SAGGI E STUDI
REINSERIMENTO LAVORATIVO DEI VOLONTARI MILITARI
ALLA FINE DELLA FERMA
L’ “Ufficio Generale per il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati”
del Ministero della Difesa
Vito Cutro[1]A partire dagli anni '90 si è assistito ad un susseguirsi di eventi, che hanno determinato un cambiamento epocale nell'ambito delle Forze armate occidentali ed in particolare in quelle italiane.
In tale periodo, infatti, le nostre Forze armate sono state protagoniste sempre più spesso, fuori del territorio nazionale, in operazioni a sostegno della pace e in contesti multinazionali integrati, che hanno richiesto l'impiego di personale sempre più qualificato e reclutato su base volontaria, avviando, quindi, quel processo di trasformazione concretizzatosi dapprima, almeno sul piano normativo, con l'approvazione della cosiddetta "Legge sulla professionalizzazione delle Forze armate" (Legge 14 novembre 2000, n. 331) che, al primo comma dell’art. 5, prevede, tra l’altro: “(…) Il Ministro della difesa individua, con proprio decreto, nell’ambito delle direzioni generali del Ministero della difesa, una struttura competente a svolgere attività informativa, promozionale e di coordinamento al fine di valutare l’andamento dell’attività di reclutamento di personale volontario e di agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro dei militari volontari congedati senza demerito. Per il perseguimento delle predette finalità tale struttura si avvale anche degli uffici periferici della Difesa, acquisisce le opportune informazioni dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, cura i rapporti con i datori di lavoro pubblici e privati e stipula convenzioni nell’ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio a tale fine disponibili, con i predetti datori di lavoro, con gli uffici regionali competenti in materia di promozione dell’occupazione, individuati ai sensi del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n.469, con i soggetti abilitati all’attività di mediazione tra domanda ed offerta di lavoro ai sensi dell’art. 10, comma 2, del citato decreto legislativo n. 469 del 1997, e con i soggetti abilitati all’attività di fornitura di prestazioni di lavoro temporaneo(…)”
In tale contesto, il reclutamento del personale di truppa volontario risulta fortemente connesso con la certezza di una futura possibilità occupazionale, così come si evince anche dalle esperienze maturate sulla specifica materia in altri Paesi europei (Inghilterra, Francia, Olanda, Spagna). Dalle considerazioni svolte in occasione di vari incontri tecnici tenuti anche a livello internazionale, si può affermare, senza tema di smentita che, al fine di rendere appetibile l'accesso a tale figura professionale, risulta necessario realizzare un reclutamento di giovani ai quali si riconosca non solo una "professione" ed una adeguata remunerazione ma, soprattutto, "garanzie occupazionali". A sostegno di quanto affermato, è importante sottolineare che, in conseguenza del processo di professionalizzazione in atto - che ha determinato, anche a causa della sospensione del servizio obbligatorio di leva, un incremento delle aliquote di volontari da immettere in servizio permanente e, quindi, l'instaurazione di un rapporto con l'Amministrazione statale stabile e continuativo – si è accresciuto – già durante gli ultimi anni di coscrizione obbligatoria - il numero di adesioni a tale tipologia di ferma.
Il predetto accrescimento di "opportunità occupazionali a tempo indeterminato", tuttavia, assume, evidentemente, un carattere di eccezionalità e di temporaneità per effetto sia delle limitazioni organiche dettate dalla normativa vigente sia dalla necessità di avere uno sviluppo "dinamico" e costantemente funzionale dei vari ruoli.
Ciò fa sì che, per il futuro, le immissioni nel servizio permanente potrebbero essere inferiori ai modelli di reclutamento dei volontari in ferma breve/prefissata.
Detta situazione determinerà, presumibilmente, un'eccedenza di personale senza alcuna possibilità di uno sbocco occupazionale interno alle Forze armate o alle Forze di polizia/altre Amministrazioni e, sebbene la portata di detto fenomeno sia stata significativamente attenuata con l'emanazione di norme a salvaguardia dei citati sbocchi occupazionali (vedasi, ad esempio, la Legge 23 agosto 2004, n. 226), non è dato sapere quali potranno essere gli sviluppi futuri. Di qui la necessità di provvedere per tempo alla identificazione e creazione di una struttura ad hoc, nell’ambito dell’Amministrazione della Difesa, che si preoccupi di sostenere coloro che non riescono a trovare utile sbocco occupazionale ‘stabile’ dell’ambito delle Forze Armate/Forze di Polizia al fine di un possibile reinserimento lavorativo nel mercato di lavoro pubblico e privato.
Il concetto di ricollocamento professionale nel mercato del lavoro privato del personale militare è entrato soltanto di recente a far parte del lessico delle nostre Forze armate.
L’Ufficio per il sostegno alla ricollocazione
Tale concetto ha visto la sua genesi e la sua codificazione nella citata legge 331/2000 ricevendo ulteriore codificazione nel Decreto Legislativo 8 maggio 2001, n. 215 che, soprattutto all’art. 17, elenca nel dettaglio una serie di incombenze per la struttura prevista nella legge quadro.
Il D.M. 8 giugno 2001, identifica tale struttura nell’ “Ufficio per il collocamento al lavoro dei militari volontari congedati” ( di seguito, per brevità, verrà definito Ufficio) che inizialmente è stato collocato nell’ambito della Direzione Generale per la Leva. Le recenti vicissitudini legate alla sospensione della leva obbligatoria e ad una ulteriore riorganizzazione del Ministero della Difesa hanno portato all’emanazione del Decreto legislativo 6 ottobre 2005, n. 216 che ha istituito la Direzione Generale delle pensioni militari, del collocamento al lavoro dei volontari congedati e della leva, nel cui ambito è stata collocata la struttura prevista dalla legge 331/2000 con la nuova denominazione, dettata dal D.M. 1 aprile 2006, di ”Ufficio generale per il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati”.
Al di là delle vicende strutturali e normative è da rilevare che le molteplici e variegate attività poste in essere fino ad oggi hanno consentito di creare una griglia di opportunità formative e professionalizzanti che costituiscono un utile presupposto per la realizzazione di un valido sostegno al reinserimento lavorativo di quei volontari che, al termine della ferma volontariamente contratta, non trovano la possibilità di transitare nel servizio permanente o nelle varie Forze di polizia o in quelle Amministrazioni pubbliche che prevedono, nell’ambito dei vari concorsi che vanno a porre in essere, una riserva di posti specificatamente per i citati volontari.
La situazione particolare che al momento viene vissuta dalle nostre Forze armate e che consegue alla sospensione anticipata del servizio obbligatorio di leva dettata dalla predetta L. 226/2004 e che, quindi, porta al già citato incremento delle aliquote di volontari da immettere in servizio permanente, non consente al momento l’entrata a regime della completa procedura elaborata dall’ Ufficio, anche se da qualche mese è stata intrapresa una sperimentazione su alcuni volontari che, in buona parte per motivi di inabilità sopravvenuta durante il servizio, avendo manifestato la propria adesione al progetto, vengono indirizzati alle varie fasi del percorso.
L’articolazione della procedura prevista per la piena operatività del sistema di sostegno al reinserimento lavorativo dei militari volontari, che è stata codificata con Direttiva dello Stato Maggiore della Difesa, prevede tutta una serie di incombenze che devono vedere una piena sinergia tra l’Ufficio, la Direzione generale per il personale militare e le Forze armate, attribuendo allo SME, per la fase transitoria e in attesa che vengano istituiti appositi “Nuclei per il collocamento al lavoro dei volontari” dislocati sul territorio nazionale, il ruolo di “pilota” per il tramite dei propri Comandi Regionali.
Merita particolare attenzione la finalità ultima dell’attività di ricollocamento professionale in quanto scopo dichiarato e, certamente, necessario in un momento in cui viene richiesto al cittadino italiano di svolgere ‘volontariamente’ l’attività militare, è quello di favorire i reclutamenti anche attraverso le già menzionate opportunità che, in alternativa al proseguimento della vita in servizio permanente, questo strumento offre.
Al giovane che, cresciuto nell’ambito di una mentalità propensa ad “evitare” il servizio militare di leva (obiezione di coscienza, dispense a vario titolo, ecc.) abbraccia l’opportunità di fare il “professionista militare”, occorre mostrare, concretamente, che la sua attività, esercitata nel mettere al servizio della nazione gli anni più importanti della propria vita, gli consentirà, al termine della ‘ferma’ che, per ragioni ovvie, non potrà protrarsi – in linea di massima – per più di 15/20 anni – di poter proseguire l’attività lavorativa attraverso una seria riqualificazione professionale, anche nell’ambito del mercato nazionale del lavoro.
L’Ufficio di cui ci stiamo occupando, per giustezza di informazione è stato, secondo la recente normativa, suddiviso in due settori, uno con compiti di statistica, pianificazione e promozione, l’altro con compiti di orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro, cooperazione e autoimprenditorialità. In seguito passeremo in rassegna le modalità con le quali l’Ufficio ritiene di dover affrontare le varie incombenze che la norma gli ha devolute. Per intanto è necessario ribadire che la stessa legge istitutiva prevede che la struttura centrale si avvalga dei già citati “Organi periferici”. Con la riforma in atto degli Organi dell’area Tecnico-Operativa, i citati Nuclei, in ambito regionale, dovranno, attraverso una dipendenza funzionale dall’Ufficio, rappresentare il necessario ed indispensabile elemento di collegamento tra l’Ufficio stesso e le Regioni amministrative, le Province, i Centri per l’impiego, nonché le strutture periferiche delle varie Confederazioni/Associazioni di categoria imprenditoriale ed industriale nonché le svariate realtà lavorative locali instaurando con tutti rapporti (Protocolli di intesa, Convenzioni operative e Tavoli tecnici) finalizzati a fornire ai giovani volontari, alcuni mesi prima del congedo, una formazione professionalizzante nell’ambito di materie emergenti da colloqui di orientamento professionale e dalle richieste scaturenti dal mercato del lavoro locale. Gli accordi periferici con le Regioni/Province discendono da un Accordo Quadro, stipulato in sede di Conferenza Stato-Regioni, tra il Ministero della difesa, quello del Lavoro e le Regioni amministrative/Province autonome.
Gli Organi periferici devono inoltre mantenere vivi, in loco, i rapporti con tutte le Associazioni di categoria con le quali l’Ufficio ha stipulato, nel tempo, delle convenzioni finalizzate sia ad incrementare le opportunità formative professionalizzanti (corsi, stage, ecc.) per i volontari congedandi/congedati che a favorire, possibilmente, anche opportunità lavorative. La prima di queste Convenzioni, intervenuta il 9 maggio 2002 con la Confcommercio, ha visto, per l’Amministrazione della Difesa, la firma congiunta dell’allora Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Rolando Mosca Moschin e dell’Amm. Giampaolo Di Paola che, all’epoca, rivestiva l’incarico di Segretario Generale/DNA, a significare la massima valenza attribuita dai vertici militari all’attività in questione. A questa si sono succedute, nel tempo, tutta una serie di convenzioni per la realizzazione delle quali l’Ufficio ha posto in essere, nel predisporre i vari testi che sono divenuti documento di raccordo per la citata attività di convenzionamento, la strategia di seguire tre parametri fondamentali.
Per prima cosa la previsione dell’implementazione della banca dati contenente le opportunità formative/lavorative che vengono offerte dal mercato del lavoro privato. Di fondamentale importanza questo dato anche ai fini di una più corretta impostazione dei colloqui di orientamento professionale al fine di supportare il volontario non attraverso la fornitura di dati empirici, ma di elementi scaturenti dalla realtà imprenditoriale del Paese. In secondo luogo l’Ufficio si è preoccupato di ‘prenotare’ per gli aderenti alla procedura la possibilità di partecipare a corsi/tirocini/stage formativi e professionalizzanti direttamente all’interno di industrie/imprese.
Infine, come terzo elemento, è stato inserito il concetto di prevedere possibilità occupazionali per i volontari congedati.
La filiera seguita per la successione della stipula degli atti di convenzionamento in questione, a livello centrale, ha preso le mosse dalle grandi realtà confederali nazionali (Confcommercio, Confapi, Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confesercenti), per passare poi a settori formativi/occupazionali (Unioncamere, Formedil), al settore della vigilanza privata (Univ, Federvigilanza) a grandi società (Autostrade), a Società di mediazione e di outplacement (Adecco) ed a società vicine all’Amministrazione della Difesa per l’attività specifica che svolgono (Agusta, Datamat, Oto Melara, Wass). A questi vanno ad aggiungersi altri accordi che, a livello locale, rappresentano l’elemento più avanzato, sul territorio, di sinergia tra Amministrazione della Difesa e realtà formative/imprenditoriali del mercato del lavoro privato.
Il Sistema Informativo Lavoro Difesa
Passando ora ad analizzare, seppur succintamente, le varie fasi della procedura per il sostegno alla ricollocazione professionale dei militavi volontari congedati, va posta, innanzitutto, particolare attenzione al Sistema informatico al quale abbiamo fatto cenno in precedenza nel parlare di ‘banca dati’. Strumento indispensabile per la realizzazione del progetto e per l’interconnessione tra l’Ufficio, da un lato, e gli Stati Maggiori di Forza armata, i Comandi territoriali, gli Enti locali e le Unioni/Confederazioni imprenditoriali di categoria dall’altra, è stato ideato il Sistema Informativo Lavoro Difesa (SILD) definito, sia in termini di hardware (HW) che di software (SW), per la gestione di due distinte banche dati contenenti, rispettivamente, da un lato l’offerta di lavoro espressa dai volontari militari congedandi/congedati da collocare sul mercato del lavoro, i cui dati anagrafici e curriculari saranno acquisiti dagli Stati Maggiori di Forza armata e dalla competente Direzione generale per il personale militare, dall’altro la mappa della domanda di lavoro su tutto il territorio nazionale, emergente dai dati provenienti dalle Regioni amministrative, dai Centri per l’impiego, dalle sedi locali delle realtà associative dei datori di lavoro nonchè dal settore pubblico e da quello privato, organizzazioni di categoria e singole realtà produttive del paese. Per la piena funzionalità del SILD è prevista l’interconnessione con il Sistema Informativo Lavoro nazionale(SIL) in via di realizzazione da parte del Ministero del lavoro, onde poter disporre di una ulteriore finestra informativa per la realizzazione dell’incontro web oriented e la conoscenza delle opportunità occupazionali.
L’avvio del processo di orientamento, formazione e sostegno al reinserimento lavorativo dei volontari presuppone la capillare informazione del personale destinatario delle misure in questione, circa l’esistenza e la fruibilità del progetto “sbocchi occupazionali”, l’acquisizione della loro eventuale adesione e la registrazione in apposito “data base” dei curricula vitae. Di fondamentale importanza è’ il popolamento del citato “data base” che andrà a costituire l’archivio elettronico dell’offerta di lavoro espressa appunto dai c.v. dei volontari; tale archivio, infatti, unitamente all’archivio elettronico dei percorsi formativi disponibili (corsi,tirocini,stage) e della domanda di lavoro espressa dalle vacancy aziendali, andrà a costituire il Sistema Informativo condiviso tra tutti gli operatori, centrali e periferici, abilitati all’utilizzo del Sistema stesso. Quest’ultimo verrà interconnesso con il Sistema Informativo Lavoro nazionale (SIL) - nell’ambito del quale è già prevista apposita area dedicata - e realizzerà, nella fase di piena operatività, una sorta di “piazza telematica” per l’incontro domanda-offerta di formazione e lavoro.
In buona sostanza il SILD costituirà la piattaforma informatica, che si avvarrà di tecnologia “Web-oriented”, condivisa tra tutti gli operatori e capace di supportare macro-funzioni che possono essere così sintetizzate: a) gestione di ogni singola anagrafica (archivio elettronico dei c.v. dei volontari) dal momento del suo caricamento nel Sistema ai successivi aggiornamenti determinati dall’iter di orientamento, formazione e inserimento lavorativo di ognuno dei volontari interessati; b) gestione dell’archivio elettronico dei corsi, stage e tirocini professionalizzanti, popolato da tutti gli operatori abilitati attraverso le informazioni reperite presso le Regioni/P.A., le Amministrazioni provinciali e le Associazioni di categoria giusti, rispettivamente, i Protocolli d’intesa stipulati, le discendenti Convenzioni operative con le Amministrazioni provinciali e le Convenzioni sinora sottoscritte con le principali Organizzazioni datoriali di categoria; c) gestione dell’archivio elettronico delle opportunità occupazionali espresse dalla domanda di lavoro (vacancy aziendali) di Società, Imprese, Aziende. L’archivio, a regime, sarà popolato direttamente da queste ultime, previa abilitazione al Sistema, con tecnologia internet; l’archivio, inoltre, sarà implementato dagli operatori, centrali e periferici, in base agli accordi/intese raggiunti, anche in sede locale, con le Organizzazioni datoriali/singole aziende aderenti alle Confederazioni di categoria con le quali, come anzidetto, sono state stipulate a livello nazionale apposite Convenzioni alla gestione dell’applicativo software per l’elaborazione automatizzata dell’incontro domanda-offerta tra disponibilità di percorsi formativi e c.v. e domanda di lavoro delle aziende e c.v
Sulla piena operatività del SILD al momento non è possibile stabilire tempi certi; tuttavia, per la sua definitiva attivazione è necessario, così come stabilito dallo Stato Maggiore dell’Esercito in una sua direttiva, che quanto prima venga predisposto uno “sportello” SILD presso tutti gli Organi periferici (successivamente presso i Nuclei di collocamento al lavoro previsti dalla direttiva dello SMD che ha codificato la procedura a suo tempo predisposta dall’Ufficio).
Il progetto sbocchi occupazionali
Il progetto “sbocchi occupazionali” prende avvio concretamente, quindi, con l’adesione da parte dei volontari in servizio presso gli EDR, attraverso la sottoscrizione di un apposito modulo. Di detto modulo, compilato in triplice copia, l’EDR conserverà una copia nel fascicolo personale dell’interessato, una copia sarà inoltrata al Comando periferico competente per territorio ed una copia verrà trasmessa all’Ufficio. Alla ricezione dei moduli, il Comando territoriale, mediante l’accesso al server del SILD via internet, provvederà:
- per i volontari dell’Esercito: ad integrare i dati contenuti nel SILD caricati tramite flusso informatico proveniente dal Sistema Informativo Generale dell’Esercito (SIGE);
- per i volontari della Marina e dell’Aeronautica: al caricamento completo dei dati riportati nel modulo. Le interfaccia con eventuali sistemi informativi del personale delle due Forze armate saranno oggetto di sviluppi futuri per il relativo caricamento informatizzato dei dati iniziali analogamente a quanto previsto per l’Esercito con l’interfaccia SIGE/SILD.
Nelle more della realizzazione dei collegamenti tra i Comandi militari periferici e il SILD e della formazione del personale preposto ad operare sul Sistema, tutte le operazioni relative di gestione, ivi comprese quelle di caricamento dei dati iniziali, saranno curate dal personale dell’Ufficio.
Nell’attuale fase di avvio delle procedure, inoltre, caratterizzata da una non ancora diffusa conoscenza del progetto “sbocchi occupazionali” e dalla mancata attivazione del SILD, coloro i quali si fossero nel frattempo congedati senza aver avuto l’opportunità di aderire al progetto, potranno farlo compilando il modulo di adesione presso l’Ufficio ovvero presso il Comando militare competente per territorio che provvederà a trasmetterlo all’Ufficio stesso per il caricamento dei relativi dati.
L’orientamento professionale
La fase successiva all’adesione da parte del volontario congedando/congedato consiste nel colloquio di orientamento professionale che è finalizzato alla emersione di abilità e competenze, codificazione delle esperienze pregresse e del know-how acquisito durante il servizio, aspirazioni, espressione del gradimento per sedi di lavoro, redazione del bilancio delle competenze con fornitura, da parte dell’Ufficio, di suggerimenti sul mercato del lavoro, nonché valorizzazione delle capacità imprenditoriali. Tutti i dati verranno immessi nel Sistema che fornirà, in output, quali possono essere i percorsi formativi cui indirizzare il volontario.
Una volta caricati i dati dei volontari nel SILD, è previsto che venga calendarizzato, da parte dell’Ufficio, uno o più cicli di incontri tra i volontari stessi e Orientatori professionali( psicologi/Ufficiali periti selettori/civili debitamente qualificati). Tali incontri che, nell’ambito delle politiche attive del lavoro, assumono la definizione di colloqui di orientamento professionale, soddisfano le prioritarie esigenze di riconversione e di mobilità professionale, interne ad un mercato del lavoro caratterizzato dalla necessità di rielaborare percorsi di professionalizzazione che mutano nel tempo e di modalità fortemente innovative nella definizione dei rapporti di lavoro. In tal senso, l’orientamento fornito dal servizio diventa un processo che accompagna l’iter formativo e lavorativo di ciascun volontario, consentendo così l’elaborazione di competenze e professionalità individuali rapportate alle reali richieste del mercato del lavoro
[2]. Nel corso delle sedute, l’interfaccia con il SILD da parte degli “orientatori” consentirà a questi ultimi di avvalersi, oltre che delle domande concrete di lavoro, anche delle risultanze dell’indagine “Excelsior”, annualmente condotta da Unioncamere, sulle previsioni di assunzioni per figure professionali da parte delle aziende, sino a livello provinciale. In tal modo potrà essere redatto per ciascun volontario un apposito “dossier personale” i cui documenti di sintesi sono costituiti da una scheda biografica e dal profilo professionale o bilancio delle competenze.
La memorizzazione dei citati documenti nel SILD, ne faciliterà l’utilizzo, in video e in stampa, per le successive azioni mirate di formazione professionale e/o di agevolazione all’inserimento lavorativo presso istituti di formazione e/o aziende interessate all’assunzione del volontario. La sezione “orientamento” prevista nel SILD consentirà l’aggiornamento del curriculum vitae.
E’ ancora previsto, allo stato, che, nelle more della costituzione dei Nuclei di Collocamento al lavoro, le operazioni di orientamento professionale saranno curate direttamente dal personale dell’Ufficio che provvederà, altresì, alla memorizzazione nel SILD.
La formazione professionale
La formazione professionale ha ormai assunto rilievi di natura strategica all’interno del mondo del lavoro; quest’ultimo, sempre più caratterizzato da esigenze di flessibilità e mobilità richiede, infatti, continui aggiornamenti professionali volti all’ampliamento delle conoscenze e all’approfondimento delle competenze dei lavoratori. Non a caso nel linguaggio comune è entrato il concetto di “lifelong learning” o “formazione continua”, inteso come apprendimento di qualità lungo l’intero arco della vita lavorativa. Conseguentemente, in aderenza al disposto normativo che ha stabilito le linee d’intervento dell’Ufficio, il 26 settembre 2002 è stato ratificato, in sede di Conferenza Stato-Regioni, l’Accordo quadro finalizzato alla stipula di Protocolli d’intesa tra le singole Regioni amministrative/Province autonome e i Comandi militari periferici competenti per territorio, per consentire l’accesso dei volontari ai corsi di formazione professionale, a carattere specialistico, attivati dalle Regioni stesse e cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo. L’Ufficio ha, inoltre, redatto uno schema di Convenzione operativa, discendente dai Protocolli stessi, che definisce competenze, tempi e modalità per dare concreta attuazione alle azioni formative da porre in essere nei riguardi dei volontari. Si vengono a delineare, in questo contesto, alcune indicazioni utili per le azioni dei Comandi militari territoriali in questo particolare settore, al fine di avviare i rapporti con gli Assessorati provinciali competenti in materia di formazione e lavoro nonché di approfondire con i Centri pubblici per l’impiego provinciali, in funzione del ruolo centrale ai medesimi attribuito in materia dal Decreto legislativo 469/97
[3], costruttivi rapporti secondo le modalità di scambio delle informazioni stabilite sia nei Protocolli di Intesa che nella bozza di Convenzione operativa diffusa dall’Ufficio ed attuativa dei Protocolli d’intesa stessi.
Tale formazione professionale, realizzata in percorsi particolari che, a regime, tengano conto della dislocazione territoriale dei volontari e di eventuali specifiche qualificazioni professionali, è previsto che venga realizzata, in primo luogo, mediante i corsi posti in essere dalle Regioni amministrative. Altra fonte di percorsi formativi è quella che verrà a scaturire dagli atti di convenzionamento posti in essere con il mondo dell’imprenditoria privata la quale, negli stage o tirocini che annualmente pone in essere, potrà riservare dei posti ai volontari congedati/congedanti.
Anche in questo caso, nelle more dell’entrata a regime del SILD, l’Ufficio fornirà ai Comandi territoriali, competenti per sede di servizio o di residenza dei volontari, l’elenco nominativo dei volontari sottoposti a colloquio di orientamento professionale; le rispettive schede biografiche ed i relativi profili professionali o bilanci delle competenze.
Le azioni successive dei Comandi per la iscrizione e la frequenza ai Corsi di formazione professionale del personale in questione dovranno essere disciplinate in base alla Convenzione operativa. Stante tuttavia i tempi ancora necessari per le ratifica di quest’ultima, vengono auspicati temporanei accordi in sede locale per consentire comunque al personale in questione di poter usufruire dell’offerta formativa erogata dalle Amministrazioni locali in quei corsi che, annualmente o semestralmente, vengono già attivati (cosiddetti “corsi a catalogo”).
Sempre nell’intento di assicurare adeguati livelli formativi al personale segnalato, in alternativa ai Corsi di formazione professionale erogati dai Servizi pubblici per l’impiego e quelli scaturenti dai citati accordi con le Organizzazioni nazionali, potranno essere presi in esame eventuali stage/tirocini aziendali disponibili presso il mondo dell’imprenditoria privata. In questo particolare settore, rivolto allo svolgimento di esperienze dirette in azienda, l’Ufficio ha sviluppato con l’Unione Italiana delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura (Unioncamere), nell’ambito della Convenzione stipulata il 10 marzo 2004, una peculiare forma di collaborazione culminata con la ratifica di una “Intesa operativa Quadro a livello nazionale per favorire la realizzazione di esperienze di tirocinio per personale militare volontario in congedo, presso le Aziende e le strutture camerali”. L’Intesa prevede, tra l’altro, la stipula, a livello territoriale, di Convenzioni attuative tra gli Uffici periferici del Ministero della Difesa, le Camere di Commercio e il mondo del lavoro e dell’impresa attraverso un’Intesa operativa territoriale tra Comando militare e Camere di Commercio; una Convenzione quadro a livello territoriale tra Comando militare/Camera di Commercio, quali soggetti promotori, e le Strutture associative territoriali; una Convenzione di tirocinio di formazione ed orientamento tra Comando militare/Camera di Commercio quali soggetti promotori, e singola azienda/impresa, quale soggetto ospitante.
Tale raccordo con Unioncamere e con le varie Camere di Commercio territoriali consente, tra l’altro, di poter usufruire, nell’ambito dell’intero territorio nazionale, incrementando, in tal modo, l’offerta formativa da proporre ai volontari, del portale Polaris di Unioncamere (
www.polaris.unioncamere.it) e della relativa banca dati telematica per l’incontro tra domanda e offerta di tirocini.
Il progetto Equal-fermalavoro
Sia consentito, in tale ambito, volgere una particolare attenzione al finanziamento di percorsi formativi specializzanti per gli anni 2005-2006-2007 che l’Ufficio ha ottenuto, di concerto con Unioncamere ed il Ministero del lavoro, dal Fondo sociale europeo per l’ importo di 1 milione di euro circa.
Nel quadro dei rapporti di collaborazione instaurati a seguito della Convenzione stipulata dall’Ufficio con Unioncamere, infatti, è stato realizzato un progetto, denominato “ferma lavoro”, finalizzato essenzialmente alla formazione professionale e ad azioni di “placement” sul mercato del lavoro dei militari in ferma breve/prefissata. Merita particolare attenzione, dato che rappresenta il ‘fiore all’occhiello’, se mi si passa l’espressione, dell’attività sin qui svolta dall’Ufficio, in quanto è il primo finanziamento, ottenuto dall’Amministrazione della difesa, specificatamente per l’attività in questione, direttamente dal Fondo Sociale Europeo, nell’ambito dell’iniziativa comunitaria “ Equal”, per il tramite dello stesso Ministero del lavoro ed in collaborazione con la citata Unione delle Camere di Commercio che, mettendo a disposizione la propria esperienza e quella dei suoi Istituti formativi Tagliacarne ed Ifoa, ha concorso alla realizzazione di questo progetto che, in ambito europeo, ha trovato anche una partnership transnazionale con l’Olanda, la Germania e la Polonia.
L’dea di fondo su cui si basa il progetto italiano ammesso a finanziamento consiste nel ritenere che i militari volontari, al termine del periodo di ferma breve o prefissata, costituiscono un target di lavoratori che, in vista dell’uscita dalla vita militare e del rientro nella vita “civile”, necessitano, per evitare potenziali difficoltà di inserimento lavorativo, di un aggiornamento e/o di una riconversione sia sotto il profilo delle competenze professionali che in termini relazionali e socio-culturali.
Partendo dal citato accordo, il Progetto prevede azioni di orientamento, formazione, consulenza ed accompagnamento per l’incontro domanda e offerta di lavoro. Obiettivo finale al quale il progetto punta è quello di creare una maggiore integrazione tra il mondo militare (allo stato,volontari in ferma breve/prefissata), con il suo notevole portato di esperienze professionalizzanti, ed il mondo delle imprese. L’intendimento è, quindi, quello di creare un ponte permanente tra il mondo del lavoro civile ed il mondo del lavoro militare mediante un continuo dialogo tra le parti, azioni di formazione/riqualificazione mirata e attività di orientamento e counseling.
Il programma di lavoro si estrinseca in sei fasi consistenti nella ricerca e analisi dei fabbisogni e degli sbocchi professionali con l’obiettivo di costruire la mappa dei profili professionali di uscita prevalenti per la figura dei militari congedati/congedandi e di incrociarla con il quadro delle aspettative occupazionali e professionali della popolazione di riferimento. Segue una fase di orientamento specialistico che punta non solo alla fornitura di informazioni, ma anche a supportare i processi decisionali fornendo strumenti per valutare le diverse alternative lavorative a disposizione che dovranno essere oggetto di un approfondito studio metodologico finalizzato, in particolare, ad assicurare la coerenza degli interventi con il quadro dei fabbisogni. Viene previsto anche il reclutamento delle aziende ed il placement delle risorse formate anche attraverso attività di stage in azienda che, in generale, rappresentano un ponte importante tra la formazione ed il lavoro poiché consentono alle aziende di verificare la qualità degli allievi in un ambiente protetto da vincoli ed in una dimensione che è sostanzialmente formativa.
Si perviene, quindi, alla definizione di un modello di “percorso” relativo all’avviamento al lavoro dei militari in congedo. Tale modello si sostanzia in un metodo operativo attraverso cui una organizzazione pubblica o pubblico-privata che gestisce orientamento, formazione ed avviamento al lavoro per militari volontari in congedo guarda agli altri protagonisti dello scenario sociale ed economico per potersi confrontare con essi ed attivare un procedimento standardizzato di trasferimento di know-how.
E’ prevista, infine, una fase fondata sull’implementazione di una strategia di diffusione delle innovazioni e delle buone prassi individuate, finalizzata alla promozione di cambiamenti reali a livello sistemico. E’, in definitiva, un’attività che, partendo da una sperimentazione da effettuarsi su un numero contenuto di volontari congedati – qual è quello attualmente aderente alle procedure dell’Ufficio - vuol consolidare una serie di standard da inserire in un progetto da realizzarsi, nel tempo, su un bacino variabile di utenti.
Nell’ambito di tale progetto sono stati ipotizzati –ed alcuni già attivati - sette percorsi formativi specialistici, basati su una metodologia didattica finalizzata all’incremento delle conoscenze e passibili di integrazioni e modifiche: ristorazione, sicurezza/sorveglianza, autotrasporto, servizi di logistica, informatico, telecomunicazioni, servizi sanitari. Detti corsi prevedono un approccio in alternanza tra didattica e applicazione pratica.
Allo stato, hanno segnalato la loro adesione al progetto circa 400 volontari sui quali viene sperimentata sia la procedura in genere sia, in specie, il progetto “fermalavoro” con inevitabili ripercussioni sulla successione delle varie fasi in cui è strutturato in quanto, per alcuni di loro, può intervenire sia l’immissione nel servizio permanente che, stante le attuali esigenze operative delle Forze armate, particolarmente pressanti sia per gli impegni internazionali che per gli effetti derivanti dalla sospensione della leva obbligatoria, il fatto che alcuni soggetti, al momento della convocazione per l’inizio del corso professionalizzante, possano trovarsi impegnati in qualche teatro operativo, soprattutto all’estero.
Il sostegno alla ricollocazione professionale
L’ultimo step della procedura prevede l’accompagnamento del volontario alle varie forme di inserimento occupazionale sia nell’ambito del lavoro dipendente che verso la creazione di impresa da parte di coloro che ne mostrano i requisiti e la disponibilità. Un settore del tutto particolare è quello della creazione, fra i volontari, di cooperative che svolgano “attività di supporto a quelle logistiche degli Stati Maggiori” (c. 4, art.17, D.Lgs.215/2001).
L’inserimento nel mondo del lavoro dei volontari presuppone il massimo impegno nell’attività divulgativa dell’offerta di lavoro espressa dai volontari stessi sul mercato dell’occupazione. A tal fine, la “vetrina” dell’offerta di lavoro allestita grazie al relativo “data base” del SILD aggiornato con le modalità descritte in precedenza, può essere resa disponibile ai datori di lavoro sia in modalità tradizionale, trasmettendo a questi direttamente, o per il tramite delle Organizzazioni datoriali di categoria, i curricula vitae dei volontari, la scheda biografica ed il bilancio delle competenze, sia in modalità che sfruttino le potenzialità del Web. In questo ultimo caso verrebbe realizzato l’incontro on-line tra la domanda e l’offerta di lavoro ove la domanda è rappresentata dalle opportunità occupazionali che i datori di lavoro avranno immesso nel relativo “data base” del SILD. Analoga opera divulgativa dell’offerta dovrà essere operata a livello locale presso i Centri per l’impiego e relativi portali, e presso il SIL del Ministero del lavoro destinato ad evolvere, con la recente riforma legislativa del mercato del lavoro, in borsa continua nazionale del lavoro. Anche in questa fase è previsto che gli operatori dei Comandi militari territoriali e quelli dell’Ufficio a livello nazionale, operino l’aggiornamento dell’anagrafica sui colloqui di lavoro e sui contratti di assunzione eventualmente raggiunti. Anche per questa attività, in attesa della realizzazione dei collegamenti tra i Comandi regionali citati e il SILD, l’aggiornamento dell’anagrafica sul Sistema sarà curata dall’Ufficio anche in previsione di possibili adeguamenti SW che si dovessero rendere necessari sul Sistema stesso.
Vi è da aggiungere che, nel panorama dei servizi pubblici e privati a supporto delle politiche attive del lavoro, è prevista la realizzazione di un servizio di accompagnamento per lo sviluppo dell’imprenditoria capace di favorire iniziative di lavoro autonomo. Anche l’Ufficio non può disconoscere tale realtà nel ventaglio di opportunità da proporre al volontario, dovendo preoccuparsi di favorire un sostegno a tutto campo a quel personale che volesse avviarsi su un percorso di autoimpiego.
Ciò premesso, l’iter di accompagnamento dei volontari verso tale forma di possibile occupazione prende avvio dalla fase di orientamento, precedentemente descritta, (il volontario in tale sede potrebbe esprimere questa sua volontà) e si sviluppa attraverso la fase di formazione specifica che verrà erogata secondo quanto previsto da appositi Protocolli d’Intesa o Convenzioni che sono in via di realizzazione con organismi competenti nel settore. La fase realizzativa dell’idea imprenditoriale ed il supporto legale e tecnico-amministrativo saranno curati con l’ausilio della sede territoriale della Società Sviluppo Italia S.p.A. Quest’ultima è, infatti, la Società che ricopre, a livello nazionale, il ruolo di unico referente istituzionale nello svolgimento di tutte le funzioni e i compiti necessari per sostenere l’intero processo di creazione di impresa (assistenza tecnica dei progetti e delle iniziative, selezione ed erogazione delle misure incentivanti, anche finanziarie).
Inoltre, in attuazione di quanto disposto dall’art. 17, comma 4, del Decreto Legislativo n. 215/2001 ai sensi del quale “la Difesa favorisce la costituzione di cooperative di servizi tra i militari di truppa in ferma breve e in ferma prefissata congedati per l’affidamento di attività di supporto logistico di interesse delle Forze Armate” , l’ Ufficio deve provvedere a garantire agli interessati l’ausilio necessario per la realizzazione del progetto cooperativistico avvalendosi, per quanto concerne la fase di formazione degli stessi, di strutture competenti, che verranno rese disponibili da parte del Ministero delle attività produttive, con il quale è stata avviata la procedura necessaria per la stipula di uno specifico Protocollo d’intesa, allo stato attuale in fase di avanzato esame da parte di detto Dicastero.
In questa evenienza, come ad ogni step dell’iter procedurale, verrà aggiornata l’anagrafica del volontario.
Rapporti istituzionali
Un’ attività come quella di cui si sta trattando non può certamente essere avulsa da continui rapporti e, soprattutto, da attività di raccordo con altre Pubbliche amministrazioni. Si è già fatto menzione dell’Accordo Quadro siglato tra il Ministero della difesa, la Conferenza stato-regioni ed il Ministero del lavoro a seguito del quale è stato istituito, presso il Coordinamento Tecnico delle Regioni amministrative, un tavolo tecnico finalizzato ad analizzare i vari problemi scaturenti dall’applicazione del citato accordo ed a predisporre eventuali atti integrativi e/o correttivi.
Nella considerazione che la legge di riforma del mercato del lavoro, nella sua evoluzione e nella sostituzione degli Uffici di collocamento con i Centri per l’impiego, ha posto questi ultimi sotto la giurisdizione delle Province amministrative, è facile intuire quale mole di attività si sta sviluppando e ancor di più dovrà essere sviluppata perché i Comandi periferici dell’Amministrazione della difesa addivengano a condividere con tutte le Province italiane una Convenzione operativa che renda esecutivi i citati protocolli di intesa.
Al di là dell’attività intesa, per così dire, a periferizzare le procedure dell’Ufficio, rendendole così più coerenti e maggiormente in linea con quella che è la realtà produttiva ed amministrativa del territorio, a livello centrale devono essere costanti i rapporti con la Presidenza del Consiglio dei ministri e con il Ministero del lavoro, senza trascurare altre Amministrazioni quale, ad esempio, il Ministero delle attività produttive con il quale sono in corso da tempo rapporti per ottenere tutti i supporti possibili in ordine alla costituzione, tra i volontari, di cooperative.
Tra le attività sinergiche da porre in essere con il Ministero del lavoro e con le Università agli Studi, vi sono poi quelle finalizzate al riconoscimento, nei confronti delle professionalità acquisite dai volontari, di crediti formativi, ed alla elaborazione di corsi di formazione per orientatori professionali. L’Ufficio ha bisogno, al centro come nelle sue strutture territoriali, di tali figure professionali qualificate che sappiano svolgere la loro attività nella considerazione che l’interlocutore rappresenta una particolare atipicità tra coloro che sono alla ricerca sia di una ulteriore attività formativa professionalizzante che di una attività lavorativa.
La particolare connotazione dell’Ufficio, che si pone in termini istituzionali come struttura destinata ad interagire sul mercato del lavoro con analoghe strutture, pubbliche e private, ha determinato la necessità di effettuare una ricognizione di dette strutture con lo scopo di stabilire ogni possibile rapporto di collaborazione.
In tale ottica si sono rivelati utilissimi quelli instaurati con i quadri dirigenti di Italia Lavoro S.p.A. e dell’Istituto per la Formazione e l’Orientamento ( ISFOL). La prima, nella veste di Agenzia strumentale del Ministero del lavoro, incaricata di realizzare un sistema integrato nazionale/locale di incontro domanda/offerta di lavoro, consentirà all’Amministrazione della difesa, come già accennato, l’attivazione delle connessioni con i portali lavoro dei servizi pubblici per l’impiego e con i soggetti privati abilitati ad operare sul mercato del lavoro. La seconda (ISFOL), invece, quale ente pubblico per lo sviluppo delle formazioni professionali dei lavoratori, rappresenta, attraverso le sue attività e le sue pubblicazioni, un utilissimo strumento di individuazione dei sistemi di formazione, di orientamento e delle politiche del lavoro per verificarne l’applicabilità nei confronti dei soggetti volontari.
Per consentire ai volontari la più ampia possibilità di collocamento anche nel settore pubblico, l’Ufficio, in attuazione dell’art.18, comma 4, del Decreto Legislativo 215/2001, ha posto in essere tutte le iniziative atte a realizzare la verifica del rispetto, nei bandi di concorso emanati da Amministrazioni pubbliche, delle riserve dei posti per i volontari in ferma breve, nonchè all’effettuazione di statistiche afferenti le assunzioni operate dalle stesse. Le Amministrazioni Pubbliche, pertanto, sono costantemente invitate, nell’emanazione dei bandi di concorso, all’osservanza della previsione normativa e, qualora le stesse non si conformassero al dettato legislativo, l’Ufficio formula loro i relativi rilievi.
Incentivi all’occupazione
Non può concludersi questa panoramica senza aver considerato, in modo particolare, il dettato del secondo comma dell’art. 17, del più volte citato Decreto legislativo 215/01.
L’intero articolo prevede, in favore del personale eccedente le esigenze delle Forze armate e dei volontari di truppa in ferma breve e prefissata, congedati senza demerito, una serie di benefit cui poter far ricorso per agevolare il loro inserimento nel mondo del lavoro privato.
In particolare, per quel di interesse, il secondo comma recita testualmente “le norme di incentivazione dell’occupazione e dell’imprenditorialità che individuino i beneficiari anche sulla base dell’età, della condizione occupazionale precedente, o della residenza, sono applicate ai volontari di truppa in ferma breve e in ferma prefissata congedati senza demerito che abbiano completato la ferma prescindendo dai limiti di età e dai requisiti relativi alla precedente condizione occupazionale e considerando la residenza precedente l’arruolamento”.
Attese le perplessità di indole interpretativa generate dal non chiaro disposto della norma, l’Ufficio ha perseguito e sta perseguendo l’obiettivo di pervenire ad una soluzione condivisa con il Ministero del lavoro sulla questione, stante anche la presunta incompatibilità della norma in esame con la disciplina comunitaria in materia di aiuti alle imprese. A dire del predetto dicastero, infatti, i volontari di cui all’art. 17 non rientrano in alcuna, né sono assimilabili ad esse, delle categorie di “lavoratori svantaggiati” elencati dall’art. 2 del Regolamento CE n.2204/2002, emanato su tale materia.
La questione è divenuta maggiormente controversa a seguito dell’approvazione, da parte dello stesso Ministero del lavoro del progetto “Equal-fermalavoro”, ed il relativo finanziamento da parte del Fondo Sociale Europeo, stante il carattere transnazionale della problematica comune ad alcuni Paesi europei in ordine all’abbandono del sistema di reclutamento basato sulla coscrizione obbligatoria. La considerazione ricevuta in sede comunitaria dai nostri volontari, valutati quali “particolare target di lavoratori che, in vista dell’uscita dalla vita militare e del rientro nella vita civile necessitano, per evitare potenziali difficoltà di inserimento lavorativo, di un aggiornamento e/o di una riconversione sia sotto il profilo delle competenze professionali che in termini relazionali e socio-culturali”, giocherebbe a favore della disponibilità dell’Unione europea ad un’interpretazione della condizione dei nostri volontari congedati come di reale svantaggio sul mercato occupazionale.
Tale riconoscimento potrebbe essere preso alla base di una notifica alla Commissione Europea, ai sensi dell’art. 24, del sopra citato Regolamento comunitario, delle misure previste dall’art. 17 della legge 215/01 a beneficio dei volontari in qualità di “categoria svantaggiata” e finalizzata ad un agevolato reinserimento lavorativo nel mercato del lavoro nazionale.
Allo stato attuale, quindi, la problematica permane in fase di stallo atteso che l’effettiva operatività dei citati benefit previsti dall’art. 17 presuppone imprescindibilmente l’attivazione del Ministero del lavoro, ai fini dell’individuazione di concrete misure di agevolazione al collocamento sul mercato dei volontari congedati/congedandi e, conseguentemente, dell’Istituto Nazionale Previdenza (INPS).
Conclusioni
Non può essere sottaciuto il fatto che tutto ciò che sino ad oggi è stato predisposto, potrà e forse dovrà subire, nel tempo, degli adattamenti in quanto, come è facilmente comprensibile, l’attività dell’Ufficio è work in progress stante anche una legislazione in continua evoluzione che, peraltro, dovrà tener conto degli adattamenti che verranno consigliati al processo di professionalizzazione delle Forze armate dal consolidato dell’esperienza maturata.
Se da un lato l’Ufficio è proteso ad affinare gli strumenti sin’ora posti in essere per lo svolgimento delle competenze determinate dalla legge, dall’altro c’è ancora incertezza sia sugli Organi periferici della Difesa che dovranno interfacciarsi con l’Ufficio stesso, sia sull’entità dei volontari cui riferire la procedura, sia sulla possibilità di poter dotare concretamente i volontari di particolari “benefit” al momento del reinserimento lavorativo. Non è possibile, al momento, avere certezze sugli sviluppi, sulle decorrenze a regime e sui possibili risultati di tale attività. L’unico dato certo, emergente soprattutto dall’esperienza maturata in altri paesi europei, è la positività del ruolo di tale struttura al fine di sostenere quel turn-over idoneo per la realizzazione di Forze armate dinamiche, professionali ed in evoluzione con i tempi.
Necessari sono e saranno, quindi, degli adattamenti continui di rotta. Restano fermi, però, quei capisaldi che hanno visto un accoglimento positivo dell’attività di ricollocazione professionale dei volontari da parte del mondo imprenditoriale: cosa non da poco se la consideriamo nell’ottica della progressione che sta vivendo la stessa professionalizzazione delle Forze armate anche se, ai fini dell’attività dell’Ufficio, il non poter sperimentare appieno la procedura ideata e gli strumenti posti in essere, stante le incertezze sui fruitori, sulle destinazioni, sui percorsi e su altre particolarità che sono indispensabili per un massimo rendimento, costituisce un handicap rilevante.
Per quanto attiene, in particolare, la formazione, è assolutamente necessaria una programmazione annuale degli esodi in quanto la sua mancanza ha reso necessario prevedere, in via principale, nelle Convenzioni operative, a beneficio dei volontari, una possibile riserva percentuale di posti nei corsi “a catalogo” delle rispettive amministrazioni regionali e provinciali, quando, invece, sarebbe oltremodo necessario poter richiedere a queste ultime anche la realizzazione di corsi “ad hoc” che, certamente, sono auspicabili per una maggiore incisività e coerenza.
E’ da rilevare che la concreta attuazione del progetto “sbocchi occupazionali” sconta anche l’esistenza di una normativa estremamente frammentaria che disciplina i rapporti tra le Regioni e le Province e che determina lo sviluppo di regolamentazioni non univoche, ma diverse tra Regione e Regione, e anche nell’ambito della stessa Regione.
L’aspetto forse più critico nell’ambito della formazione, quando finalizzata all’assunzione da parte di aziende o società private che erogano la formazione stessa, è quello dato dalla indeterminatezza della posizione dei volontari i quali, dopo essere stati destinati a corsi di formazione, potrebbero, al momento, non rendersi disponibili per una eventuale attività formativa/lavorativa in quanto raffermati o passati in servizio permanente, rendendo vano l’impegno, anche finanziario, dell’azienda o della società coinvolta. Ciò con le prevedibili conseguenze sia per l’immagine, la credibilità e l’affidabilità dell’Amministrazione, che in vista di eventuali futuri accordi con altri organismi interessati.
Un ulteriore nodo è quello riguardante la c.d. finestra formativa, fissata, al momento, negli ultimi sei mesi antecedenti il congedo. Considerato che la concreta gestione delle attività formative dipende da altri enti – Amministrazioni locali, aziende, ecc –, si è potuto notare che l’avvio al corso di coloro che hanno dato l’adesione al progetto sbocchi occupazionali nei tempi stabiliti dalla direttiva in materia non risulta essere più coerente con i 6 mesi di cui sopra. Con la nuova codificazione dei volontari in VFP1 e VFP4, è facile arguire che dovranno essere rideterminati sia i tempi che i soggetti da avviare a formazione e, se del caso, rivedere anche le previsioni sulla attività di orientamento.
In ultima analisi, al di là degli scarsi numeri al momento disponibili, ad avviso di chi scrive, è assolutamente indispensabile prevedere per tempo agli inevitabili aggiustamenti, normativi e procedurali, relativi all’attività “sbocchi occupazionali”, anche in vista del momento di revisione delle riserve di posti da destinare ai volontari da parte delle Forze di polizia, momento stabilito dalla legge 226/2004 per l’anno 2010.
Il modello organizzativo che scaturisce dall’esame e dall’applicazione di quanto sin qui esposto dai vari livelli di responsabilità rappresenta un primo traguardo nel lungo e articolato lavoro che dalla fase ideativa, coincisa con la costituzione dell’Ufficio e con la predisposizione dei primi atti, consente oggi di guardare a quella esecutiva che potrà comunque avere piena operatività solo con la prevista costituzione dei Nuclei di collocamento al lavoro dei volontari nell’ambito dei costituendi Comandi Territoriali Interforze e/o dei Comandi Distrettuali dell’Esercito. Ciò non di meno, c’è la consapevolezza che alcune “aree” del progetto vadano ulteriormente approfondite e meglio definite, alla luce dell’esito di talune iniziative già in essere, quali quelle relative all’entrata in funzione presso il Ministero del lavoro della borsa continua nazionale del lavoro (con conseguente sua possibilità di interconnessione con il SILD), nonché il riconoscimento ai volontari da parte dello stesso Dicastero dello status di mobilità/disoccupazione idoneo a favorirne l’assunzione da parte dei datori di lavoro. In proposito si ritiene che ove tale riconoscimento (essenziale per assicurare ai volontari maggiore competitività sul mercato del lavoro) non risultasse possibile con l’attuale quadro normativo, si dovrebbe porre allo studio una specifica iniziativa affinchè il ritorno alla vita civile trovi compensazione legale in un dispositivo di riconversione per il quale vengano accordati benefici di una certa importanza. In ogni caso, lo spazio che l’Ufficio, tanto a livello centrale quanto a livello territoriale, si è sinora guadagnato nel vedersi riconosciuto un suo preciso ruolo istituzionale nella complessa materia del mercato del lavoro, rappresenta una solida base per chiedere ed ottenere l’ulteriore collaborazione di soggetti pubblici e privati abilitati ad operare sul medesimo mercato, nell’intento di ampliare la rete di relazioni e diffondere ulteriormente la propria “mission”. A questo scopo, la pubblicazione delle prime pagine web dedicate al progetto nel portale dello Stato Maggiore della Difesa, che saranno oggetto di costante ampliamento e aggiornamento, rappresenta un’ulteriore iniziativa tesa a diffonderne la conoscenza e, in futuro, anche a fornire ai diretti interessati (volontari e aziende), tramite la sezione dedicata al SILD, l’acquisizione di notizie, modulistica e documentazione varia di rispettiva pertinenza.
Inoltre, nell’ottica di rendere sempre più appetibile la professione militare e con essa l’elevazione qualitativa e quantitativa del reclutamento, è indispensabile che l’informazione sulle misure in parola possa raggiungere il personale volontario tutto attraverso le “direttive organizzative” che saranno diramate dagli Stati Maggiori di F.A. così come previsto dal vertice interforze. D’altro canto potrà rivelarsi di estrema importanza che le campagne promozionali sul reclutamento possano avvalersi degli auspicati ritorni sul fronte delle “agevolazioni” ottenute dal personale che lascia il servizio per il suo accesso al mercato dell’occupazione. In tal modo, suffragato da una piena sinergia tra Area tecnico-operativa e tecnico-amministrativa dell’Amministrazione della Difesa, ai vari livelli, sarà instaurato quel circolo virtuoso che risulterà certamente utile per affrontare efficacemente i prevedibili problemi derivanti dall’inevitabile “invecchiamento” dei ruoli del servizio permanente.
[1] Dirigente del Ministero della Difesa
[2] Nell’elaborazione delle varie fasi della procedura è stata tenuta nella debita considerazione l’avvenuta riforma del mercato del lavoro, introdotta, da ultimo, dalla L. 14 febbraio 2003, n.30, la così detta legge Biagi, e dalle successive integrazioni apportate, in particolare, dal D.Lgs. 10 settembre 2003, n. 276.
[3] Attraverso tale norma sono stati conferiti alla Regioni e agli enti locali funzioni e compiti in materia di mercato del lavoro.