Il 7 settembre 1860 Giuseppe Garibaldi entrava a Napoli e proclamava chiaramente che dopo il potere borbonico avrebbe abbattuto il potere temprale dei Papi, ovvero marciare e conquistare Roma. Il processo unitario italiano (lastrina 2) aveva avuto la sua nascita nel 1799 con la formazione delle repubbliche filofracensi ( lastrina3 e 4). A Vienna veniva ripristinato il potere temporale dei Papi (lastrina5), ma il sentimento nazionale si sviluppo per tutta la prima metà dell’ottocento. (lastrina 6) Sconfitto nel 1848-49, si sviluppò attraverso quello che fu definito il decennio di preparazione. (lastrina 7) Papa Pio IX (Lastrina 8 e 9) con gli altri regni conservatori (lastrina 10-11) si opponeva ad ogni forma di unità nazionale. Nel 1859 La Francia scese in campo per aiutare i protagonisti del processo unitario (lastrina 12) e con l’Armistizio di Villafranca sembra tutto compromesso.(lastrina 12) Ma l’iniziativa Garibaldinia, voluta dal partito progressista altera ogni cosa. ( lastrina13 e 14)). Napoli in mano garibaldina apre nuovi scenari (Lastrina 15 e 16)
L’equilibrio europeo poteva essere fortemente alterato da questa iniziativa. La Francia, e soprattutto, l’Austria, non avrebbero permesso un simile affronto al Soglio pontificio ed erano pronte ad intervenire. (lastrina 17) Era necessario fermarlo. (Lastrina 18)
Cavour colse questa occasione che l’iniziativa progressista e rivoluzionaria gli offriva e offri a Napoleone III la soluzione per mantenere la situazione in equilibrio. (Lastrina 19)Ottenuta l’approvazione francese, il Cavour operò immediatamente, in una situazione ad alto rischio in quanto non si era certi dell’atteggiamento dell’Austria. Posto a difesa della Lombardia e del restante territorio sabaudo il grosso dell’Esercito (147.000 uomini) incaricava Manfredo Franti di organizzare una forza di invasione che doveva conquistare, in una prima fase le marche e l’Umbria, e successivamente scendere nel meridione per andare incontro a Garibaldi e fermarlo. (Lastrina 20)
Fanti organizzò questa forza su due Corpi d’Armata (Lastrina 21) il IV, al comando di Enrico Cialdini ( 20.000 uomini) che doveva operare lungo la litoranea adriatica con obiettivo Ancona; il V, al comando di Enrico Morozzo della Rocca, (15.000 uomini) che doveva invadere l’Umbria con obiettivo Perugia nella loro marcia dovevano conquistare e rendere inoffensive le piazzaforti pontificie catturane le guarnigioni, sostituendole con forze sarde. La 13a Divisione, al comando di Raffaele Cadorna, doveva operare lungo la dorsale appenninica con compiti di collegamento e raccordo con i due Corpi d’Armata. (Lastrina 22)
LA difesa pontificia era in mano al generale francese Cristoforo de La Moricière, l’eroe di Costantina e l’inventore del corpo coloniale degli Zuavi. (Lastrina 23) Il piano di difesa approntato nel maggio-giugno 1860 prevedeva di lasciare Roma e il Lazio alla difesa delle truppe francesi (Gen. Goyon, 15 uomini), mentre tutte le forze operative pontificie furono stanziate in Umbria sull’asse terni, Spoleto, Foligno perugia. La 1a Brigata (3500 uomini, al comando del Gen. De Pimodan, a terni; la Brigata di Riserva ( 3000 uomini, gen. Cropt, a Spoleto-Foligno, la 2a Brigata (3000 uomini, gen.Schimdt, quella che si era resa protagonista delle sanguinose giornate del 1859 a Perugia passate alla storia come “le stragi di Perugia) tra Foligno Città della Pieve e Perugia. Quartier Generale, baricentro, a Spoleto. La 3a Brigata operativa ( 3500 uomini, al comando del gen. De Courthen), a Macerata ed Ancona con elementi irradianti in tutte le Marche per controllare il territorio da ogni insorgenza e per assicurare i collegamenti con Ancona e quindi con l’Austria. La minaccia principale era l’azione garibaldina da sud, materializzatesi alla fine di agosto, e tutto il dispositivo sia operativo che quello ancorato sulle piazzeforti era orientato a sud.
In caso di attacco, la Francia e l’Austria sicuramente sarebbero accorse e compito dell’esercito pontificio era resistere quel lasso di tempo per permettere alle truppe francesi, via Tolone-Civitavecchia, e austriache, via Trieste-Ancona, di portare aiuto e soccorso.(Lastrina 24)
L’11 settembre, dopo un ultimatum di Torino al Governo Pontificio, naturalmente respinto, iniziano le operazioni di invasione, al comando del Fanti ( Lastrina 25) mentre la Flotta al comando del Persano lascia Napoli destinazione Ancona. Cialdini in breve si rende padrone di Pesaro e Fano e macia su Senigallia che raggiunge il 14 settembre.
Le truppe del V Corpo d’Armata, non da meno, operarono celermente. Varcato il confine con la Toscana, primo obiettivo era occupare Città di Castello, che fu conseguito alla sera del 12 settembre; senza por tempo in mezzo le forze di Morozzo della Rocca puntarono su Fratta che fu investita e conquista nella giornata del 13. A sera le truppe sarde erano in grado di minacciare Perugia.
A fronteggiarle si era diretta la Brigata del gen. Schimdt pontificia, ma presto dovette ritornare su i suoi passi e rinserrarsi a Perugia.
Intanto le forze pontificie stanziate in Umbria, si erano radunate, nei giorni 11 e 12 settembre e avevano preso la strada per Macerata ed Ancona, via Colfiorito, tanto che alla sera del 13 settembre l’Umbria non aveva più truppe operative pontificie. Il loro intento era di raggiungere Ancona, rinserrarsi e dare vita ad un assedio, per permettere ad Austria e Francia di intervenire. Durante la marcia su Ancona, De La Moricière riceve un dispaccio da Roma che lo informa che “L’Imperatore ha dato ordine a truppe di fanteria di imbarcarsi a Tolone”. Questo viene interpretato come il primo segnale dell’intervento francese. In realtà tali truppe servono solo a rinforzare la guarnigione francese di Roma.
Certo che i Francesi non si sarebbero mossi dal Lazio, Morozzo della Rocca il 14 settembre diede l’assalto a Perugia, alla fortezza Paolina che, in virtù dell’ardimento e del valore del I Reggimento Granatieri, ove trovo gloriosa morte il cap. Ripa di Meana, medaglia d’oro alla memoria, fu conquistata. La guarnigione pontificia si arrese e Morozzo della Rocca potè comunicare a Fanti che il suo obiettivo era stato raggiunto. Ma la situazione era in movimento e tutto il V Copro d’Arma, oltrepassa perugia e il 15 settembre raggiunge Foligno. Qui si riordina e organizza colonne di marcia per raggiungere, via Colfiorito, sulle orme delle truppe pontificie, Ancona. Mentre inizia a valicare l’Appennino, Morozzo della Rocca distacca un colonna, al comando del generale Brignone, con il compito di conquistare Spoleto.
La Rocca spoletina è difesa da un battaglione di Irlandesi, il Battaglione San Patrizio. Cattolici ferventi e determinati, oppongono una serie resistenza, e solo dopo reiterati assalti, il 17 settembre 1860, Brignone si rese padrone di Spoleto.
Con la conquista di Spoleto e il passaggio dell’Appennino da parte del V Corpo d’Armata, che aveva lasciato guarnigioni nelle principali piazzeforti pontificie conquistate, si completa il passaggio dell’Umbria dallo stato preunitario allo stato nazionale; in pratica viene a finire il potere temporale dei Papi, iniziato dieci secoli prima.
Contemporaneamente, il 18 settembre i pontifici furono sconfitti a Castelfidardo (Lastrina 26) e, con i due corpo d’armata convergenti su Ancona, la piazzaforte cadde il 29 settembre (Lastrina 27), in virtù anche dell’Azione del Cialdini (Lastrina 28) e del Persano (Lastrina29) Il re arrivò ad Ancona il 3 ottobre e con questo gesto la campagna di invasione per l’annessione dell’Umbria e delle Marche ebbe termine. ( Lastrina 30-31)
Fatto l’Italia occorreva fare gli Italiani e in questo ruolo si distinsero le Forze Armate che nei 50 anni successivi cementarono il sentimento di unità nazionale e che messo a dura prova nella Prima Guerra Mondiale, si affermò definitivamente, al costo di gravi sacrifici, con la vittoria del 1918. ( Lastrine 32-35)
Storia della Resistenza nelle Marche 1943 -1944
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Un opera degna di nota. Equilibrata, documentata e strutturalmente ben
imposta che rileva come la Resistenza nelle Marche sia stata divisa per il
contra...
3 giorni fa
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