mila anglo-americani sbarcati si trovarono di fronte 71mila e
500 tedeschi.
CONCLUSIONE
Lo
sbarco di Anzio fu una fucina di delusioni per tutti, anche per i tedeschi. La
testa di ponte divenne un campo trincerato e i tedeschi si consolarono
definendolo, con sarcasmo: “il più grande campo autogestito del mondo di
prigionieri di guerra”.
A
salvarla furono un coraggio disperato e la superiorità aerea.
Alla
fine Churchill ammise:
“Avevo sperato di lanciare sulla baia di
Anzio un gatto selvatico, invece mi sono ritrovato sulla riva con una balena
arenata”.
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