IL PROCESSO DI NORIMBERGA
1946 – 2023
Sessant’anni fa a Norimberga si concludeva il
processo che vide il vertice nazista chiamato a rispondere dei suoi atti e dei
suoi crimini. Per la prima volta nella storia, coloro che erano al vertice di
uno Stato e attori di una guerra senza leggi e senza limiti, erano chiamati,
nel quadro di garanzie processuali riconosciute, a dare conto delle loro
decisioni; decisioni che in sei lunghi anni avevano procurato al loro popolo ed
ai popoli europei indicibili sofferenze e lutti, oltre danni materiali immensi.
Tenuto a Norimberga, la città tedesca culla della legalità apparente nazista (
Le famose “leggi di Norimberga” sulla quali si fondò fino al 1942 la giurisprudenza
tedesca, travolta poi dalle decisioni della Conferenza di Wansee) questo
processo rappresenta la pietra miliare nel Diritto Internazionale per chiamare,
in qualche caso, a rispondere dei loro atti tutti i dittatori ed oppressori che
si alternano in folla sulla scena di questo martoriato mondo. Ma non solo.
Con la dizione di “processo di Norimberga”
intendiamo anche le azioni procedurali messe in atto dai vincitori della
seconda guerra mondiale, oltre che del vertice anche dei maggiori esponenti
della dirigenza tedesca. Sono una serie di processi che si svolsero dalla fine
della guerra agli inizi degli anni cinquanta durante i quali si cercò di
ripristinare un minimo di legalità di fronte alla violenza esercitata, oltre i
canoni della accettata violenza bellica, dai tedeschi contro popolazioni
nemiche i cui componenti non erano belligeranti. Questi processi si tennero non
solo in Germania ma anche nei paesi già occupati dai nazisti, come URSS,
Polonia, Cecoslovacchia, Jugolsavia, ecc.
Parallelamente
a questi processi, che si svolsero in un arco temporale che va dal 1945
agli inizi degli anni cinquanta, si svolsero processi in seno all’ordinamento
giudiziario della Germania Federale, per imputati minori. Questa ultima categoria di processi si
qualifica per il fatto che sono corti composte da Tedeschi che giudicano altri
tedeschi, ovvero viene meno la composizione internazionale e straniera
dell’organi giudicante.
Dopo il processo Eichmann svoltesi nel 1961, che
rappresenta uno spartiacque fra i processi di Norimberga e la residuale azione
processuale nei confronti di coloro che per vari motivi si sottrassero al
giudizio, si svolsero dagli anni ottanta in poi alcuni processi contro
responsabili nazisti di crimini oggetto di imputazione a Norimberga, più per una
questione di principio e di coerenza che di reale giustizia. Qui si tenta di
tracciare un quadro generale di questi avvenimenti, come premessa introduttiva
al problema della punibilità o meno di comportamenti non accettai in guerra o
in situazioni conflittuali estreme.
Gli Alleati iniziarono a pensare sui trattamenti da
riservare ai nemici dell’Asse già nell’autunno del 1943. Inizialmente si pensò
di sottoporre i responsabili ad un “consiglio militare di guerra”; poi,
acquisti ulteriori dati, si decise di sottoporli a regolare processo.
Alla conferenza di Londra dell’estate del 1945 si
prese in esame tre categorie di “crimini”: la prima “crimini contro la pace”,
tesi sostenuta da americani ed inglesi, in cui si sottolinea che l’aggressione
tedesca ha leso i diritti di tutto il mondo; la seconda “crimini contro la
guerra”, tesi sostenuta da sovietici e francesi, in cui si inseriscono i
maltrattamenti, le uccisioni, i lavori forzati, l’assassinio e le violenze sui
prigionieri di guerra, l’esecuzione di ostaggi, le razzie, la distruzione
ingiustificata di villaggi, non sostenuta da esigenze militari.
Nonostante tutti gli sforzi queste tesi non
riuscivano ad includere quello che era il più grande problema del tappeto:
l’Olocausto. Già la definizione di ebreo era un problema; se non si trovava una
soluzione, il genocidio ebraico e le vessazioni subite dagli ebrei in Europa
rimanevano fuori da ogni processo. Fu quindi necessario ricorre alla tesi di
“crimini contro l’umanità, cioè lo sterminio, la deportazione e qualsiasi atto
disumano commesso contro le popolazioni civili, prima e durante la guerra,
fuori della violenza bellica, e le persecuzioni per motivi etnici, religiosi,
politici, razziali, di sicurezza od occasionali.
I crimini contro l’umanità per poterli definire
hanno bisogno di essere correlati alla tesi del “complotto” ordito per
sostenere una aggressione o un crimine di guerra, altrimenti la mera
definizione di “crimine contro l’umanità” rischia di esulare dalla prassi
processuale. In altre parole si accetta il principio che i “crimini contro
l’umanità” non possono essere perpetrati prima della guerra, ovvero a partire
dal 1 settembre 1939.
Il Processo di Norimberga contro il vertice nazista.
Il 18 ottobre 1945 a Norimberga, scelta proprio in virtù del
fatto che fu il palcoscenico dei riti nazionalsocialisti di rilievo, si tenne la prima udienza di quello che poi
nella dizione comune è passato alla storia come Processo di Norimberga.
Principale imputato presente era Herman Goering; gli altri imputati erano,
Rudolf Hess, Robert Ley, Julius Streicher, esponeti del partito nazista;
Hjalmar Schacht, ministro dell’economia e presidente della Reichbank, Walter
Funk, addeto alla arianizzazione del popolo tedesco e delle popolazioni dei
territori occupati, Wilhelm Frick, ministro dell’Interno;, Joachin Ribbentropp,
ministro degli esteri; Franz von Papen, vicecancelliere, Albert Speer e Fritz
Sauckel, addetti allo sfruttamento della forza lavoro coatto; i militari
impuati sono Wilhelm Keitel, capo del Comando Supremo delle Forze Armate e
Alfred Jodl, del Comando Supremo delle Forze Armate, Erich Raeder, Capo della
Marina, e Karl Doenitz, Comandante delle Forze Subacquee. A tutti questi si
aggiungono cinque esponenti della burocrazia statale di vertice nei territori
occupati: Baldur von Schirach, per l’Austria, Konstantin von Neurath, per il
protettorato di Boemia e Moravia, Hans Frank per il Governatorato generale cioè
la Polonia,
Alfred Rosenberg, per i territori dell’Est e Arthur Seyss-Inquart, per i Paesi
Bassi.
I principali impuati però sono assenti perché
deceduti. Hitler, in primo luogo, suicidatosi il 30 aprile 1945, Himmler,
suicidatosi il 23 maggio 1945, Heydrich, ucciso da patrioti cecoslovacchi a
Praga nel 1942, e Muller, capo della Gestapo e martin Bormann, capo del partito
eclissatosi al momento del crollo della Germania.
I capi di accusa sono: “cimini contro la pace”,
“crimini di guerra”, “crimini cntro l’umanità”, nella accezione detta sopra.
Il dibattimento fa emergere schiaccianti prove documentali
e testimoniali nei confronti di tutti i deputati, portate per lo più da loro
collaboratori subordinati, oltre che da protagonisti oculari. La linea
difensiva adotta è semplice: si dichiarono “non a conoscenza dei crimini
commessi contro chiunque, ebrei compresi; se qualcuno di loro vi ha partecipato
lo ha fatto senza rendersene conto. In pratica hanno solo ubbidito agli ordini,
emanati da uno solo, Hitler.
Le condanne
La maggior parte delle prove e dei dossier di accusa
sono presentati dalla parte americana, che nella sostanza ha promosso e gestito
l’intero processo.
I processi verso la dirigenza nazista
Parallelamente al processo di Norimberga sono
istruiti processi contro funzionari di vario livello della dirigenza tedesca.
Il 26 aprile 1945 gli Alleati ordinano di arrestare d’ufficio gli appartenenti
ai seguenti gruppi: 1° Dignitari del
partito dal grado più basso della gerarchia. 2° Funzionari e Dirigenti della
Gestapo e del Sicherheitsdienst. 3° Waffen-SS dal grado più basso di sottufficiale.
4° Ufficiali di Stato Maggiore delle Tre Forze Armate. 5° Ufficiali di Polizia.
6° SA dal grado più basso di ufficiale. 7° Ministri ed alti funzionari,
responsabili territoriali e comandanti civili e militari dei territori
occupati. 8° Nazisti e simpatizzanti nazisti dell’industria e del commercio. 9°
Giudici e procuratori dei Tribunali speciali. 10° Traditori Alleati passati al
servizio dei Nazisti.
La data di riferimento per i capi di accusa è il 1
settembre 1939, ove emerge che i “crimini contro l’umanità” non possono essere
stati perpretati prima della guerra. Con questo vengono dichiarate non
criminali le seguenti organizzazioni: le SA, perché nel corso della guerra le
sue attività furono insignificanti; il Consiglio di Gabinetto, perché ristretto
di numero, e l’Alto Comando dello Stato Maggiore Generale nella sua generalità
( l’accusa riguarda solo alcune decine di generali). Quindi non sono dichiarate
criminali il Corpo degli Ufficiali e quello della Funzione Pubblica
Con questi criteri si individuano circa 5000
persone. Ma il numero si riduce a circa 200 in ragioni di tipo “procedurale”; sono
duecento “esponenti” centrali nella
determinazione della tragedia dell’Olocausto.
Costoro sono raggruppati in dodici procedimenti
d’accusa, che vale la pena di elencare: 1° contro i medici nazisti; 2° contro
il maresciallo dell’aeronautica Eberhard Milch. 3° contro il ministro della
giustizia Franz Schlegelberger e i suoi collaboratori. 4° contro Oswal Pohl e
la burocrazia dei campi di concentramento e sterminio. 5° contro gli
industriali del gruppo Flick. 6° contro la I.G. Farben. 7°
contro i generali dell’Esercito operanti nei Balcani, nello scacchiere Sud-Est.
8° contro i mebri dell’Ufficio Centrale della razza. 9° contro i componenti i
Einsatzgruppen. 10° contro il gruppo industriale Krupp. 11° contro alti
dignitari della Politica del III Reich. 12° contro i generali in comando nella
Campagna di Russia.
In totale, sono posti sotto processo 185 persone, 15
per diverse cause esclusi.
Alla fine dei 12 processi “minori” di Norimberaga si
hanno i seguenti verdetti: 35 imputati dichiarati non colpevoli; 97 condannati
a pene detentive fino a vent’anni di carcere;