Master di 1° Livello in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960

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Il Corpo Italiano di Liberazione ed Ancona. Il tempo delle oche verdi e del lardo rosso. 1944

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Società Editrice Nuova Cultura, Roma 2014, 350 pagine euro 25. Per ordini: ordini@nuovacultora.it. Per informazioni:cervinocause@libero.it oppure cliccare sulla foto

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martedì 11 novembre 2008

Ventiduesimo numero de "Il Secondo Risorgimento"

E' uscito il n. 3 de "Il Seconod Risorgimento d'Italia": Versione integrale del numero è disponibile su "www.seconodrisorgimento.it"/rivista/indici. Riportiamo di seguito il sommario
Il Secondo Risorgimento d’Italia N. 3 - 2008

SOMMARIO

FONTI, TESTI E DOCUMENTI
Giovanni E. Camboni, Dilemmi e non della Regia Marina 3-8 settembre 1943
Stelio Tofone, Montelungo 1943. Una pagina di storia del movimento di liberazione
Marco Marzollo, Sarajevo. 11 febbraio 1944-25 luglio 1945

Nota redazionale
La ragione del Convegno “Azioni Significative della Guerra di Liberazione su Cinque Fronti”
è da ritrovarsi nella constatazione, più volte ribadita dal Gen. Poli, che gli Italiani non conoscono la Guerra di Liberazione del 1943-1945. La ricordano i vecchi che l’hanno fatta ma sono
rimasti in pochi, non coloro che non l’hanno fatta, e non è stata né ricordata dalla scuola, né
dalla letteratura, né dalla pubblica informazione che rifiutano la memoria di quegli anni. Le
motivazioni di questa lenta discesa verso l’oblio non molte, ma una forse ha inciso in modo
più significativo. L’atteggiamento di una parte della Sinistra italiana, in special modo il Partito Comunista e tutto il portato intellettuale che ispirava, di volersi impossessare esclusivamente della resistenza e della Guerra di Liberazione, escludendo tutti gli altri italiani che l’avevano fatta (cattolici, socialisti, azionisti, moderati, liberali, monarchici, per non dire delle
categorie, intellettuali, militari, impiegati, borghesi, privilegiando solo operai) ha fatto si che,
al momento del crollo del muro di Berlino e della URSS e la fine di tutti i partiti comunisti,
compreso quello italiano, fece accomunare in questo loro fallimento anche la Guerra di Liberazione e la Resistenza. L’equazione Partito Comunista = Resistenza = Guerra di Liberazione,
ha portato all’altra equazione Fallimento del partito Comunista = Fallimento della Resistenza = Fallimento della Guerra di Liberazione.
Da queste equazioni nasce l’oblio in cui gli anni mirabili del 1943-1945 sono stati non solo dimenticati ma oggetto di smaniosi e indiscriminanti attacchi di tutte quelle forze sconfitte nel
1945 e richiusesi su se stesse dopo la constatazione di un fallimento disastroso dopo ventidue
anni di regime. Un fallimento che ha le solide radici in dieci anni di guerre portate a solo scopo imperialistico, spesso ciabattone, a popoli che nulla avevano contro quello Italiano, ad una
guerra mondiale dichiarata per puro spirito opportunistico, condotta così male che, oltre al
disprezzo del nemico, riuscimmo ad avere anche quello del nostro principale alleato, la Germania, e degli altri alleati minori; una guerra in cui non riuscimmo a vincere una sola battaglia, in nessuno dei teatri operativi in cui operammo. Li dove vincemmo, lo fu per merito del
nostro Alleato. Una guerra che è ricordata solo attraverso l’esaltazione del valore del nostro
Soldato, della sua abnegazione e della dedizione alla Patria: Mancò la Fortuna, non il Valore
è un motto scritto dai bersaglieri in un cippo a 111 Km da Alessandria: sagge parole che sintetizzano tutta la nostra partecipazione alla guerra mondiale, basata esclusivamente sulla fortuna, sugli astri, sul caso e, per quello che può contare in un confronto fra Potenze per la supremazia del Mondo, sul valore delle proprie truppe, e non sulla capacità industriale, sulla
preparazione professionale dei Quadri e dei vertici Militari, sulle dottrine d’avanguardia, insomma su tutto quello che contraddistingue una Potenza in guerra, da un paese qualunque.
La conclusione di 39 mesi di una guerra condotta in questa maniera non poteva che essere
disastrosa. E lo fu. La crisi armistiziale rappresenta una ferita aperta ancora nella nostra coscienza nazionale e proprio la Guerra di Liberazione è la risposta a tanto disastro, una risposta unitaria, non di parte. Noi la intendiamo una guerra su cinque fronti (quello del sud, del
movimento partigiano del nord, dell’internamento in Germania, quello delle vicende dei nostri soldati all’estero inseriti nei movimenti di resistenza locali, e quello dei prigionieri che
parteciparono e collaborarono) la cui matrice è la volontà di non accettare il tedesco, le sue
idee, di non avere nulla a che fare con il regime del Genocidio, il nazista, ma solo combattendolo. Nel 1943 l’Italia era divisa in due; non era più uno Stato; si può parlare di “debellatio”,
di cancellazione della sovranità nazionale: questo il grande risultato che un regime, quello
mussoliniano, ma è meglio chiamarlo “staraciano” per i suoi aspetti cialtroneschi che, sposando alcuni aspetti deteriori di noi italiani ha inciso e sta incidendo in profondità nel nostro tessuto nazionale. Un risultato che ancora oggi non viene riconosciuto ed accettato da tutte quelle forze che attaccano la Guerra di Liberazione, forze che hanno sempre in bocca la parola
“Patria”, ma che, alla prova dei fatti, antepongono i loro personali e corporativistici interessi,
a quelli generali, negando quel progresso sociale e materiale a cui ogni popolo, nella sua totalità, deve aspirare.
Come la conclusione della Prima Guerra Mondiale e l’ordine del Mondo da essa scaturito è la
base per comprendere, dopo la parentesi dei regimi nazifascista e comunista, aberrazione e
conseguenza delle tragedie della grande Guerra, i problemi di oggi e i disequilibri esistenti
tra opposte culture, così per l’Italia la Guerra di Liberazione, gli anni mirabili del 19431945, sono, la culla della nostra Repubblica e la matrice della nostra attuale situazione. Conoscere quegli anni significa conoscere le situazioni di oggi; non conoscerli, significa l’avanzarsi di tanti imbonitori che raccontano le loro favole per perseguire i loro interessi. Proprio
la volontà di conoscere quegli anni è alla base dell’iniziativa di organizzare un Convegno dedicato al concetto di Guerra di Liberazione su cinque fronti, convegno che tenutosi nel novembre 2007 è pienamente riuscito. Sulla scia di questo, si è creduto opportuno dedicare due
numeri della Rivista, il n. 3 ed il n. 4, proprio a contributi che, per forza di cose, non è stato
possibile presentare al convegno. In questo numero in copertina, presentiamo la foto di due
giovanissimi Ufficiali del nostro Esercito, ancora impegnati nel loro ciclo formativo di base,
che hanno presentato i loro lavori al convegno: una foto estremamente emblematica, che
ognuno può comprendere nei suoi più profondi significati, e tre contributi, che tratteggiamo
azioni significative della Guerra di Liberazione. Un particolare cenno si vuole fare a Stelio
Tofone, combattente di Montelungo, che si impegnò in anni non certo facili, a presentare nella sua totalità una pagina, quella della rinascita dell’Esercito Italiano, non certo semplice da
ricostruire e divulgare.

Il presente numero della Rivista esce con il contributo integrale dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze

In Copertina: Il S.Ten. Domenico Santoro ed il Ten. Andrea Figaro, vincitori del Premio 2006 messo a concorso
dalla Fondazione “Le Forze Armate nella Guerra di Liberazione 1943-1945, espongono i loro lavori al Convegno
“Azioni Significative della Guerra di Liberazione su Cinque Fronti” nel salone dei Dugento a Firenze

IV di Copertina: Locandina del convegno “Azioni Significative della Guerra di Liberazione su Cinque
Fronti” tenutosi a Firenze il 9 Novembre 2007

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